Irpinia in Vespa e-social tour

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Irpinia in Vespa e-social tour Come e cosa vedere in Irpinia in solitaria

30/07/2024

Libera Pungente Benefica

09/07/2024

Libera Pungente Benefica

10/04/2024

First stamp for Vespa Club Leoni Rossi 💪🏻💪🏻💪🏻

23/03/2024

:
🏆 Vespa Trophy 2023, Interlaken (Switzerland) 🇨🇭
𝐖𝐢𝐧𝐧𝐞𝐫: Vespa Club Leoni Rossi (italy)🏅🥳

22/03/2024

🇮🇹 The friends of the Vespa Club Leoni Rossi will be competing in the on their way to Pontedera! 😎
Buona strada! 🛵💨

12/02/2024
31/08/2023

“Naturalmente”. A cercare sul dizionario il termine significa “ovviamente”, per lo più come intercalare| leggi tutto |

24/08/2023

Si scaldano i motori, a due e quattro tempi, in vista di "Irpinia in Vespa/Naturalmente", evento promosso dal "Moto (...)

04/05/2023
23/04/2023
22/04/2023

Libera Pungente Benefica

20/04/2023

Tappa del Vespa Club Leoni Rossi 🛵

In occasione dell’anniversario della morte del campione Giovanni Feola.

26/03/2023
10/03/2023

Libera Pungente Benefica

05/08/2020

Libera Pungente Benefica

La cascata di Bard'natore, ad una altitudine di 570 metri, è una delle più alte dei monti Picentini con i suoi 55 metri ...
20/07/2020

La cascata di Bard'natore, ad una altitudine di 570 metri, è una delle più alte dei monti Picentini con i suoi 55 metri complessivi, suddivisi in quattro salti. E' originata dal torrente Vallone del Lupolo e si può ammirare lungo il sentiero Ponticchio - Grotta della Madonna del Fiume. E' presente un sentierino, appena prima di raggiungere il guado che attraversa il torrente, che, se risalito, consente di ammirare da vicino i primi salti, situati più in alto.

Situato nell’entroterra appenninico meridionale, al confine tra Campania, Puglia e Basilicata a breve distanza dalla Sel...
15/07/2020

Situato nell’entroterra appenninico meridionale, al confine tra Campania, Puglia e Basilicata a breve distanza dalla Sella di Conza, che fin dalla preistoria ha rappresentato un importante punto di transito. Cairano ha costituito per molto tempo il naturale passaggio che metteva in comunicazione la valle dell’Ofanto con quella del fiume Sele unendo il litorale adriatico a quello tirrenico e favorendo quindi l’insediamento umano fin dall’età del ferro.

A testimonianza il ritrovamento di abbondanti reperti archeologici come un insediamento ed una necropoli con tombe a fossa rinvenute in località Calvario – Vignale, considerate le più antiche di questo tipo in Campania. Il paese si estende per la maggior parte sullo sperone roccioso che si erge maestoso a picco tra il torrente Orata, che lo circonda da nord a sud ,e il fiume Ofanto, che scorre a sud. Le case nella parte più alta sono serrate le une alle altre e tutte insieme assumono le sembianze della poderosa prua di una nave. Proprio per la sua posizione dominante la valle dell’Aufidus flumen, così era chiamato l’Ofanto in età latina, si dice che Cairano sta a cavallo dell’Ofanto. La posizione elevata, di facile difesa, e la vicinanza del fiume favorirono senza dubbio l’insediamento abitativo.

Il borgo medievale di Cairano conserva integro il suo fascino con una forma circolare simile a un anfiteatro che ha la sua massima pendenza proprio nella zona più centrale. Il centro abitato presenta ancora il reticolo viario di un tempo, con vicoli e scalinate di pietra antica e di coppi bruniti tra gli edifici storici ancora intatti. Il comune ha una forma ascendente perchè anticamente esisteva un castello posto sulla cima del monte, a 810 metri s.l.m., ormai ci sono solo ruderi oggetto di scavi archeologici.

L’economia agricola si fonda sulla coltivazione dei cereali, di uva da cui si ricava vino di qualità egregia, ulivi, legumi. In passato, coltivata era anche la canapa. Dal secondo dopoguerra il piccolo paese agricolo ha subito un lento e costante spopolamento: nessuno sviluppo, nessuna attrattiva che hanno portato la popolazione dai 1500 ai meno di 400 attuali.

Sopra un ameno colle, su cui si distende, in posizione assai ventilata che rende l'aria saluberrima, in posizione di dom...
14/07/2020

Sopra un ameno colle, su cui si distende, in posizione assai ventilata che rende l'aria saluberrima, in posizione di dominio della Valle dell'Ofanto, Andretta è un centro agricolo di montagna, il cui territorio, fertilissimo, produce cereali ed uva da vino. In tempi recenti, sono state avviate alcune attività piccolo-imprenditoriali (vestiario, arredamento) che assorbono anche forza lavoro dei paesi del circondario. Il tipico panorama delle aree preappenniniche è coperto anche da boschi e piccole valli solcate da diversi corsi d'acqua, tributari del fiume Ofanto, i torrenti Sarda, Mulino e Orata. Il territorio andrettese è letteralmente una "miniera" di reperti archeologici, risalenti ad epoche remotissime. Diverse sono le fonti, tra cui famosa è quella dei Pioppi, una sorgente d'acqua ferruginosa. L'abbondanza di verde ed acque spiega la numerosità della selvaggina, da ammirare e non sparare! Dal punto di vista paesaggistico notevole è il Belvedere Airola e caratteristico è il Presepe Permanente realizzato sulla rupe ovest di detto Monte. In passato, da diverse cave di pietra veniva estratto il materiale utilizzato per la realizzazione di tanti edifici andrettesi, pubblici e privati. Andretta, condivide con altri paesi dell'Irpinia il dramma dell'emigrazione, originariamente verso le Americhe (Stati Uniti, Canada, Argentina), successivamente verso la Svizzera, ed in tempi più recenti verso il Nord Italia. Ciò, unitamente al crollo demografico, ha fortemente ridotto la popolazione residente.

La Piana del Dragone, si estende su un'area pianeggiante di circa 1100 ettari, situata ad un'altezza di 685 metri sul li...
07/07/2020

La Piana del Dragone, si estende su un'area pianeggiante di circa 1100 ettari, situata ad un'altezza di 685 metri sul livello del mare ubica al margine meridionale il paese di Volturara. Data la presenza di limitati depositi alluvionali sabbiosi e di grandi quantità di fanghi terrosi, si presuppone che essa sia d'origine CARSICA. L'origine del nome risale dal termine sannitico Rava. Quando il Rava si allargava diventava Raone che il tempo ha poi trasformato in Traone. La Piana essendo circondata dai monti Costa, Chiarini, Foresta, Valle dei Lupi, Calcara d'Alessio, nella stagione invernale, l'acqua piovana tende a raccogliersi nella sua parte più depressa, formando un bacino impropriamente detto " Lago Dragone ".

La cascata della Lavandaia è una meta obbligatoria. Il paesaggio è fiabesco, delineato dalla folta vegetazione circostan...
01/07/2020

La cascata della Lavandaia è una meta obbligatoria. Il paesaggio è fiabesco, delineato dalla folta vegetazione circostante e dalla cascata che era già presente al tempo della realizzazione dell’omonimo ponte del I secolo a.c. Negli anni, è stata sottoposta a lavoro di rifacimento fino ad arrivare nel XV secolo quando la sua funzione principale divenne quella di alimentare il vecchio mulino fortemente voluto dai montellesi e che è rimasto attivo fino agli anni cinquanta del secolo scorso. Di esso, oggi, sono visibili pochi ruderi delle mura.

La cascata deve il nome ad un antica leggenda che racconta di una bella lavandaia, che fu sedotta da un nobile locale e poi, rimasta incinta, fu annegata nelle vicinanze del ponte dal seduttore stesso. La storia però, invece di connotare la zona di mistero, si è scontrata con la memoria dei paesani che, invece, ricordano meglio questo posto, come il luogo eletto dove le donne, in antichità, andavano a lavare i panni nelle cristalline acque del fiume. La Cascata della Lavandaia è davvero il luogo del cuore per i montellesi, quasi giornalmente ci passano semplicemente per farvi una capatina, controllare la gettata dell’ acqua, scattare qualche foto o salutarsi con gli amici. È anche un luogo molto amato dai visitatori stranieri che già da questo periodo la prediligono per la frescura e la scenografia romantica.

Nel cuore dei Monti Picentini si trova l’altopiano del Laceno a 1050 metri nel comune di Bagnoli Irpino, in provincia di...
29/06/2020

Nel cuore dei Monti Picentini si trova l’altopiano del Laceno a 1050 metri nel comune di Bagnoli Irpino, in provincia di Avellino. Laceno è incastonato in un paesaggio di straordinaria bellezza tra boschi, ruscelli ed imponenti catene montuose, vantando un ricchissimo patrimonio naturalistico dove trova spazio anche un lago. Definita una nota località sciistica, Laceno con i suoi 16 km di piste è un riferimento per tutti gli amanti dello sci e della montagna. Il comprensorio sciistico del Laceno spazia da quota 1100 a quota 1700 m garantendo allo sciatore ogni tipo di emozione. Per la morfologia del territorio a Laceno si trova una delle più importanti e conosciute cavità della Campania: le Grotte del Caliendo. Attualmente è percorribile solo nei periodi di magra estiva, sono in corso degli studi geo-speologici che fin’ ora hanno garantito i primi lavori per un accesso turistico.

La panchina rossa, colore del sangue , è il simbolo del posto occupato da una donna che non c’è più, portata via dalla v...
23/06/2020

La panchina rossa, colore del sangue , è il simbolo del posto occupato da una donna che non c’è più, portata via dalla violenza.
La panchina è il simbolo di un percorso di sensibilizzazione verso il femminicidio e la violenza maschile sulle donne e collocata in una piazza, in un giardino pubblico, davanti ad una scuola, a un museo o in un centro commerciale, mantiene viva una presenza.

Savignano è un accogliente rifugio nella valle del Cervaro, circondato da campi fertili coltivati a grano e a fieno, ric...
22/06/2020

Savignano è un accogliente rifugio nella valle del Cervaro, circondato da campi fertili coltivati a grano e a fieno, ricoperti di uliveti e vigneti che testimoniano la sua storica vocazione agricola. La sua origine mitica si potrebbe rintracciare nella “primavera sacra” raccontata da Strabone, quando alcuni gruppi di Sabini abbandonarono l’Italia centrale per recarsi verso le terre di mezzogiorno seguendo un toro, e dando così origine al popolo dei Sanniti. Piccole comunità patriarcali – i cosiddetti “vichi irpini” disseminati nelle campagne dell’odierno centro abitato – si sarebbero spostate a monte a seguito delle incursioni longobarde, intorno al 570. Il borgo si ampliò nel Cinquecento fino a Porta Grande grazie all’unione del feudo aragonese dei Guevara con quello dei Ferrara. Nel Settecento furono aggiunti nuovo quartieri tra cui il Corso, il Calvario e la Fontana Vecchia.
La Tombola è il punto più panoramico del centro storico: il suo nome deriverebbe dalla piccola tomba in cui fu sepolto il normanno Sarolo Guarna, giustiziato nel 1193 per essersi ribellato a Tancredi d’Altavilla. Palazzo Orsini, odierna sede del Municipio, era un hospitius pro peregrinis, costruito nel 1727 dal cardinale Orsini, poi Papa Benedetto XIII, con la funzione di ospedale. La fontana Angelica convoglia in paese l’acqua del Monte Sant’Angelo che sgorga dalle bocche di tre papere in ghisa. Completata nel 1912, oggi ha solo funzione ornamentale ma in passato era affollata dalle donne che ogni giorno vi si recavano a prendere l’acqua con un fazzoletto in testa per riparare il capo dal secchio.

Greci è l’unico paese albanofono della Regione Campania e si trova in Provincia di Avellino al confine con la Provincia ...
22/06/2020

Greci è l’unico paese albanofono della Regione Campania e si trova in Provincia di Avellino al confine con la Provincia di Foggia.

Conserva oggi l’idioma e, grazie ad una legge regionale, si stanno creando i presupposti per il recupero della lingua in forma scritta. La scuola è il veicolo abilitato a tal fine. Un breve escursus storico ci consente di spaziare dalle origini che risalgono al VI -V -IV sec. a.C., documentate attraverso reperti archeologici presenti nel museo PLEAG di Greci, all’anno 535 quando l’imperatore Giustiniano inviò in Italia Belisario per combattere i Goti e che fondò le prime colonie greche fra cui Greci, al 1461-64 quando con Ferdinando d’Aragona, successo al padre Alfonso, al seguito di Giorgio Castriota Skanderbeg una grossa emigrazione si verificò per sfuggire alla vendetta turca. Oggi il Paese è un bel gioiello a guardia del Vallo di Bovino. Lindo, salubre, ospitale tant’è che l’incipit più comune è “mir sa eth de Katund“ ovvero “benvenuti“!

Le bolle della Malvizza sono un fenomeno vulcanico, assimilabile vagamente ad una solfatara, con fuoruscita di gas e fan...
16/06/2020

Le bolle della Malvizza sono un fenomeno vulcanico, assimilabile vagamente ad una solfatara, con fuoruscita di gas e fango. Le emissioni mefitiche aumentano d’intensità e spettacolarità dopo le piogge. Il luogo è una “Mofeta” e nei pressi doveva trovarsi un santuario pagano dedicato alla dea Mefite, divinità degli inferi.
La Malvizza è una contrada di Montecalvo Irpino (AV), situata ai margini nord-orientali dell’Appennino campano. Frequentata dai cacciatori del paleolitico, abitata dal neolitico, è attraversata dal tratturo, detto la “Via della Lana”, che da Pescasseroli (AQ) consentiva, sino alla metà del 1900, ai pastori abruzzesi la transumanza con le greggi fino a Candela (FG). L’area fu conquistata prima dai sanniti e poi dai romani. Questi vi fecero passare la Via Appia-Traiana che da Roma portava sino a Brindisi.

LA LEGGENDA
Gli antichi narravano che qui vivesse un cattivo taverniere che uccideva i viaggiatori della Via Traianea, depredandoli dei loro beni. Gli Dei, adirati per le mostruosità di cui si era macchiato il taverniere, lo fecero sprofondare, unitamente alla sua servitù, in una voragine, dove oggi sorgono le Bolle della Malvizza. Ogni 15 agosto il taverniere farebbe udire i suoi lamenti.

La grotta di San Michele Arcangelo di Casalbore:La legenda racconta che la grotta carsica venisse scoperta da una mucca ...
16/06/2020

La grotta di San Michele Arcangelo di Casalbore:
La legenda racconta che la grotta carsica venisse scoperta da una mucca e quindi consacrata a San Michele che anche sul Gargano aveva indicato il luogo di devozione attraverso un toro. E’ una chiesa rupestre che assunse il ruolo di tappa privilegiata di un itinerario che, seguendo la via Traiana, ricalcata dalla Via Sacra Langobardorum, giungeva alla grotta garganica e proseguiva verso i porti di imbarco per la Terra Santa. La ca****la fu restaurata nel 700 dai marchesi Aurelia e Tommaso Caracciolo, particolarmente devoti al Santo. Evento testimoniato da una lapide conservata all'interno, posta al di sopra di una rustica acquasantiera in marmo. Nello stesso anno fu realizzata una statua in pietra del santo e l'anno successivo venne consacrato un nuovo altare in marmo finemente lavorato. Sulla scia di questi eventi, Papa Clemente XI concedeva indulgenza plenaria a quei fedeli che, pentiti e confessati, erano disposti a recarsi in visita alla grotta. L’originario ingresso era collocato in una frattura della volta rocciosa e solo successivamente si realizzò un ingresso laterale sul pendio meridionale della collina. Oggi la cavità carsica è sovrastata da un edificio e conserva i due ingressi. L’ampiezza della cavità naturale venne in seguito ridotta a circa venti metri, a causa dell'apertura di una cava per l'estrazione della pietra. L’8 maggio di ogni anno la ca****la è meta di una suggestiva processione preludio di un’emozionante celebrazione religiosa che si unisce ancora alla festa patronale civile.

Nel piccolo borgo montano di Casalbore (Av), situato nella bellissima valle del Miscano, si trova l’antica Torre Normann...
16/06/2020

Nel piccolo borgo montano di Casalbore (Av), situato nella bellissima valle del Miscano, si trova l’antica Torre Normanna.

Risalente appunto al periodo Normanno, la torre fu il primo edificio fortificato del complesso architettonico ad essere costruito. Successivamente fu costruita una piazza d’armi cinta da mura che circoscrivevano alcune strutture e altre torri minori.

Nel 1485 la famiglia nobile dei Caracciolo acquistarono il feudo di Casalbore dalla Corte Regia. I nobili furono signori del feudo fino al 1806. In quel periodo furono apportate diverse modifiche, e il castello fu trasformato in dimora signorile. In particolare, i Caracciolo costruirono il palazzo collocato a Sud della corte.

Nel corso dei secoli il complesso subì numerose modifiche e trasformazioni.

I primi segni di degradazione si manifestarono intorno alla seconda metà del Settecento. A causa dello stato di abbandono, nel 1835 fu iniziata la demolizione di numerose strutture; la torre beneventana fu invece acquistata dal Municipio.

L’intera fortezza fu distrutta dal devastante sisma del 1962. L’unico edificio sopravvissuto fino ad oggi è proprio la Torre Normanna.

La torre fu costruita originariamente con lo scopo di controllo e difesa del territorio circostante.

Ha una tipica base medioevale quadrangolare e si eleva per oltre 25 metri. Le sue pareti sono state realizzate con blocchi in pietra grigia del luogo.

Al tempo delle lotte tra Longobardi e Bizantini, lungo il tracciato dell'antica via Traiana e della via Appia, sorgeva u...
08/06/2020

Al tempo delle lotte tra Longobardi e Bizantini, lungo il tracciato dell'antica via Traiana e della via Appia, sorgeva un'imponente linea difensiva al confine tra la Puglia e la Basilicata. Le fortificazioni principali di questa struttura erano quelle di Ar**no Irpino e Sant'Angata di Puglia, ma l'avamposto bizantino più avanzato sul fronte occidentale era il cosiddetto Castrum Byzacium o Byzantii, quello che oggi corrisponde al centro storico del Comune di Bisaccia. Il centro storico, distaccato dal paese moderno, costruito sulla base di un piano regolatore varato nel 1930 a causa dei frequenti terremoti, si sviluppò attorno al castello medioevale di origine longobarda. Il primo nucleo della fortificazione fu edificato probabilmente da Arechi I su di un preesistente fortilizio di epoca augusteo già citato da Orazio. Il principe longobardo lo costruì dopo la tregua del 598 d.C. concordata tra Longobardi e Bizantini sotto il patrocinio di Gregorio Magno. Negli scavi condotti al Castello di Bisaccia è stata messa in luce una parte dell'impianto originario del fortilizio longobardo e una ca****la castrense fornita di abside, destinata al presidio bizantino dell'epoca.

Il Castello Ducale di Bisaccia è forse il maniero irpino dove è più evidente il sostanziale passaggio della funzione dell'edificio da struttura difensiva, caratterizzata dall'alta e possente torre dotata di ponte levatoio, a residenza signorile che, con il cessare delle minacce di confine, ospitò illustri letterati e fu visitata, anche in tempi più recenti, da famosi personaggi. Il 2 marzo 1875 Francesco De Sancitis, irpino originario di Morra considerato uno dei padri della lingua italiana, durante il suo viaggio elettorale si fermo nella "Bisaccia gentile", visitando la "stanza del Tasso" e ammirando lo splendido panorama circostante: " una vista infinita di selve e di monti così sfumati, così fluttuanti che parevano nuvole...".

Il Formicoso è un altopiano che si trova in nei pressi di Bisaccia e Andretta.Ai tempi di Federico II di Svevia, il Form...
08/06/2020

Il Formicoso è un altopiano che si trova in nei pressi di Bisaccia e Andretta.
Ai tempi di Federico II di Svevia, il Formicoso fu ribattezzato, secondo Niccolò Iamsilla, "Monte Sano" ("Mons Sanum") per volere dell'imperatore, il nuovo nome suggerisce un apprezzamento del sovrano della zona, dove, secondo alcuni studiosi, l'Imperatore svevo potrebbe aver praticato la caccia col falcone.
Il Formicoso era il feudo di Bisaccia: tra il 1875 e il 1892, venne diviso in vari lotti di circa 40 are (4.000 m²) ciascuno. Nel 1968 su 8.000 abitanti il catasto registrava 11.000 proprietari, meno di un ettaro a testa. Il Formicoso, caratterizzato da dolci rilievi steppici senza alberi, viene utilizzato per la coltivazione di cereali, legumi ed erba da pascolo. Tra i cibi coltivati erano molto rinomati gli asparagi. Il Formicoso veniva utilizzato, dopo la mietitura, anche come terreno da caccia; tra gli animali cacciati vi erano quaglie, lepri, allodole ecc. Oggi sono state impiantate sul Formicoso delle pale eoliche per sfruttare i forti venti.

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