31/03/2023
Frequentando sentieri di montagna può capitare spesso di trovare tracce di animali selvatici, in bella vista, proprio lungo il percorso “ufficiale”. Spesso in prossimità di incroci con altri sentieri, di deviazioni o sotto i cartelli del CAI, ma come mai? Gli animali sanno leggere? Utilizzano anche loro le mappe con bussola e segnaletica ufficiale?
Un episodio in particolare che mi è successo, mi ha fatto capire l’abilità degli animali selvatici nell’individuare le tracce e i percorsi più facili e meno dispendiosi a livello energetico, in ogni circostanza.
Verso la fine di gennaio, dopo le prime nevicate di questo inverno sull’Appennino centrale, sono uscito per fare un sopralluogo su un percorso completamente innevato. Nei giorni precedenti era caduta parecchia neve e mi sono ritrovato su un sentiero completamente bianco, immacolato, in mezzo ad un prato, dove non ci sono né alberi né rocce con le classiche bande bianche e rosse a segnalare la direzione giusta. Il sentiero era invisibile.
Le uniche tracce sulla neve, oltre alle mie, erano quelle di un capriolo, che in una gelida mattinata di gennaio, come me, non era riuscito a restarsene al riparo ma aveva deciso di attraversare il versante innevato della montagna, forse in cerca di qualcosa da mangiare.
Incuriosito dalle direzioni che prendevano le tracce del capriolo, ho iniziato a seguirle. Man mano che avanzavo nella neve sempre più alta ed entrando poi in una zona più boscosa, punteggiata di radure tra i faggi, ho notato che ad ogni svolta della pista del capriolo, corrispondeva un albero con i segni bianchi e rossi che indicano il sentiero. Mi sono incuriosito ancora di più e, continuando a seguire la pista del capriolo, ho iniziato a registrare e controllare la traccia gps.
Ho continuato per qualche chilometro finché la mia attenzione non è stata catturata da un’altra pista, questa volta, quella di un lupo. Lineare, precisa, e senza segni di indugio, inconfondibile: la traccia lasciata da chi conosce i boschi da tempi arcaici.
Affascinato dalla sua lunghezza (non capita spesso di trovare tracce che proseguono per diversi chilometri, fortuna che si ha solo sulla neve fresca) ho deciso di iniziare a seguire questa seconda pista, sempre controllando la registrazione della traccia gps.
Una volta usciti in cresta, le tracce sono svanite nella neve spazzata continuamente dal vento, e io ho continuato la mia escursione.
Una volta rientrato ho controllato la traccia che avevo registrato seguendo le piste degli animali, confrontandola con il sentiero segnato sulla mappa: coincidevano alla perfezione.
A parte qualche piccola deviazione (di pochi metri!) i due animali avevano seguito esattamente, per chilometri, il sentiero che volevo percorrere io, senza mai vederlo, perché era completamente coperto di neve.
Questo episodio ci dà la misura della capacità degli animali selvatici di orientarsi in qualsiasi condizione si trovi l’ambiente che attraversano, a differenza di noi umani che senza segnaletica non riusciamo a vedere la direzione giusta.
Tutto ciò accade perché spesso i selvatici preferiscono utilizzare sentieri e strade già battuti, meno faticosi da percorrere (soprattutto nel caso di ambienti innevati o fangosi), piuttosto che addentrarsi nel fitto sottobosco o tra rocce impervie.