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06/02/2025
ACCADDE OGGI: IL TERREMOTO DEL 5 FEBBRAIO 1783
Il 5 febbraio 1783 iniziò in Calabria uno dei periodi sismici tra i più lunghi e disastrosi che siano mai avvenuti nella storia del nostro paese. Tra il 5 febbraio e il 28 marzo si verificarono 5 scosse fortissime (5 febbraio, 6 febbraio, 7 febbraio, 1 marzo e 28 marzo 1783) e diverse centinaia di scosse minori, i cui effetti complessivi furono devastanti sulla maggior parte del territorio calabrese e in Sicilia nord-orientale.
Le scosse più violente colpirono dapprima (5 e 6 febbraio) la Calabria meridionale, investendo tutta l’area dell’Aspromonte e dello Stretto di Messina, poi (7 febbraio, 1 e 28 marzo) gli epicentri si spostarono sempre più a nord della nostra regione, nell’area compresa tra il golfo di Sant’Eufemia e il golfo di Squillace.
Il paese epicentro della prima devastante scossa di magnitudo 7.1 (undicesimo grado della scala Mercalli) fu Oppido: il sisma distrusse totalmente la cittadina del Reggino, la montagna si spaccò sfracellando case, il castello e la cattedrale, mietendo circa cinquemila anime.
Le numerose e violente scosse causarono imponenti effetti sull’ambiente naturale in tutta la vastissima regione colpita, al punto che ampie aree della Calabria risultarono sconvolte nel loro paesaggio. Gli effetti più impressionanti riguardarono i terreni: ci furono enormi frane, crolli, scivolamenti e distacchi di vaste porzioni di terra e fenomeni di liquefazione.
Intere colline franarono e precipitarono nei fondovalle, in alcuni casi trascinando a valle interi centri abitati; le frane ostruirono numerosi corsi d’acqua, determinando la formazione di laghi. Le scosse del 5 e del 6 febbraio causarono tsunami con grandi ondate che investirono estesi tratti di costa, in particolare quello compreso tra Scilla e Bagnara Calabra.
Il bilancio di danni e vittime per i terremoti e i maremoti fu terribile: secondo le stime ufficiali le vittime complessive furono quasi 30.000 in Calabria e furono rasi al suolo 182 paesi. Altre stime si spingono fino alla cifra di 50.000 vittime con alcuni paesi che videro perire sotto le macerie oltre sei abitanti su dieci. Più di 5000 persone morirono negli anni successivi per carestie, pestilenze e miseria per effetto delle continue scosse, durate per oltre tre anni.
Le notizie del “Flagello” raggiunsero Napoli, sotto la cui corona borbonica soggiaceva la Calabria, solamente nove giorni dai primi eventi e a recapitarle fu l’equipaggio della fregata Santa Dorotea, partita dal porto di Messina il 10 febbraio.
Il re di Napoli, Ferdinando IV di Borbone, decise di intervenire celermente nominando Vicario generale delle Calabrie il conte Francesco Pignatelli, con l’incarico di organizzare i primi soccorsi e seguire la lunga fase della ricostruzione.
Numerosi gli scienziati, i letterati, gli architetti e gli ingegneri, sia italiani che stranieri, che furono inviati sul posto per studiare i fenomeni e i loro effetti. Fra questi anche Déodat de Dolomieu, il geologo francese da cui hanno preso nome le montagne Dolomiti, nelle Alpi Orientali. Johann Wolfgang Goethe, Stendhal, Edward Lear, George Gissing ne parlarono e ne scrissero.
Con dispaccio del 29 maggio 1784 furono soppressi tutti i monasteri e i conventi con meno di dodici individui, mentre i religiosi furono trasferiti in altre province e le religiose inviate alle case paterne o presso famiglie agiate. Il 4 giugno fu istituita la Cassa Sacra per amministrare i beni incamerati, la cui vendita o fitto furono utilizzati per la riedificazione dei paesi distrutti e aiutare le popolazioni colpite dal terremoto.
La ricostruzione di intere città e paesi fu pensata secondo regole e piani urbanistici totalmente nuovi, che a ragione possono essere visti come uno dei primi tentativi europei di introduzione di una normativa antisismica finalizzata alla riduzione del rischio sismico: furono suggeriti la forma delle città, la regolarità della dislocazione degli edifici, la larghezza delle strade e regole precise per la struttura degli edifici.
Fonte: ingvterremoti.com