25/10/2024
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📖 Il Foro Romano è pieno zeppo di grandiosi monumenti che, con i loro rilievi in marmo, ci dipingono il mondo e il contesto nei quali furono costruiti. Un esempio perfetto è l'arco trionfale di Settimio Severo il quale, però, non è l'unico del suo genere al Foro Romano. Durante un classico tour di Roma antica, in cui passo qualche tempo anche in questa straordinaria area archeologica, non evito mai di passare vicino all'arco di Tito, uno dei simboli del Foro Romano di Roma e dell'Impero Romano. Completato probabilmente attorno al 90 d.C., questo arco trionfale (il più piccolo dei tre rimasti ma anche il più antico), è dedicato al Divus Titus e, cioè, all'imperatore Tito divinizzato. Tito, figlio dell'imperatore Vespasiano, fu il secondo esponente della dinastia Flavia e, tra le sue imprese e gesta, sicuramente la più celebre è la presa di Gerusalemme e del suo antico tempio. Questa campagna militare fu il vero motivo per cui, dopo la sua morte, il Senato e soprattutto il suo fratello minore e neo imperatore, Domiziano, decisero di erigere questo monumento in suo onore. Un monumento ad un solo fornice che fu ampiamente restaurato agli inizi dell'Ottocento (ed infatti su di un lato vediamo il nome di papa Pio VII, colui che diede al via al suddetto restauro). Comunque sia: perché un arco trionfale all’imperatore Tito, che governò Roma per, praticamente, tre anni (dal 79 all’81 d.C.)? Siamo nel 70 d.C., e già da più di un paio d'anni ormai, i Romani erano impantanati nella campagna giudaica. Come spesso capitava, alcune provincie Romane usavano ribellarsi al potere centrale dell'Urbe. Fu per questa ragione che Nerone inviò una serie di legioni per contrastare l'ennesima minaccia proveniente dall'odierna Israele. Sarà proprio Tito però, dopo il suicidio di Nerone e dopo che il padre Vespasiano fu consacrato imperatore, a firmare un punto a favore di Roma riuscendo a penetrare le straordinarie mura difensive di Gerusalemme. Secondo le cronache e le fonti, scrivendo una breve descrizione, sappiamo che la città santa era circondata da tre imponenti cinte murarie che, con molta fatica e perdite, e colpo dopo colpo, caddero sotto la spinta decisiva di Tito. Secondo le cronache, però, la terza e più interna cinta fu distrutta con l'aiuto...degli assediati! Eh già, poiché per distruggere una delle enormi macchine d'assedio costruite dai Romani, i ribelli scavarono una galleria, giungendo proprio sotto la macchina e riempiendo il tunnel di pece e materiale infiammabile. Poi, diedero fuoco al tutto ed un fragorosa esplosione sconquassò tutto il campo di battaglia. I danni per i Romani furono numerosi, ma mai quanto quelli subiti da Gerusalemme stessa! L'esplosione, infatti, crepò inevitabilmente le mura difensive, facendole anche parzialmente crollare. In questo modo, per Tito fu più facile conquistare la città e saccheggiare (anche se pare lui non ne avesse l'intenzione) il Tempio di Gerusalemme, che risalirebbe addirittura a Salomone (nella sua prima versione almeno). Da ricordare, anche, che il colpo di grazia venne dato al muro attraverso le macchine d'assedio dei Romani, che assestarono così il colpo definitivo per espugnare le mura cittadine. Un tempo di cui oggi ci rimane memoria solo nel Muro del Pianto, oggetto di culto dagli ebrei di tutto il mondo. Questo bellissimo arco, restaurato nell'Ottocento ed oggetto di numerosi restauri nel corso dei secoli (nel Medioevo fu addirittura inglobato da mura e merlature, rinforzandolo e rendendolo parte di una fortezza), ci narra alcuni degli episodi chiave degli eventi post bellici. Come vedete in foto, ad esempio, si nota il trionfo di Tito, assiso sulla sua quadriga accompagnato da una Vittoria alata, da un uomo seminudo a simboleggiare il popolo e da uno togato a personificazione del Senato. Come dire che Roma stessa partecipò al trionfo dell'imperatore, un evento imperdibile per i romani per tutti i suoi significati politici e sociali (come potete leggere qui). Dall'altra parte, altri rilievi ci raccontano dell'enorme tesoro portato a Roma da Gerusalemme. Tesoro che constava, forse, anche della famosa Menorah, il candelabro a sette bracci di cui, dopo millenni, se ne è persa traccia (ma questa è un’altra storia).
📚 Come potete notare, dunque, l'arco trionfale di Tito non è semplicemente un monumento alla gloria imperitura di un imperatore che, come tutti gli altri, doveva per forza di cose legittimare il suo potere anche attraverso l'esercito e le imprese militari. Pur se il suo governo durò solamente tre anni, ancora oggi si ricorda dell'uomo che distrusse le impenetrabili difese di Gerusalemme. A distanza di duemila anni circa questo arco trionfale ci ricorda anche di come Roma sia una città in continua evoluzione. I rilievi in marmo del I secolo d.C. sono inglobati dalla nuova struttura ottocentesca. Se da un lato, poi, leggiamo il nome del divo Tito, dall'altro troviamo il nome di un pontefice. Due facce della stessa, preziosissima, medaglia. Le due facce della Città Eterna.
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