23/03/2024
Durante l’incontro di oggi ad Apecchio sono stati presentati i tre ecomusei del progetto “WELCOME Ecomusei del paesaggio rurale del Montefeltro” della La Macina Terre Alte cooperativa:
1. GEO PALEONTOLOGICO a cura di Cristiano Ceccucci, che ha spiegato come siano state realizzate delle schede descrittive dei diversi tipi di rocce e substrati marchigiani, in particolar modo degli affioramenti più rappresentativi dell’entroterra pesarese. Queste correderanno una rete di sentieri, che in maniera strutturata e accompagnata o in autonomia, permetteranno di frequentare e conoscere meglio delle zone in cui il concetto del tempo geologico, e quindi del tempo che passa e cambia, è più evidente.
2. BIODIVERSITÀ’ E DEL TARTUFO a cura di Sara Pasquini, che ha ribadito come un ecomuseo è la base da cui partire e a cui tutti possono dare il loro apporto. La biodiversità è anche una ricchezza di contributi da parte degli attori di un territorio: prima di tutti chi vive in un determinato luogo, ma anche chi lo frequenta, ad esempio per turismo, può aggiungere elementi ed osservazioni. Portando ognuno un pezzo, il puzzle finale sarà in crescita continua e il panorama finale sempre più complesso, ma anche più completo.
3. ALCHIMIA, a cura di Max il Narrastorie Guerra che vede questo ecomuseo come a corollario degli altri due, declinato sia in quello che ha rappresentato l’alchimia in se per sè nei secoli scorsi, nei nostri territori e grazie a certi personaggi illustri, ma anche nel concetto più ampio di “trasformazione” perchè il tempo evolve ed il paesaggio cambia. In tutto questo molti sono i nuovi attori, dagli artigiani che tramandano e contemporaneamente modernizzano i saperi, a noi stessi che possiamo contribuire.
Infine, sempre a nome della MACINA TERRE ALTE è intervenuta Chiara Buiarelli per il progetto sul turismo accessibile ATUXTU: il comune di Apecchio che ha ospitato l’incontro sta collaborando con la cooperativa per lo studio e la realizzazione di attività e percorsi accessibili a persone con disabilità.
Le esperienze fino ad ora realizzate hanno dimostrato come non solo il territorio che ospita è capace di dare, ma anche le persone che arrivano possono portare la loro cultura e il loro contributo arricchendo l’ecomuseo e il luogo ospitante.
Gli ecomusei sono una base per creare una rete tra persone, territori e attività a cui tutti siamo chiamati a partecipare.
All’incontro sono stati invitati Mario Rosati (CULTUMEDIA COOP OPERA) che ha aperto il suo intervento sostenendo come la trasformazione sia inevitabile, anche in territori delicati e fragili come quelli della aree interne o delle “terre alte”, come preferisce chiamarle Stefano Marzani, presidente della cooperativa La Macina che ha moderato l’incontro.
Questi cambiamenti, visto che non possono essere rigettati, vanno studiati e capiti, più che per prevenirli, per gestirli. La reattività non deve essere solo in base al presente, ma soprattutto con una previsione a lungo termine. Imprescindibile è l’unione tra il terzo settore, le imprese e le amministrazioni, perché altrimenti le problematiche non possono essere affrontate nella maniera più corretta. Gli strumenti utili a fare questo devono interagire in maniera pratica e
sono la coprogrammazione, con l’analisi dei diversi punti di vista, e la coprogettazione, con l’individuazione di progetti singoli, che poi devono essere coordinati in un sistema comune.
Secondo relatore è stato Davide Barbadoro che ha portato l’esempio del progetto Montefeltro Vedute Rinascimentali Montefeltro Vedute Rinascimentali : un progetto virtuoso che ha collegato arte e natura, storia e cultura al confine tra le Marche e l’Emilia Romagna. I “balconi rinascimentali” possono essere fruiti liberamente, come la maggior parte degli ecomusei, o in maniera seguita e particolareggiata dal personale del progetto. Perché questi tipo di progetto sono anche occasione di lavoro per chi vive in un territorio. Fondamentale in questo è poter accedere ai fondi statali o europei.
A portare un esempio di Ecomuseo partito letteralmente dal basso invece, senza fondi, è stato l’esempio della relatrice greca Panaiota Koutsoukou che ha parlato dell’Ecomuseo di Zagori in Grecia, voluto da una piccola comunità di persone per tutelare il loro territorio di effettiva bellezza e peculiarità, tanto da essere stato riconosciuto in seguito dall’UNESCO, grazie al loro sforzo.
In conclusione un Ecomuseo è in dialogo con la comunità alla base del progetto per valorizzarne le capacità, ma per farlo il gruppo di persone di cui è fatta deve sentirsi coinvolto e voler partecipare.
L’ecomuseo quindi, dando valore al territorio, gli può permettere di rigenerarsi e rispondere alle trasformazioni e ai cambiamenti del tempo, tutelando in questo modo il territorio stesso.