28/12/2024
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📖 Questo in foto è un dipinto dell'artista Henryk Siemiradzki, pittore polacco attivo due secoli fa. Un classico dipinto ottocentesco che, perseguendo la moda dell'epoca, con il suo inconfondibile stile un po' realistico, un po' narrativo, ci mostra spaccati della vita quotidiana nella Roma antica. Sappiamo bene, però, come l'Urbe a volte si rendesse protagonista di fatti, o meglio dire eventi, che ai nostri occhi sembrano semplicemente atroci e violenti (come in questo caso). Ma una vera guida turistica non lascia sfuggire nulla, neanche l'occasione di narrarvi una delle esecuzioni capitali più cruente. In questo dipinto notiamo una gran folla in primo piano, con tanto di palco imperiale e senatori in toga. Una folla è assiepata vicino loro, e sullo sfondo architetture che ci rimandano subito all'antichità e all'Urbe. Ciò che davvero colpisce il nostro occhio sono, però, i disperati condannati a morte che vediamo sulla destra, completamente immobilizzati e terrorizzati. Ai loro piedi, uomini con un braciere sono pronti ad eseguire la condanna...stiamo assistendo alla rivisitazione pittorica della cosiddetta damnatio ad flammas, una esecuzione pubblica e supplizio molto in voga nella Roma imperiale. Come potete dedurre dal nome, si tratta di una esecuzione che si basa sul fuoco, e sulla combustione dei corpi dei poveri malcapitati (che siano criminali, prigionieri di guerra o cristiani) mediante materiale infiammabile. Ve ne erano diverse versioni e modalità, ma è certo che la damnatio ad flammas fosse atroce. Immaginate per un attimo di essere i condannati a morte, e di vedervi avvicinare da uomini con una torcia in mano. Sapete benissimo, inoltre, come voi siate stati rivestiti con una tunica ricoperta di materiale infiammabile, la cosiddetta tunica molesta. In questo modo, le fiamme vi si avvilupperanno senza lasciarvi scampo. Il dolore lancinante ed il sentore che la loro pelle stesse bruciando non deve essere sicuramente un qualcosa da augurare a nessuno, sebbene i Romani andassero comunque pazzi per scene simili. Motivo? Una esecuzione pubblica, soprattutto se cruenta come questa, riportava l'ordine morale e la giustizia sotto controllo. Coloro che subivano una condanna simile erano uomini o donne che, per libera scelta, si autoesclusero dalla comunità romana, infrangendo regole o i legami sociali fondanti della società stessa. Un cristiano che non rispetta l'imperatore e non prega gli Dei, così come un prigioniero di guerra che ha tentato di sconfiggere Roma devono essere puniti per i loro sforzi atti a distruggere la coesione sociale romana.
📚 Un'altra modalità di damnatio ad flammas consisteva nel ricoprire il condannato con la tunica molesta, dar lui fuoco e lasciarlo libero di correre per l'arena, magari inseguito da qualche bestia feroce. Un supplizio davvero atroce che, ironia del destino, fu utilizzato soprattutto da Nerone accusato, come tutti sapete (sebbene con numerosissimi dubbi a riguardo), di aver incendiato Roma nel 64 d.C. Sicuramente un aspetto della società romana che a noi fa ribrezzo, ma che aveva un intento politico e sociale ben definito.
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