04/05/2021
Firenze, maggio 1304: un "inferno" in Arno
ll ponte fiorentino detto “alla Carraia” fu costruito nel 1220: lo chiamarono ‘Ponte Nuovo’ per distinguerlo dal già esistente ‘Ponte Vecchio’, ma, essendo adibito al passaggio dei carri che trasportavano merci, acquisì presto il nome che conserva ancora oggi.
Rovinato per la prima volta nell'ottobre del 1269 per via di un "grande diluvio di pioggia e d'acqua", il ponte alla Carraia ebbe a subire una seconda distruzione, ben più gravida di conseguenze, il giorno di Calendimaggio del 1304.
Tradizionalmente celebrato come inizio del ciclo primaverile, il Calendimaggio era accolto a Firenze con grandi manifestazioni di giubilo; particolari festeggiamenti furono indetti proprio nel 1304, suscitati dall'arrivo in città del legato papale giunto per riportare la pace in Firenze lacerata dalle lotte fra i Bianchi e i Neri.
Per questo, fra i vari festeggiamenti, era stata organizzata sull’Arno (su “barche” e “navicelle”), nei pressi del Ponte alla Carraia, una sorta di rappresentazione laica dell’Inferno.
Un bando aveva dato avviso alla popolazione che chiunque volesse assistere alle pene che attendevano i peccatori nell’aldilà si ritrovasse sul ponte o lungo le rive del fiume.
Accorsero in molti e forse in troppi si accalcarono sul ponte che, per il peso eccessivo, rovinò in Arno.
Del crollo del ponte fornisce un resoconto preciso Giovanni Villani il quale, sarcastico, ironizza sulla stoltizia di coloro che, con l’assurda pretesa di vedere come si sta all’inferno, erano morti per davvero:
"Come cadde il ponte alla Carraia, e morivvi molta gente.
In questo medesimo tempo che ’l cardinale da Prato era in Firenze, ed era in amo-re del popolo e de’ cittadini, sperando che mettesse buona pace tra.lloro, per lo calen di maggio MCCCIIII, come al buono tempo passato del tranquillo e buono stato di Firenze, s’usavano le compagnie e brigate di sollazzi per la cittade, per fare allegrezza e festa, si rinnovarono e fecionsene in più parti de la città, a gara l’una contrada dell’altra, ciascuno chi meglio sapea e potea. Infra l’altre, come per antico faceano per costume quelli di Borgo San Friano di fare più nuovi e diversi giuochi, sì mandarono un bando che chiunque volesse sapere novelle dell’altro mondo dovesse essere il dì di calen di maggio in su ’l ponte alla Carraia, e d’intorno a l’Arno; e ordinarono in Arno sopra barche e navicelle palchi, e fecionvi la somiglianza e figura dello ’nferno con fuochi e altre pene e martori, e uomini contraffatti e demonia, orriboli a vedere, e altri i quali aveano figure d’anime ignude, che pareano persone, e mettevangli in quegli diversi tormenti con grandissime grida, e strida, e tempesta, la quale parea idiosa e spaventevole a udire e a vedere; e per lo nuovo giuoco vi trassono a vedere molti cittadini; e ’l ponte alla Carraia, il quale era allora di legname da pila a pila, si caricò sì di gente che rovinò in più parti, e cadde colla gente che v’era suso; onde molte genti vi morirono e annegarono, e molti sene guastarono le persone, sì che il giuoco da beffe avenne col vero, e com’era ito il bando, molti n’andarono per morte a sapere novelle dell’altro mondo, con grande pianto e dolore di tutta a tutta la cittade, che ciascuno vi credea avere perduto il figliuolo e ’l fratello; e fu questo segno del futuro danno che in corto tempo dovea ve**re a la nostra cittade per lo soperchio delle peccata de’ cittadini."
Di questo (tragico) gioco, che avrebbe dovuto ingannare "la gente grossa", riferisce anche Giorgio Vasari il quale, nelle sue "Vite", ne fa partecipe il pittore Buonamico reso celebre per le sue burle dalla penna di Giovanni e Franco Sacchetti.
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Credits: M.C.Cabani, "Un inferno in Arno. Il crollo del ponte alla Carraia del Calendimaggio 1304", in "Vallis Arni # Arno Valley. La toscana dal fiume al mare tra eredità storica e prospettive future", Pacini Editore, 2018