07/01/2016
LECCE- TORRE S. ANDREA - OTRANTO
Il mio "viaggiare lento" in sella ad una due ruote inizia da qui, da Lecce. Non ho una meta fissa in mente, quando metto in moto la mia Star 125 4t, ma nella testa mi ritornano d'improvviso i ricordi dell'adolescenza, quando in sella ad uno sgangherato Ciao Piaggio di un amico mi dirigevo verso le marine leccesi in cerca di avventure. Emozioni vissute e viaggiate a 40 all'ora, con la spensieratezza dei 14 anni ed un mondo davanti tutto da scoprire. Allora non facevo caso a quello che mi circondava, tagliato da un nastro d'asfalto che portava tra rettilinei e curve sino al mare. E non ci ho fatto nemmeno caso quando quella stessa strada, la stessa che oggi ripercorro con la mia Star, la divoravo in sella ad una potente GSX 1000 R. Altre storie, altra vita. Oggi tutto scorre lento, quasi a volermi riprendere quel tempo vissuto ad un'altra velocità. Si parte. Imbocco la strada provinciale che da Lecce porta a San Cataldo, località Fondone, lungo la quale dopo appena sette chilometri ci si trova sulla sinistra l'aviosuperficie che porta lo stesso nome; ed un'altra superficie dedicata al volo si trova proprio alla fine della provinciale, l'aeroporto turistico "Lecce-Lepore", ancora in cerca di una propria identità. Decido di svoltare a destra, senza entrare a San Cataldo, e proseguire lungo la litoranea, tra curve e rettilinei, direzione Otranto. mi lascio sulla sinistra l'Oasi protetta de Le Cesine, ripromettendomi di fare sosta in un'altra occasione e di rendere omaggio a quel piccolo paradiso terrestre che ci ha regalato Madre Natura. Attraverso le località balneari di San Foca, Roca, Torre dell'Orso, quasi deserte se non fosse per qualche coppia che ha deciso di ritagliarsi un momento di intimità di fronte al mare. Procedo lento, per non perdermi quello spettacolo incantevole: il mare da una parte, la campagna dall'altra. Otranto si avvicina, punto d'arrivo del mio primo viaggio lento in Star. Lo sguardo si sofferma sul cartello che indica di svoltare a sinistra, località Torre Sant'Andrea. E giù altri ricordi, questi meno datati ma pur sempre forti. Non esito a girare, inghiottito da quel vortice di emozioni che d'un tratto mi ha assalito. La mia Star, compagna di questa uscita, mi asseconda. Percorro la strada evitando qua e là qualche buca, imbocco la breve discesa, ed eccomi su quella che è la minuscola piazzetta di Torre Sant'Andrea, qualche locale e qualche casa e che in estate si riempie di turisti. Vado un po' più avanti, verso una stradina che sale e che porta lungo un tratto sterrato. Mi fermo a guardare il mare, a cui un cielo uniformemente grigio dona sfumature di colori che creano suggestione. Scatto qualche fotografia, soffermandomi ad immortalare una roccia che spunta al centro della minuscola baia e su cui trovano quiete alcuni gabbiani. Decido di proseguire, la mia meta di questa prima uscita resta sempre Otranto e voglio arrivarci prima che faccia buio. Ripercorro la stradina che da Torre Sant'Andrea immette sulla Litoranera (anche se la voglia di proseguire lungo lo sterrato appena messo alle spalle è davvero forte) e punto verso la Città dei Martiri. Mentre guido cerco di sentire il suono del 4t della mia Star, un sound diverso, come diversa è la posizione sulla sella, quasi fossi un cavaliere di ventura alla ricerca di luoghi nascosti e sconosciuti. Mentre sono assorto in questi pensieri, ecco che sulla destra mi appare nella sua calma piatta Alimini Grande, uno dei due laghi, l'altro è Alimini piccolo, che si trovano a pochi chilometri di distanza da Otranto. Rallento, e come per istinto cerco la prima strada da imboccare per raggiungere questo specchio d'acqua per osservarlo da vicino. Chiedo informazioni ad un uomo a bordo di un trattore e le sue indicazioni mi portano ad una stradina sterrata e piena di buche. La imbocco, forse ad andatura un po' troppo sostenuta, tanta è la voglia di arrivare in riva al lago. Duecento metri o poco più ed eccolo, il lago, circondato lungo gli argini da una vegetazione che ha tutti i colori dell'inverno salentino. Sembra un paesaggio ireale, immerso in un silenzio che mette pace. Scendo dalla Star e mi siedo per alcuni minuti su di una panchina messa lì di fronte a quello specchio d'acqua su cui si riflette il cielo grigio. Pensieri su pensieri respirati a pieni polmoni e annotati sul mio "diario di bordo". Rimonto in sella e via, questa volta senza altre soste, verso Otranto. Appena entrato nel centro abitato, visto chissà quante volte, rimango ancora una volta incantato di fronte all'imponente castello. Scendo verso la piazza e parcheggio la Star nei pressi della villa comunale. Mi avvio verso il lungomare, mentre le luci dei lampioni cominciano ad accendersi. Che spettacolo ricco di suggestioni. Il tempo di un caffè in un bar con ancora i tavolini all'aperto, qualche foto a testimoniare questo mio primo "viaggio lento" su su una due ruote e sono già sulla strada del ritorno. Ormai è buio. I quaranta chilometri del ritorno mi impongono una guida più attenta; non mi gaurdo più attorno ma penso e ripenso a questa uscita, a quello che ho visto. E penso già al prossimo giro, forse ancora ad Otranto, a vagare in quel dedalo di vicoletti in cui sembra di perdersi, oppure raggiungere il Faro della Palascia, il punto più ad Oriente della pen*sola italica.