Il corpo principale è quello disposto attorno all’attuale cortile delle scuole, l’antico chiostro del monastero, ma facevano parte del complesso abbaziale anche i fabbricati del cortile adiacente, al n. 11 di Via Abazia S. Pietro, e la casa posta al n. 21, legata all’edificio principale da un arco sul quale si nota, molto sbiadito, l’emblema dei frati Olivetani. Le vicende delle abbazie di Novales
a e di Breme sono narrate in un testo tra i più celebri della letteratura storiografica medievale, il «Chronicon Novaliciense», prossimo per valore al «Chronicon Salernitanum» e alla «Historia Langobardorum» di Paolo Diacono. da un monaco anonimo, il cui intento era di celebrare la grandezza dell’abbazia di Novalesa proprio nel momento in cui, restaurata da Gezone, si appresta a risorgere dall’oblio in cui era caduta. L’anonimo cronista vive a Breme, probabilmente è nativo di questi luoghi, come lascia trasparire da alcuni accenni autobiografici; a Novalesa c’era stato una prima volta, giovinetto, in compagnia di Brunigo, il monaco architetto che, oltre a restaurare l’abbazia, aveva costruito il campanile della Consolata a Torino.situato a sud dell’edificio principale e chiuso da un muro di cinta. La chiesa abbaziale era situata sul lato nord del chiostro ed era «orientata», cioè rivolta verso Oriente, verso Gerusalemme, come tutte le chiese antiche. La facciata si trovava dove oggi c’è il cancello d’ingresso al chiostro e il presbiterio, posto sopra la cripta, era rialzato rispetto al piano della navata, come spesso si nota nelle chiese romaniche. Di essa non rimane più nulla, salvo alcuni archetti decorativi di stucco sul muro nord.