22/10/2018
A seguito della sterile polemica innescata da persona certamente competente in materia ma alquanto disinformata per non essersi premurata di visionare dal vivo le opere e non aver richiesto preliminarmente le dovute spiegazioni, sorge l’obbligo di difendere la bontà dell’operato del Club di Territorio di Biella del TCI, organizzatore dell’evento “Giuseppe Bozzalla a Palazzo Bozzalla” tenutosi a Castagnea di Portula il 6 e 7 ottobre scorsi.
La presenza di opere che all’apparenza potevano non sembrare attribuibili a Giuseppe Bozzalla è stata ben illustrata a tutti i visitatori che sono stati accompagnati nella visita dall’organizzatore o che hanno correttamente richiesto lumi a fronte di legittime perplessità (vedasi anche l’articolo comparso sul Corriere Valsesiano il 12 ottobre scorso, ossia ben prima che insorgesse la spiacevole “querelle”). L’invito rivolto a tutti era di lasciar da parte il pregiudizio che vorrebbe Bozzalla come mero prosecutore dell’arte di Delleani e di accettare la possibilità, tutta da verificare, di un artista anche dedito alla sperimentazione, alla ricerca di tecniche nuove e allo studio delle opere di altri autori di cui spesso era anche amico. Tale invito veniva rivolto sin dalla prima sala, in cui erano state radunate volutamente tre opere che imitavano, con variazioni, celebri dipinti di Fontanesi, Fattori e Segantini. Tre opere assolutamente eccezionali, eseguite con rara maestria, ma di stile palesemente non bozzalliano benché ne recassero la firma. Tre opere che, proprio siccome dichiaratamente copie di altri autori, non potevano essere tacciate di “falsità”: lo pseudo-Fontanesi era addirittura firmato “in pasta”; lo pseudo-Fattori riportava al retro tutti i riferimenti della sua prima esposizione, financo il numero della sala in cui venne collocata; lo pseudo-Segantini era dipinto con tale bravura che avrebbe potuto tranquillamente spacciarsi per vero se non avesse recato la firma di Bozzalla.
Orbene, se questi erano i presupposti, bisognava contemplare l’ipotesi che anche altre opere ivi esposte, che di primo acchito non fossero sembrate attribuibili a Bozzalla, non avrebbero potuto essere tacciate di non autenticità solo per questa caratteristica, soprattutto laddove ci si fosse trovati difronte a dipinti eseguiti da mano esperta con esiti compositivi quanto mai felici e di grande effetto, sebbene - si ripete - non tipicamente bozzalliani.
Alcuni quadri in particolare potevano destare la perplessità del visitatore, e nell’illustrarli non si è mai mancato di ripetere questo discorso, giacché l’unico approccio intellettualmente onesto era quello di non escluderne l’autenticità finché non vi fossero stati approfondimenti ulteriori, approfondimenti che non era stato possibile effettuare in via preventiva, soprattutto per ragioni di tempo.
L’esposizione ha radunato tematicamente le opere, cosa che non è stato possibile effettuare nel Catalogo curato direttamente da due dei collezionisti prestatori GRATUITI della opere, con solo una breve introduzione dell’organizzatore, nella quale peraltro non si mancava di dar correttamente atto della “particolarità” delle opere esposte.
In una delle due sale dedicate al tema della “neve” sono state poi radunate proprio le opere più controverse giacché meno rispondenti ai canoni della pittura di Bozzalla, ma proprio verso alcune di queste nevicate non-bozzalliane il pubblico ha espresso il maggior apprezzamento, letteralmente incantato da un dittico quasi impressionista e da un eremo sorgente su cumuli di neve di atmosfera metafisica.
Vi erano poi opere di esito meno felice dove tuttavia la pennellata appariva bozzalliana o emergevano elementi tali da non poterne escludere facilmente l’autenticità: una di queste, una Venezia, recava firma e data “in pasta” e la data (1942) corrispondeva ad un anno in cui documenti d’archivio certi collocano Bozzalla proprio nella città lagunare; un visitatore proveniente da fuori Torino ha addirittura dichiarato di averla posseduta tempo addietro e di averla acquistata da rinomata galleria piemontese. Anche a fronte di un’opera “meno piacevole alla vista” vi erano pertanto elementi che consigliavano massima cautela prima di escluderne la paternità.
Non è poi un caso che la maggior parte delle opere esposte provenisse da fuori Biella: il Bozzalla amato dal pubblico locale doveva rispondere infatti a certi canoni e non stupisce pertanto che le opere che a questi canoni non rispondevano abbiano trovato maggior fortuna fuori dai confini della nostra provincia.
Chi con troppa leggerezza ha espresso giudizi perentori sulla mostra, dichiaratamente ergendosi a difensore (non richiesto) delle famiglie, eredi e non, che possiedono opere di Bozzalla, forse non sa che tra i visitatori vi sono stati anche i quattro eredi più prossimi di Giuseppe Bozzalla, due dei quali sono stati accompagnati nella visita dall’organizzatore e che, alla fine, hanno convenuto con lui sulla necessità di maggiori approfondimenti per evitare giudizi avventati di non attribuibilità pur a fronte di opere insolite per Bozzalla.
Chi con toni a dir poco patetici si è scagliato contro una mostra-evento di cui ha a mala pena visto il catalogo (peraltro né ragionato né realizzato con fotografie adeguate), dichiarandosi maggior esperto dell’arte di Bozzalla, forse non si rende conto di rendere un pessimo servizio all’artista che, proprio a seguito della mostra, potrebbe risultare non svilito ma anzi esaltato, potendogli ora attribuire (forse) capacità stilistiche finora impensabili.
Chi ha gettato ombre sull’operato VOLONTARISTICO di chi ha messo in piedi questo evento commemorativo dichiaratamente scevro da intenti scientifici, peraltro dopo aver in passato lucrato (legittimamente, per ca**tà!) sull’arte di Bozzalla, forse non sa che i 5 euro richiesti all’ingresso erano un contributo volontario (che infatti molti non hanno versato) per le spese di gestione della mostra stessa, come chiaramente indicato da due grandi cartelli posti all’ingresso, che non sono bastati nemmeno a coprire le spese del carburante utilizzato per i generatori di corrente, azionati per rendere fruibili le opere e mantenerle al sicuro non solo durante la mostra ma anche in fase di preparazione dei locali, di allestimento e di disallestimento, avvenuta notte tempo proprio per ragioni di sicurezza grazie al lavoro di instancabili volontari. Stesso discorso riguardo al costo del catalogo (10 euro appena e non 15 come erroneamente indicato dal detrattore che a prezzo ben più caro - giustamente, per
ca**tà! - vende i propri tomi su Bozzalla) che lo stesso organizzatore ha dovuto a sua volta acquistare da chi lo ha realizzato, sostenendo evidentemente dei costi.
Chi ha destato l’inutile interessamento degli organi di polizia giudiziaria a fronte di un evento che aveva il principale scopo di aprire al pubblico per la prima volta la dimora tanto amata da Giuseppe Bozzalla in occasione del 60’ della sua morte, esponendo al suo interno opere in grado di riaprire il dibattito sull’arte di questo grande artista biellese, forse non ha considerato di essersi esposto egli stesso al rischio di dover rispondere difronte all’Autorità giudiziaria per le proprie infondate ed offensive illazioni.
Il Club di Territorio di Biella continua pertanto a dirsi fiero ed orgoglioso del proprio operato, eseguito con la massima onestà intellettuale, con la consueta serietà e senza alcun scopo di lucro come previsto dallo statuto del Touring.
Ad maiora!