La Storia
L’imponente e sontuoso castello è posto sulla sommità del colle sul quale si estende il centro abitato di Rocca Imperiale, con le sue case disposte a gradinata, a circa 200 metri sul livello del mare. La fortezza fu fatta costruire da Federico II di Svevia nel 1225 in un luogo di grande importanza militare e strategica: a controllo dell’antica via Appia-Traiana che partendo da Reggio Cal
abria e costeggiando il mare andava a congiungersi a Brindisi con l’Appia. Inoltre, al principale fine difensivo, Federico unì il compito di dare asilo alla Corte negli spostamenti e nelle partite venatorie alle quali il territorio era adattissimo. Alla costruzione del castello seguì lo sviluppo di un florido centro abitato nel quale convogliarono le genti di una serie di insediamenti fortificati presenti nel territorio (Murgie di Santa Caterina, Monte Soprano, Presinace di Nocara). Dopo la morte di Federico II Rocca fu affidata ai Cavalieri dell’Ordine Gerosolimitano da Carlo I d’Angiò, che nel 1271 soggiornò nel castello, accolto dai rocchesi come liberatore. Terminato il dominio angioino, nel 1487, Alfonso II d’Aragona duca di Calabria non si limitò solo a rafforzare la rocca con l’aggiunta di mura di cinta e torri merlate, ma la ampliò in modo da coprire in molte parti il vecchio monumento svevo. Nei due secoli successivi molti furono i feudatari che si avvicendarono nel governo del territorio, costantemente martoriato da incursioni barbaresche. Nel 1664 il castello resse all’attaco di ben 4000 pirati saraceni che devastarono Rocca, distruggendo l’antica chiesa duecentesca di cui rimane oggi solo il bel campanile romanico con bifore e cornici. Nel 1717 il feudo passa ai duchi Crivelli ai quali si devono le ultime notevoli alterazioni del maniero, con l’aggiunta delle grandi fabbriche sovrastanti, che resero la fortezza una piccola reggia. Ma, abolito il feudalesimo, l’ultimo signore della famiglia Crivelli, che risiedeva a Napoli, si sbarazzò dei mobili e degli arredi ed attorno al 1835 vendette persino le coperture dei tetti e gli infissi, iniziando così quel periodo di devastazione che negli anni di abbandono ridusse l’enorme mole del castello a cava di materiale edile, soggetta ad ogni sorta di vandalismo. Tale periodo di abbandono è oggi finalmente concluso grazie ai lavori di restauro, che sono ancora in corso, fortemente voluti da parte dell’Amministrazione Comunale. Il Castello
Il Castello evidenzia una pianta di forma quadrangolare, costituita da una maschio poligonale a scarpa. Delimitato a sud da uno sperone roccioso che si protende sino ai margini della collina. La struttura presenta ad ovest una torre a sezione cilindrica senza scarpatura di certa attribuzione federiciana. Sul lato di NO una torre amigdaloide (detta Torre Frangivento) di manifattura aragonese. A NE si erge la torre “Polveriera”, con base troncoconica e sezione superiore cilindrica, conforme alla splendida torre di SE finemente decorata da beccatelli e cinta da merli e caditoie. Il mastio è circondato da un muro di cinta, provvisto di parapetto, che limita un fossato largo e profondo circa otto metri. Un primo ponte, un tempo levatoio, introduce il visitatore ad una via sopraelevata racchiusa in un bastione merlato (La Cittadella), fino al secondo secondo ponte levatoio e al portale di Federico, che offre una vista mozzafiato sul mare e verso le colline a sud. Varcato l'ingresso, un imponente scalone decorato da grandi archi a tutto sesto tipici dello scenario barocco, si offre alla vista del visitatore. Sulla destra una garitta con soffitto a botte e l’ingresso alla casamatta della torre di SE, che conserva inalterato tutto il suo mistero. In questo piccolo ambiente buio è possibile percepire come gli accessi principali al maniero fossero strategicamente controllati. Giunti in cima allo scalone, ornato di colonne con preziosi capitelli, il primo ambiente che si offre agli ospiti del castello sono le cucine, ancora dotate di cisterna, lavatoi, fornelli di diversa grandezza e forni per la panificazione. Da qui è possibile accedere alla cortina merlata della torre di SE e ai piani superiori del palazzo settecentesco dei duchi Crivelli, dove sono ancora visibili tracce di affreschi che rendevano sfarzoso il palazzo. In questi ambienti è possibile riconoscere quei segni che ancora oggi contraddistinguono la nostra vita quotidiana,come le credenze ricavate nelle pareti. Proseguendo la visita si giunge sulla piazza d’armi, ornata dalla bellissima merlatura aragonese, con gli archetti delle caditoie dalle quali veniva lanciata la pece bollente, riemersi dopo il restauro. Sulla parete ovest è possibile osservare la monofora ogivale, l’unica finestrella medievale sopravvissuta alla modernizzazione settecentesca. Dalla piazza d’armi è possibile accedere ad alcuni ambienti dall’incerta destinazione d’uso e ai saloni di rappresentanza del palazzo Crivelli, posti al primo piano. La visita al castello offre dunque al visitatatore attento la possibilità di ripercorre ben sei secoli di storia, non solo del territorio locale, ma anche del vissuto spesso complesso e travagliato del meridione d’Italia.