Incantesimo di Roma. L’arte che emoziona e che fa parlare i sentimenti, l’arte che riverbera nella quotidianità mutando il colore del nostro umore. L’arte che incanta. 💚
Roma e i suoi gioielli
‘Questa bellezza è quello che noi cerchiamo. Nel nostro paese c’è poco spazio e oggi le città son tutte fatte di grattacieli.
Allora vedere come nel passato si potesse liberamente vagare con mente e corpo ristabilisce il giusto rapporto con la natura ed il mondo’. Chiude gli occhi e sorride.
Così la bellezza entra nella vita e la rende migliore. Per chi viene a visitare la nostra terra, questa è la principale ragione del viaggio.
Villa Farnesina alla Lungara a Roma
La Villa Farnesina alla Lungara, un luogo di amore e meditazione, dove godere le storie di eroi e ninfe fino a perdersi nel Bello. Il luogo non ha finito di stupirci e a breve nuove sale apriranno per rendere sempre sorprendente il percorso.
Monet e Le Havre
Il porto di Le Havre costituisce il punto di partenza della poetica di Monet e ciò non solo in quanto Claude trascorrerà la sua infanzia e la sua adolescenza in questo luogo, ma perché qui acquisirà i primi rudimenti della sua formazione pittorica, frequenterà La Scuola d'Arte, intreccerà una relazione profonda con Boudin e tornerà continuamente per ritrovare se stesso nel corso della sua lunga esistenza.
La marina, il porto, le navi hanno accompagnato i momenti di solitudine del giovane pittore quando, in fuga dalle delusioni famigliari e scolastiche, rifletteva sulla turbolenza dell'esistenza, annegando la frustrazione in caricature che potessero rendergli qualche guadagno. Prima di conoscere Boudin Monet non sapeva che quel mare sarebbe diventato uno dei temi da lui maggiormente amati. E' infatti Boudin che a partire dal 1856 influenzerà il pennello del giovane Claude che, in merito al maestro e ai suoi insegnamenti asserirà "i miei occhi finalmente si aprirono e compresi veramente la natura, imparando così ad amarla, ad analizzarla nelle sue forme con una matita, a studiarla nei suoi colori". Fra i soggetti prediletti in Monet il mare ha sempre rappresentato il mutare del tempo e dello spazio, il luogo prediletto dove si incontrano aria, luce e acqua in un frangersi di coincidenze temporali che sfuggono al fermo immagine. Davanti alle tele di Monet come ad esempio "Impressione, levar del sole" il momento è tutto proteso a cogliere l'attimo di luce e il suo riflesso nell'acqua. Non c'è interesse descrittivo, ma un rincorrere gli istanti del sorger del sole attraverso un'impressione sulla retina dove nessun soggetto prevale, perché nulla esiste senza il suo divenire. L'opera esemplifica il fluire del tempo e introduce per la prima volta in Francia, dopo la meravigliosa stagione di Turner in Inghilterra, un nuova dimensione nel campo della pittura.
Proprio per tale ragione l'acqua sarà per Monet il tema prevalente da sviluppare secondo punti di v
Un tuffo nella storia dell’acqua a Roma
Se c’è una caratteristica di Roma di cui i romani vanno fieri, è senza ombra di dubbio la copiosità dell’acqua cantata quotidianamente dalle molte fontane e fontanelle che deliziano gli occhi dei passanti e dissetano le gole di quanti cercano refrigerio in un sorso zampillante dagli storici nasoni. Tale profluvio di acqua è da sempre stato un tratto distintivo della nostra bella città, almeno dal 312 a.C., quando è stato costruito il primo di una lunga serie di acquedotti eretti al fine di garantire l’approvvigionamento di fontane pubbliche e monumentali, terme pubbliche, naumachie e laghi artificiali. Di queste opere architettoniche rimangono a Roma le imponenti arcate degli acquedotti prevalentemente visibili lungo l’Appia Antica e gli altissimi pilastri, il sistema di vasche e le cisterne delle terme imperiali quali quelle di Caracalla e di Diocleziano.
Al glorioso passato romano fa eco l’incredibile abbondanza di fontane monumentali fatte erigere in epoca moderna dai papi. Esempio meraviglioso è la Fontana di Trevi progettata a metà del XVIII sec. da Nicola Salvi a celebrazione dei restauri dell’Acquedotto dell’Acqua Vergine. La bella Mostra si staglia sulla facciata di Palazzo Poli, come un arco trionfale a sottolineare il successo dell’impresa ingegneristica che ha coinvolto nei secoli molti papi. Qui il passato si fonde con la storia recente, i rilievi al di sopra della Salubrità e dell’Abbondanza ricordano la leggenda legata alla realizzazione augustea dell’acquedotto Vergine, mentre al di sopra delle Allegorie centrali campeggiano i nomi dei papi che hanno portato a compimento la Fontana. E’ il tripudio dell’acqua annunciato dalla figura di Oceano e dai suoi tritoni reali a cavallo dei mari. La superba bellezza della mostra ha determinato il nascere di molteplici leggende di cui la più famosa è quella delle tre monete nella fontana per coloro che desiderano ritornare a Roma, tradizione che ha avuto larga diffusione
Time is out of joint. La GNAM veste Shakespeare.
Il tempo è uscito dai cardini, da quell'angolazione deliziosamente cronologica alla quale eravamo assuefatti, come si trattasse di una linea marcata e sicura che fino ad un mese fa guidava i nostri passi fra le polverose opere della GNAM. Poi l'11 Ottobre scorso, un nuovo allestimento ha scardinato il sesto, spingendoci a valicare la logica consequenziale dei secoli e a guardare le opere nel verso del concetto che le ha create. Il visitatore rimane colpito dall’abbinamento espositivo, si interroga sul senso di unire in una relazione spaziale creazioni tanto diverse e lontane fra loro.
Cosa può accumunare Canova ,Mondrian e Klein, immersi in una emulsione liquida di vasche dal digradante colore marino? Mi immergo nel blu Klein dell’acqua e colgo il fluire del velo che scorre sul petto di Ercole, così simile alla pelle del mare che si increspa al vento, in quella molteplicità geometrica che sospira le composizioni archetipiche di Mondrian, albero primo della sintesi moderna.
Perché Giove contempla Warhol e Demetra fissa Fontana? Che cosa lega queste opere fra loro? Il tempo è uscito dal consueto scorrere e il passato si rivolge al presente, imparando da esso in una reazione capovolta. Così le statue delle divinità pagane si interrogano sul futuro e partecipano con noi al fenomeno del presente, al contempo spettatori e spettatrici di ciò che è scaturito dalla classicità. Così provo a osservare con gli occhi di Demetra, dea Madre di tutti i frutti, l’idea di uno spazio da scavare, al di là del visibile, concettuale. La relazione dialettica è per antitesi e riflette l’antinomia fra ciò che è concreto e ciò che è ideale. Mi sento libera di creare relazioni e tessere una nuova sintassi che sia talvolta anche analogica.
Trovo che questa esposizione dia la possibilità a chi la visiti o la spieghi di giocare carte inedite, di sollecitare riflessioni nuove, di creare un percorso che non sempre risponda ad una logica prefis