29/10/2022
FINE SERATA A LISBONA, TRA OSTRICHE E BETTOLE
Nel tardo pomeriggio di ieri, con in saccoccia circa 4 ore di tempo prima di rientrarci, sono uscito di casa, da dove ero stato amabilmente cacciato da mia figlia che avrebbe cenato con le amiche e che senza tante metafore mi aveva fatto capire che se per un po’ non fossi stato tra le mura domestiche avrebbe(ro) gradito…
Colta la palla al balzo, ho preso la macchina e mi sono infilato nel caos del traffico del venerdí sera, direzione Bairro Alto, lasciando Paula a letto con la febbre, é vero, ma solo dopo averle dato tutte le attenzioni del caso.
Dopo aver parcheggiato e non senza difficoltá nella Rua do Alecrim, ed essere stato salvato da una preziosa App con cui ho pagato il parcheggio (si paga fino all’una della mattina da queste parti, prima non era cosí, peró non c’erano nemmeno le App per pagare, prima, sará che le due cose sono collegate?) mi sono buttato tra la gente - ma quanta gente c’é in centro a Lisbona? - andando dietro ad una voglia che avevo da qualche giorno, un desiderio molto (troppo, direbbero i miei figli e non solo loro) borghese: ostriche e spumante.
Questa mia passione (per le ostriche, non per lo spumante) é in realtá molto recente, scaturita in una cena con Paula in uno di quei ristoranti fighetti della cittá (ma quanti ristoranti fighetti ci sono in centro a Lisbona?) nati nel post-boom turístico, dove nella migliore delle ipotesi mangi abbastanza bene pagando tanto (troppo, direbbero i miei figli e non solo loro): io vado matto da sempre per tutto il marisco portoghese (la traduzione “frutti di mare” pecca per difetto, comunque per capirsi vi dico p.e. che se fossi religioso additerei convinto le percebes come la prova dell’esistenza di Dio…), ma in realtá le ostriche non mi avevano mai convinto del tutto, peró quelle che abbiamo provato lí mi hanno fatto ricredere, facendo quindi nascere in me una nuova passione gastronomica...
Arrivato nello stesso ristorante, dove fino alle sette di sera permettono ai clienti di fare un aperitivo con qualche ostrica ed un bicchiere di vino, mi sono seduto al bancone ed ho mangiato 3 ottime ostriche, tutte provenienti dall’estuario del Sado, fiume di Setubal - due al naturale ed una con una salsina vinagrette - bevendoci su un buon bicchiere di spumante portoghese.
Conto: 16 euro (3 euro per ogni ostrica, 7 euro per il bicchiere di spumante).
Placata questa mia voglia che mi stava assillando giá da qualche giorno, ho salutato il barman (tipo simpatico, anche se per i miei gusti un po’ troppo post-boom nei modi, nella barba e nei vestiti) ed ho continuato la mia passeggiata girovagando nel Bairro Alto in mezzo alla gente, perso tra i rumori della cittá che si stava preparando ad un’altra notte lunga (ma tutta questa gente quando dorme?).
Felice per le ostriche ma ancora logicamente affamato, non ho peró perso molto tempo e mi sono infilato in una conosciuta tasca della zona (si chiamano cosí le trattorie piú spartane, tipo bettola, dove non puoi essere troppo schizzinoso e guardare il pelo nell’uovo ma dove spesso si mangia bene spendendo poco).
Indeciso tra pregos e bifanas, ho optato alla fine per un saporosissimo prego, ossia un panino con la fettina di manzo, agliata e salata, che ho logicamente condito con un filo di mostarda (la nostra senape, per capirsi, e non fate quella faccia che ci sta da Dio), bevendoci una mini freschissima (birretta in bottiglia piccola da 0,20 cl, immancabile in qualsiasi tasca portoghese), terminando il tutto con un’ottima canja (una specie di brodo di gallina), calda e servita in una tazza di alluminio, che piú portoghese di cosí si muore.
Conto: 6 euro (3 euro il prego, 1 euro la mini e 2 euro la canja direi, condizionale d’obbligo perché in questo caso non ho controllato il conto)
Quasi sazio, e giá che ero lí vicino, ho fatto un salto fino al Cinema Ideal, che é uno dei due migliori cinema di Lisbona (per i curiosi, l’altro é il Nimas), dove ho scoperto che stava per iniziare un film/documentário su Cesária Evora, la brava cantante capoverdiana morta circa 10 anni fa, per cui sono entrato, anche perché Sara e le amiche dovevano ancora essere a tavola…
Nonostante conoscessi abbastanza bene la storia della sua vita, é stato bello scoprirne alcuni aspetti che non sapevo, riascoltando alcune delle sue musiche (“Saudade” é la piú conosciuta), e confesso che l’intimitá del grande schermo mi ha dato all’uscita quella sensazione che normalmente ti danno i doc/biografie, che quando esci ti sembra quasi che lo conoscevi, al biografato...
Il documentario fortunatamente non é un’eccessiva celebrazione dell’artista, e ancor meno forse della sua terra natale: a me é sembrato un ritratto sincero ed onesto delle sue caratteristiche, pregi e difetti compresi, difficoltá e fragilitá mai nascosti.
Mi é restata l’immagine di lei che guarda il mare, confessando ala telecamera che aveva questa necessitá nei suoi momenti piú difficili, quella di andare a guardare il mare, che la calmava com il suo movimento ed il suo rumore, che poi come dicono nel film é il linguaggio che il mare usa per raccontarci storie, peccato che noi non lo capiamo.
E c’é anche un altro momento notevole, alla fine del film: lei é seduta e canta una delle sue canzoni, e se chiudi gli occhi senti che quella voce sembra ve**re dal cuore del mondo, e se continui a tenerli chiusi, gli occhi, ti immagineresti che per ottenere quest’effetto sia necessaria in chi la canta una concentrazione incredibile, ed invece poi apri gli occhi e la guardi, a Cesária, e lei é seduta su una seggiola come se niente fosse, e canta con una semplicitá ed una facilitá che se togliessero l’audio diresti che non sta nemmeno cantando, ma sta parlando del tempo o di altre banalitá…
Nel frattempo, grazie alla preziosissima App, subito prima dell’inizio del film ero riuscito a prolungare il mio parcheggio per cui al rientro in macchina nessuna br**ta sorpresa, ed allora via a casa, mentre dalla radio cantavano solo per me prima il grande David Byrne, e subito dopo la bella X**a, cantante dei portoghesi Radio Macau, degno epilogo di una bella serata nata per caso e forse per quello ancor piú apprezzata...
Ed allora se ci penso bene capisco que proprio la possibilitá di goderim una serata cosí, decisa all’ultimo momento, tra ostriche e spumante ma anche tra pregos e mini, tra locali fighetti e bettole, con la possibilitá di vederti un bel film prima o dopo, é un grande privilegio, e sono assolutamente convinto che uno dei grandi segreti di questa cittá sia proprio quello di offrirti piú possibilitá e piú mondi: Lisbona la sa lunga, é da sempre un inno alla differenza ed alla possibilitá, oltre che libertá, di scelta.
Cosí come sono convinto che se schioccando le dita sparissero dalla cittá tutti i turisti che la attraversano ogni giorno, la cittá sarebbe peggio di ora, so che non desidero una cittá con solo locali fighetti con ostriche e spumante come alcuni forse preferirebbero, ma nemmeno una con solo bettole dove mangiare prego e bifanas come altri rivendicano, e allora penso che forse tutto sommato questo periodo non é cosí male come gli uni e gli altri descrivono, basta saper scegliere ed approfittare al meglio tutto quello (ed in questo caso é tanto, e non troppo…) che la cittá ci offre, sempre pronti a lottare perché non ci tolgano la possibilitá di scelta, facendoci vivere in un mondo di sole ostriche o di sole bifanas….