05/07/2022
1860, when southern Italy was more industrialised than northern Europe.
The most industrialised regions of Italy, before 1860, were Campania, Calabria and Apulia: for levels of industrialisation, the Two Sicilies ranked first in Europe.
In Calabria, the Mongiana steelworks, with two blast furnaces for cast iron, two Wilkinson furnaces for iron and six refineries, employed 2,500 workers.
The decentralised silk industry employed over 3,000 people.
The largest engineering factory in the kingdom was that of Pietrarsa, (between Naples and Portici), with over 1,200 workers: a record for Italy at the time.
Behind Pietrarsa was Ansaldo in Genoa, with 400 workers.
The Neapolitan plant produced steam engines, locomotives and ship engines, preceding Breda and Fiat by 44 years.
In Castellammare di Stabia, the most important and technologically advanced shipyards in Italy operated from the end of the 18th century.
It was here that the first steamship, the Real Ferdinando, was built, four years before the first English steamship.
From Castellammare di came the first propeller-driven ship in Italy and the first iron ship. Technology had also entered agriculture, where mechanical plants were used for the production of oil in Apulia, which greatly increased production.
Abruzzo was important for its paper mills (those of Lower Lazio and the Amalfi Peninsula were also strong), blade manufacture and textile industries.
Sicily exported sulphur, very precious at the time, especially to the province of Caltanissetta, at the time one of the richest and most industrialised cities in Italy. There were commercial ports in Sicily from which ships sailed all over the world, especially the United States and the Americas. Finally, Sicily's chemical industry was important, producing all the components and synthetic materials known at the time, acids, paints, glass.
Puglia and Basilicata were important for their woolen and textile industries, many of which were already motorised. Technology had also entered agriculture, where mechanical plants were used for oil production in Apulia, which greatly increased production.
Apulian agricultural machinery was considered among the best in Europe. The most important stock exchange in the kingdom was in Bari.
Once the Two Sicilies were occupied, the government in Turin began the 'cynical and systematic' dismantling of the industrial fabric of what had become the 'southern provinces'. Pietrarsa (where in 1862 the bersaglieri carried out a bloody massacre of workers to defend the claims of the private owner who was entrusted with the factory) was condemned to an unstoppable decline.
In the Castellammare shipyards, 400 workers were fired on the spot.
The Mongiana steelworks were quickly closed, while the Ferdinandea di Stilo (with no less than 5,000 hectares of surrounding woods) was sold for a pittance to a 'Garibaldian colonel', who had come to Calabria following the 'liberators' 🤔🤨.
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Le regioni più industrializzate d’ Italia, prima del 1860, erano la Campania, la Calabria e la Puglia: per i livelli di industrializzazione le Due Sicilie si collocavano ai primi posti in Europa.
In Calabria erano famose le acciaierie di Mongiana, con due altiforni per la ghisa, due forni Wilkinson per il ferro e sei raffinerie, occupava 2.500 operai.
L’industria decentrata della seta occupava oltre 3.000 persone.
La piu’ grande fabbrica metalmeccanica del Regno era quella di Pietrarsa, (fra Napoli e Portici), con oltre 1200 addetti: un record per l’Italia di allora.
Dietro Pietrarsa c’era l’Ansaldo di Genova, con 400 operai.
Lo stabilimento napoletano produceva macchine a vapore, locomotive, motori navali, precedendo di 44 anni la Breda e la Fiat.
A Castellammare di Stabia, dalla fine del XVIII secolo, operavano i cantieri navali più importanti e tecnologicamente avanzati d’Italia.
In questo cantiere fu allestita la prima nave a vapore, il Real Ferdinando, 4 anni prima della prima nave a vapore inglese.
Da Castellammare di uscirono la prima nave a elica d’ Italia e la prima nave in ferro. La tecnologia era entrata anche in agricoltura, dove per la produzione dell’olio in Puglia erano usati impianti meccanici che accrebbero fortemente la produzione.
L’ Abruzzo era importante per le cartiere (forti anche quelle del Basso Lazio e della Pen*sola Amalfitana), la fabbricazione delle lame e le industrie tessili.
La Sicilia esportava zolfo, preziosissimo allora, specie nella provincia di Caltanissetta, all’ epoca una delle città più ricche e industrializzate d’ Italia. In Sicilia c’erano porti commerciali da cui partivano navi per tutto il mondo, Stati Uniti ed Americhe specialmente. Importante, infine era l’ industria chimica della Sicilia che produceva tutti i componenti e i materiali sintetici conosciuti allora, acidi, vernici, vetro.
Puglia e Basilicata erano importanti per i lanifici e le industrie tessili, molte delle quali gia’ motorizzate. La tecnologia era entrata anche in agricoltura, dove per la produzione dell’olio in Puglia erano usati impianti meccanici che accrebbero fortemente la produzione.
Le macchine agricole pugliesi erano considerate fra le migliori d’Europa. La Borsa più importante del regno era, infine, quella di Bari.
Una volta occupate le Due Sicilie, il governo di Torino iniziò lo smantellamento "cinico e sistematico" del tessuto industriale di quelle che erano divenute le “province meridionali”. Pietrarsa (dove nel 1862 i bersaglieri compirono un sanguinoso eccidio di operai per difendere le pretese del padrone privato cui fu affidata la fabbrica) fu condannata a un inarrestabile declino.
Nei cantieri di Castellammare furono licenziati in tronco 400 operai.
Le acciaierie di Mongiana furono rapidamente chiuse, mentre la Ferdinandea di Stilo (con ben 5000 ettari di boschi circostanti) fu venduta per pochi soldi a un "colonnello garibaldino", giunto in Calabria al seguito dei “liberatori” 🤔🤨.
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