22/03/2015
Ehi gente - 6 giorni!!!
Giovedì scorso a Canale presso la biblioteca "Prof. Pietro Cauda" si è svolta una bellissima ed interessantissima serata su Cantè j'euv, dalla sua origine ai giorni nostri. Sono intervenuti, nell'ordine, Tiziana Mo, Olga Scarsi e Corrado Quadro facendo un ampio escursus della festa dalle possibili origini ad oggi, ponendo attenzione alla simbologia delle uova ed alla quaresima.
Il rituale di cantè j'euv faceva parte del calendario contadino tramandato solo oralmente fin dall'antichità, che iniziava a Carnevale con la venuta dell'orso e finiva con l'estate di San Martino, in questo contesto, sin dall'antichità, si inserisce all'inizio della primavera un'usanza propiziatoria di buon aspicio e fertilità per i raccolti.
Successivamente la Chiesa assorbe tutti questi riti pagani e precristiani nel proprio calendario liturgico, cercando di inibire ciò che non era religioso, rendendo sempre più forte l'identità di questa questua primaverile.
il Cantè j'euv è una festa che appartiene esclusivamente a Roero, Langa, Monferrato ed alessandrino.
Durante il secondo dopo guerra l'usanza si perde, un po' a causa del boom economico ed un po' per rinnegare le proprie origini contadine, ma nei primi anni '70 grazie ad Antonio Adriano, che si ricordava di fare cantè j'euv da bambino ed al gruppo Spontaneo di Magliano Alfieri, che lo ha supportato, si ricomincia ad andare di cascina in cascina. Negli anni '80 è Carlin Petrini che va di cantina in cantina spronando i paesi questuanti a ritrovare la propria canzone, ogni citadina ha la sua canzone con caratteristiche legate principalmente alla popolazione ed al territorio.
Arriviamo fino al 2001, anno in cui, due giovani, Tiziano Gaia e Fabrizio Dellapiana decidono di fare a Caselrotto una festa che coinvolga tutti i paesi nel Roero in cui si ritualizza Cantè j'euv, il resto è storia fino ai giorni nostri.
Cantè j'euv non ha mai perso la sua forte identità attraverso i secoli fondamentalmente per tre motivi: primo, le uova non servivano solo per far Pasquetta, ma per cibarsi visto che fin dopo la Seconda Guerra Mondiale la povertà era sempre presente soprattutto nelle popolazioni contadine; secondo, era un rituale di corteggimento, i giovanotti che andavano di cortile in cortile avevano la possibilità di conoscere le ragazze che all'epoca non facevano molta vita sociale; terzo, era la festa in cui si annunciava l'arrivo della bella stagione, della primavera e dei raccolti.
Dalle canzoni recuperate in tutto il sud piemonte si evince che era una festa prettamente maschile, in molte infatti si narra di appassionati fervori maschili, Cantè Mag era,invece, di dominio femminile, legato di più alla vita e alla fertilità.
Proprio per la sua origine pagana si preferiva fare Cantè j'euv il più lontano possibile dal paese e dalla Chiesa privilegiando le cascine in aperta campagna e grande importanza aveva la luna che faceva da faro notturno agli uomini nel loro peregrinare, i quali non sottovalutavano gli accompagnamenti musicali forniti da pifferi e muse monferrine, violini,tamburi.
Attraverso i secoli l'uovo ha sempre avuto una forte simbologia legata alla vita, alla nascita ed alla fertilità. Già i persiani regegalavano le uova in segno di buon auspicio, i romani usavano colorare di rosso un uovo per poi sotterrarlo nel campo da coltivare come segno di fertilità. In Europa fin dal 1100 d.c. è consuetudine donare uova, uso mai perso durante i secoli visto che ancora oggi in molti stati europei ci si scambia uova colorate come augurio pasquale.