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LarioTrek.it Escursioni sulle Montagne del Lario con Accompagnatore di Media Montagna del Collegio Guide Alpine
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Escursioni sulle Montagne del Lario con Accompagnatore di Media Montagna del Collegio Guide Alpine Lombardia.

14/06/2023
Giù il gettone si vola...
29/09/2022

Giù il gettone si vola...

Giù il gettone: si vola!
17/08/2022

Giù il gettone: si vola!

Buon Ferragosto da LarioTrek.it! Ecco le 𝟴𝟱 𝗖𝗶𝗺𝗲 del Triangolo Lariano: le conoscete tutte?
15/08/2022

Buon Ferragosto da LarioTrek.it! Ecco le 𝟴𝟱 𝗖𝗶𝗺𝗲 del Triangolo Lariano: le conoscete tutte?

11/08/2022
08/08/2022

Lui mi vede e per qualche istante resta immobile. Poi si rilassia, cruva la schiena e si dimentica di me. Le corna sono piccole e strane: forse è giovane, forse ha qualche problema. Si nasconde nel bosco mentre un maschio adulto, con un bel palco, pascola poco distante con una femmina ed un piccolo.

08/08/2022

Stesso posto, stessa ora, stesso soggetto... questa volta però sono riuscito a trovare una pianta a cui appoggiare la fotocamera e lo zoom balla meno =)

06/08/2022

L'incontro è stato improvviso e la ripresa ne è risultata mossa: il Capriolo in questione - oltre ad essere un maschio molto bello - si godeva la frescura dopo la pioggia ;)

Esplorando la carta si scoprono valli e cime che abbiamo “sfiorato” spesso ma che, in fondo, ancora non conosciamo e dov...
03/08/2022

Esplorando la carta si scoprono valli e cime che abbiamo “sfiorato” spesso ma che, in fondo, ancora non conosciamo e dove ancora non siamo mai stati. Solitamente c’è sempre un buon motivo perchè qualcosa diventi “dimenticato”, tuttavia questo spesso accade semplicemente perchè viene “trascurato” dai più (ma questo non è necessariamente un male!). Il sentiero che dalla bocchetta di Vallelunga risale verso Ca della Volta e prosegue per la Bocchetta di Palanzo o per il la Cima del Palanzone è molto frequentato, curato anno dopo anno dai gruppo sentieri del CAI Asso che ne gestisce la pulizia. Poco distante però, vi è un altro sentiero che probabilmente è abbandonato da anni e che conduce ad una vetta, il monte Orsera (1101m), ignota ai più. La “cima” dell’Orsera è “marcata” da una piccola m***agnola di sassi e da una targa di legno. La sua posizione, quasi a picco sopra il Foro Franciscano di Caslino d’Erba, è sicuramente molto panoramica ma la vegetazione, che spadroneggia serena, preclude ogni scorcio (ma forse è meglio così). Risalendo la cresta si raggiunge poi la cima della Colma Piana 1182m, altro promontorio minore escluso dagli itinerari noti. Qui la vegetazione si dirada mostrando il Palanzone, il pizzo dell’Asino e la dorsale che dal Bollettone si allunga verso il Boletto e Como. La zona è talmente fuori dagli schemi che, nel giro di un centinaio di metri, incontro 2 cinghiali, 5 mufloni, 1 capriolo, 1 lepre e 1 civetta: forse è un bene che non vi sia frequentazione umana! Per il ritorno compio un lungo - e ragguardevole - traverso attraverso i canali a valle del Monte Bul (zona particolarmente impervia!) raccordandomi poi con la strada che sale a Niombinson. Bel giretto serale in assoluta solutidine.

"Bello ed opportunista". Questo fungo arancione, comunemente chiamato "a mensola" o "mensoliforme" è un parassita delle ...
30/07/2022

"Bello ed opportunista". Questo fungo arancione, comunemente chiamato "a mensola" o "mensoliforme" è un parassita delle piante ed in questo periodo attacca sopratutto quelle molto vecchie. Ho cercato di districarmi tra i nomi latini per identificarne con precisione famiglia e specie ma ho desistito. Quello però che ho scopreto di interessante è il modo in cui i "primitivi" utilizzavano questi funghi come "innesco per il fuoco" creando dei veri e propri "accendini". Toccherà fare qualche esperimento ;)

[ʎ]Triangolo Lariano Notti d’Agosto 2022I Martedì sera di Agosto sulle m***agne del Triangolo Lariano: cinque escursioni...
26/07/2022

[ʎ]Triangolo Lariano Notti d’Agosto 2022
I Martedì sera di Agosto sulle m***agne del Triangolo Lariano: cinque escursioni notturne nella pen*sola lariana godendo della fresca brezza del nord e dello straordinario scenario offerto dalle m***agne a sbalzo sul lago. Quello che serve è una luce frontale, un buon paio di scarpe da trekking e tanta voglia di immergersi nelle meraviglie del crepuscolo circondati dalla natura. A condurre questi trekking organizzati sarà Davide “Birillo” Valsecchi, AMM del Collegio delle Guide Alpine di Lombardia, indigeno e veterano dell’Isola Senza Nome e dei Monti di Sera.

- Martedì 02 Agosto - 20:30
Croce Pizzallo
- Martedì 09 Agosto - 20:30
Monte Preaola
- Martedì 16 Agosto - 20:30
Monte Nuvolone
- Martedì 23 Agosto - 20:30
Castel di Leves
- Martedì 30 Agosto - 20:30
Pianezzo (SEV)

Costo e Iscrizione:
20€ a partecipante.
Prenotazione obbligazione.

Contatti:
Davide Valsecchi
AMM - Collegio Guide Alpine Lombarde
[email protected]
(Cell - WhatsApp) 3920272612

[ʎ]LarioTrek
Trekking sulle Montagne del Lario
http://www.lariotrek.it
***agnaconlaguida

...ti mette le ali ;)
22/07/2022

...ti mette le ali ;)

Abito a Caglio, a pochi metri dalla casa dove abitò Giovanni Segantini, lungo il percorso che è una mostra permanente a ...
17/07/2022

Abito a Caglio, a pochi metri dalla casa dove abitò Giovanni Segantini, lungo il percorso che è una mostra permanente a cielo aperto a lui dedicata. All’orizzonte davanti a me, alle spalle dei Corni di Canzo, si innalzano le due Grigne e la sera, quando il sole si abbassa, la Cresta Segantini brilla in una luce rossastra. La storia alpinistica è particolare, i primi tentativi furono infatti effettuati “dall’alto”! La prima discesa della cresta, ad opera di Giacomo Casati - in solitaria, risale al 13/03/1901. Seguirono poi altri tentativi esplorativi dal basso ed un'altra discesa ad opera di Giuseppe Dorn. Poi la prima salita integrale: Eugenio Moraschini e Giuseppe Clerici il 09/10/1905, che dedicarono l'impresa al famoso pittore espressionista, da pochi anni scomparso in Engadina. Il mio rapporto con la cresta è abbastanza strano, sebbene sia una super-classica l’ho percorsa integralmente solo una volta, in inverno con la neve, e a tratti nella parte finale uscendo dai Pilastri. Così, per colmare questa lacuna e per sfruttare tanto il dopo-lavoro estivo quanto la Super-Luna, io e Mattia ci siamo dati appuntamento ai Resinelli. Alle 17:43 abbiamo iniziato a salire verso il Colle Valsecchi lungo la Direttissima, alle 19:30 siamo all’attacco e con grande calma ci imbraghiamo iniziando la nostra salita lungo la cresta nella più assoluta solitudine verso le 20:00. Il sole ci ha accompagnato salutandoci con un intenso tramonto rosso più o meno alla base del Torrione Svizzero. Giunti al torrione della Finestra era ormai completamente buio e la roccia era illuminata solo dalle nostre frontali. Nell’oscurità il traverso che porta al Canale della Lingua - che io ricordavo come un omogeneo scivolo invaso dalla neve - è invece un susseguirsi di canaletti, detriti ed inaspettati salti: davvero suggestivo. Risaliamo la lingua in conserva, a corda distesa, fino all’uscita del Pilastro Centrale proseguendo poi per l’intaglio della ghiacciaia. Anzichè disarrampicare, con la scusa del buio, ci concediamo una comoda doppia prima di risalire l’ultimo tratto della cresta. La super-luna, come forse era prevedibile facendo due rapidi conti sulla geografia dell’universo, si mostra a noi solo in cima alla Cermenati e ci accompagna fino alla vetta. Più o meno verso le 00:30 siamo in cima, accanto alla croce, in mezzo ad una curiosa moltitudine di gente che bivacca quà e là dentro e fuori il Ferrario. La discesa lungo la Cermenati è la consueta interminabile tortura ed all’01:20 siamo nuovamente al Subaru. Il GPS sentenzia che abbiamo impiegato 7 ore e 45 minuti: decisamente lenti, anche con il buio. Tuttavia non ricordo passaggi particolarmente dispendiosi o momenti in cui abbiamo perso tempo: probabilmente non avevamo voglia di correre e, tiro dopo tiro, ci siamo tirati in vetta coccolati dal buio. Già, perchè l'oscurità ti sottrae ai vuoti della cresta adagiandoti in un mondo più piccolo, fatto di roccia ed ambio giusto l’ampiezza della luce della frontale. Quando si arrampica al buio si fa fatica a vedere dove piazzare i piedi e si va a tentoni con le mani, c’è un inconfessabile inquietudine di sbagliare strada ma, tutto sommato, si arrampica con un’inspiegabile serenità. Certo, la notte sull Pizzo d’Eghen del 4 luglio di qualche anno fa può essere una simpatica eccezione a questa regola, ma forse è proprio quel ricordo a rendere serena la nostra cordata al buio =)

[ʎ]Triangolo LarianoNotti d’Agosto 2022I Martedì sera di Agosto sulle m***agne del Triangolo Lariano: cinque escursioni ...
12/07/2022

[ʎ]Triangolo Lariano
Notti d’Agosto 2022

I Martedì sera di Agosto sulle m***agne del Triangolo Lariano: cinque escursioni notturne nella pen*sola lariana godendo della fresca brezza del nord e dello straordinario scenario offerto dalle m***agne a sbalzo sul lago. Quello che serve è una luce frontale, un buon paio di scarpe da trekking e tanta voglia di immergersi nelle meraviglie del crepuscolo circondati dalla natura. A condurre questi trekking organizzati sarà Davide “Birillo” Valsecchi, AMM del Collegio delle Guide Alpine di Lombardia, indigeno e veterano dell’Isola Senza Nome e dei Monti di Sera.

- Martedì 02 Agosto - 20:30
Croce Pizzallo
- Martedì 09 Agosto - 20:30
Monte Preaola
- Martedì 16 Agosto - 20:30
Monte Nuvolone
- Martedì 23 Agosto - 20:30
Castel di Leves
- Martedì 30 Agosto - 20:30
Pianezzo (SEV)

Costo e Iscrizione:
20€ a partecipante.
Prenotazione obbligazione.

Contatti:
Davide Valsecchi
AMM - Collegio Guide Alpine Lombarde
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***agnaconlaguida

L’ultima volta che ero stato sul Sigaro Dones era inverno, faceva un freddo terribile e le dita, al contatto con la rocc...
08/07/2022

L’ultima volta che ero stato sul Sigaro Dones era inverno, faceva un freddo terribile e le dita, al contatto con la roccia, erano rigide e spaventosamente insensibili. Però eravamo allenati, molto allenati. Anzi, arrampicare in quelle condizioni faceva parte del nostro allenamento: gradi bassi, difficoltà alte. Che coppia di sciroccati! Ma probabilmente questo ci ha salvato il pelo in passato, quando non contava essere forti quanto essere resistenti. Ieri sera invece c’era un piacevole caldo estivo, almeno fino a quando non si è alzato un gran vento e la maglietta a maniche corte ha lasciato posto ad un bel pile. Tuttavia nulla di paragonabile all’altra volta, si stava bene, anche se il sole correva all’orizzonte. Abbiamo attaccato alle sette, dal Canalone Porta, ed abbiamo seguito le orme di Fasana e Dones fin sù alla croce. Io sono abbastanza convinto che quà e là il percorso attuale differisca da quello originale, quei due erano forti ma soprattutto intelligenti ed in apertura nell'ignoto abbiano fatto scelte diverse, meno sportive e più spartane. Questione di metri probabilmente, ma ormai forse poco importa. Una doppia infinita nel vuoto e siamo di nuovo alla base: il buio è calato quando eravamo ormai già sul sentiero verso il bar. Questa per me è la prima via dell’anno e, forse, basterebbe questa riflessione sulla mia attuale preparazione. Se arrampichi poco, arrampichi male: probabilmente è vero, perchè non è questione di forma fisica quanto di sensibilità e propriocezione. Ma in fondo anche questo poco importa: io sono e resto tanto scarso quanto cocciuto. Va bene così. Comunque sia, dal buio delle grotte del San Primo siamo riemersi nel tramonto sulle guglie della Grignetta: non male come dopolavoro per due vecchietti con famiglia.

Le due più celebri ferrate del Resegone, la Gamma 1 e la Gamma 2, sono state riaperte qualche tempo fa dopo un lungo per...
06/07/2022

Le due più celebri ferrate del Resegone, la Gamma 1 e la Gamma 2, sono state riaperte qualche tempo fa dopo un lungo periodo di manutenzione. Io avevo voglia di fare un giro al Resegone e così, anche per vedere le modifiche, mi sono imbarcato nella classica 1+2. Anno dopo anno sono sempre meno affascinato dalle ferrate, anzi, più vengono convertite e pubblicizzate a scopi “ludici” meno ne giustifico l’ingerenza. La Gamma1 resta “orrenda” così come la ricordavo: un’infinita sequenza di scale a pioli appese nel vuoto, su cui si ha la costante e spiacevole sensazione di essere appesi ad un traliccio. L’unica cosa buona della Gamma1 è che prima o poi finisce e ti ritrovi dritto per dritto in cima al Pizzo d’Erna. Punto. La Gamma2 invece resta un intenso viaggio tra le dolomitiche ma verdeggianti pareti del Resegone: il suo tracciato è strepitoso e si addentra “logico e scaltro” in una zona assolutamente bellissima. Quando era stata chiusa avevo sperato che, soprattutto per mancanza di fondi, fosse “convertita” in una super-classica di arrampicata. Un vione infinito che, ripercorrendo l’itinerario della ferrata in modo quasi storico, avrebbe permesso una straordinaria ed impegnativa esperienza ai salitori. Ma ahimè, i soldi sono saltati fuori e la Gamma2 è oggi probabilmente la punta di diamante delle ferrate ricreative del lecchese. Le catene sono state sostituite da cavi metallici ed i punti più difficoltosi semplificati da nuove staffe. Rimane tuttavia un percorso impegnativo, tutt’altro che banale, in alcuni passaggi tanto tecnico quanto fisico. Le vecchie catene avevano difetti e pregi, i nuovi cavi non mi convincono molto. Non puoi allongiarti frazionando come avveniva - in caso di bisogno - con le vecchie catene. Sono rigidi e quindi più simili ad una pertica che ad una corda quando sei costretto ad appenderti; sul verticale sembrano rampe di lancio per missili in caso di caduta. Certo, l’idea che la catena “rallentasse” una caduta è probabilmente illusoria, ma qui la certezza di fiondare dritto per dritto è assoluta. Il Resegone resta però un luogo di una bellezza straordinaria ed ho avuto una certa nostalgia nel rivedere alcune linee salite in passato quando anni fa, ogni mercoledì, scorrazzavo con Ivan curiosando le rocce ed i canali: c’è ancora un mondo intero e spesso sconosciuto tra quegli anfratti. Davvero molto bello.

La Val Biandino è sicuramente molto bella, ma a me piace curiosare negli itinerari meno frequentati e noti. Così, visto ...
27/06/2022

La Val Biandino è sicuramente molto bella, ma a me piace curiosare negli itinerari meno frequentati e noti. Così, visto che lo scorso anno avevamo percorso la Cresta Sud del Pizzo di Cam, abbiamo deciso di visitare le due valli che lo cingono sempre a Sud: la valle Foppabona e la Valbona. Partiti da Introbio abbiamo intrapreso la vecchia massicciata di Sant'uberto salendo alle Baite di Piazzolo ed al Passo della Pianca. Superato il passo il Pizzo di Cam fa bella mostra di sè mentre sulla destra, in uno scenario decisamente alpino e “granitico”, risale la valle Foppa Bona fino all’omonimo passo lungo la Dorsale Orobica Lecchese. Larici e rododendri fanno da contorno alla roccia grigia che pare granito ma che è “Sienite”: una roccia magmatica plutonica simile ai graniti, ma diversamente da questi ultimi, priva di quarzo o con quantità di quarzo relativamente piccole. Uno scenario molto suggestivo, specie nella luce brillante, che ci conduce fino al Passo di Foppabona e quindi ai 2195 metri dello Zucco di Cam. Dalla cima, erbosa e morbida, si gode di uno straordinario panorama e di un inconsueto ma privilegiato punto di vista su tutte le valli e le m***agne circostanti. Per la discesa ci abbassiamo al passo di Valbona spingendoci poi verso la vecchia miniera de “La Virginia”, di cui è stato restaurato l’ingresso. Da qui discendiamo la valle seguendo un sentiero piuttosto “selvatico” ma gradevole (agli amanti del genere!). Una famigliola di capre selvatiche fa mostra di sè fuggendo, non particolarmente preoccupata delle nostra presenza, a grandi salti tra le rocce. Il sentiero, a tratti decisamente imboscato, scende lungo la valle allungandosi poi lungo il fianco della m***agna senza mai abbassarsi sulla strada per la val Biandino se non prima dell’ultimo ponte. Scesi alla Fontana di San Carlo rientriamo ad Introbio. Bel Giretto: 17.5km di sviluppo per 1.999 metri di dislivello positivo.

Non ne sono sicuro ma credo che in dialetto il “sorello”, per il modo in cui è utilizzato in diverse circostanze, sia il...
17/06/2022

Non ne sono sicuro ma credo che in dialetto il “sorello”, per il modo in cui è utilizzato in diverse circostanze, sia il termine con cui si indica l’aria fredda che esce dalla terra. Nello specifico il “Casello del Sorello”, nell’omonima Valle del Sorello sul fianco del San Primo, è un piccola - e ormai diroccata - struttura in sassi dove un tempo si sfruttava l’aria fredda che usciva dalla roccia per conservare il cibo: un naturale frigo ad aria fatto di pareti di sasso costruito attorno ad un piccolo foro nel terreno che “soffia”. Il Casello è negli anni caduto in abbandono ma gli speleologi sono orami due o tre decenni che investigano sul “sorello”, allargando piano piano la cavità ed inseguendo l’aria fredda che risale dal basso. Il lavoro di scavo compiuto è enorme, ma la grotta ancora si nega ed ancora oggi nessuno sa con certezza se, più avanti, attendano enormi saloni ed un ramo di grandi dimensioni. In ogni caso siamo andati a dare un occhiata ;)

Il caldo comincia a farsi sentire sulle m***agne del Triangolo Lariano ma, con qualche accortezza, si può sfuggire alla ...
15/06/2022

Il caldo comincia a farsi sentire sulle m***agne del Triangolo Lariano ma, con qualche accortezza, si può sfuggire alla calura e godere dello straordinario panorama del lago. Partiti dall’abitato di Erno guadagniamo quota attraversando i boschi a mezza costa. Il versante occidentale ci offre una piacevole salita in ombra fino all’Alpe Colmenacco. Da qui, con un breve tratto, raggiungiamo il grande masso erratico “Calvarone”. Le dimensioni di questo enorme blocco di granito sono ragguardevoli, per salirci sopra vi è infatti una scala di legno con più di una decina di chiodi. La sommità del masso è una pianeggiante terrazza naturale sul lago. Dal Calvarone siamo poi risaliti, attraverso un pittoresco bosco di betulle, alla cima del Colmenacco prima di scendere nuovamente allo stagno dei Piani di Erno ed all’omonimo paese. Prima che la calura pomeridiana iniziasse a farsi sentire eravamo nuovamente a Caglio, piacevolmente con un bicchiere in mano.

08/06/2022

La 𝗦𝗶𝗰𝘂𝗿𝗲𝘇𝘇𝗮 si basa su un'adeguata comprensione di 𝗣𝗲𝗿𝗶𝗰𝗼𝗹𝗼, 𝗥𝗶𝘀𝗰𝗵𝗶𝗼 e 𝗢𝗯𝗶𝗲𝘁𝘁𝗶𝘃𝗼. Il Pericolo è un valore oggettivo scomponibile in una matrice di due fattori: la probabilità che un evento si verifichi, la gravità dei danni che questo può evento può comportare. Il rischio è invece un valore soggettivo ed indica l’equilibrio che abbiamo scelto tra il Pericolo ed il nostro Obiettivo. Questo equilibrio, che possiamo chiamare accettazione o mitigazione del rischio, si basa a sua volta su due fattori: 𝗘𝘀𝗽𝗼𝘀𝗶𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 e 𝗩𝘂𝗹𝗻𝗲𝗿𝗮𝗯𝗶𝗹𝗶𝘁à. L’Esposizione definisce il nostro rapporto con la componente probabilistica di un pericolo, la Vulnerabilità definisce invece la nostra capacità di reagire ed attenuare i potenziali danni causati da un Pericolo. Se siamo completamente esposti e vulnerabili ad un Pericolo allora il rischio è massimo. Se rinunciamo al nostro obiettivo allora il rischio è invece nullo. Se valutiamo il nostro obiettivo, limitiamo e ponderiamo la nostra esposizione al pericolo e predisponiamo adeguate contromisure in caso il pericolo si manifesti - riduciamo quindi la nostra vulnerabilità - allora stiamo mitigando il rischio. Se abbiamo mitigato il rischio e decidiamo di perseguire il nostro obiettivo possiamo allora parlare di accettazione - aggiungerei consapevole - del rischio.

Questo vale ***agna, ma anche in qualsiasi attività umana.

Il cartello indica perentorio “Lago di Spluga - 5 ore”. Non è un inizio incoraggiante ma la verità è che ci aspettano 17...
06/06/2022

Il cartello indica perentorio “Lago di Spluga - 5 ore”. Non è un inizio incoraggiante ma la verità è che ci aspettano 1700 metri di dislivello positivo e quasi 15 km tra andata e ritorno. Tuttavia la giornata è bella e la Valle di Spluga, tributaria della Val Masino e da non confondere con l'omonima Valle Spluga (o Valle san Giacomo), appare verdeggiante e ricca d’acqua. Lasciata la macchina poco più avanti del “Ponte del Baffo” ci dirigiamo verso l’acquedotto ed iniziamo a salire. Il sentiero, che corre a ridosso dell’omonimo torrente Spluga, sale ripido ma curiosamente piacevole. L’ambiente e gli odori sono decisamente alpini: superati i 2000 metri di quota si esce dal bosco e lo scenario si allarga, si impenna, si riempie di roccia, di granito. Sulla valle troneggia il Monte Calvo (2.845m) affiancato dai passi che portano verso la val dei Ratti (passo di Talamuca e passo Prealpia) e la Val Merdarola (passo del Calvo). Poi, finalmente si raggiungono i primi laghi più piccoli e quindi il grande lago di Spluga. Via gli scarponi infiliamo i piedi a mollo nel lago prima di mangiare un boccone. Ci godiamo un po’ il sole di inizio Giugno e poi giù, di ritorno sui nostri passi. Alla fine, tra andare, tornare e guardarsi intorno abbiamo impiegato 8 ore. Non male. Poco traffico sulla strada di ritorno lungo la 36. La serata si è felicemente conclusa con una bella cena insieme ai Consiglieri del CAI Asso all’agriturismo di Crezzo. Davvero non male come giornata.

Poco prima dell’ingresso, mentre il sole comincia a calare all’orizzonte, incrociamo un grosso maschio di muflone che co...
02/06/2022

Poco prima dell’ingresso, mentre il sole comincia a calare all’orizzonte, incrociamo un grosso maschio di muflone che corre tra i prati del Monte Bul: è l’ultima creatura vivente della superficie che vedremo per un bel pezzo. Ci infiliamo l’attrezzatura, accendiamo la frontale… e dentro!. L’esplorazione dell’abisso del Monte Bul, oggi ribattezzato Abisso Marco Boman, inizia nel 1983 ed è proprio Boman, a cui è dedicata ora la grotta, a raggiungere la profondità di -500 metri sotto la superfice, rendendo in quegli anni l’abisso più profondo di Lombardia. La grotta si sviluppa completamente attraverso «Calcare di Moltrasio», la roccia degli stretti corridoi è intensamente lavorata e concrezionata, una scenario decisamente differente da quello della Grotta Fornitori in cui abbiamo effettuato le precedenti uscite. L’ambiente è curiosamente più opprimente e misterioso di quanto mi aspettassi: gira poca aria e scorre poca acqua, fa caldo, non c’è quella piacevole frescura che riempie i grandi ambienti di Fornitori. Scendendo la situazione cambia e di molto. Dopo aver strisciato sull’argilla in stretti corridoi ci troviamo davanti via via salti e pozzi sempre più profondi. I Pozzi Gemelli sono due enormi gallerie, parallele e verticali, che scendono verso il basso per oltre 40 metri ed unite tra loro da una finestra passante. Superati i numerosi frazionamenti scendiamo fino al fondo dei Gemelli. Siamo a più di 200 metri sotto la superficie, siamo entrati alle 19:20 e sono ormai quasi le 21:30. Tornare all’aria aperta è un viaggio tutto in salita, fatto di incognite, fatica, tecnica e tempo. Io sono decisamente meno “forte” di Mattia e devo impegnarmi per tenere a freno la testa, per contrastare quell’ansia che m***a quando la voglia di uscire si scontra con la consapevolezza dello sforzo e del tempo necessario per farlo. Mattia continuerebbe all’infinito: è così in grotta, è così in parete. E’ un trattore. Io invece conosco bene i miei limiti ed evito di spingermi oltre, almeno non troppo a lungo. “Mangiamo?” Ci svacchiamo tra roccia e fango ingollando un po’ d’acqua e qualche snack al cioccolato. Mattia butta l’occhio oltre il Pozzo "Senza Fiato" ma accetta di buon grado il mio “fine corsa”. L’ansia latente si placa trasformandosi in entusiasmo: le energie a disposizione - mentali e fisiche - ora sono tutte “allocate” per riemergere. Posso serenamente spendere ciò che ho fino alla superficie, poi il resto verrà da sè. Ripartiamo verso l’alto, pozzo dopo pozzo, trazione dopo trazione, frazionamento dopo frazionamento. Appesi al buio nel vuoto bisogna fidarsi della corda, della tecnica e delle manovre. A volte, guardandosi intorno, sembra davvero follia. Bisogna essere estremamente consapevoli di ciò che può andare storto, ma “trattenere la mente” affinchè questa consapevolezza diventi attenzione, precisione, efficacia. Forse non è un caso che gli astronauti si allenino in grotta. Ma in fondo è anche per questo che siamo qui: per recuperare la forma fisica e mentale che ha contraddistinto nei tempi d’oro la affiatata ed arrembante cordata Ricci-Valsecchi. Forse siamo qui anche per capire cosa possiamo davvero “spendere” ancora prima del pensionamento. Il tempo scorre fluido mentre senza fretta risaliamo. Alle 00:20 siamo all’ingresso, avvolti un buio completamente diverso. Ci togliamo le tute infangate ed insacchettiamo il materiale. Zaini in spalla risaliamo il ripido versante erboso del Monte Bul. Alle 01:15 siamo sul sentiero. Alle 01:50 siamo alla Colma di Sormano. Alle 2:30 sono docciato ed in branda. “Come è andata?” “Siamo ancora qui: quindi bene”. Bella serata!

Distinguere il sesso di un camoscio richiede un po’ di esperienza ed un po’ di pratica. Sia il maschio che la femmina so...
01/06/2022

Distinguere il sesso di un camoscio richiede un po’ di esperienza ed un po’ di pratica. Sia il maschio che la femmina sono dotati di corna, che non cadono - come avviene con i palchi dei caprioli, ad esempio - ma si accrescono anno dopo anno. La stazza del corpo, il collo, l’atteggiamento ed il contesto possono aiutare ad identificare il sesso di un animale ma, in linea di massima, sono proprio le corna - escludendo i genitali - l'elemento che offre maggior dettaglio per una valutazione. Quanto meno in una foto, a mente fredda, senza la concitazione del momento per il fugace incontro. In questo caso il camoscio era solo e “fischiava” spavaldo difendendo il suo territorio: tutto faceva presupporre un maschio. Infatti anche nelle foro le corna lo confermano. Dal vivo questa valutazione richiede strumenti ed esperienza per essere fatta. Bisogna infatti osservare l’uncino: se l’uncino è aperto indica una femmina, se è invece ricurvo verso l’interno indica un maschio.

La realtà è fondamentalmente una questione di punti di vista, una “percezione” su cui influiscono differenti fattori. Ne...
31/05/2022

La realtà è fondamentalmente una questione di punti di vista, una “percezione” su cui influiscono differenti fattori. Nella foto, scattata nei pressi del passo di Stavello tra il Monte Rotondo e la cima di Stavello, appare un’infinita catena di picchi granitici che, nell’immagine più estesa, spazia dal Manduino fino al Disgrazia. L’orizzonte trasforma le m***agna in una lineare muraglia, apparentemente contigua e senza interruzioni. Ma la realtà è invece differente. Le m***agne, di cui terremo come riferimento la Cima di Castello, l’evidente Ago Del Torrone, ed il Monte Sissone, “serpeggiano” (giusto per rimanere nel tema della Val di Mello) in modo tutt’altro che lineare tra valli e confini. Sulla “mappa” l’inganno della prospettiva appare subito evidente. Curiosamente questa mia riflessione è nata dopo un’interessante lettura sui pericoli del volo a vista (VFR) rispetto al volo strumentale (IFR). Per quando possiamo essere bravi a navigare a vista tra i monti è importante non sottovalutare l’importanza degli “strumenti”: carta, bussola e altimetro. Attenzione: le percezioni ingannano!

𝐌𝐨𝐧𝐭𝐞 𝐑𝐨𝐭𝐨𝐧𝐝𝐨 𝐝𝐚 𝐏𝐫𝐞𝐦𝐚𝐧𝐚: 1600 metri di dislivello per 26 km di sviluppo tra andata e ritorno, partendo da Premana e ris...
30/05/2022

𝐌𝐨𝐧𝐭𝐞 𝐑𝐨𝐭𝐨𝐧𝐝𝐨 𝐝𝐚 𝐏𝐫𝐞𝐦𝐚𝐧𝐚: 1600 metri di dislivello per 26 km di sviluppo tra andata e ritorno, partendo da Premana e risalendo la val Fraina. Questo itinerario al Monte Rotondo (2496m) offre uno straordinario panorama ed una salita, impegnativa ma appagante, lungo una vecchia mulattiera militare della linea Cadorna. Nonostante le otto ore e mezza di cammino, la stanchezza è stata addolcita ed addomesticata dalla bellezza dei paesaggi di intenso respiro alpino. Posto lungo la dorsale che collega il Legnone con il Pizzo dei Signori, il Monte Rotondo offre uno straordinario quanto insolito punto di osservazione a 360°. Sono molto soddisfatto, davvero una bella salita! Confido di visitare ancora quella zona, credo che presto “la squadra” farà visita al vicino Pizzo Alto!!

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