01/03/2015
tEo, cosa rispondiamo ai conoscenti che domani ci domanderanno “com’è andata in Africa?”
Forse racconteremo delle soddisfazioni del corso di informatica in ospedale a Yirol, che chi arrivava in ritardo a lezione di ostetricia a Cuibet doveva ballare, della donna, madre di 10 figli di cui solo 5 vivi, che ha partorito due gemelli belli e sani, della guerra civile a nord combattuta da bambini soldato, delle armi ovunque e delle bombe a mano a 100 metri dal nostro compound, delle scarificazioni tribali, del valore delle mucche, del sorriso della gente e degli occhi dei bambini…
Forse però le cose che dovremmo comunicare, non si possono raccontare: abbiamo incrociato nel nostro cammino uomini e donne che hanno sempre vissuto in un luogo dove il cibo più ghiotto è il latte, dove non esistono luce, acqua corrente e trasporti, dove le case sono costruite con fango e i tetti con erba secca, dove la salute non è un diritto, dove non esiste la possibilità di scegliere, dove domani nulla è scontato. .. chiedete, amici, chiedeteci com'è andata in Africa, e se state attenti almeno a non confondere il Sud Sudan con il Sudan o con il Senegal noi ci impegneremo a condividere almeno un po' di quello che questi "africani" hanno condiviso con noi!