25/01/2025
LA VIA TIBURTINA. DA STRADINA PER PASTORI AD ARTERIA DELL'IMPERO ROMANO
In un'epoca in cui le strade romane rappresentavano il cuore di un impero in espansione, la via Tiburtina Valeria era sicuramente uno dei più antichi e importanti percorsi che attraversavano l'Italia centrale. Nata come un semplice tracciato di transumanza, divenne col tempo una delle principali vie consolari, capace di collegare Roma al mare Adriatico, passando per le valli montane e i territori strategici degli Equi, dei Marsi e dei Peligni.
LE ORIGINI
Le radici della via Tiburtina Valeria affondano nella preistoria dell’Italia centrale. Prima di divenire una strada consolare, il percorso era utilizzato dai pastori che conducevano le greggi dagli altopiani dell’Appennino alla fertile valle del Tevere. Questo antico tragitto si rivelò strategico per l’espansione di Roma nei territori limitrofi e per la fondazione delle colonie di Carsioli e Alba Fucens nel 304-303 a.C., baluardi essenziali per consolidare il controllo sui bellicosi Equi.
LA COSTRUZIONE DELLA VIA CONSOLARE
La trasformazione del sentiero in una via lastricata si deve al console Marco Valerio Massimo Potito, che attorno al 286 a.C. ne organizzò la pavimentazione e la sistemazione fino a Corfinium, nel cuore del territorio peligno. Da Roma a Tibur (oggi Tivoli), la strada mantenne il nome di via Tiburtina, mentre il tratto successivo, prolungato verso i territori interni, assunse il nome di via Valeria, in onore del console che ne promosse la costruzione.
Durante l’età imperiale, fu l’imperatore Claudio a completare il collegamento tra Corfinium e l’Adriatico, estendendo la strada fino a Aternum (oggi Pescara). Questo ultimo segmento, noto come via Claudia Valeria, rappresentò l’anello finale di una rete infrastrutturale che univa il cuore dell’Italia centrale al mare.
IL PERCORSO
Dentro Roma, la via Tiburtina prendeva origine nel Foro Romano, attraversando quartieri come l’Argiletum, il vicus Patricius o il clivus Suburanus, per poi uscire dalle antiche mura attraverso la porta Viminalis o la porta Esquilina. In seguito, il tracciato oltrepassava le più moderne mura aureliane attraverso la porta Tiburtina, avventurandosi verso il nord-est.
Lungo il suo cammino, la via incrociava luoghi di grande interesse storico e culturale:
Ponte Mammolo e Ponte Lucano, i punti in cui attraversava il fiume Aniene.
Villa Adriana, l’imponente residenza dell’imperatore Adriano, situata poco prima di giungere a Tibur.
Il Santuario di Ercole Vincitore, simbolo della potenza e della religiosità romana.
Proseguendo verso gli Appennini, la strada toccava luoghi cruciali come Varia (l’attuale Vicovaro), Carsioli, Alba Fucens e Marruvium, seguendo il margine settentrionale del Lacus Fucinus (oggi prosciugato). Superato il passo del Mons Imeus (Forca Caruso), il tracciato si inoltrava nel territorio dei Peligni, fino a Corfinium, capitale della Lega Italica durante la Guerra Sociale.
Grazie ai lavori di Claudio, la via Valeria si prolungò verso i territori costieri dei Marrucini e dei Vestini, passando per Teate (Chieti) fino a raggiungere l’Adriatico presso Aternum, allora conosciuta come Ostia Aterni.
La via Tiburtina Valeria non fu soltanto una strada commerciale e militare, ma un vero e proprio ponte tra culture. Attraverso i suoi lastricati transitarono soldati, mercanti, idee e innovazioni. Le colonie fondate lungo il percorso, come Alba Fucens e Carsioli, divennero centri di romanizzazione e avamposti strategici per il controllo delle tribù appenniniche.
Anche la religione e l’architettura furono influenzate da questo tracciato. Templi, santuari e ville imperiali si ergevano lungo la via, confermando l’importanza del percorso per la vita culturale e politica dell’epoca.
Ricalcata in gran parte dalla moderna Strada Statale 5, la via Tiburtina Valeria conserva ancora oggi frammenti del suo antico splendore. Resti di ponti, pietre miliari e antichi tratti lastricati raccontano la storia di un’arteria che, nel corso dei secoli, ha collegato Roma con il cuore dell’Italia e il mare Adriatico, mantenendo viva la memoria di un passato glorioso.
NOTA
Nella cartina la via Tiburtina è la terza più in basso