24/02/2022
"Il Biancone" (Circaetus gallicus)
Capisci subito quanto un incontro sia speciale, quanto in grado di di creare un'unione profonda,
intima, svincolata dalle "umane" regole del tempo e dello spazio. Un'esperienza mistica.
Immagino si intuisca che non mi stia riferendo ad un incontro tra persone. Quando questo
accade, se si ha la fortuna di essere pronti, si attiva un processo interiore capace di aprire nuovi
orizzonti al processo di consapevolezza della vita.
Ed è proprio quello che è successo a me.
Ve lo voglio raccontare!
Era il 2002 quando a bordo di un fuoristrada del Parco Nazionale d'Abruzzo una femmina di
Biancone, "l'Aquila dei serpenti", giungeva fino a Latina trasportato da due agenti Forestali. A
ricevere il prezioso carico e il delicato incarico il Biologo Naturalista, nonché amico, Giuseppe Di
Lieto.
I sintomi evidenziavano un problema neurologico, probabilmente di origine traumatica, che
costringeva l'Aquila a rimanere riversa su un fianco. Era la prima volta che sentivo nominare
due parole che non avrei più dimenticato: "nistagmo oculare". Un disturbo che consiste in un
movimento rapido, ritmico e involontario degli occhi, e chi più di un'Aquila, mi faceva notare
Giuseppe, ha bisogno dei suoi occhi? La osservai e non riuscii ad incontrare il suo sguardo, le
sue pupille si muovevano all'impazzata, fuori controllo. Provai una sensazione a me sconosciuta,
angosciante, straziante, era come se l'animale avesse smarrito il suo spirito, la sua energia vitale.
Era come se fosse assente.
Trasferita in una voliera per il suo recupero, "Bianca", questo il nome scelto per lei, trascorse
tutto l'inverno ben protetta dal freddo e ben alimentata, un soggiorno forzato che rappresentò
un doppio esilio, se si pensa che il Biancone passa la stagione fredda in Africa subsahariana.
Così, lontana da tutti gli altri suoi simili, privata degli spazi immensi e selvaggi delle savane,
isolata nel silenzio quasi sacro di una voliera, Bianca, affidata alle miracolose cure del tempo,
ebbe la pazienza e la forza disperata di attendere.
Un'attesa ben ripagata all'inizio della primavera.
Ad accorgercene proprio io e Giuseppe durante una delle nostre consuete visite alla voliera.
Quella mattina Bianca aveva una postura diversa, diritta sul suo posatoio come solo i rapaci
riescono a stare, assomigliando in questo loro atteggiamento più a noi umani che a tutti gli altri
uccelli. Fu un'emozione indescrivibile, velata da una lieve tristezza per l'imminente separazione
che mi apprestavo a vivere. E finalmente arrivò il grande giorno, il giorno in cui all'Aquila sarebbe
stata restituita la sua libertà.
Si decise di fare la cerimonia di liberazione nella tenuta di Torrecchia Vecchia, un luogo oltre
che magico per le sue bellezze storiche e naturali, strategicamente adatto ad ospitare un
Biancone. Per le esigenze di questa specie, un predatore di serpenti, non poteva essere scelto
un ecosistema migliore. Nella tenuta inoltre, posta su una delle rotte migratorie note, Bianca
avrebbe potuto incontrare altri Bianconi in arrivo dall'Africa ed unirsi a loro per proseguire il
viaggio interrotto l'anno precedente. Ricordo in maniera indelebile il momento del lancio di
Bianca verso il cielo, Giuseppe la teneva stretta tra le mani. Sapevo che mi sarebbe rimasto
poco tempo ancora. Di impulso la chiamai a voce alta e lei volle farmi il regalo inaspettato che
custodisco da allora: mi guardò e io guardai i suoi occhi. Erano fermi, acuti, fissi nello sguardo
regale e incorrotto di un'Aquila. Il nistagmo se ne era andato. Mi resi conto che nel fissarci ero
veramente entrata in contatto con il suo spirito profondo ritrovato. Ora a tremare non erano
più i suoi occhi ma la mia anima in preda all'emozione. Fu diverso da qualsiasi altro incontro
accadutomi in tutta la mia vita.
Il volo dell'aquila, liberata in aria dalle mani di Giuseppe, ha lasciato qualcosa di magico dentro
ogni persona presente, e noi operatori, più vicini a Bianca durante la sua convalescenza
capimmo che, più o meno consapevolmente, eravamo stati coinvolti in un percorso di
autoguarigione.
Ma le sorprese per me non erano finite.
Il giorno dopo la liberazione mi misi a cavallo nell'immensa tenuta di Torrecchia Vecchia a
cercarla per monitorare i suoi spostamenti passando due mattinate intere col naso all'insù e con
la delusione di non averla avvistata.
Quasi rassegnata mi misi in macchina e mi avviai verso l'uscita della tenuta. Improvvisamente
vidi un ombra gigantesca sopra il tettino della mia auto e fu un tutt'uno fermarmi ed esclamare
"è lei"!
Eh si era proprio lei!
Volteggiava sopra la mia testa e man mano guadagnava sempre più quota come a dirmi "sto
bene".
Poi finalmente si esibì nello "Spirito Santo", una tecnica di volo librato che i Bianconi usano per
localizzare i rettili al suolo. Con i suoi 2 metri di apertura alare riusciva a stazionare in aria, ferma
in un punto, perfettamente immobile come neanche un elicottero riuscirebbe a fare.
Da quel giorno di aprile 2003 non si è fatta piu rivedere ma sabato 25 maggio 2019 sua maestà
si è ripresentata inaspettatamente ai miei occhi con un volo molto basso come dire "hey sono io!
Mi riconosci?"
Mi piace pensare che sia Bianca, "la mia Aquila", anche se dallo sguardo ironico ma comprensivo
di Giuseppe capisco che questo non può essere possibile!
Nella foto "la cerimonia di liberazione" di una poiana