- Altitudine 1.544 m s.l.m.
- Superficie 212,85 km²
- Abitanti 1.439 (30-11-2012)
- Villaggi Boutillères, Champlong, Crétaz, Épinel, Gimillan, Lillaz, Valnontey, Moline, Montrod, Veulla
STORIA
Per quanto sia affascinante proporre le più diverse ipotesi sulle origini degli abitanti di Cogne, nulla è possibile stabilire con estrema certezza allo stato attuale delle conoscenze e del
le fonti; anche se molti storici e appassionati si sono impegnati nel cercare di fare il più possibile luce sulla vicenda, alcuni anche seguendo considerazioni originali. La leggenda più curiosa è sicuramente quella che circolava già verso la fine del Settecento, secondo la quale i cogneins erano in origine una colonia di ebrei in fuga dal Canavese. Si sarebbero poi stabiliti nella disabitata valle di Cogne e, dopo aver abbracciato la fede cristiana, avrebbero accettato di sottomettersi alla protezione del vescovo di Aosta. Come sia andata veramente non è chiaro e in assenza di documentazione probante, di nuove scoperte, di ritrovamenti attendibili e di scavi archeologici sistematici, è necessario attenersi alle poche notizie certe. Ciò che s'intuisce molto nettamente dai documenti risalenti al Basso Medioevo, è che una parte della popolazione locale di Cogne proveniva dalle valli limitrofe ad essa. Così, se dalle aree poste a sud del Gran Paradiso giunsero gruppi di pastori che si attestarono nella zona, similmente avvenne nel territorio di Epinel, raggiunto da persone che provenivano dal versante opposto, cioè dalla piana di Aosta. La valle di Cogne risultava essere, dunque, un insieme molto frammentato di proprietà e di diritti feudali suddivisi tra numerosi nobili ed enti ecclesiastici ad essa confinanti. Fin almeno dal XII secolo, infatti, il territorio rientrava tra gli interessi dei vescovi di Aosta e di Ivrea, del Capitolo di Sant'Orso di Aosta, del Priorato di Saint-Gilles di Verrès, dei Signori di Aymavilles, di Bard, di Sarriod d’Introd, di Gressan, di Allian, di Marro e di Chesallet. Nel frattempo le due diverse comunità - Cogne ed Epinel - s'incontrarono, si frequentarono e si unirono definitivamente nel corso del Duecento. Il freddo sopraggiunto in quegli anni le aveva costrette ad abbandonare le zone più alte in favore di quelle che abitano ancora oggi, forzandole ad organizzarsi in un’unica comunità agricola e pastorale. Il tutto era poi favorito dalle tasse, tutt’altro che onerose, imposte dalla Curia vescovile valdostana interessata a consolidare la sua nuova signoria che, fin dal 1150, andava via via formandosi senza incontrare grandi ostacoli. Fu così che le genti di Cogne fondarono nuovi villaggi, misero a coltura altri campi, costruirono veri e propri castelli ed edificarono i loro luoghi di culto. Il momento massimo di questa trasformazione ebbe il suo apice intorno all’alba del 1200. Lo testimoniano inequivocabilmente i documenti e alcune indagini archeologiche. Il castello di Tarambel (Epinel), per esempio, fu costruito in un'unica campagna intorno al 1198. La nuova chiesa parrocchiale, invece, fu consacrata nel 1202; contestualmente potrebbe essere stato costruito il castello di Cogne, autorizzato dai Savoia fin dal 1191. Quest'ultima costruzione marcava ufficialmente la giurisdizione del vescovo di Aosta che, già proprietario dei pascoli più importanti, aveva acquisito l'intero vasto territorio innalzandolo a Contea ed investendosi, quindi, del titolo comitale. Tra il 1190 e il 1228, infatti, i diversi nobili citati sopra e il vescovo d’Ivrea avevano ceduto alla Curia di Aosta i loro diritti sulla vallata. Probabilmente l’avanzata dei ghiacciai impediva l’accesso ai diversi territori posti sotto il loro controllo, alcuni dei quali non più produttivi come un tempo. Pochi anni prima, il prelato eporediese aveva ceduto alla Diocesi di Aosta anche le terre che contava ad Aymavilles, Viaye ed Epinel. Nei decenni successivi il Vescovo-Conte ricevette ancora altri diritti che gli permisero di governare indisturbato la vallata per secoli; il Comune di Cogne si affrancò, infatti, solo nel 1829. L’Amministrazione locale, però, riuscì ad estinguere il suo debito con la Mensa vescovile nel 1854; l’esborso fu di 13.000 livres.