Romantic Casa Lorenzina/ Ventimiglia : le origini del ricordo

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Romantic Casa Lorenzina/ Ventimiglia : le origini del ricordo Chi vuole condividere tra noi sue immagini della Ventimiglia che è bello ricordare?

carine in gruppo
16/02/2024

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Ma quanta fretta...
15/02/2024

Ma quanta fretta...

Ma che cosa tenera proprio vero che con il mio lavoro succedono le cose più assurde.. Un gruppo di ballerine Che avevano...
15/02/2024

Ma che cosa tenera proprio vero che con il mio lavoro succedono le cose più assurde.. Un gruppo di ballerine Che avevano studiato insieme 'anta anni fa hanno deciso di reincontrarsi dopo secoli e di visitare insieme gli Hanbury dormendo da me... Troppa simpatia

Il the e' servito, sbrigatevi finche' le frittelle sono ancora calde
14/02/2024

Il the e' servito, sbrigatevi finche' le frittelle sono ancora calde

Chi volesse approfondire la storia di Ventimiglia trova approfondite valide informazioni quihttp://www.cultura-barocca.c...
16/02/2021

Chi volesse approfondire la storia di Ventimiglia trova approfondite valide informazioni qui
http://www.cultura-barocca.com/abczeta/citta3.HTM

Cultura Barocca, Teatro Romano, Albintimilium, Ventimiglia, Liguria, Mar Ligure, Via Romana, Terme, Insulae, Ville

La zona che va da Ventimiglia a Nizza compresa era sempre stata italiana. La meravigliosa strada che su tre diversi live...
16/02/2021

La zona che va da Ventimiglia a Nizza compresa era sempre stata italiana. La meravigliosa strada che su tre diversi livelli collega le due citta , prende in Francia il nome di Cornìche, noi che la abbiamo realizzata la chiamavamo Cornice.
Un bellissimo articolo di Civiltà-Barocca:
La Strada della Cornice
Nel PONENTE LIGURE in forza della conquista napoleonica risultarono incentivati i traffici terrestri dopo che si realizzò (1804, 1810 e quindi conclusa nel 1828) la STRADA DELLA CORNICE , oggi “Via Aurelia”.
La STRADA DELLA CORNICE fu in effetti la prima linea costiera di comunicazione ininterrotta in Liguria dai tempi in cui i Goti distrussero la romana JULIA AUGUSTA, con la conseguenza che per tutto oltre un migliaio d’anni e per tutto il periodo dell’amministrazione genovese, tranne che per spazi limitati, gli spostamenti sull’arco regionale ligure avvennero sempre per VIA DI MARE, con vari tipi di NAVI, GALEE, VASCELLI ED ALTRE IMBARCAZIONI, data anche la strordinaria valenza commerciale e strategica del PORTO DI GENOVA.
Con la realizzazione della litoranea napoleonica, una corrente di traffico si sviluppò sul litorale ligure: la parte più vicina alla Provenza fruì di gran transito di merci e viaggiatori.
Seguendo quanto ha utilmente scritto Vincenzo Agnesi ne La Riviera non bisogna credere che la STRADA DELLA CORNICE sia “nata” dalle gesta napoleoniche senza problemi.

(presso l’ISTITUTO INTERNAZIONALE DI STUDI LIGURI DI BORDIGHERA (II, 150) viene custodito l’acquerello bianco con toni di biacca di Anna de l’Epinois intitolato Le Pont de St. Louis prés de Menton. In esso, per quanto il paesaggio sia rivisitato in chiave antropica, si può comunque leggere la sovrapposizione di DUE PONTI, il più grande risalente alle OPERE PUBBLICHE inaugurate da NAPOLEONE BONAPARTE: in particolar modo la realizzazione della STRADA DELLA CORNICE. Già nella cartografia settecentesca è possibile leggere la particolare strutturazione confinaria dell’AREALE DEI BALZI ROSSI e il notevole rilievo strategico di quella SPIAGGIA DEI BALZI ROSSI, presso cui da tempi solo relativamente recenti sorge il “valico confinario di Ponte S. Ludovico”, che ha sostituito il più antico PONTE SAN LUIGI o storica linea di demarcazione sulla via litoranea)

Il Bonaparte non ebbe a disposizione il lungo tempo che permise ad Augusto di potenziare la Julia Augusta: pur nel contesto di una realizzazione celermente portata avanti, il risultato architettonico più clamoroso dell’impresa napoleonica con probabilità fu l’edificazione del PONTE SAN LUIGI tra Ventimiglia e Mentone.

La tradizione, avvalorata dagli antiquari, vuole che il Bonaparte onde celebrare fastosamente questa iniziativa, emulando certe gesta trionfali di Ottaviano Augusto, abbia percorsi i tratti resi carrozzabili della nuova strada costiera con un mezzo che si conserva ancora.
Dopo la caduta di Napoleone quella STRADA COSTIERA che era andata a colmare un grave limite viario della Liguria, ancora EVIDENZIATO DA RELAZIONI DEL XVIII SECOLO, cominciò però a CADERE IN ROVINA per l’assenza di manutenzione.



E la turista inglese lady Blessington, solo pochi anni dopo la caduta di Napoleone, nel 1823, durante un viaggio per la STRADA DELLA CORNICE, mise in risalto la necessità di PROCEDERE PER QUELLA VIA ANCORA A DORSO DI MULI. Se non proprio nel rispetto di una tradizione secolare per via soltanto delle proprie gambe, sì che divenne quasi istituzionale la figura del PEDONE identificabile in una sorta di professionista della strada addetto a trasportar missive od oggetti relativamente piccoli per siffatte contrade.
Il recupero dell’iniziativa stradale napoleonica non dipese da una vera e propria scelta del restaurato GOVERNO SABAUDO – che per i deliberati del “Congresso di Vienna del 1815” aveva incamerato il territorio della soppressa REPUBBLICA DI GENOVA -), ma dal fatto che nel 1826 si ipotizzò un VIAGGIO PER LA LITORANEA dei Sovrani Sabaudi.
Il meccanismo celebrativo dell’Antico Regime impose l’adeguamento della STRADA DELLA CORNICE alle ESIGENZE DI COMODITA’ DEI SOVRANI.
Non sembra peraltro un caso che la CITTA’ DI SANREMO, come si evince dal MANOSCRITTO BOREA [trascritto da Guido Orazio Borea D’Olmo per i tipi dell’Istituto internazionale di Studi Liguri nel XV volume (anno 1970) della “Collana Storico-Archeologica della Liguria Occidentale” con il titolo de Il Manoscritto Borea – Cronache di Sanremo e della Liguria Occidentale], commemorando la morte del SOVRANO SABAUDO CARLO FELICE, abbia attribuito a questi la RESTAURAZIONE DELLA LITORANEA, nominata nelle iscrizioni funebri dedicate al Sovrano come VIA EMILIA.
Il restauro della STRADA LITORANEA, partendo dal 1826 (anche se il VIAGGIO REGALE POI NON AVVENNE), fu soltanto in crescendo: anche se, per la sveltezza di certe opere storiografiche, rimasero da compiere diversi lavori che furono completati solo in tempi posteriori.
Per esempio nel Ponente estremo, tra Camporosso (IM) e Ventimiglia, il tratto di STRADA DELLA CORNICE che portava dal torrente Nervia al fiume Roia venne CONCLUSO solo anni dopo, precisamente nel 1836.
Parimenti nell’areale di Oneglia sia il TORRENTE PRINO che il TORRENTE IMPERO dovettero ancora essere superati per via di un GUADO. Ci vollero ancora 20 anni circa prima che l’impresario Giordano realizzasse il PONTE SUL PRINO e parimenti occorse parecchio tempo affinché il TORRENTE IMPERO risultasse superabile in forza del PONTE SOSPESO costruito da Luigi Bonardet.

Il link al post originario, completo di illustrazioni

https://l.facebook.com/l.php?u=https%3A%2F%2Fwww.google.com%2Famp%2Fs%2Fliguriaponente.wordpress.com%2F2016%2F10%2F26%2Fla-strada-della-cornice%2Famp%2F%3Ffbclid%3DIwAR2yJJ_y-p_LpjZGTegfg-0TucqiKyusHJaJ_jEdzo8_pS8QIQoIN1l4daE&h=AT18wvFZW6VXTUJXSgtMGy78YjQSLxwLSm5cVwv0Z1fCo3UEQKGfv6JQsUzMgfwApo1pPbFJNEeqFe76NfT-nd9kzSn-Xmcdnuk42LyPBieHUPbcLJ0M-CMkQZrLK4sqqg&__tn__=R]-R&c[0]=AT1YdUqZlppYvD450GoTq-WyxY9InDEYyuQGQaxYkxxto_CfR31yEZxKE_A4uNwsrTKvHcDM5QZkE1LMGiiUt98AF9DyGHtATVWCDtCv9Fh1XhhjUEo15BMsZ6gbMxfidGDbkMum74SwkEaCI9JOCzWRArUvQCd54ZyXikJXfiFgFKveUUe267FafDLF4vgnRpKYfd7jTOMXzmSwxA
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Nel PONENTE LIGURE in forza della conquista napoleonica risultarono incentivati i traffici terrestri dopo che si realizzò (1804, 1810 e quindi conclusa nel 1828) la STRADA DELLA CORNICE , oggi & #82…

14/11/2020
20/10/2020

Frankenstein a Ventimiglia – Serge Voronoff tra miti e leggende
Di Redazione Liguria- 9 Settembre 2016

Serge Voronoff
Serge Voronoff
Ventimiglia – Forse non tutti sanno che, a Grimaldi, frazione del comune di Ventimiglia, è vissuto a lungo un personaggio controverso che è stato accostato nel tempo al dottor Frankenstein per la sua ricerca dell’elisir dell’eterna giovinezza ma anche per i suoi misteriosi studi sulla possibilità di impiantare testicoli di scimmia nel corpo umano.
Miti e leggende – e forse anche un pò di malignità – hanno accompagnato la vita di Serge Voronoff, medico e ricercatore, famoso per la sua villa di Grimaldi ma, ancor più, per le sue gabbie con decine di scimmie e per i suoi studi di anatomia e sui trapianti di organi animali sull’uomo.
In particolare Voronoff divenne celebre al suo tempo per le dichiarate virtù rigeneratrici di interventi di trapianto di parti di testicoli di scimmia nel corpo di uomini anziani che, come per magia, avrebbero ripreso vigore e capacità fisiche degne di un ventenne.
Le sue ricerche sono state prima accompagnate da sensazionalismo, poi da diffidenza ed infine dal mistero poichè nella zona iniziarono a circolare voci su incroci innaturali tra uomini e scimmie, storie di fantomatici avvistamenti di esseri mostruosi metà primate e metà essere umano e, ancora, di raccapriccianti esperimenti sui corpi di esseri umani cui sarebbero stati trapiantati gli organi genitali di gorilla e scimpanzè.
Abbastanza per richiamare f***e di curiosi e per tramandare nel tempo una serie di voci mai del tutto sopite.
Del caso del dottor Serge Voronoff si è occupato anche lo scrittore-ricercatore storico Enzo Barnabà, che, nel suo nuovo libro, “Il sogno dell’eterna giovinezza”, si è calato nei panni di Serge Voronoff e ne ha esaminato la vita e le opere.
Chi era questo personaggio e come ha fatto a diventare la sua mente e la sua penna?
Di Voronoff sentii parlare a Roma da un biologo molti anni fa: mi fu presentato come lo scienziato che, i tempi della Belle Epoque, faceva sì che i vecchi miliardari buttassero alle ortiche l’elegante bastoncino con cui erano entrati in clinica e si dessero alla pazza gioia. Può immaginare il mio stupore quando, una ventina di anni fa, son venuto ad abitare a Grimaldi accanto alla sua villa che quotidianamente scorgo sotto le mie finestre. Fu naturale per me cercare di saperne di più documentandomi a 180 gradi, visto che nulla di convincente era stato scritto su di lui. Quando Facebook fece la propria apparizione creai una pagina nella quale misi a disposizione dei curiosi il risultato delle mie ricerche: foto, copertine e brani di libri, filmati, canzoni, articoli, ecc. Leggendo migliaia di pagine sue o su di lui presi a mettere a fuoco il personaggio e ad identificarmi con lui. Per me è un processo naturale: nel romanzo “Le Ventre du python”/”Il Ventre del pitone” mi sono identificato con la protagonista-voce narrante, che, a triplo titolo, è diversa da me (donna, giovane ed africana); nel “Partigiano di Piazza dei Martiri” mi sono identificato con i due narratori: il partigiano “Ciro” e suo figlio Giulio.
“Il sogno dell’eterna giovinezza” è la prima “autobiografia in italiano di Serge Voronoff. Il sottotitolo del libro recita “Vita e misteri di Serge Voronoff” (http://infinitoedizioni.it/prodotto.php?tid=272) . Quali misteri aleggiano intorno alla sua figura?
Attorno a lui aleggiano mille leggende. Anni fa, fu organizzato un incontro intitolato “Il castello del conte Voronoff” ed eccolo trasformato in un parente stretto di Dracula.
In realtà non si tratta di castello, ma di una villa ottocentesca e Voronoff non possedeva alcun titolo nobiliare.
Ogni tanto circolano voci di discendenti di scimmioni sfuggiti dalle gabbie della villa che si aggirerebbero tra le campagne di Grimaldi.
Talvolta si tratta di mostruosi ibridi nati nei sotterranei della villa, sotterranei che ingenui turisti vorrebbero visitare per scoprirne i misteri.
Voronoff innestava sull’uomo fettine di testicoli di scimpanzé. Per la fantasia popolare, si trattava invece di membri integrali, naturalmente di gorilla.
Da qui il fiorire di numeri di avanspettacolo, di vignette osé e di barzellette da caserma. Si diceva che si fosse auto trapiantato e che a questo era dovuto il suo successo con le donne e in particolare con Gerty, la sua ultima e bella moglie, di 49 anni più giovane.
In una canzone di Fred Buscaglione si parla di un siero capace di risolvere ogni tipo di problemi, soprattutto di ordine sessuale. Il fatto che Voronoff trapiantasse un terzo testicolo ai montoni e ai tori fece sognare vertiginosi incrementi della produzione di carne e di lana, capaci di potenziare i PIL degli stati e di risolvere problemi planetari. Quando pensò poi di innestare un terzo testicolo ai bambini si credette che l’avvento del superuomo fosse alle porte. Per fortuna non se ne fece nulla.
Voronoff stimava molto Mussolini, e a sua volte il duce stimava molto l’ebreo russo. Poi nel 1938 il regime approva le leggi razziali e Voronoff e la sua famiglia diventano improvvisamente dei perseguitati. Come poté salvarsi dalla persecuzione fascista a differenza della sua famiglia?
Mussolini nel 1923 si definì “il Voronoff dell’Italia”. Questo riempì di orgoglio lo scienziato e lo si può capire. In gioventù, in Russia, Voronoff aveva fatto un paio di settimane di prigione perché socialista. Se fa perve**re a Mussolini, tramite il prefetto di Imperia, uno dei suoi libri con dedica piena di ammirazione, se nel 1935 dona “alla Patria” (peraltro non sua) non la fede ma un chilo d’oro, forse non lo fa per simpatie fasciste ma per tenersi buono il regime.
Nel 1938 viene espulso dall’Italia in quanto ebreo straniero, ma resta stranamente padrone della villa che gli vene sequestrata solo nel 1940 perché proprietà di “suddito di potenza nemica” e cioè francese.
Nel 1939 pensò bene di lasciare l’Europa, dove il clima era diventato pesante (la stampa italiana e parte di quella francese era caduta nel più violento delirio antisemita), per andare a vivere a New York assieme alla giovane moglie. Non così due suoi fratelli che furono deportati ad Auchwitz dove morirono gasati.
Per quale motivo la figura di Serge Voronoff, con il tempo, è stata dimenticata dopo un periodo di grande fama e celebrità?
Voronoff fu davvero uno dei personaggi più popolari del proprio tempo. In Italia e in Francia venne usato il verbo “voroniffizare/voronofizer” che significava “ringiovanire”.
Ispirò scrittori quali Svevo, Bulgakov o Conan Doyle. Fu detto che ciò che connotava il ventesimo secolo erano i grattacieli americani e le operazioni di Voronoff.
Negli anni Venti ebbe un grande successo anche perché interpretò l’ottimismo che fece seguito alla prima guerra mondiale, con annesso il desiderio di colmare i vuoti creati dalla guerra. Non così nel decennio successivo quando l’atmosfera si fece più cupa. A questo clima che non invitava a sognare si aggiunse la constatazione che i risultati degli xenotrapianti erano lungi dal mantenere le promesse.
La delusione spinse l’opinione pubblica francese (incline a cartesiane concretezze) verso un rapido oblio. In Italia il processo fu molto più lento, ma l’oblio arrivò anche da noi. Le successive ricerche sul cancro non diedero risultati apprezzabili e non riuscirono a far accendere i riflettori su un Voronoff che si avviava verso la fisiologica decadenza causata dal peso degli anni.
Nel libro sono presenti numerose immagini che attestano le ricerche di Voronoff e i suoi esperimenti su alcuni pazienti. Le sue ricerche hanno avuto qualche importanza per la medicina contemporanea o Voronoff era – come qualcuno sosteneva a suo tempo – un impostore?
Il lavoro di Voronoff si inserisce in una vasta corrente sperimentale che ebbe parecchi protagonisti in Europa e in America all’inizio degli anni 1920.
Non si conosceva il rigetto che però si scatenava implacabile non appena il sangue perveniva al tessuto trapiantato. Se non si formavano i neocapillari e il sangue non arrivava, il tessuto andava invece in necrosi. Gli esiti positivi degli interventi si spiegano con l’effetto placebo: non a caso si dice che il primo organo sessuale sia la mente.
Voronoff pagò più di altri come più di altri aveva beneficiato del successo. Pro e contro dell’esposizione mediatica della quale il chirurgo franco-russo seppe usufruire come pochi altri.
Negli ultimi anni si è ripreso a parlare di Voronoff soprattutto a causa dell’AIDS: le sue operazioni sono state uno dei veicoli della penetrazione in Europa del terribile morbo?
Più che la cronologia è la zona di provenienza delle scimmie donatrici ad escluderlo. Secondo gli ultimi sudi, Voronoff va assolto. Se non altro per insufficienza di prove.
Quale è stato il suo rapporto con Ventimiglia?
Quando nel 1951 Serge Voronoff morì, la “Voce Intemelia” lo definì “nostro cittadino onorario” e gli dedicò un corposo coccodrillo. Non aveva torto, il chirurgo franco-russo (da poco ricchissimo grazie al provvido decesso della seconda moglie, una petroliera americana) aveva acquistato nel 1925 la villa di Grimaldi soprattutto a causa del parco dove pensava di creare una “fattoria di scimmie”, una specie di fabbrica di pezzi di ricambio degli organi umani logorati. Le scimmie africane costavano care e quindi aveva pensato di allevare i primati in Europa. Aveva cercato un luogo idoneo per tutta la Costa Azzurra e si era imbattuto nella tenuta di Grimaldi.
Una scelta casuale, che finirà però per legarlo alla frazione e a Ventimiglia. Spesso veniva in città a scambiare quattro chiacchiere col farmacista Azzaretti che era uno dei suoi collaboratori.
Si spargeva subito la voce e i ragazzini correvano a sbirciare al di là dei finestrini della sua Rolls per verificare se assomigliasse a una scimmia, visto che (così si pensava) si era autotrapiantato dei testicoli di gorilla.
Le sue scimmie (un’ottantina) si trovavano in gabbie ancora oggi ben visibili, che si affacciano sulla via Aurelia e suscitavano grandi curiosità: basti pensare che i genitori solevano dichiarare ai bambini di Ventimiglia e di Mentone: “Se fai il bravo, domenica ti porto a vedere le scimmie di Voronoff”.
Elio Lanteri in una gustosa pagina ci parla dell’attrazione particolare che i bambini avevano per Teodoro, la scimmia ammaestrata cui Voronoff faceva indossare delle braghe bianche.
Quando si bussava alla sua porta in cerca di finanziamenti per opere di beneficenza non si tirava indietro.
Massone, aveva buoni rapporti con la loggia dei “Persistenti” : quando il fascismo sciolse l’organizzazione, faceva entrare i membri della loggia intemelia nella sua villa e li faceva uscire da un cancello che si trovava dopo la dogana, in modo che potessero andare a riunirsi senza intoppi nei locali della loggia di Mentone.
Fu eletto presidente onorario della SOMS di Grimaldi cui donò la bandiera tuttora in uso. Il Comune di Ventimiglia gli ha dedicato una strada.
A questo proposito, desidero ricordare di avere recentemente donato alla Biblioteca Aprosiana i libri di e su Voronoff e i documenti che ho collezionato negli anni. Visto che la biblioteca possedeva già del materiale, adesso essa dispone di un fondo abbastanza rilevante. In altre parole, chi – in Italia o all’estero – volesse scrivere una tesi di laurea sul personaggio non potrebbe non ve**re a documentarsi all’Aprosiana. È una piccola cosa che, assieme alle grandi come il MAR, può contribuire a dare a Ventimiglia un volto diverso da quello della città del mercato del venerdì.

TAGSnotizie curioseFrankenstein a Ventimigliamisteri LiguriaSerge Voronoff

21/03/2019

I SOLDATI CONVALESCENTI CURATI A BORDIGHERA
Nursing the wounded soldiers in Bordighera – Helen Blanc-Francard
In supporting Valerie Lester’s book research in 2016, Helen Blanc-Francard unearthed articles by Ferruccio Poggi drawn from the Journal de Bordighera about the efforts made for wounded soldiers convalescing in Bordighera. We reproduce below in full the three articles by Ferruccio Poggi, of which a typical entry is…"Rilevò l'atto munifico del Signor Bicknell, che lascia gratuitamente all'associazione ed ai soldati convalescenti l'uso dello splendido locale ad uso museo sulla Strada Romana coll'attiguo incantevole giardino".“He noted the bountiful activities of Mr. Bicknell, who gives to the association and the convalescing soldiers, free of charge, the use of the splendid museum room on the Via Romana with its charming garden .”

Helen aBordighera camp 1916lso found an article by Dorothea Matilda Taylor on nursing the wounded in 1918 in several parts of Italy and the Riviera, which we reproduce in full in Appendix 4 below.

Image, right: Piccoli ospedali da campo furono attendati nell'area pianeggiante, ora occupata dai campi da tennis, e dietro la Casa Bianca.

As well as donations of items like sheets and bandages, war hospitals needed food supplies for the wounded soldiers. British Red Cross V.A.D. members worked as cooks in British Military Hospitals in places like Genoa, Bordighera, Cremona, Arquata Scrivia and Taranto. On average they prepared and served 40,000 meals per month. Dishes for the recovering soldiers included jellies, broth, custard and chicken soufflé.

Photos of convalescing military personnel in Cannes also confirm that if you didn’t actually die, the Cote d’Azur and Bordighera’s luxuriously equipped hotels were a great place to be sent to for re-booting after the horrors of battle and much better that some cold, dismal Scottish stately home. Helen also recorded information on the soldiers who did not make it and who are buried in the Bordighera British Cemetery, and we reproduce a complete list at www.clarencebicknell.com/downloads. The Italians entered the war on the Allied side, declaring war on Austria, in May 1915. Commonwealth forces were at the Italian front between November 1917 and November 1918, and rest camps and medical units were established at various locations in northern Italy behind the front, some of them remaining until 1919. From the Summer of 1917 until late 1918, the Mediterranean lines of communication for the British Salonika Force ran the length of Italy from Taranto in the south-east, to Turin in the north-west. The 62nd General Hospital was posted at Bordighera from January 1918 to January 1919, and the 66th from January to March 1918. The British cemetery is opposite the town cemetery and was used from November 1917 to January 1919. It contains 72 Commonwealth burials of the First World War, and 12 Austrian war graves.

You can download the complete list of personnel buried at Bordighera British Cemetery in Excel format
A Darn Good Yarn
Knitting, the First World War, Bordighera and Bicknell
By Helen Blanc-Francard and Marcus Bicknell
Research by Helen Blanc-Francard with additional material from Gisella Merello Folli and Marcus
Bicknell, a cooperation of the Clarence Bicknell Association www.clarencebicknell.com
12 December 2018
Clarence arrived at the twilight of his active life,
76 years old in 1914 as the Great War tore up
Europe. He was a pacifist who had devoted
himself to Esperanto, the universal language,
which he thought could bring peace to all
peoples. As his deception grew and old age crept
on, Clarence continued to help the wounded
soldiers convalescing in Bordighera alongside
his regular work helping the old and poor of the
town. Clarence liked doing things with his
hands, and one of the ways he helped others
during the crisis of the First World War was to
reach for his knitting needles.
Maybe handiwork is the characteristic of a man
who enjoyed helping others in practical ways,
especially in times of crisis (read Valerie
Lester’s chapter Terremoto on the earthquake of
1887), working with Padre Giacomo Viale for
the poor and sick of Bordighera and during the
Great War. Valerie Lester devotes a chapter of
MARVELS – The Life of Clarence Bicknell to Good
Deeds and the War Years. She writes
“Clarence busied himself with philanthropy and volunteer aid. He worked for the Red Cross; he
rolled bandages and made slippers – and presumably caught up with his knitting; he collected medicinal and
aromatic plants to sell in benefit of the Red Cross; he made little bags that he filled with sphagnum, a moss, to
apply to wounds – apparently one of the best cures – but complained that no one wanted to collect the moss
without payment; and he visited the sick and comforted the weary. He described to Edward, not without a
certain macabre humour, one of his visits to the sick: ‘Mrs Bonsignore had [her] finger poisoned by a whitethorn spine (probably other poison getting into wound) till at last the finger was cut off & we talked nearly all
the time of this cheerful subject, but washed it down with some good wine, while we gazed at the relic of her
finger & bone carefully preserved in her purse.’
“He turned his museum over to convalescin
A Darn Good Yarn. Copyright © 2019 Clarence Bicknell Association 2
When Clarence first arrived in Bordighera, in 1878, he was already a confirmed knitter.
“He moved away from church matters in his entry for 18 October: ‘I finished a pair of woollen baby’s boots &
gave them to Imperiale – he is such a dear fellow.’ Clarence took his knitting seriously. He then embarked on a kettleholder for Imperiale with his monogram in the centre. It was not entirely successful: ‘A “work of heart”: that is all I can
say about it, for the design is weak & the ex*****on worse.’ Parrett too was working away, making ‘carpet fringe at a fine
rate’ and the Fanshawe ladies ‘beat Kidderminster, Brussels &c &c hollow, by their pretty & comfortable mats & carpets.’
A few weeks later, Clarence took crochet lessons from a Miss Stubberd.”
Troops in the trenches wearing knitted scarves
Knitting pattern for a balaclava cap, c.1916
This 1914 booklet provides patterns for
knitting articles of clothing to keep soldiers in the
trenches or on the high seas warm.
It gives instructions of how to make a ‘ Balaclava
bonnet', a sleeping cap, mittens, ribbed socks as well as
a pair of crocheted bed socks. Similar knitting pattern
books included patterns for 'rifle gloves’, that leave the
thumb and trigger finger free, as well as specialised
garments for wounded soldiers to protect the injuries
they had suffered.
So it is hardly surprising, given Clarence’s interest in knitting and handiwork, that two
researcher-friends, Helen Blanc-Francard and Gisella Merello, in the circle of the Clarence
Bicknell Association have come together at the same place.
A Darn Good Yarn. Copyright © 2019 Clarence Bicknell Association 3
Nursing the wounded soldiers in Bordighera – Helen Blanc-Francard
In supporting Valerie Lester’s book research in 2016, Helen Blanc-Francard unearthed articles by
Ferruccio Poggi drawn from the Journal de Bordighera about the efforts made for wounded
soldiers convalescing in Bordighera. We reproduce below in full the three articles1 by Ferruccio
Poggi, of which a typical entry is…
"Rilevò l'atto munifico del Signor Bicknell, che lascia gratuitamente all'associazione2 ed ai soldati convalescenti
l'uso dello splendido locale ad uso museo sulla Strada Romana coll'attiguo incantevole giardino".
“He noted the bountiful activities of Mr. Bicknell, who gives to the association and the convalescing soldiers,
free of charge, the use of the splendid museum room on the Via Romana with its charming garden .”
Helen also found an article by Dorothea
Matilda Taylor on nursing the wounded
in 1918 in several parts of Italy and the
Riviera, which we reproduce in full in
Appendix 4 below.
Image, right: Piccoli ospedali da campo
furono attendati nell'area pianeggiante,
ora occupata dai campi da tennis, e
dietro la Casa Bianca.
(Small field hospitals were encamped in
the plain, now occupied by tennis courts,
and behind the White House.)
As well as donations of items like sheets
and bandages, war hospitals needed food
supplies for the wounded soldiers. British
Red Cross V.A.D. members worked as
cooks in British Military Hospitals in
places like Genoa, Bordighera, Cremona,
Arquata Scrivia and Taranto. On average
they prepared and served 40,000 meals
per month. Dishes for the recovering
soldiers included jellies, broth, custard
and chicken soufflé. 3
Above, right: Nurses, staff and patients at
the Infermeria Britannica (British
Hospital) in Florence, Italy, 1916.
Soldiers recuperating in a hotel on the Cote d’Azur,
1915. “Inside one of the luxuriously equipped hotels -
now requisitioned for soldiers of all nationalities to
recover and recuperate following injury on the
battlefield”
Photos of convalescing military
personnel in Cannes also confirm that if
you didn’t actually die, the Cote d’Azur
and Bordighera’s luxuriously equipped
hotels were a great place to be sent to for re-booting after the horrors of battle and much better
that some cold, dismal Scottish stately home. The last ambulance train taking soldiers away from
Bordighera left on the 27th October 1918, but no images can be found.

1 www.bordighera.net/bordighera-e-la-guerra-1915-1918-prima-parte-n22188 etc., reproduced in Appendices 1, 2 and 3
below
2 Associazione pro assistenza ai feriti", "The Association for assisting the wounded"
3 Source https://attinghamww1stories.wordpress.com/tag/red-cross/
A Darn Good Yarn. Copyright © 2019 Clarence Bicknell Association 4
Helen also recorded information on the
soldiers who did not make it and who
are buried in the Bordighera British
Cemetery 4 (contemporary photo,
right), and we reproduce a complete
list at www.clarencebicknell.com/downloads.
The Italians entered the war on the
Allied side, declaring war on Austria, in
May 1915. Commonwealth forces were
at the Italian front between November
1917 and November 1918, and rest
camps and medical units were
established at various locations in
northern Italy behind the front, some of them remaining until 1919. From the Summer of 1917
until late 1918, the Mediterranean lines of communication for the British Salonika Force ran the
length of Italy from Taranto in the south-east, to Turin in the north-west. The 62nd General
Hospital was posted at Bordighera from January 1918 to January 1919, and the 66th from
January to March 1918. The British cemetery is opposite the town cemetery and was used from
November 1917 to January 1919. It contains 72 Commonwealth burials of the First World War,
and 12 Austrian war graves.

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