Da “In Portu” a centro urbano
Una testimonianza di estremo interesse per ricostruire la storia di Empoli è costituita dalla Tavola Peutingeriana, copia medievale di una sorta di ‘carta stradale romana’ sulla quale, lungo il corso dell’Arno tra Florentia e Pisae troviamo il toponimo “In Portu” che gli storici pensano possa essere riferito a Empoli. La presenza di numerose chiese dedicate a San Mic
hele Arcangelo e di toponimi di origine germanica come Monterappoli, Montepaldi e Riottoli, costituiscono invece tracce della presenza longobarda a Empoli. La più importante testimonianza scritta dell’esistenza della Pieve di Sant’Andrea è la bolla papale del 1059 con cui Niccolò II conferì alla chiesa empolese il diritto di riscuotere rendite e tributi; a questo stesso periodo iniziarono i lavori di costruzione della collegiata, tuttora simbolo della comunità di Empoli, con la sua celebre facciata in stile romanico fiorentino. Nel 1119 ha inizio l’incastellamento, grazie all’accordo tra i conti Guidi ed il pievano Rolando che favorì il processo di trasferimento della popolazione dei dintorni nel centro urbano intorno alla pieve. Nel 1260 Empoli ospitò il Congresso Ghibellino durante il quale, dopo la vittoria di Montaperti, rischiò di essere decisa la distruzione di Firenze, scongiurata, secondo le celebri parole di Dante nel canto X dell’Inferno, dall’opposizione di Farinata degli Uberti ( a cui oggi è intitolata la piazza principale della città.