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09/05/2024
Il pressappoco non è solo un avverbio, è anche un modo di intendere la vita. Io amo gli uomini che amano il pressappoco e odio quelli che hanno le certezze assolute. Amo quelli che quando ti parlano usano parole come “quasi”, “forse” e “credo”. Quelli che si mettono in discussione, che non hanno la pretesa di avere la verità in tasca.
Quando incontro qualcuno che non conosco, la prima cosa che mi chiedo è se ho a che fare con un “pressappochista” o con un “assolutista”. Il pressapochista è quasi sempre una persona disponibile, tollerante, democratica. L’assolutista invece raramente ti guarda negli occhi e quando esprime un concetto vuole sempre avere ragione. Lui ha già tutte le risposte preconfezionate e non vede l’ora di sbatterle in faccia a qualcuno. L’unica cosa che gli dà fastidio è il dubbio.
Grazie a Dio ho imparato a regolarmi di conseguenza: vado d’amore e d’accordo con i primi, ed evito come la peste i secondi, gli assolutisti, i paladini delle Grandi Certezze. Dopotutto la vita è già piena di idioti così com’è, non vale proprio la pena aggiungerne altri.
Luciano de Crescenzo, Il pressapoco