22/11/2020
San Lorenzo a Vignanello è un insediamento ben strutturato che presenta diversi ambienti ipogei. Nonostante la lettura sia complessa, parrebbe piuttosto un vero e proprio abitato rupestre, dotato di ambienti di vita quotidiana, un piccolo cimitero, una chiesa in cui permangono tracce di intonaco sulle pareti e dove si intravede un affresco raffigurante, al centro della composizione la Madonna in trono in posizione frontale, che sorregge sulle ginocchia il Bambino benedicente.
Ai lati due figure di angeli, di cui è ben conservato quello di sinistra, identificato da una didascalia come Michele, l'archistratega di Dio, abitante caratteristico degli eremi rupestri. Più d'un ricercatore per dare senso a questo luogo, fa riferimento ad una comunità benedettina dipendente addirittura da quello straordinario luogo di potere che fu l'abbazia di Farfa. Lo testimonierebbe, tra l'altro, l'intestazione a San Lorenzo il Siro, leggendaria figura cenobitica orientale, mitico fondatore dell'abbazia e uccisore di draghi. L'espansione dalla Sabina fin qui, testimonierebbe l'utilizzo di queste forme ascetiche e dell'immaginario religioso che esse promuovono, come sistema di coesione sociale su un territorio complesso, difficile da far aderire ad un unico culto centrale.
L'immagine del Siro è incredibile. Incredibile la sua provenienza, da un luogo particolarissimo e da un tempo in cui si pose l'origine dei culti moderni. I Siri discendono dagli Aramei, una popolazione semitica araba. Abitarono parte di quella zona che oggi sarebbe la Siria. Il Patriarcato di Antiochia arrivò a diventare nel V secolo una vera potenza religiosa cristiana che produsse due scismi importanti nello sviluppo dell'immaginario religioso: i monofisiti dell'archimandrita Eutiche e i difisiti di Nestorio di Costantinopoli. I Siri ressero l'impatto ellenizzante dei Seleucidi (con capitale dalle parti di Bagdad) ben prima della nascita di Cristo, modificandone l'idea filosofica a loro consumo. A quei tempi le loro forme religiose erano imperniate sul monoteismo solare. Da quei lidi proviene ad esempio El Gabal - il Sole - ma anche Atargatis e Argatodaimon, entità decisamente neoplatoniche confluite in seguito nelle idee di Mitra, Aion e infine San Michele Arcangelo. Intermediatori metafisici alati (in seguito angeli) che legarono bene i primi substrati cristiani con gli ultimi sprazzi del pensiero ellenico.
Verso il V secolo migrarono da quelle parti gli ultimi filosofi pagani, i diadochi della scuola d'Atene e d'Alessandria che si rifugiarono, in esilio volontario, presso il re Cosroe di Persia. Erano Damascio e i suoi 7 discepoli (tanti quanti i pianeti, a rappresentazione forse del culto astrale a cui erano legati?). Il re che voleva liberarsi dal populismo settario di mazdakidi e altre forme che ponevano in dubbio il suo potere, accolse con benevolenza i pensatori dei quali sfruttò l'idea ellenica per avvalorare la visione regale di quella società e corroborarne la coesione. Fu la base dei pagani di Harran, che si chiamarono poi Sabi, adoratori del dio-Luna Sin, ben oltre i tempi della conquista musulmana.
Erano anni di commistione estrema, quelli! E nulla pareva quel che era. Ce lo scrive anche Procopio di Cesarea, storico bizantino, con un racconto sul prefetto Giovanni di Cappadocia il quale entrava tranquillamente in chiesa coperto da un mantello "come quello di un sacerdote degli elleni".
Intorno al primo secolo furono sotto l'impero dei Sasanidi di Persia anche i Nazareni, chiamati Cristiani di San Giovanni, oppure Mandei. Una comunità religiosa di origine gnostica tuttora esistente il cui nome arabo, al-Ṣābiʾa al-Mandāʾiyyūn, si potrebbe tradurre con Sabi-Mandei, intersezione ancor più evidente di rappresentazioni religiose concomitanti.
Impossibile descrivere in poche righe l'apporto dell'Islam alle diverse idee religiose locali. Basti pensare che dopo la conquista araba, quando un califfo moriva, molti islamizzati tornavano ad essere momentaneamente cristiani e alternavano il loro credo in base alla presenza politica del momento. Altri per paura o per credo rimanevano musulmani, sposando tuttavia solamente donne pagane e allevando i figli maschi come musulmani e le femmine come pagane. Ce lo racconta Ibn al Nadim, un importante erudito storico sciita, poco prima dell'anno 1000.
Da qui, circa cinque secoli prima di questi ultimi fatti, sarebbe partito il Siro, con il suo immaginario legato al culto in grotta, all'eremitismo, al cenobitismo. Non è un caso che il primo cenobita esistente sia considerato San Pacomio, monaco, guarda un pò!, egiziano; vissuto a cavallo fra il III e il IV secolo.
I luoghi di San Lorenzo il Siro, sono praticamente la culla di tutte le forme religiose occidentali di cui siamo a conoscenza. E il culto in grotta, così presente in Italia, mutuando forme già presenti qui da noi, discende proprio da lì.
Marco 😉