Dalla mia finestra si vedono gli alberi. Sono partito da questo mio paesino - si chiama Sadali - una ventina di anni fa. Con le lacrime agli occhi. Lasciavo tutto, anche se non avevo nulla. Solo affetti. Bisnonni e nonni. Amici. Zii e zie, che in paese sono praticamente tutti gli anziani. Dopo 3 ore e 40 di tutum-tatatam ecco la città che s’affaccia sul mare. La capitale di un’Isola che ho sempre
considerato fantastica. Dopo 14 anni dai nonni, andavo a vivere con mia madre. In una casa piccolina, che dividevamo con altri. Per noi due solo una stanza. La città non mi piaceva, la casa ancor meno. Poi la città l’ho apprezzata. E per fortuna ho cambiato casa. Non molto più grande, ma almeno nostra. Ho studiato. Liceo, università. Ho lavorato, nei giornali, in una casa editrice. Poi è venuta la crisi - ma per noi sardi c’è sempre stata - e sono entrato nel magico mondo dei cassintegrati. “Va bene - mi son detto - è ora di tornare in paese”. Senza lacrime, però. Un giorno d’autunno, sono andato in un posto che tante volte mi ha visto da bambino. Uno di quei posti magici, straordinari, dove vedi proprio il sole sorgere. E tramontare. Ci andavo con mio bisnonno e con la mia bisnonna. Era “la vigna”. E faceva roba buona. Accanto alla vigna, ecco un bel bosco di sughere. In previsione della sua morte - è andata davvero così - mio bisnonno piantò nel terreno una settantina di ulivi. Vent’anni fa. E io ci son tornato. Gli ulivi son cresciuti. E pure i rovi, da quando i miei bisnonni sono morti. Il terreno, infatti, è stato abbandonato. Quante storie simili in Sardegna? Migliaia. Eppure quel luogo mi ha attirato a sé come una calamita. È un luogo dell’anima. Mi son detto: perché non farne un parco? Un parco letterario. Artistico, magari. Dove condividere la mia passione per la letteratura con tanti amici, anche futuri. Ebbene, mi sono rimboccato le maniche e, con tutta la mia buona volontà, sto cercando di ritrovare il mio spirito contadino, per fare muri, stradine, terrazzini, piazzole. Curare gli alberi. Ho appeso delle bottiglie alle piante, le ho colorate, ci ho scritto il nome di uno scrittore che amo e dentro ho infilato, ben arrotolato, un breve racconto. Così, chi va al parco, che ho chiamato “Campo delle Storie”, può sedersi e in tutta serenità, stappare la bottiglia, recuperare il messaggio e leggere a contatto con la natura. Per me è il massimo. Verranno altre idee, come fare una piccola biblioteca nella casetta che ancora è tutta da sistemare. Si potranno fare degli eventi, serate di letteratura, di musica e arte. Il Campo delle Storie è proprio a due passi dal centro storico di Sadali, un paese che già di per sé è splendido e va visto. In più, il Campo produce frutti. Olive, sì. Mele cotogne, sì. Mandorle. Ma produce anche libri, come ogni parco letterario che si rispetti. Roberto Mura
Presidente dell’Associazione Culturale Alba Scriptorum e fondatore del parco letterario “Campo delle Storie” di Sadali.