10/10/2024
LA LINGUA SARDA E' DAVVERO PIU' ANTICA DEL LATINO?
Nella notte dei tempi, quando la Sardegna era ancora un'isola avvolta dal mistero e dalle leggende, le sue genti si esprimevano in lingue ormai perdute, sepolte dal passare dei secoli. La lingua protosarda o paleosarda, avvolta da un alone di incertezza, rimane tutt'oggi un enigma irrisolto per gli studiosi.
Le radici di questo idioma arcaico, intrecciate con le vicende millenarie dell'isola, sembrano affondare in un'epoca remota. Il linguista svizzero Johannes Hubschmid fu tra i primi a cogliere le tracce di antiche stratificazioni linguistiche rivelando similitudini con lingue paleoispaniche, come il proto-basco e l'iberico, e lingue misteriose come il tirsenico e l'antico ligure.
Il vento del cambiamento soffiò sull'isola con l'arrivo dei Romani nel 238 a.C. La potenza dell'Urbe impose il latino, la lingua degli amministratori e dei commercianti italici che giunsero in quelle terre con la pretesa di civilizzare, ma la Sardegna non si piegò facilmente. La romanizzazione fu un processo lento, quasi stentato, e già nel I secolo a.C. i contatti linguistici con Roma sembravano essersi dissolti.
Le lingue locali, tra cui il punico, continuarono a risuonare tra le valli e le colline, mentre il nuragico, l'antico idioma delle popolazioni autoctone, resistette fino al VII secolo d.C., protetto dalle montagne e dalla tenacia delle genti dell'interno. Fu solo con la conversione al cristianesimo, guidata dal capo tribale Ospitone, che anche gli ultimi baluardi di questa lingua si arresero al latino.
Ma il rapporto tra i sardi e i Romani non fu mai del tutto pacifico. Gli autori latini, come Cicerone, guardavano con sospetto alla Sardegna, sottolineando la vicinanza culturale delle sue genti a Cartagine. Con disprezzo, Cicerone ne criticava l'affidabilità, marchiandoli come ribelli e uomini dalla lingua incomprensibile, con un'origine africana che li rendeva agli occhi dei Romani ancora più estranei.
Ma nonostante la pressione della romanizzazione, alcuni elementi del linguaggio e della cultura sarda antica rimasero, come le radici del nome "Nur", che echeggia ancora oggi nei toponimi come Nurri e Nurra. Anche altre zone dell'isola, come la regione conosciuta come Barbaria, resistettero all'influenza romana. Qui, in luoghi come Olzai, il sostrato protosardo sopravviveva tenacemente, con molti dei toponimi ancora legati alle antiche lingue dell'isola. Piante, animali e formazioni geologiche portavano nomi che affondavano le loro radici in tempi molto anteriori alla dominazione romana.
Con il tempo, però, il latino riuscì a imporsi, sebbene la sua evoluzione sull'isola fosse diversa rispetto al resto dell'Impero. Il sardo moderno, infatti, conserva tratti unici che lo rendono simile al latino classico più di altre lingue romanze. Alcuni linguisti ritengono che il sardo sia stata la prima lingua a separarsi dalle altre lingue neolatine, facendo di questa lingua una delle eredi più antiche e autentiche del latino.
La storia della Sardegna, però, non si fermò con la caduta dell'Impero Romano d'Occidente. Dopo una breve parentesi di dominazione vandalica, l'isola venne inglobata nell'Esarcato d'Africa sotto il dominio di Bisanzio. Le conseguenze di questa nuova dominazione furono profonde.
Alcuni studiosi, come Casula e Pinelli, ritengono che la presenza vandala e bizantina abbia rafforzato i legami dell'isola con il mondo africano, rendendo la Sardegna un ponte tra l'Europa e l'Africa. Questa visione contribuì a dare vita alla teoria, oggi deprecata, che ipotizzava un'origine africana per i paleosardi.
Nonostante quasi cinque secoli di dominio bizantino, la lingua greca non lasciò che un debole segno nel panorama linguistico sardo. Qualche espressione rituale e formale si radicò, e l'alfabeto greco venne talvolta usato per trascrivere il volgare sardo, ma l'impatto fu limitato. Alla fine, fu sempre il latino, nella sua forma più antica e radicata, a prevalere.
Così, la lingua sarda, figlia di un'antica isola plasmata da invasioni e resistenze, si fece strada nel tempo, fino a diventare oggi uno degli esempi più affascinanti di lingua romanza, testimonianza vivente di un passato fatto di stratificazioni linguistiche e culturali.