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WWF Travel La natura come non l'avete mai vissuta Campi, Vacanze & Viaggi nella Natura consigliati da WWF. Solo su www.wwftravel.it

Da una parte c’è l’Abruzzo, la terra dove i monti diventano un arcipelago in un mare di foreste, i passi sono “forche”, ...
21/12/2024

Da una parte c’è l’Abruzzo, la terra dove i monti diventano un arcipelago in un mare di foreste, i passi sono “forche”, il cielo è conteso tra aquile e rocche battute dal vento, le foreste sembrano immobili ma lampeggiano ancora di orsi e lupi, divinità pagane ed eremi.
 
Dall’altro lato c’è l’inverno.
Il momento del bianco e del silenzio, il momento del presente che non viene spostato e distribuito nel tempo, ma si critallizza nel ghiaccio delle rocce e nella neve delle cortecce. La stagione di reclusione dal frastuono del mondo, e dove tutto può accadere.
 
A unire tutto c’è il lupo.
Il signore dell’ Abruzzo e il sovrano dell’inverno, il fantasma evanescente dallo sguardo eterno e che sembra galleggiare tra i vapori dei prati all’alba, che si muove leggero come se la sua traccia si chiudesse dietro il suo passaggio. Dicono il suo sguardo sia un sortilegio, i suoi occhi abbiano pupille dilatate e immote capaci di scrutare lo spazio e il tempo, gli abissi del passato e quelli del futuro.
 
Vi invitiamo a entrare in punta di piedi in questa fiaba.
In Abruzzo, nell’inverno del lupo.

L'UCCELLO CHE MANGIA I LEONIIn ogni ecosistema,i predatori apicali sono quelli che occupano la nicchia trofica più alta....
20/12/2024

L'UCCELLO CHE MANGIA I LEONI

In ogni ecosistema,i predatori apicali sono quelli che occupano la nicchia trofica più alta.
In parole povere, difficilmente vengono predati, da adulti. Eppure, gli scontri tra predatori apicali di diverse generi, famiglie o addirittura classi, esistono eccome, soprattutto per specie con una sovrapposizione nella nicchia trofica.
Queste interazioni letali possono essere simmetriche (quando predatori diversi si possono uccidere tra loro in egual misura) o asimmetriche (quando un predatore di solito ne uccide un altro ma non viceversa), e possono rientrare genericamente in due categorie: "interspecific killing", dove predatori potenzialmente competitori vengono uccisi senza alcun guadagno energetico, cioè nessuno viene mangiato, e "intraguild predation", dove invece dopo lo scontro occasionale il predatore ucciso viene mangiato.

Sappiamo di uccelli che possono predare mammiferi predatori: è il caso di aquile reali su piccoli di lupi, orsi bruni e orsi neri, o gufi di Verreaux su piccoli di leoni..
Ed ecco che in questo palcoscenico fa il suo ingresso la gigantesca Aquila marziale.
Un' "aquila" enorme che spadroneggia in Africa, che può predare di tutto: rettili, uccelli, mammiferi...

Sappiamo che, se gli uccelli vengono predati sempre dall'Aquila marziale, in Africa australe i rettili sono molto rappresentati tra le prede, mentre in Africa Orientale lo sono i mammiferi. Studi effettuati al Maasai Mara hanno evidenziato fino a 26 specie di prede, tra cui due lagomorfi, l'impala e la faraona tra le prede predominanti.
Da fototrappole piazzate sul nido di aquile marziali nel Kruger National Park, sappiamo che i pulli possono ricevere dai genitori fino a 44 specie diverse di animali. Non solo: c'è anche una differenza nelle prede portate ai pulli a seconda del sesso del genitore. Nell'Aquila marziale, il maschio ha principalmente la responsabilità di nutrire il pullo durante le sue prime fasi di sviluppo, mentre nelle fasi successive dello sviluppo la responsabilità dell'alimentazione passa alla femmina, dato che il pullo è più grande e può essere lasciato incustodito per lunghi periodi di tempo.
I maschi dell'Aquila marziale, più piccoli delle femmine, nutrono i pulli principalmente di uccelli, e in particolare di faraone, le femmine principalmente di varani, pesanti il doppio delle faraone. Questo si riflette nei maschi dell'Aquila marziale che sono più piccoli delle femmine, un caso di RSD (Reversed sexual dimorphism) comune negli uccelli da preda e attribuibile in parte alla taglia diverse delle prede catturate.
(ps: dalle stesse fototrappole sono state testimoniati anche leopardi e tassi del miele dentro il nido a predare i pulli dell'Aquila marziale!)

E poi sappiamo di prede impensabili.
Ci sono casi isolati di piccoli di leopardo, ghepardo e licaone predati dall'Aquila marziale, oltre che piccoli e adulti di serval.
E poi piccoli di leone. Fino a 9 eventi di predazione documentati in cui il predatore era l'Aquila marziale e la preda un piccolo di leone. Questi suggeriscono che non si tratti nè di "interspecific killing" nè di "intraguild predation", ma di altro: l'Aquila marziale in questi eventi ha operato una classica predazione, ha ucciso i piccoli leoni opportunisticamente, semplicemente per mangiarseli.

Regala un Campo estivo WWF Travel!un’estate indimenticabile tra avventura, amicizia e natura!Con la Gift Card Campi esti...
11/12/2024

Regala un Campo estivo WWF Travel!
un’estate indimenticabile tra avventura, amicizia e natura!

Con la Gift Card Campi estivi WWF Travel, offri un’esperienza davvero speciale: l’opportunità di vivere la natura in compagnia dei coetanei, lontani dal cellulare (che viene utilizzato la sera per chiamare la famiglia), trascorrendo giornate dinamiche con tante attività diverse in base al tema del campo scelto.

🔹Settimane al mare, in montagna o nella natura in molte regioni d’Italia, dove vivere giornate ricche di esperienze, tra escursioni nel bosco, esplorazioni del fondale marino, passeggiate a cavallo, sport all’aria aperta, lezioni di biologia marina e molto altro!

🔹Con i Campi Estivi WWF Travel, ogni giorno è una nuova avventura, un’occasione per imparare, crescere e creare ricordi indimenticabili insieme a nuovi amici.

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DI STARNUTI, DEMOCRAZIA E FAKE NEWSMolte specie di animali vivono in gruppo.Gli animali che trascorrono il tempo in grup...
09/12/2024

DI STARNUTI, DEMOCRAZIA E FAKE NEWS

Molte specie di animali vivono in gruppo.

Gli animali che trascorrono il tempo in gruppo devono allineare le decisioni individuali e collettive su dove foraggiare, quando viaggiare e come sfuggire ai predatori.Quando occorre prendere decisioni che riguardano l'intero gruppo di conspecifici, ci può essere una sorta di dittatura, o democrazia.
Quando le decisioni non sono condivise, può esserci un unico leader o pochi leader, nel primo caso ad esempio nelle matriarche delle orche residenti del Pacifico quando il cibo scarseggia, nel secondo caso invece durante il reclutamento delle formiche Tetramorium caespitum. Nel babbuino nero, ogni mattina le partenze dai luoghi di riposo ai luoghi di foraggiamento vengono decise solo dai leader.

Ma può esserci anche un processo più democratico nel prendere le decisioni, che si sviluppa nell'ottenimento di un "quorum", una maggioranza.

Ad esempio i suricata "votano" per decidere quando tornare nelle loro tane, le api reclutano tante altre api quanto la loro "danza" per indicare una ricompensa fiorale è convincente, fino a che tutto lo sciame viene convinto, i licaoni, quando devono decidere quando muoversi per andare a caccia ad esempio, fanno quello che viene detto un "pre-hunt rally", una sorta di eccitazione collettiva ad alta intensità che investe pian piano tutto il pack, fino a quando non si sono arruolati abbastanza individui da partire. Non solo, i licaoni fanno anche qualcosa di straordinario: poco prima della caccia, fanno una "votazione" finale per decidere se iniziarla o meno, e la votazione avviene tramite starnuti, con ogni starnuto che rappresenta un "ok, andiamo!". Il processo non sembra in effetti essere del tutto democratico, dato che quando i membri di rango superiore del pack iniziano il rally bastano solo 3 starnuti per confermare la caccia, mentre se lo stimolo dell'inizio della caccia parte dai membri del pack di rango inferiore, occorrono anche 10 starnuti per la luce verde.

Ogni tanto il consenso non viene trovato, portando alla paralisi o addirittura lo scioglimento del gruppo. Gli animali che hanno società basate sulla dinamica "fission-fusion" possono in questo modo evitare i conflitti, come suggerito per il Bisonte americano i cui individui possono lasciare il gruppo quando non sono d'accordo con le decisioni prese dagli altri.

Stare in gruppo può essere un mezzo efficace per prevenire eventuali attacchi di predatori: più occhi significa una vigilanza più attiva. Una cosa che finora abbiamo sempre saputo è che gli individui di uno stormo di uccelli, o un banco di pesci, prendono decisioni sulla base della risposta media dei loro vicini ad una minaccia. Il pesce vicino a me sembra spaventato? Anche quell'altro vicino? Allora è meglio seguirli, ci deve essere un pericolo.
Ma cosa succede quando l'allarme è falso?
Perchè ogni volta che succede, c'è un costo energetico da pagare, che può essere importante se si viene allontanati senza ragione da un luogo in cui ci si stava alimentando.

Studi effettuati su alcuni pesci di barriera hanno mostrato come non tutti i segnali di pericolo vengono seguiti. I singoli pesci sembrano infatti essere selettivi riguardo ai segnali di pericolo da ascoltare: in alcuni casi, i segnali anti-predatore come i movimenti bruschi in acqua scatenano una risposta collettiva, mentre in altri casi il segnale di pericolo viene ignorato. Come se i pesci fossero in grado di riconoscere i falsi allarmi.

Come è possibile?

La risposta è che il singolo pesce solo in parte esternalizza il processo decisionale al banco, variando in alto o in basso la propria sensibilità agli stimoli che riceve.
Sembra come se ogni pesce capisca che una maggiore quantità di informazioni non è necessariamente migliore, e che ci sia una sorta di "memoria" nel circuito che agisce come un timer, che consente al pesce di aspettare prima di agire per vedere se l'allarme dato dal vicino scompare o effettivamente si propaga nel banco di pesci. In pratica è come se il singolo pesce, quando viene bombardato da informazioni, non ascoltasse i suoi vicini, abbassando la sensibilità ai loro falsi allarmi.

Molto attuale, anche nella società umana.

Foto di Guglielmo Daddi, in Botswana con noi.

LA GRANDE MIGRAZIONE: NUOVE SCOPERTE!Ecosistema del Grande Serengeti, tra Tanzania e Kenya. E' qui che ogni anno avviene...
02/12/2024

LA GRANDE MIGRAZIONE: NUOVE SCOPERTE!

Ecosistema del Grande Serengeti, tra Tanzania e Kenya. E' qui che ogni anno avviene la Grande Migrazione.

Il più incredibile spettacolo naturale la mondo, la più grande migrazione terrestre rimasta al mondo.
Un viaggio vagamente circolare di oltre 1500 km nell'ecosistema del Grande Serengeti che coinvolge ogni anno principalmente oltre 1.2 milioni di gnu e centinaia di migliaia di zebre, un consumo di 4500 tonnellate di erba al giorno, una fornace naturale che forgia interi ecosistemi, sposta risorse e nutrienti dalla terra all'acqua, altera il ciclo dei nutrienti e praticamente ogni interazione ecologica.

Vita e morte che si mescolano senza sosta in un grande affresco naturale: 12.000 vitelli di gnu che nascono ogni giorno in circa tre settimane, centinaia gli annegamenti di gnu nel fiume Mara, pari alla biomassa di dieci balenottere azzurre.

Nel 1971, il ricercatore Richard Bell descrisse la Grande Migrazione come una "successione di ungulati" dipendente dalla taglia dell'erbivoro: prima arrivano le grandi zebre, poi dopo circa 8 settimane gli gnu di media taglia, poi dopo altre 8 settimane le piccole gazzelle di Thomson. Sembrava facile da spiegare: le zebre che si nutrono delle erbe più alte e bassa qualità facilitano la ricrescita delle stesse ed espongono le erbe più basse e nutritive, brucate a loro volta dagli ungulati più piccoli, più selettivi e più bisognosi di proteine per unità di peso. Come se una specie favorisse quella immediatamente più piccola.

Poi però le cose si sono complicate. E se invece la successione degli ungulati fosse di natura competitiva? Potrebbe essere una competizione indiretta, dove specie diverse utilizzano le stesse risorse. In questo caso le diverse specie di ungulati dovrebbero arrivare separate di qualche settimana per permettere la ricrescita dell'erba, e il ritardo dovrebbe essere tanto più grande quanto più grande è stata la permanenza di quelle arrivate prima, che magari hanno già mangiato tutto.
Potrebbe essere una competizione diretta invece, dove specie di ungulati diverse si mescolano tra loro, con quelle piccole che forzano quelle più grandi verso erbe più alte. Nella Grande Migrazione, l'enorme numero di gnu coinvolti assume il carattere di una vera e propria "invasione", e può in questa ottica forzare le zebre a precederli dove l'erba è ancora alta.
Se poi si aggiunge la variabile "predatori" le cose si complicano. Nutrirsi in movimento può essere pericoloso per un ungulato, e l'associarsi con altre specie può diminuire questo rischio, attraverso ad esempio un effetto saturazione delle morti da parte dei predatori o un incremento di vigilanza contro gli stessi.

Poi, molto più recentemente, è arrivata la tecnologia.
E' grazie a questa - e in particolare alle decine di camera traps disseminate nel Serengeti del progetto di citizen science Snapshots-Serengeti, ai dati GPS presi da zebre e gnu collarati, al DNA prelevato dalle loro feci, ai satelliti NASA in grado di mappare incendi e ricrescita vegetale in maniera accurata - che stiamo incominciando a scoprire cose sorprendenti.

Ad esempio che la successione di zebre, gnu e antilopi non è così rigida come si sapeva: zebre e gnu migrano insieme più spesso di quanto ipotizzato, mentre le gazzelle di Thomson sembrano confermare il loro ritardo, anche se di solo 3 settimane.
Sembra inoltre che la successione degli ungulati che co-migrano sia poco correlata con la mitigazione del rischio di predazione, mentre sembra che invece ci sia una dinamica "push and pull", che mescola contemporaneamente meccanismi di competizione e facilitazione: gli innumerevoli gnu riducono la biomassa di erba disponibile spingendo letteralmente davanti a loro le zebre e allo stesso tempo attraggono le gazzelle di Thomson dietro di loro, che hanno accesso a erbe basse di alta qualità. In pratica la selezione dell'habitat degli gnu sembra che sia governata dalla disponibilità delle risorse indipendentemente dalla presenza delle zebre, mentre queste ultime risultano soggette alla competizione con i tantissimi gnu. Le gazzelle di Thomson, invece, consumano soprattutto piante in fiore che diventano accessibili solo dopo che gli erbivori più grandi le hanno rese disponibili.

Non solo: sembra che le precipitazioni, stimolando la produttività vegetale, rafforzino l'associazione tra ungulati diversi (tra gnu e gazzelle di Thomson), creando una maggiore dipendenza delle specie più piccole dall'azione meccanica di quelle più grandi. Gli incendi, al contrario, indeboliscono questa associazione, dato che non è più necessaria l'azione meccanica degli ungulati più grandi per accedere alle erbe più basse e nutritive.

Tutto questo è la Grande Migrazione.
Tra poche settimane, saremo ancora una volta nel suo cuore.

❄️ Report di viaggio Antartide: il viaggio al confine del mondoL’Antartide è un universo a parte, un luogo che sfida ogn...
29/11/2024

❄️ Report di viaggio Antartide: il viaggio al confine del mondo

L’Antartide è un universo a parte, un luogo che sfida ogni idea di normalità. Un regno di ghiaccio eterno, dove il silenzio parla e la natura domina in tutta la sua magnificenza.

🌊 Attraversare il Passaggio di Drake è stata un’esperienza unica: un equilibrio tra coraggio e fortuna. Le onde minacciose, i venti gelidi e gli albatross che ci hanno accompagnato sembravano volerci ricordare che ogni paradiso si guadagna.

🏔️ Una volta nel cuore del continente bianco, siamo stati accolti da iceberg colossali, isole galleggianti e ghiaccio che si aggrappa alle montagne come fosse eterno. Le Shetlands Meridionali ci hanno svelato il loro fascino: un mondo in cui il mare e il ghiaccio si fondono, creando scenari che sembrano usciti da un sogno.

🐧 La vita qui è un tripudio di biodiversità: la frenesia incessante dei pinguini papua, la grazia degli Adelia sparsi come naufraghi sugli iceberg, e l’apparizione straordinaria di un pinguino imperatore solitario, isolato e maestoso, un simbolo di questa terra unica.

🐋 Siamo stati spettatori privilegiati delle danze delle megattere, dell’agilità delle foche di Weddel e della potenza di una foca leopardo, che su un iceberg ci ha mostrato la sua bellezza selvaggia e spaventosa.

🌅 Ogni angolo dell’Antartide racconta una storia: il silenzio profondo, il rumore del ghiaccio che si spacca, il mare che mescola gli stati della materia come fosse vivo. All’ingresso di Paradise Bay, abbiamo capito perché per arrivare qui servono giorni di viaggio e una voglia insaziabile di ignoto: ogni paradiso, per restare tale, si nasconde agli occhi di chi non è disposto a cercarlo davvero.

UNA SCAMPAGNATA IN AUSTRALIA4 biologi di WWF Travel/Biosfera Itinerari1 fotografo naturalista4 pazzi che hanno avuto la ...
25/11/2024

UNA SCAMPAGNATA IN AUSTRALIA

4 biologi di WWF Travel/Biosfera Itinerari
1 fotografo naturalista
4 pazzi che hanno avuto la brillante idea di accompagnarci.
2 fuoristrada, cinque tende.
Binocoli, camera traps, termocamere, taccuini dove annotare tutto.

Questo è il team che tra due mesi metterà piede per la prima volta in Queensland, Australia. Lo scopo di questa (spartana) ricognizione naturalistica è semplice: costruire il migliore itinerario naturalistico possibile, da proporre nel 2026.

Canguri, wallaby, casuari, dingo e chissà cos'altro...
In mezzo ci sarà tutto il resto: polvere, serpenti, l'oceano, foreste.

Tutti i mammiferi odierni hanno un antenato comune di 165 milioni di anni fa.
Poi, circa 160 milioni di anni fa, la linea dei marsupiali si separò da quella dei placentati. I monotremi (gli echidna e l'ornitorinco) continuarono a essere ovipari e produrre uova,i marsupiali presero il sentiero evolutivo che li portò ad avere dei piccoli altamente atriciali, poco sviluppati, che necessariamente devono completare il loro sviluppo con una complessa fase di lattazione piuttosto che attraverso la classica gestazione dei placentati.

Ma attenzione: dei marsupiali stiamo incominciando a capire cose sorprendenti.
Occorre ad esempio sfatare un pregiudizio.

Molti pregiudizi di lunga data considerano lo stato di estremo sottosviluppo dei piccoli dei marsupiali come lo stato ancestrale dei mammiferi Teri (clade che comprende sia i marsupiali sia i placentati, anche se entrambi hanno la placenta), mentre i piccoli ben sviluppati dei placentati sono spesso considerati una modalità di sviluppo derivata.
Ma la sviluppo morfologico del cranio di 22 specie di mammiferi odierni durante varie fasi embrionali, ci racconta tutt'altra storia.

Lo sviluppo cranico dei mammiferi placentati sembra riflettere infatti più da vicino quello del mammifero comune teriano ancestrale, mentre lo sviluppo cranico dei marsupiali sembra sia una modalità di sviluppo dei mammiferi più derivata.
In pratica, l'antenato di entrambi i palcentati e i marsupiali era più simile ai primi che ai secondi.

Questo vuol dire che i Marsupiali, appurata la condizione dei Monotremi come basale a tutti i mammiferi- non rappresentano un "passaggio evolutivo intermedio" tra i monotremi che fanno le uova e i placentati, ma anzi, hanno modificato il loro metodo di riproduzione più dei placentati. Sono i mammiferi che in qualche modo si sono evoluti di più dall'originale piano comune con i placentati.

Del perchè i marsupiali abbiano evoluto questa innovativa strategia riproduttiva si sa poco. Un placentato produce un piccolo con tutti e quattro gli arti ben formati, in un tempo di gestazione che può arrivare fino a 22 mesi nell'elefante africano di savana. Un canguro rosso, al contrario, dopo solo un mese produce un piccolo grande appena come una caramella.

Potrebbe essere dovuto all'evoluzione di una strategia a basso rischio in caso di instabili condizioni ambientali in cui i marsupiali si sono evoluti: se le cose vanno male e le risorse scarseggiano, la madre può sbarazzarsi del piccolo appena abbozzato, e magari salvarsi.
Se fosse un placentato, madre e piccolo al suo interno morirebbero entrambi.

Una volta in Australia, proveremo a fare un diario di bordo real time.
Stay tuned!

Report di viaggio Bangka Dopo oltre 10.000 km percorsi, il cuore si sente a casa quando condividi ogni istante con amici...
22/11/2024

Report di viaggio Bangka
Dopo oltre 10.000 km percorsi, il cuore si sente a casa quando condividi ogni istante con amici e compagni di viaggio. Questa volta, il corso di biologia marina ci ha portato a esplorare la magia dei reef indonesiani, tra la bellezza di Coral Eye e le incredibili immersioni a Bangka e Bunaken. 🐠✨

Coral Eye è stato molto più di una base: un luogo dove la passione per il mare si unisce alla ricerca scientifica, dove ogni immersione e ogni snorkeling regalano emozioni uniche, tra tartarughe, gorgonie e una biodiversità mozzafiato. Tra le acque limpide e i colori brillanti dei reef, abbiamo imparato a conoscere l’equilibrio delicato di questi ecosistemi e quanto sia importante proteggerli. 🌿🌊

Indimenticabile anche lo snorkeling tra le mangrovie: un’esperienza quasi surreale, nel silenzio e nella luce che filtra tra le radici adornate di spugne. Qui abbiamo scoperto il ruolo cruciale di queste foreste nell’ecosistema, creando un legame unico tra terra e mare.

Ogni pinneggiata, ogni sorriso condiviso, ogni scatto è diventato un ricordo che porteremo sempre con noi. Ora torniamo a casa con il cuore pieno di meraviglia e una grande voglia di tornare a esplorare, imparare e prenderci cura di questi luoghi straordinari. Grazie agli amici di viaggio e a Coral Eye per aver reso tutto così speciale. 🌴💦
mancuso.1979

Ho sempre sentito parlare del viaggio verso il nord, da Brazzaville fino alla foresta equatoriale di Odzala-Kokoua. Chil...
22/11/2024

Ho sempre sentito parlare del viaggio verso il nord, da Brazzaville fino alla foresta equatoriale di Odzala-Kokoua.

Chilometri di strada sterrata, buche infinite e ore di viaggio.

Eppure, tutti mi dicevano che ne valeva la pena.

Non sapevo cosa aspettarmi davvero, ma ogni istante è stato sorprendente: dalla strada asfaltata che sfidava i racconti, agli incontri casuali con elefanti lungo il cammino.

E poi, la magia delle baïs: radure immerse nel mare verde, dove il silenzio si riempie dei richiami dei gorilla e del fruscio degli elefanti nel fango.

Certe cose non si dimenticano:
▫️il suono della pioggia sul tetto di latta in un campo remoto

▫️il profumo del caffè caldo mentre si guarda la foresta svegliarsi

▫️il respiro trattenuto quando un gorilla ti guarda per un attimo prima di scomparire tra gli alberi.

È stato un viaggio intenso, a volte faticoso, ma così autentico da lasciarmi senza parole.

Il Congo è un luogo che si sente dentro, un’emozione che rimane.

ROTOLANDO VERSO SUD!!Doppia partenza domani: un gruppo in Patagonia, tra il Cile e l'Argentina, e un altro gruppo in Ant...
08/11/2024

ROTOLANDO VERSO SUD!!

Doppia partenza domani: un gruppo in Patagonia, tra il Cile e l'Argentina, e un altro gruppo in Antartide!

Report di viaggio Madagascar 🇲🇬Un’avventura tra natura selvaggia e strade sconnesse che svela scenari unici ad ogni tapp...
08/11/2024

Report di viaggio Madagascar 🇲🇬

Un’avventura tra natura selvaggia e strade sconnesse che svela scenari unici ad ogni tappa 🌍. Partiamo da Toliara, nel sud-ovest arido, dove incontriamo camaleonti giganti, coua dai colori blu e indaco, e il mistero degli antichi baobab 🌵.

Attraversiamo il parco nazionale di Zombitse, dove i lemuri sifaka ci accolgono con la loro eleganza, per poi esplorare la riserva comunitaria di Anja, immersi nei giochi vivaci dei lemuri catta 🐒. Ci fermiamo in una scuola locale, lasciando doni e portando via emozioni indimenticabili.

Proseguiamo verso i canyon di Isalo per un bagno nelle acque cristalline e ci meravigliamo di fronte alla natura in azione: un gheppio osserva impotente un sparviere serpentario saccheggiare il suo nido. A Ranomafana ci addentriamo nella foresta pluviale, tra uccelli e rettili nascosti 🌿. Poi attraversiamo l’isola verso gli spettacolari Tsingy di Bemaraha, un paesaggio carsico unico al mondo 🏞️.

Sulla via del ritorno ci fermiamo nella foresta di Kirindi, dove scopriamo il predatore apicale del Madagascar, il fossa, e osserviamo i microcebi che saltano tra i rami al buio. La Baobab Avenue al tramonto è uno spettacolo magico 🌅.

Raggiungiamo infine le riserve di Analamazaotra e Andasibe, accolti dai canti degli indri e dai richiami dei sifaka e dei vari bianconeri. Per chi ha ancora qualche giorno, un po’ di relax sulla costa e l’incontro con l’enigmatico aye-aye ci regalano l’ultima magia di quest’isola unica al mondo.

📸 Paolo Marinelli

🌍 Report di viaggio Brasile 2024: Il Pantanal e la Savana. Un sogno che portiamo a tracolla.Percorriamo la Transpantanei...
08/11/2024

🌍 Report di viaggio Brasile 2024: Il Pantanal e la Savana. Un sogno che portiamo a tracolla.

Percorriamo la Transpantaneira, una striscia rossa che attraversa il Pantanal e sembra infinita. Il primo giaguaro appare di notte, come nelle favole, e ci attraversa con lo sguardo. Il secondo, al tramonto, si muove tra gli alberi e ci osserva da lontano. Qui, la vita selvatica è un dono sfuggente: tapiri, ara giacinto, anaconde, capibara e caimani popolano questo bestiario.

Da Porto Jofre ci spingiamo sempre più lontano, navigando verso il cuore del Pantanal. Gli incontri con i giaguari si moltiplicano, quasi tutti femmine. Un viaggio che ci porta dal “Meeting of the Waters State Park” al “National Park of Pantanal Matogrossense”, fino alle remote Amolar Hills.

Ma l’incanto non finisce qui. Ci spostiamo a Emas National Park, per cercare il crisocione, il lupo della criniera, sfuggente e maestoso. Dopo ore di safari, il cerrado è generoso con noi: avvistiamo anche un puma, tapiri, cervi delle pampas, e persino termitai illuminati dalla bioluminescenza dei coleotteri.

Alla fine, lasciamo il cuore in questa terra selvaggia

🌍 Report Brasile 2024: Il Pantanal e la Savana. Un sogno che portiamo a tracolla.Percorriamo la Transpantaneira, una str...
01/11/2024

🌍 Report Brasile 2024: Il Pantanal e la Savana. Un sogno che portiamo a tracolla.

Percorriamo la Transpantaneira, una striscia rossa che attraversa il Pantanal e sembra infinita. Il primo giaguaro appare di notte, come nelle favole, e ci attraversa con lo sguardo. Il secondo, al tramonto, si muove tra gli alberi e ci osserva da lontano. Qui, la vita selvatica è un dono sfuggente: tapiri, ara giacinto, anaconde, capibara e caimani popolano questo bestiario.

Da Porto Jofre ci spingiamo sempre più lontano, navigando verso il cuore del Pantanal. Gli incontri con i giaguari si moltiplicano, quasi tutti femmine. Un viaggio che ci porta dal “Meeting of the Waters State Park” al “National Park of Pantanal Matogrossense”, fino alle remote Amolar Hills.

Ma l’incanto non finisce qui. Ci spostiamo a Emas National Park, per cercare il crisocione, il lupo della criniera, sfuggente e maestoso. Dopo ore di safari, il cerrado è generoso con noi: avvistiamo anche un puma, tapiri, cervi delle pampas, e persino termitai illuminati dalla bioluminescenza dei coleotteri.

Alla fine, lasciamo il cuore in questa terra selvaggia

📸 Federica Zuffi

INTERVISTA A DAVIDE PALUMBO: COLOMBIA!Questo Gennaio partiremo per la prima spedizione in Colombia. Chi volesse esplorar...
30/10/2024

INTERVISTA A DAVIDE PALUMBO: COLOMBIA!

Questo Gennaio partiremo per la prima spedizione in Colombia.

Chi volesse esplorare con noi le foreste andine, le foreste pluviali e l’ecosistema del llanos può iscriversi mandando una email a [email protected], o 0685376500
Qua trovate il programma da scaricare: https://wwftravel.it/viaggi/wildlife-watching/colombia-natura-foreste-andine/)

Ma vediamo di cosa si tratta. A parlare è Davide Palumbo, a capo del team di biologi e naturalisti di Biosfera Itinerari partner di WWF Travel . Ci troviamo nel suo rifugio appenninico.

“Dimmi Davide, perchè la Colombia? Vedo, dai vostri itinerari, che già coprite abbondantemente il Centro- Sud America: Costarica, Perù, Brasile, Ecuador… Cosa ha di diverso la Colombia?”

“Il Sud America in generale, per chi è appassionato di natura è una meta imprescindibile.
Il grande naturalista Alexander von Humboldt, nella sua lunga spedizione naturalistica sudamericana a cavallo tra ‘700 e ‘800, rimase completamente ammaliato da ciò che vide. Tutto era nuovo, spettacolare, tutto “annunciava la grandiosità della natura”. Di notte Humboldt si incantava ad ascoltare i “toni flautati” delle scimmie urlatrici, i “brontolii simili a sbuffi” di altri animali.
Era un mondo primordiale, dove “tante voci erano a rivelare la natura che respira”.
Humboldt, solo lui, è riuscito a descrivere la natura con gli occhi dello scienziato e il cuore del poeta.
Ricordiamoci la sua frequentazione con Goethe, cha, tra una passeggiata in natura e un esperimento scientifico, era un continuo e profondo scambio “di arte, di natura, di idee”.

“Meraviglioso. Ma La Colombia?”

“La Colombia ha una eterogeneità di ecosistemi da far girare la testa. Anche se siamo nel 2024, qui si può ancora respirare l’estasi che Humboldt provò più di due secoli fa.
Ha le sembianze del Giardino di Eden, solo qui si può passare da un giorno all’altro da ecosistemi di brughiera andina di alta quota - il paramo - a foreste nebulari, da ambienti che ricordano le paludi del Pantanal a foreste pluviali ricchissime di specie.”

Rallento, colgo la scusa di un incredibile panorama sulla cresta est del C***o alle Scale per accendere lo smartphone.

“L’itinerario che vedo sul sito sembra incredibile. Chingaza National Park, Montezuma Rainforest, la Valle di Otún, Hato la Aurora…”

“Si, è straordinario. Prendiamo il Chingaza National Park: senza la rete di bacini idrografici di questo incredibile parco, la vita a Bogotà non sarebbe possibile, semplicemente non ci sarebbe acqua nella capitale della Colombia. Il Parco, incastonato nella Cordigliera Orientale delle Ande colombiane, non è semplicemente uno spettacolare esempio di ecosistema a paramo - la brughiera andina di alta quota - ma è fondamentale per il corretto equilibrio idrico di tutto il macrobacino dell’Orinoco. E poi qui si hanno le migliori chances al mondo per l’osservazione di una delle specie simbolo di tutte le Ande”

“Parli dell’ Orso andino, giusto?”

“Esattamente. L’Orso Andino, o Orso dagli occhiali per via della maschera di peli bianchi attorno agli occhi, l’unico appartenente al genere Tremarctos, residuo di quel gruppo di orsi “dalla faccia corta” che vivevano in antichità dall’Alaska alla Patagonia. Uno dei suoi “cugini” era il terrificante Orso dalla faccia corta (Arctodus simus), un mostro carnivoro vissuto nel Pleistocene pesante oltre 900 kg, che quando si alzava in piedi raggiungeva i tre metri e mezzo di altezza. Per fortuna che l’Orso andino, endemico del continente sudamerciano, è onnivoro invece!”

“Negli altri vostri itinerari di esplorazione faunistica non riuscite a vederlo?”

“No, perchè solo in questo itinerario colombiano ci spingiamo nell’incredibile ecosistema andino. Ma aspetta: Chingaza National Park non è solo l’Orso andino e incredibili panorami: ci sono anche altri mammiferi importantissimi, come il Mazama rosso minore, un piccolo cervo di endemico delle Ande, o il Coati di montagna occidentale, un procionide delle foreste andine della Colombia, dell’Ecuador e del Perù di cui si sa ancora pochissimo”

“E gli uccelli?”

“Ah, gli uccelli, un paradiso per i birdwatchers!
Le coloratissime tanagre, gli aironi, gli uccelli da preda, pigliamosche, beccasemi…c’è anche qualche pappagallo, tra cui il Parrocchetto pettobruno, endemico della Colombia.
Può capitare qui che il Condor delle Ande volteggi sopra le nostre teste, o che la Civetta nana delle Ande faccia la sua comparsa…
Non parliamo poi dei colibrì, che qui sono più di 40 specie: le Ande rappresentano il centro della biodiversità di questi magnifici uccelli, con oltre il 40% di tutte le specie al mondo. Ci sono qui anche gli iper specialistici di alta quota: quelli che per non morire per ipotermia la notte, entrano in uno stato fisiologico detto “torpore”, al limite tra la vita e la morte.
Il paramo della Colombia è un posto magico, costantemente a cavallo tra terra e aria, scoperta e meraviglia.”

Ci fermiamo un attimo a controllare il terreno sul sentiero. Tracce di lupo nel fango, che si perdono dietro un costone roccioso.

“Ah, eccoli qua! Questo è uno dei punti migliori per piazzare le fototrappole per i lupi. Non hai idea di quanti ne abbia presi qui!”

Quasi non lo ascolto, come se lui parlasse da questa faggeta appenninica ma io dovessi ascoltarlo dall’altra parte dell’Oceano Atlantico, in Colombia.

“E poi Davide, dove si va in Colombia?”

“Ah, Chingaza National Park è solo l’antipasto. Dopo si va a Montezuma Rainforest, una riserva che tutela una importantissima fascia vergine di foresta tropicale e nebulare.
Qui veramente la biodiversità di uccelli, farfalle, orchidee lascia sgomenti, tanto è dirompente. E poi, con molta fortuna, potremmo vedere la Donnola della Colombia, il più raro carnivoro neotropicale!”

“Ci si sposta a piedi?”

“Sì, a piedi. Oltre a inoltrarci nella foresta durante il giorno, faremo uscite anche all’alba e al tramonto, persino di notte usando la nostra termocamera. Per le specie più elusive e quelle notturne. Sarà davvero un’immersione naturalistica completa”

“E poi sarà tempo della seconda specie iconica di questa spedizione: il Tapiro delle Ande! Giusto, Davide?”

“Sì, esattamente. Ecco perché la Colombia è speciale, ecco perché ci tenevamo tanto ad inserirla tra i nostri viaggi: l’Orso andino e il Tapiro di montagna sono specie così incredibili da valere da sole il viaggio. Pensa che il nome scientifico del Tapiro di montagna - Tapirus pinchaque - viene dalla lingua degli indigeni della regione Cauca in Colombia. Spettro, fantasma: ecco cosa significa pinchaque. Ad oggi, sappiamo ancora veramente poco su questa specie.
Dedicheremo diverse escursioni all’alba e al tramonto per lui,nella Valle di Otún.”

“Ma i grandi gatti? si riusciranno a vedere? Chessò, un giaguaro…”

“Ahaha, i giaguari! Allora, diciamo che la nostra spedizione dove vedrai giaguari con in abbondanza, con osservazioni di qualità veramente alta, è quella Brasiliana. Il Pantanal, da questo punto di vista, è imbattibile.
Ma, nella spedizione in Colombia, andremo anche a Hato la Aurora, un ranch privato immerso in un ecosistema a savana pre amazzonica ecologicamente affine al Pantanal. Ci sono capibara, cigone Jabiru, martin pescatori, caimani, persino puma! E naturalmente…giaguari! Hato la Aurora rappresenta il posto migliore in Colombia per avere chances di avvistare il giaguaro. Ci contiamo!”

“Vedo dall’itinerario pubblicato in internet che poi si finisce in bellezza. “La Ca****la Sistina” dell’era glaciale. Davvero sono così incredibili le pitture rupestri di Cerro Azul?”

Davide si ferma, e si volta a guardarmi, i suoi occhi diventano fessure che sembrano scrutare al di là dell’Oceano Atlantico.

“Non puoi capire, se non ti trovi davanti a questo spettacolo. Immagina migliaia di pitture rupestri, dipinte con pigmenti minerali rossi lungo oltre 12 km di pareti orizzontali di roccia, anfratti, persino lungo le pareti curve dei Tepui, le incredibili formazioni montuose dell’Amazzonia.
Ma, dopo l’impressionante effetto WOW! iniziale, è il contenuto delle pitture che cattura: sono raffigurate scene dei primi abitanti dell’Amazzonia, tra i 12.600 e i 11.800 anni fa, quando ancora vivevano con animali estinti quasi mitologici: bradipi giganti, mastodonti, i litopterni con le loro strane proboscidi… Ci sono motivi antropomorfi e zoomorfi, schemi geometrici, scene di uomini e donne in rituali e in caccia, nella foresta e nella savana.
Cervi, tapiri, tartarughe, pipistrelli, primati…come se tutta la storia del tardo Pleistocene fosse rappresentata su queste pareti di roccia. È incredibile, lascia davvero a bocca aperta.”

Usciamo dalla faggeta, davanti a noi i Balzi del Fabuino promettono una panoramica salita sulle praterie sommitali. Chissà lo sguardo di Alexander von Humboldt cosa avrebbe visto qui.
Si alza un vento da sud, forse porta neve.

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