Piacenza che Piace

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Stadio GarilliLo stadio comunale Leonardo Garilli è un impianto sportivo di Piacenza. Ospita le partite interne del Piac...
01/09/2017

Stadio Garilli
Lo stadio comunale Leonardo Garilli è un impianto sportivo di Piacenza. Ospita le partite interne del Piacenza Calcio 1919, e dal 2014 anche quelle del Pro Piacenza 1919. Ufficialmente denominato Stadio Comunale, tra il 1969 e il 1997 è stato informalmente chiamato Galleana, dal nome del quartiere in cui si trova. Nel gennaio 1997 è stato intitolato alla memoria dell'Ingegnere Leonardo Garilli (scomparso il 30 dicembre 1996, presidente del Piacenza tra il 1983 e il 1996 e fautore dell'ascesa della squadra dalla Serie C2 alla Serie A.
Storia
È stato costruito nel 1969, all'indomani della promozione del Piacenza in Serie B, in sostituzione dell'impianto situato a Barriera Genova. La struttura precedente presentava diverse problematiche, essendo di dimensioni ridotte e posizionata vicino al centro cittadino; per questo il nuovo impianto, costruito dall'imprenditore edile Vincenzo Romagnoli (all'epoca presidente del Piacenza), fu edificato in periferia, in prossimità del Parco della Galleana, in un'area poco popolata di cui si prevedeva a breve un certo sviluppo urbanistico. Lo stadio, costato 500 milioni di lire, è stato costruito utilizzando ampiamente elementi prefabbricati allo scopo di diminuire la spesa complessiva e consentire l'installazione della pista di atletica e dell'impianto di illuminazione. Rispetto allo stadio di Barriera Genova fu aumentata la capienza da 6.000 a 12.000 posti a sedere, con la possibilità di contenere fino a 15.000 persone comprendendo i posti in piedi, e fu aggiunta la pista di atletica e attrezzature per il salto in lungo e il salto in alto, che hanno consentito di ospitare manifestazioni internazionali di atletica leggera. A causa della presenza della pista, le tribune e le curve risultano lontane dal terreno di gioco, fatto che ha provocato numerose critiche nel corso degli anni. La prima partita ufficiale disputata nel nuovo impianto è stata la gara di Coppa Italia contro il Torino (1-1), il 31 agosto 1969; l'inaugurazione ufficiale, tuttavia, avvenne il 21 settembre 1969, in occasione della prima partita interna di campionato contro il Perugia, alla presenza dell'onorevole Franco Evangelisti, sottosegretario al Turismo e allo Spettacolo.
Dopo la promozione in Serie B al termine del campionato 1986-1987 è stata avanzata una prima proposta di ampliamento dello stadio, per portarlo a una capienza di circa 30.000 spettatori; il progetto, tuttavia, non è stato realizzato, in quanto sproporzionato all'affluenza media dell'epoca (circa 5.000 spettatori). Nel 1993, dopo la promozione in Serie A del Piacenza, lo stadio fu ampliato passando da 16.000 a circa 21.000 posti, per adeguarsi alla normativa vigente in materia di capienza degli stadi. L'ampliamento fu realizzato sopraelevando il settore chiamato "rettilineo" (tribuna est) con la creazione del settore "distinti", e aggiungendo moduli in tubolare alle due curve.
A seguito dell'approvazione del decreto Pisanu in materia di sicurezza si è posto il problema dell'adeguamento dello stadio, privo di impianti di videosorveglianza e di tornelli all'ingresso. Per tali ragioni, nel febbraio 2007 la partita interna contro il Genoa (la prima dopo gli Incidenti di Catania) è stata disputata a porte chiuse; nei mesi successivi, l'ingresso allo stadio è stato possibile solo per gli abbonati, e a partire dalla stagione 2007-2008 sono stati installati i tornelli. A partire dal 2010, per ragioni di sicurezza, la capienza è stata ridotta chiudendo progressivamente alcuni settori: inizialmente è stata ridotta a circa 17.000 spettatori, mentre nel 2011 sono stati chiusi il rettilineo e i distinti (fronte tribuna), riducendo così la capienza totale dello stadio a circa 10.000 spettatori. Durante la stagione 2012-2013 lo stadio ha ospitato tra agosto e ottobre le partite interne della Pro Vercelli, neopromossa in Serie B, a causa dei lavori di adeguamento dello Stadio Silvio Piola per la Serie B. Contemporaneamente si disputano al Garilli le partite interne della Lupa Piacenza, formazione militante in Eccellenza Emilia-Romagna che si propone come erede del fallito Piacenza Football Club. Per la stagione 2013-2014 viene riaperto il settore Distinti, chiuso due anni prima.
Dal 2014 anche il Pro Piacenza, neo promossa in Lega Pro, gioca le sue partite al Garilli.

Durante gli anni della militanza in Serie A l'impianto piacentino ha ospitato un'unica partita della Nazionale, il 5 settembre 2001 in amichevole con il Marocco, partita vinta per 1-0 con gol di Damiano Tommasi[18][19]. Nel 1987 aveva ospitato anche una partita della Nazionale Under-21 allenata da Cesare Maldini, vittoriosa per 6-0 sui pari età del Portogallo[20]. La Nazionale Under-21, ritorna dopo ben 26 anni dall'ultima amichevole disputata allo stadio Garilli, per affrontare il Piacenza in una amichevole in vista della partita col Belgio, per la qualificazione agli europei Under-21 2015[21]. La partita va agli azzurrini di Luigi Di Biagio per 4-2[22].
Dati tecnici
• Dimensioni: 105 x 65 m
• Capienza totale massima: 21.668 posti
• Tribuna: 3.924 posti coperti
• Distinti: 5.496 posti coperti
• Gradinata: 2.984 posti scoperti
• Curva Nord: 3.795 posti scoperti
• Curva Sud Ospiti: 5.409 posti scoperti
• Tribuna stampa: 60 posti

da https://it.wikipedia.org/wiki/Stadio_Leonardo_Garilli

Santissima Trinità"E' considerata la "parrocchia madre" della città in quanto fu la prima ad essere costruita nell'immed...
14/02/2017

Santissima Trinità

"E' considerata la "parrocchia madre" della città in quanto fu la prima ad essere costruita nell'immediato dopoguerra. L'atto di nascita ci porta al 21 Agosto del 1942 e la prima pietra venne posta nel 1950 procedendo per lotti: il primo è costituito dalla cripta ultimata nel 1951, si passa alla casa canonica del 1957 e alla navata del 1958. Nel 1959-1960 si lavora al transetto ed a una seconda cripta che nel 1966 verrà trasformata in un sala cinematografica, l'attuale President. All'interno da ricordare sulla parete absidale un mosaico curato da padre Dante Maranta di Milano ispirato all'icona russa di Andrej Rublev e la maestosa vetrata che copre l'intera facciata realizzata dal frate francescano Costantino Ruggeri di Pavia e rappresentante la Trinità"
da http://turismo.provincia.pc.it/it/scopri-il-territorio/arte-e-cultura/chiese-pievi-battisteri/item/chiesa-della-santissima-trinita.html

Sant'Antonino - Patrono di PiacenzaLe fonti per lo studio della vita di Antonino sono relativamente tarde: il più antico...
20/06/2016

Sant'Antonino - Patrono di Piacenza

Le fonti per lo studio della vita di Antonino sono relativamente tarde: il più antico documento che ci conosca, conservato nell'Archivio della basilica di S. Antonino in Piacenza, è il Gesta Sanctorum Antonini, Victoris, Opilii et Gregorii PP. X, che risale alla fine del IX o agli inizi del X sec., e che narra abbastanza sobriamente la storia della sua vita e delle sue reliquie. Gli studiosi posteriori hanno attinto a questa fonte cercando di accertarne, per quanto possibile, i dati.
E' indubitata l'esistenza del santo, già ricordato da Vittricio di Rouen nel suo De laude Sanctorum della fine del sec. IV, e nel Martirologio Geronimiano. Incerte storicamente sono le circostanze della vita di Antonino: ignoto il paese di origine e certamente leggendaria la sua appartenenza alla legione tebea. Una tradizione locale pone il martirio di Antonino nei pressi di Travo (Piacenza), verso il 303. Il ritrovamento delle sue reliquie (sec. IV), ad opera di s. Savino vescovo di Piacenza, è tramandato in un alone di leggenda; ma innumeri privilegi nel corso del Medioevo confermano la esistenza e il culto di esse. Ricognizioni delle reliquie furono compiute dai vescovi Sigifredo (ca. il 1000), Malabaila (1510), Bernardino Scotti (1562), Paolo Burali d'Arezzo (1569), Claudio Rangoni (1615) e, infine, va ricordata que]la accuratissima compiuta nel 1878-79 dal servo di Dio, mons. Giovanni Battista Scalabrini.
Per molto tempo si è attribuita ad Antonino una relazione di un viaggio in Terra Santa, più volte pubblicata nel corso del Medioevo e del Rinascimento. Tuttavia J. Gildemeister nel 1889 ne ha potuto reperire la redazione originale in due manoscritti del sec. IX. Da questo esordio e dalle indicazioni storiche e archeologiche contenute nella relazione, tutte riferentisi a un periodo attorno al 570, appare chiaro che il viaggio ai Luoghi Santi fu compiuto da un gruppo di cittadini di Piacenza, che si erano posti sotto la protezione del santo della città. La relazione, quindi, è da ascriversi non ad Antonino ma ad un Anonimo Piacentino, certamente uno-dei pellegrini, che al ritorno volle fissare i suoi ricordi di viaggio.
Il culto antichissimo, attestato già nel secolo che segue la morte del santo, è sempre stato ed è tuttora assai vivo nella città e nella diocesi di Piacenza, che lo ha scelto come patrono assieme a s. Giustina, consacrandogli la prima cattedrale, I'insigne basilica di S. Antonino, sorta nel sec. IV e dedicata a s. Vittore, e in seguito rifatta nei secc. IX e XI. Molte altre chiese della diocesi di Piacenza hanno A. come titolare. Nella liturgia piacentina gli sono consacrate due feste: quella principale il 4 luglio, col rito di prima classe, e quella del 13 novembre, giorno della invenzione delle sue reliquie, con rito di seconda classe. Nel Martirologio Geronimiano e nel Martyrologium Romanum Antonino è festeggiato al 30 settembre, data che sembra riferirsi al suo natale.
A Piacenza la sua festa è il 4 luglio e in tale data i reggenti del comune di Piacenza si recano ufficialmente nella basilica di s. Antonino a portare due ceri di omaggio della città.

da http://www.santiebeati.it/dettaglio/72500

Chiesa di Sant'EufemiaNOZIONI STORICHELa Chiesa di Sant’Eufemia si trova nel pieno centro di Piacenza, nell’omonima via ...
07/03/2016

Chiesa di Sant'Eufemia

NOZIONI STORICHE

La Chiesa di Sant’Eufemia si trova nel pieno centro di Piacenza, nell’omonima via che la accoglie. Una lapide posta all’interno della sagrestia, datata 1091, ci racconta che la sua fondazione avvenne in seguito al ritrovamento, in una chiesa vicina, delle spoglie di Sant’Eufemia. La basilica fu dunque fondata (come dimostra l’epigrafe) intorno all’anno Mille, anche se la sua effettiva consacrazione avvenne nel 1108. Piacenza si caratterizzava, infatti, come uno dei più rilevanti centri del romanico del nord Italia, anche in virtù degli eventi storici che la videro protagonista di alcuni dei più importanti avvenimenti politici della Lotta per le Investiture. Nel XII secolo l’edificio subì i primi cambiamenti, alla primitiva forma basilicale, venne invero aggiunto il pronao (il portico costruito davanti la facciata centrale). Tra Tardo-Medioevo e Rinascimento allo stato degli studi non si registrano particolari cambiamenti della struttura. Nel Seicento e nel Settecento, invece, si ebbero ulteriori interventi di espansione e di rifacimento, la chiesa viene infatti adeguata agli stilemi barocchi. Nel 1836 sì rilevarono nella torre campanaria dei dissesti statici, e per tali motivazioni si rese necessaria la demolizione, grazie poi agli interventi di restauro ne venne ripristinato l’assetto. Nel 1898 poi, arrivarono a soccorso dell’emergenza artistica, le prime operazioni volte al consolidamento dell’opera, il restauro, portato avanti da Camillo Guidotti fino al 1904, tentò il ripristino dello stile romanico: vennero eliminate, infatti, tutte le parti aggiunte nel corso dei secoli, furono demolite quasi tutte le cappelle laterali, e venne ridisegnata parzialmente la facciata. La torre campanaria fu in questa occasione riedificata ma con stile neo-gotico, in realtà tutti gli elementi toccati in questo intervento subirono la medesima mutazione.



NOZIONI STORICO ARTISTICHE

La Chiesa presenta oggi una facciata che nella parte inferiore risulta autenticamente romanica. Il pronao della basilica è articolato in tre campate, dove vi sono elementi architettonici di notevole interesse, gli archi sono infatti incoronati da pilastri scolpiti con fogliame e figure zoomorfe immaginarie, che si configurano come un ottimo esempio dell’evoluzione stilistica della scultura regionale nel XII secolo, caratterizzata dall’attenzione all’effetto plastico e al dettaglio naturalistico. Non risulta invece autentica la parte superiore della facciata, infatti nei restauri effettuati nel 1898 Guidotti apportò opinabili modificazioni, riconducili agli stilemi dal gusto neo-gotico: a tal proposito esemplari sono i pinnacoli e il coronamento ad archi intrecciati. Procedendo verso l’interno, il complesso presenta una mappatura basilicale a croce latina, tre sono infatti le navate, suddivise in campate attraverso un sistema alternato da pilastri cruciformi in mattone: quattro campate nelle navata mediana e otto campate in quelle laterali. La copertura è determinata da volte a crociera costolonate, particolare che non si manifesta invece nelle navatelle laterali, mentre gli archi segmentati presentano l’alternanza della pietra e del mattone. Invero, nella partitura dello spazio cultuale, molti sono gli elementi che ci riportano alle linee romaniche ma arbitrarie scelte di ripristino dell’architettura originale generano una lettura che rende evidenti le anomalie.

da: "http://www.romanico-emiliaromagna.com/index.php/it/monumenti/item/42-chiesa-di-santeufemia.html"

Palazzo Scotti di SarmatoCostruito in dieci anni a partire dal 1772, ha un semplice prospetto esterno a tre ordini di ve...
19/08/2015

Palazzo Scotti di Sarmato

Costruito in dieci anni a partire dal 1772, ha un semplice prospetto esterno a tre ordini di venticinque finestre con un'inconsueta decorazione in rilievo ai timpani del primo piano, rappresentante busti di motivi naturalistici, guerrieri, dame e maschere. Il portale è sormontato da dal grande scudo gentilizio degli Scotti e schermato da un meraviglioso cancello in ferro battuto in due pannelli a girali separati da due cornici orizzontali neoclassiche con stemma centrale. Si rivela invece particolarmente interessante l'articolazione interna, col vasto cortile delimitato dalle ali laterali protese verso l’ampio giardino che prospetta sullo Stradone Farnese. L’ideazione del progetto potrebbe essere ricondotta al celebre architetto romagnolo Cosimo Morelli, anche se i documenti nominano solo il capomastro Giuseppe Marioni, per le evidenti analogie stilistiche con palazzo Anguissola di Grazzano ravvisabili, in particolare, nella disposizione del cortile ritmato da arcate a pieno centro e nella sua facciata interna, scandita da porte, finestre e paraste di gusto neoclassico.
La scala nobile è di ridotte dimensioni, ma la semplicità d’impianto è riscattata dalla preziosità dei materiali (marmo di Carrara, vasi a urna, busti di accademica nettezza) e dagli esiti felici nelle calibrate decorazioni a stucco a rilievo e nelle interessanti tempere sul muro del loggiato, dove motivi bibieneschi si mescolano con inediti esiti a quelli archeologici piranesiani, databili attorno al 1780 ca. Del palazzo sono visitabili solo gli esterni. Il vano è concluso da una virtuosa calotta a raggiera sottostante alla volta affrescata con una Flora di G. Turbini. Le raffinate decorazioni continuano nel ballatoio d’accesso al grande salone nobile a destra con volta affrescata e cornici a stucco, dove erano inseriti numerosi pregiati dipinti, tra cui alcuni di Giacomo Ceruti detto il Pitocchetto.
Di particolare interesse la visione d'insieme dello splendido giardino all'italiana, fruibile dalla cancellata posta in Stradone Farnese, di fronte alla facciata della grandiosa chiesa lateranense di Sant’Agostino. Tra coloro che scelsero il palazzo come residenza temporanea (1798-1805) vi furono Napoleone, Macdonand, Souwarow, Murat, Pio VIII e Beauhaunais

da "http://www.piacenzamusei.it/index/it/pagine/visita-al-palazzo-284/palazzo-scotti-di-sarmato/.html"

EXPO 2015An Expo is a global event that aims at educating the public, promoting progress and fostering cooperation. It i...
25/05/2015

EXPO 2015
An Expo is a global event that aims at educating the public, promoting progress and fostering cooperation. It is the world's largest meeting place, bringing together countries, the private sector, the civil society and the general public around interactive exhibitions, live shows, workshops, conferences and much more

Il fiume PoIl fiume Po era geograficamente conosciuto già ai tempi dell'antica Grecia col nome di Eridanós (in greco ant...
25/05/2015

Il fiume Po

Il fiume Po era geograficamente conosciuto già ai tempi dell'antica Grecia col nome di Eridanós (in greco antico Ἠριδανός, in latino: Eridanus; nell'italiano letterario Eridano); in origine stava ad indicare un fiume mitico, indicato grossolanamente a sud della Scandinavia, che si formò dopo l'ultima glaciazione europea (Würm).

Le prime fonti storiche sono nella Teogonia greca di Esiodo (VI secolo a.C. circa), come nome di uno dei tanti figli del titano Oceano e la ninfa Teti, e dai quali derivano vari nomi di fiumi europei. Tale nome fu poi ripreso dallo storico Polibio nel II secolo a.C.[3], dove Eridano era uno dei figli di Fetonte, caduto in un fiume durante una gara di bighe o carri, tanto da attribuirgli anche la porta dell'Ade, e cioè gli inferi, secondo la mitologia greca, ma anche il titolo di un principe dedito ai culti egizi, figura che compare spesso in antichissime leggende su Torino.

Tuttavia, il nome avrebbe radici ancor più antiche; sia in accadico che in sumerico, ma anche in altre radici semitiche, Eridu voleva dire genericamente un luogo o città di comando situata presso un fiume, citando, ad esempio, una omonima cittadina mesopotamica risalente al XX secolo a.C.; parimenti, altre fonti storiche ci narrano che vi fu una piccola "Eridu" costruita anche nei pressi del Delta del Po, sul Mare Adriatico[4]; d'altra parte, il nome Eridano contiene l'antichissima radice semitica *rdn, che è comune ad alcuni altri nomi di fiumi quali Rodano, Reno, Danubio, Giordano. Sempre nell'antica Grecia esisteva un piccolo fiume chiamato Eridano (da molto tempo in secca), che sorgeva dalle alture dell'Attica orientale e si gettava nel Mar Egeo passando per la necropoli di Ceramico, nella parte sud della città di Atene.

Per i celto-liguri, che comparvero soltanto a partire dal IX secolo a.C. circa, il vecchio nome del Po era invece Bodinkòs o Bodenkùs, da una radice indoeuropea (*bhedh-/*bhodh-) che indica "scavare", o "render profondo", la stessa radice da cui derivano i termini italiani "fossa" o "fossato", indicando così tutta la depressione geografica della zona fluviale padana.[5] Quindi, l'antico nome latino Padus - da cui l'aggettivo padano - deriverebbe, secondo l'opinione più diffusa, dalla stessa radice di bodinkòs; secondo altri però, deriverebbe da un'altra parola celto-ligure, pades, indicante una resina prodotta da una qualità di pini selvatici particolarmente abbondante presso le sue sorgenti.

Il nome italiano Po si ottiene quindi dalla contrazione del latino Padus > Pàus > Pàu > Pò. In diverse lingue slave (ceco, slovacco, polacco, sloveno, serbo, croato) ma anche nelle lingue romanze, quali il romeno, spesso si usa ancora chiamare questo fiume Pad o Padus.
da "http://it.wikipedia.org/wiki/Po"

La fioritura di Piacenza...
23/03/2015

La fioritura di Piacenza...

Indirizzo

Piacenza
29100

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