16/07/2024
16 LUGLIO 1278 NASCE GONESSA-LEONESSA
(Di Luigi Nicoli)
Il presente contributo è un breve estratto del libro sulla storia di Leonessa di prossima pubblicazione
Il giorno dell’Epifania dell’anno 1266 Clemente IV, Guy Foulques papa francese ex cancelliere di Luigi IX, incoronò a Roma il conte Carlo D’Angiò, fratello del re Santo, come re di Sicilia. Egli era in procinto di scontrarsi con le truppe del grande nemico ghibellino Manfredi di Hoenstaufen, figlio di Federico II di Svevia. Manfredi aveva avuto il torto di insediarsi sul trono del regno di Sicilia, che già fu di suo padre, senza il beneplacito del Pontefice. La battaglia finale si svolse il 26 febbraio del 1266 nei pressi Benevento. Carlo d’Angiò sbaragliò le truppe di Manfredi, che fu ucciso. Diverse purtroppo furono le atrocità commesse dalle truppe francesi che non risparmiarono neanche la famiglia dell’Hoenstaufen. Ma due anni dopo un altro pericolo turbò Carlo I: Corrado IV di Svevia, Corradino, il quindicenne nipote di Manfredi, che voleva vendicare lo zio e restaurare il Regno del nonno Federico II. Ma anche Corradino fu sconfitto da Carlo, nel 1268, a Tagliacozzo. Il giovane principe fu decapitato a Napoli il 29 ottobre del 1268. A partire da quella data tutti i territori e i possedimenti proprietà di Federico II, furono incamerati da Re Carlo. Analoga sorte ebbe anche il castello di Ripa di C***o.
Dal 1274 gli uomini del distrutto castello di Narnate (da identificarsi con gli abitanti di Valle Arenaria) che, per motivi politici si erano ribellati al dominio della Chiesa e del Ducato di Spoleto, iniziarono minacciosamente a gravitare intorno a Ripa di C***o (che sorgeva nei pressi della Fonte della Ripa), tanto da conquistare il castrum. Allora, la guarnigione angioina, per sedare la rivolta, fu costretta a chiamare in aiuto le universitates dell’Aquila e di Atri e i feudatari della contrada, con l’obiettivo dichiarato di sterminare i rivoltosi, contrari a qualsiasi trattativa di pace.
Re Carlo, però, nel settembre del 1275, mutato il clima politico e riappacificatosi con il Rettore del Ducato di Spoleto, colse l'occasione per dare asilo politico e per annullare ogni persecuzione contro gli sbandati del confinante Ducato, pensando di potersene servire per rafforzare la sua posizione in quel delicato settore. Tuttavia trascorsero due anni prima che Carlo I emanasse precisi provvedimenti di rinforzo dei castelli di Ripa di C***o e di Intra ( sopra Piedelpoggio), con una lettera inviata al Giustiziere d’Abruzzo, nella quale si legge che i castelli di Ripa d C***o e Intra«castra nostra Ripe de cornu et Rocce de Intro» erano bisognosi di riparazioni e anche di uomini fedeli e idonei (alla loro custodia)«viros fedeles et idoneos». Era dunque finalmente emersa la necessità di rafforzare i due castelli dopo la rivolta del 1274 cui si aggiunse, con ogni probabilità, la volontà di contrapporsi al castrum di Monteleone di Spoleto, baluardo del Ducato appena oltre il confine, ricostruito a partire dal 1266 nel luogo dove già sorgeva la rocca di Brufa.
L'esigenza del rinforzo dei confini si fece ancor più pressante nella primavera del 1278, allorché il nuovo pontefice Nicolò III revocò la nomina a Senatore di Roma, e di Vicario Imperiale, a Carlo I. Il sovrano angioino, temendo un’invasione delle truppe Pontificie, incaricò il Giustiziere d’Abruzzo Giovanni Scotto, il milite Matteo de Plexiaco, il Capitano Teodino de Rodio, Basilio de Vigiilis cassiere, di effettuare un sopralluogo per studiare la possibilità di edificare una nuova inespugnabile roccaforte a difesa dei confini.
Nel mese di giugno dello stesso anno gli emissari di Carlo I risposero al sovrano con una missiva, con acclusa la pergamena del progetto, relativa all'ndivduazione del sito per la costruzione del nuovo centro demico, da realizzarsi a ridosso del castello di Ripa di C***o.
Il 16 luglio Carlo I dava il su assenso con una sua lettera, che costituisce l’atto di fondazione di Leonessa. In questo documento, re Carlo, prima di approfondire i dettagli dell’operazione, sottolineava l'importanza della posizione strategica del sito individuato che lo spingevano a intervenire con urgenza: «Qui locus est infra fines regni per miliare uno et tran-seunt per ipsum due strate, una quarum itur aput Reate et altera aput Spoletum» (questo luogo si trova circa un miglio all'interno dei confini del Regno, e lo attraversano due strade, una delle quali va verso Rieti e l'altra verso Spoleto. Si tratta di due relitti di percorsi molto più antichi: uno che va verso Nord, transitando per Monteleone di Spoleto, per Sant'Anatolia di Narco e la Valnerina arriva a Spoleto; l'altro che transitando per i Prati dell'Osteria, Cima di Monte, Cantalice, giunge a Rieti.
Accanto a questi due antichi tracciati presto un altro divenne assai più importante: quello che collegava Gonessa con L'Aquila, che costituiva parte integrante della cosiddetta “Via Degli Abruzzi” o Via della Lana: una strada commerciale che nel medioevo collegava Firenze con Napoli attraversando l'Umbria e l'Abruzzo.
Gonessa – con le altre città di recente fondazione – si trovava in una posizione strategica rispetto a questo asse viario. Infatti venendo da Perugia poi Spoleto la via più breve per raggiungere L'Aquila, è quella che transita per Ferentillo, Salto del Cieco, Villa Pulcini, Villa Bigioni, Leonessa, Albaneto, Posta, Borbona, Montereale. Dall'Aquila proseguiva per Sulmona, Castel Di Sangro, Isernia, Venafro e Capua.
Nel suddetto documento di fondazione, re Carlo, dopo aver specificato l'ubicazione del nuovo centro, re Carlo parla del restauro di un'antica torre del castello, della quale darà poi precise istruzioni per la sua costruzione (non dimentichiamo che Carlo I e Luigi IX erano anche valenti esperti di architettura), e della edificazione di una nuova.
Il sovrano transalpino volle chiamare la nuova città Gonessa, in ricordo della cittadina francese di Gaunissa (IX-X secolo) – poi Gonesse – alla quale il sovrano era particolarmente legato per aver dato i natali a suo nonno Filippo II l’Augusto, il grande restauratore del regno di Francia, e per avervi trascorso l’infanzia.