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Pagina Yallaz Turismo Responsabile Turismo responsabile in Marocco: dai un altro senso al tuo viaggio!

30/11/2023
29/03/2023

🇲🇦 PASQUA A COLORI? MAROCCO!

i colori luminosi ed i profumi inebrianti della calda primavera marocchina 🌱🌺☀️
vi proponiamo un assaggio di questo variegato paese: la storia, la cultura, la vita quotidiana di marrakech, una breve fuga al mare, sulla costa atlantica a scoprire i segreti del preziosissimo olio d'argan, ed un tuffo nell'autentica cultura berbera - e nella strepitosa cucina - delle montagne dell'alto atlas

yalla! si parte con .viaggi.responsabili !

per info 👉 [email protected]
leggi il programma 👉https://www.planetviaggi.it/public/sitemin/MaroccoColoriProfumiDiPrimavera___Pasqua_2023.pdf

music credit bit of my skin

23/03/2022

🇲🇦 Il potere dell’alfabetizzazione!

Chiacchiericcio, risate, bimbi che corrono dappertutto.. e gomitoli colorati, forbici, strumenti per cardare la lana, telai affollati da ragazze abilissime e allegre, un vassoio con la teiera sempre pronta: questa è l’atmosfera alla Cooperativa Femminile Tessile di Imouzzer Tichka.

Le donne di questo piccolo villaggio berbero sull’Alto Atlas hanno partecipato a tre anni di corsi di alfabetizzazione, organizzati dalla locale Associazione Wifaq per lo Sviluppo Rurale; questo ha accresciuto la loro l’autostima, per cui hanno poi richiesto un proprio spazio esclusivo, dove avviare attività generatrici di reddito. L’Associazione si è fatta carico di cercare i finanziamenti, e 26 donne si sono associate in cooperativa.

Nonostante il nome si riferisca soltanto a prodotti tessili (nassij in arabo significa tessuti), oltre ai tappeti e capi per bambini in lana e cotone, tra i loro obiettivi futuri c’è la produzione di marmellate, composte e succhi di frutta, miele e dolci.
E a chi venderanno tutto ciò? Ai viaggiatori, sia quelli che si fermeranno al villaggio e avranno modo di gustare il famoso couscous d’orzo della cuoca Kabira, sia quelli che, di passaggio lungo i tornanti del passo del Tichka, faranno una sosta al loro - futuro - gazebo.

BRAVE! 🧡🧡🧡

emozioneee vi aspettiamo in 🇲🇦 marocco 🇲🇦, stavolta davvero!
24/02/2022

emozioneee
vi aspettiamo in 🇲🇦 marocco 🇲🇦, stavolta davvero!

⭕ 22.02.2022 | L'ordinanza del Ministero della Salute

In particolare all'art.5 comma 2 si legge:

"A decorrere dal 1° marzo 2022 cessano di applicarsi le misure previste dalle ordinanze del Ministro della salute 28 settembre 2021, 22 ottobre 2021, 14 dicembre 2021 e 27 gennaio 2022, citate in premessa."

Questo significa che dal 1° marzo 2022 cessano le ordinanze con gli Elenchi e quelle relative ai corridoi turistici: si torna a viaggiare, davvero.

Al link potete scaricare in anteprima il testo dell'ordinanza ⬇
https://drive.google.com/file/d/191W9gX8NTGIrwvqbh_q29cKV2aVcXeT5/view?usp=sharing

and the winner is.. 🏆🧡brava Halima e bravo Fammyy! e grazie a Oltrefrontiere e PlanetViaggiResponsabili! https://womenri...
09/10/2021

and the winner is.. 🏆🧡
brava Halima e bravo Fammyy!
e grazie a Oltrefrontiere e PlanetViaggiResponsabili!

https://womenrights.altervista.org/halima-oulami-attivista-dei-diritti-delle-donne-in-marocco/

I VINCITORI DEL PREMIO RAFFAELE MASTO 2021
Grande successo per la prima edizione del riconoscimento all’attivismo civico in Africa intitolato alla memoria del noto giornalista e scrittore italiano. Tra le numerose candidature giunte da ogni parte del continente sono stati scelti due vincitori: l’attivista marocchina Halima Oulami e il giornalista congolese Fammyy Mikindo. Nel 2022 ci sarà la premiazione in Italia.
Leggi chi sono e cosa fanno: https://www.amicidiraffa.it/

🌍🚌🌍da leggere tutto d'un fiato
12/08/2021

🌍🚌🌍
da leggere tutto d'un fiato

Dal Blog di Enzo Bianchi.

Il viaggio di Enzo Bianchi.
Una volta per fare un viaggio ci voleva tempo. Oggi non sembrerebbe più necessario, perché il viaggio non si prepara neanche più, si fa in fretta, e proprio il tempo determina ogni movimento, ogni decisione. Ma per fare un vero viaggio occorre avere tempo, darsi del tempo, prendersi del tempo e non avere paura della lentezza. Fare un viaggio e andare di corsa sono due realtà in contraddizione tra loro. Solo viaggiando, dunque ponendo l’accento sul fare strada, fare via, si può vedere ciò che è bello e ciò che è brutto, si può diventare consapevoli che “camminando si apre cammino”, secondo la straordinaria espressione di Antonio Machado.



Un vero viaggio nasce sempre misteriosamente nella nostra psiche, dove si accende la curiosità grazie a diversi impulsi: una parola in una conversazione, un quadro appeso a una parete, una rivista sfogliata distrattamente ma capace di catturarci con qualche foto, un ricordo, un amore… Allora nasce il desiderio di partire, si progetta e si decide il viaggio: da soli, per gustare nella solitudine ciò che il viaggio può riservare a chi lo fa; o insieme ad altri, per potersi emozionare insieme e vivere insieme l’avventura. A volte il viaggio ha una meta che preme e si impone come sua ragione, altre volte invece è l’idea del viaggiare che ci spinge a partire. Partire, soprattutto in auto, per fermarsi quando si vuole e dove si vuole, per non avere troppi orari, per poter raggiungere luoghi altrimenti vietati da fatiche o costi. Io amo soprattutto viaggiare così; sì, mi do una meta, ma il viaggiare è più importante della meta… Lungo il cammino ci sono opere d’arte da vedere, monumenti da visitare, ristoranti da gustare, spazi per fermarsi a passeggiare e a pensare. Lasciando posto al non atteso, alla sorpresa e all’incontro con qualcuno che a volte fa cambiare l’itinerario, fa sostare di più in un luogo, fa compiere insieme gesti e azioni non previsti. Il viaggio dev’essere un’avventura e deve contenere la possibilità di conoscere qualcuno, bevendo un pastis in Francia, un raki in Grecia, un Martini rosso ovunque nel mondo. E l’auto aiuta a fare il viaggio insieme, almeno per un po’ di cammino.



Certamente nel prepararmi al viaggio il bagaglio è leggero, ridotto al minimo. Di solito una vecchia cartella di cuoio nera che da ben quarant’anni mi ha seguito in Cina e in Zaire, in Canada e in Turchia, in Marocco e in Egitto. Sempre la stessa, e gli amici quando la vedono sorridono, ma mi è cara: mi ha fatto da cuscino per dormire nei corridoi dell’aeroporto di Calcutta, nelle sabbie del deserto di Petra, e sempre mi fornisce, quando la apro al mattino presto o alla sera tardi, un piccolo libro da cui traggo sapienza, consolazione e speranza. Un libro grazie al quale posso pregare anche se stanco, anche se assonnato, anche se mi sento estraneo, molto estraneo rispetto al luogo in cui mi trovo. Dunque, un bagaglio agile ma in cui riesco a far stare tutto ciò di cui posso avere bisogno.



A volte nel viaggio si incontrano contraddizioni, incidenti, e non tutto va come si era previsto. Ma questo non è decisivo, non è neppure causa di arrabbiatura, purché uno si sia dato tempo. In verità l’unica contraddizione al viaggio fatto insieme ad altri è la mancanza di accordo sui ritmi del viaggio. Allora si accendono oscure rabbie trattenute, che fanno promettere di non fare più viaggi con quelle persone; a volte mi è capitato persino di separarmi dai miei amici. Meglio che ognuno faccia il “suo” viaggio. Sì, perché il viaggio dev’essere vissuto nella pace, altrimenti è avvelenato e diventa insopportabile. Per questo da giovane ho amato viaggiare da solo, nonostante i rischi e la solitudine, in India, in Nepal, in Thailandia, in Indonesia e nel Mediterraneo, questo “nostro mare” sulle rive del quale si è sempre a casa, si è sempre tra gente “nostra”, si vedono sempre le stesse case con i loro balconi e i loro tetti che riflettono la luce del sole bruciante in estate, argenteo in inverno.



E il cuore nel viaggio? È un continuo rispondere a emozioni diverse: la meraviglia, la contemplazione, la scoperta, l’incontro con l’incognito, la nostalgia, l’incanto. Nulla si ripete, mentre nella nostra memoria accumuliamo immagini, suoni, profumi, parole, colori che non ci lasceranno più e che dal profondo del cuore risorgeranno quando, anche ad anni di distanza, ricorderemo quel viaggio. Confesso che nei miei viaggi ho addirittura incontrato, poche volte ma impressionanti, alcuni angeli. Mentre entravo nella cattedrale di Chartres, sulla porta un angelo mi ha sorriso, catturando il mio sguardo, destando il mio trasporto, e subito dopo è scomparso: l’ho cercato ma non l’ho più trovato… Non l’ho visto solo io, ma anche chi era con me, dunque non un’apparizione ma un incontro. Così anche sotto l’acropoli di Atene, mentre passeggiavo verso il Theseion, un angelo vestito tutto di bianco, con riccioli neri, mi è venuto incontro, mi ha sfiorato con la mano la guancia, lasciandomi una goccia di profumo di sandalo che ho gelosamente conservato fino a sera. Questa volta l’ho rincorso, ma si è confuso in mezzo a giovani di una scolaresca in visita in quei luoghi sacri: non l’ho più visto… E potrei anche raccontare di alcuni altri incontri sempre con angeli, cioè messaggeri, anche se non so inviati da chi; angeli che, come vengono così se ne vanno, quasi presenze elusive ma che lasciano impresso nel mio cuore il loro volto, il loro sguardo, l’eleganza del loro profilo, in modo da non essere mai dimenticati. Quando è accaduto, dopo la ricerca ansiosa ma inutile, mi sono seduto e sul taccuino ho testimoniato l’incontro, quasi a dipingere un volto che non vedrò mai più ma che ho visto. Sì, ho visto l’angelo!



Nel viaggio una sosta importante è quella per mangiare: mangiare è l’atto con cui chiedo di essere accolto da una terra, da una gente. Accetto di mangiare ciò che loro mangiano e chiedo di poter stare alla tavola che è loro. Per questo ho sempre odiato i camper, in quanto mi sembrano un’offesa alla gente e alla terra in cui si va: ci si porta dietro la propria casa, si mangiano i propri cibi, si dorme a casa propria. Che tristezza e soprattutto che insipienza in chi viaggia con un camper! No, non ci sono scuse né “poesie” possibili nel portarsi dietro quello che uno ha: se si viaggia, si va a chiedere alloggio, cibo e incontro. Per questo il bagaglio dev’essere ridotto, essenziale, perché l’altro possa fare dono di ciò che ha e di cui dispone. E non si ricorra alla metafora della lu**ca, perché nel camper non c’è proprio l’istanza della lentezza, e poi per la lu**ca il guscio è la protezione che cresce con lei, non la casa che la contiene e che lei si porta dietro. È irrispettoso anche verso le lumache pensare a una loro somiglianza con un camper.



Nel viaggio, dunque, verso le ore tradizionali del luogo ecco il bisogno di sostare e cercare una tavola, un semplice ristorante, un’osteria, un bistrot, dove altri sono seduti a mangiare e dove faccio fiducia di potermi ristorare e bene, con gusto. I piatti, certo, siano quelli del luogo, e non si cerchi di mangiare spaghetti in Nepal o lasagne in Marocco! C’è uno sforzo di conoscenza dei cibi da compiere, ma “dimmi cosa mangi, e ti dirò chi sei”. Si tratta di imparare a conoscere e scegliere i piatti e a cercare di cogliere da dove vengono, quale lavoro umano li ha prodotti, l’arte di cucinarli, la sapienza che ha permesso nei secoli a quei cibi di permanere come tipici di quella terra e di quella gente. La tavola è luogo di convivialità grazie alla conoscenza che si instaura attorno a essa. Occorrerebbe essere sempre disponibili ad ascoltare i camerieri, magari incontrare il cuoco, occorrerebbe sbirciare in cucina e capire gli ingredienti. Per questo quando viaggio in un paese, prima di mangiare, se è possibile, vado al mercato per rendermi conto delle verdure del luogo, dei frutti, delle carni o dei pesci che potrò trovare in tavola. E quando mi siedo dopo un aperitivo, se è d’uso in quel luogo, canto: “Gracias a la vida que me ha dado tanto”, e gioisco guardando i colori del piatto, annusando i suoi profumi, gustando cibi così diversi dal mio quotidiano eppure, nella loro semplicità, quotidiani per quella terra e quella gente presso cui sono ospite a tavola.



Se questo pranzo è fatto nella lentezza, allora fa scoprire profumi, colori, gusti che rimarranno impressi e ci arricchiranno in esperienza e in sapienza. Anche questo servirà per dare sapore ai giorni della vecchiaia, quando vivremo più di ricordi, di vissuto, che non di futuro. La tavola, così differente: piccoli tavolini nel quartiere latino a Parigi, stuoie deposte per terra nel deserto della Giordania, tavolo con tovaglie fino a terra in Danimarca…; eppure è sempre il luogo della convergenza, della convivialità, della parola scambiata, del riso che scoppia, del sussurro di parole amorose. E se poi ci sono calici per versarvi il vino, allora tutti i sensi sono convocati alla festa. Il vino è il sigillo posto su un pranzo: non si è a tavola solo per mangiare, per nutrirsi, ma anche per dirsi quelle parole di cui il vino è simbolo. Il vino ha anche il potere di convocare gli assenti alla tavola: sempre, quando alzo la coppa del vino e brindo ai presenti, penso anche a chi amo e non è presente. Impossibile alzare il calice della sintesi amorosa e non convocare tutti gli amati. Il vino è sulla tavola quale segno di nuzialità erotica con la terra e di erotico amore con gli amati.



Se si è attenti e vigilanti, viaggiare diventa un incontro con il mondo, che si dà a noi attraverso la profusione dei sensi. Non è solo guardare, anche se guardare è la prima operazione del viaggio, ma è immersione negli odori e nei profumi, è intersecare suoni e rumori, è mangiare, gustare e toccare il mondo. Viaggiare è sempre un cammino attraverso i sensi, un esercizio di sensualità, perché è il corpo che si muove tra i corpi, è l’occhio che incontra la luce, è l’orecchio che trova la collocazione, è il tatto che percepisce il freddo e il caldo, mentre i piedi toccano la terra in una relazione viva, in una sensazione mai uguale, delle quali non restano tracce.



Ai giovani mi sento di dire: partite, viaggiate, non abbiate mai paura e abbiate sempre cura di mantenere leggero il vostro bagaglio; così potrete andare lontano. D’altronde, mio padre mi diceva: “Fa’ la fame, ma viaggia e compra dei libri!”. Nella consapevolezza che ogni viaggio, se è vissuto bene, è un libro della biblioteca della vita.



Ora che sono vecchio capisco bene il consiglio di un kalógheros del monte Athos: “Siediti e va’!”. Ma a patto che, prima di sederti, tu abbia viaggiato molto.

02/08/2021

🇲🇦 OULE N TIGHZA, nel CUORE DELLA VALLE, un ettaro di.. sogni 😍

I sogni di EL Kamili, Hanane, Fatima, Lahcen e Mohamed, tutti famigliari e amici, tutti con la ‘fissa’ per la permacultura e per il recupero delle tecniche antiche, tramandate loro dai padri e dai padri dei loro padri, nella coltivazione della fertile terra della palmeraie della Draa.

Con un occhio all’acqua - il ‘goccia a goccia’ è l’unico sistema utilizzato,
un occhio alla qualità - prodotti come il prezioso miele di erbe aromatiche, lo sciroppo di dattero, il sapone agli olii essenziali o il formaggio di capra,
un occhio alla comunità - l’idea è quella di divenire un polo formativo e anche il catalizzatore di differenti esperienze associative o cooperative degli agricoltori locali.

Bonne chance nos amis 🌱

🇲🇦 Alla domanda ‘ti dispiace se ti faccio una foto?’ Khadija, con un sorriso fiero e malizioso, mi risponde ‘figurati, F...
28/07/2021

🇲🇦 Alla domanda ‘ti dispiace se ti faccio una foto?’ Khadija, con un sorriso fiero e malizioso, mi risponde ‘figurati, Facebook è pieno di mie foto!’ beh, una risposta davvero inaspettata, considerato che Khadija vive in un minuscolo paesino, Tisslit, inerpicato su una gobba rocciosa ai piedi del Jebel Siroua, che con i suoi 3304mt è la cima più alta dell’Anti Atlas.

La macchina arranca su per la sterrata, questo luogo va decisamente ‘conquistato’! All’arrivo una visione coloratissima: un’esposizione di tappeti locali, ciascuno con la propria tessitrice, in bella mostra 😍 come se si aspettassero visite, dopo un anno e mezzo di pandemia! Evidentemente, dipingono sulla roccia questo patchwork di tappeti anche per il loro personale piacere.. Abdou inizia a parlare in amazigh (berbero) con la più intraprendente delle donne presenti, non invadente ma meno timida delle altre, Khadija. Il turismo manca, ovviamente, anche in questo posto così remoto, ma il sorriso che si sprigiona dai suoi occhi sembra dire ‘qui non c’è corona’ 😉 Anzi, approfittando del gran tempo a disposizione, con il marito Ahmed (due occhi azzurri impensabili.. ma d’altronde è la regione con gli occhi più belli del Marocco!) sta costruendo una nuova maison d’hotes, semplice come quella esistente, ma molto più capiente. Da lì a poco capiremo il perché di tale possibile afflusso turistico..

Scendiamo verso il fiume, e risaliamo la corrente fino a che una quinta di rocce arrotondate ci sbarra il percorso, creando gole, pozze d’acqua, cascatelle.. e intorno palme, mandorli, canneti, ulivi, tanto verde. 🌴🌴🌴 Queste sono le sorelle minori delle ‘doigts de singe’ della valle del Dades: formazioni rocciose ugualmente spettacolari, ma molto più contenute nello spazio, più intime, se ne apprezza la dirompente energia quando vi si è immersi.

E il tocco dell’uomo, dell’agricoltore che costruisce canali di irrigazione in pietra, forgiati nella roccia, e che suddivide la portata del ruscello secondo antiche regole comunitarie, per dissetare i campi intorno al villaggio. Interventi sostenibili, vecchi di secoli, che mostrano una perfetta convivenza tra natura ed essere umano. Un villaggio d’altri tempi, si direbbe..

Alla domanda ‘ti dispiace se ti faccio una foto?’ Khadija, con un sorriso fiero e malizioso, mi risponde ‘figurati, Facebook è pieno di mie foto!’ beh, una r...

07/07/2021

🇲🇦 Da anni leggiamo le parole ‘olio d’argan’ su molti cosmetici, in erboristeria.. ma sappiamo veramente di che cosa stiamo parlando? Quali proprietà possieda? Come vada utilizzato? Quale cultura rurale si nasconda dietro una boccetta d’olio? E che tale cultura è Patrimonio Culturale Intangibile dell’Umanità secondo l’?
E sappiamo che l’argan è uno dei quattro presidi in Marocco?

Alle cooperative femminili di produzione di olio d’argan, sulla costa atlantica marocchina da Essaouira a Guelmim, le donne rinnovano una tradizione amazigh (berbera), da sempre praticata tra le mura domestiche, in un ambiente cordiale e solidale, e ne traggono un beneficio diretto come socie della cooperativa. Certamente la ricerca, in questi ultimi anni, sta portando alla meccanizzazione dell’intera filiera, ma finché il mercato dell’olio d’argan vedrà almeno una sua piccola percentuale concentrata negli estimatori del metodo tradizionale o semi tradizionale, e finché il consumatore si preoccuperà dell’eticità del processo produttivo del bene che sta acquistando, le cooperative avranno senso di esistere!

Per approfondire tutto ma proprio tutto sull’argan ed il suo prezioso olio, potete leggere la scheda di approfondimento redatta dal Dr Giuseppe Imprezzabile: http://www.djemme.com/dest.php?dest=Marocco&l=it&arg=show&scope=approf&id=2

Per cominciare a conoscere le donne della Cooperativa Tamounte (o per ritrovarle, ricordando il couscous strepitoso che vi avevano preparato!), ecco la scheda della Cooperativa: http://www.djemme.com/dest.php?dest=Marocco&arg=show&scope=prog&l=it&id=9

E perché non venirle ad incontrare personalmente? Nel cuore della regione dell’argan, a Imi n’Tlit, con il viaggio dedicato: https://www.planetviaggi.it/viaggi/marocco-la-regione-dell-argan-015

Guarda il video del viaggio: https://youtu.be/77HnrwG0t-s

24/06/2021

🇲🇦 Da Tagounite, in fondo alla valle della Draa, prendiamo verso est, verso la palmeraie; attraversiamo il lungo ponte sul fiume Draa, ha l’aria veramente esagerata, rispetto al rigagnolo d’acqua che in questo momento passa sotto la struttura in cemento.. ma quando arrivano improvvisi periodi di piogge forti, rischia di essere travolto dalla furiosa corrente.. e comunque l’acqua c’è, sotto, perché la palmeraie è verde!
Il primo paesino che incrociamo è Beni Sbih; in quello che sembra il centro del paese fermiamo la macchina, e come sempre frotte di ragazzini ci accerchiano curiosi.. forse adesso ancora più curiosi del solito, non si vedono stranieri da un bel po’ 😉
Ed il loro stupore aumenta quando compaiono tre ragazzi del posto, lunghi lunghi, che ci fanno strada armeggiando con una torcia tra le stradine sabbiose e buie della mellah, l’antico villaggio ebreo. Per fortuna tutto il camminamento è al coperto, fa fresco, nonostante non sia ancora estate questa temperatura fa davvero piacere. Inimmaginabile attraversare spazi aperti di giorno in piena estate, da queste parti!
E infine arriviamo davanti ad una gigantesca porta in legno, che i ragazzi fanno ruotare sui suoi cardini cigolanti per permetterci l’accesso all’interno della kasbah.
Siamo accolti da Abdelkhadr, il proprietario della kasbah stessa e del museo in essa raccolto: oggetti tradizionali, artigianato, dei loro predecessori, tutto esposto con grande grazia in questo piccolo riad in terra battuta. Non è ancora un museo ufficialmente riconosciuto dal Ministero della Cultura marocchino, ma ci stanno lavorando inchallah..
Abdelkhadr è un personaggi interessato all’arte, al mantenimento in vita delle tradizioni dei loro antenati; che qui a Beni Sbih, appunto, erano ebrei. Se ne andarono nel 1963, e da allora fanno ritorno qui solo in veste di turisti, una volta all’anno. Ci propone anche di organizzare degli atelier di disegno, decoro, restauro, pittura.. all’interno della kasbah! Ed il collegamento al Festival delle Oasi, che la nostra guida Cheikh Larbi organizza ogni anno, è immediato.. così come il collegamento con la nostra amica restauratrice, Ewa Gerini, subito allertata!

🇲🇦 Halima Oulami è la presidente dell’ per la Donna ed il Bambino, di Marrakech. Molti nostri viaggiatori la conoscono, ...
09/06/2021

🇲🇦 Halima Oulami è la presidente dell’ per la Donna ed il Bambino, di Marrakech.

Molti nostri viaggiatori la conoscono, li accompagniamo da lei per incontrarla, per ascoltare la sua storia, passeggiare tra i corridoi dove si avvicendano schiere di ragazze e ragazzi che seguono i corsi di formazione organizzati dall’associazione, e ovviamente per gustare i favolosi tajine e couscous preparati dalle donne del Caffè Letterario.

Quindi, se siete stati nostri viaggiatori, ve la ricorderete di sicuro! E capirete anche perché abbiamo deciso, con Valeria Rossi di Oltrefrontiere e Vittorio Carta di , di candidarla al premio dedicato a Raffaele Masto per l’attivismo civico in Africa, premio organizzato dagli Amici di Raffa appunto.

Raffaele.. nella sua straripante umanità abbiamo ritrovato il meglio di ciò che ci ha insegnato l’Africa, coniugato con il rigore e la serietà professionale, temprati, perché no, da humor e giocosa ironia.
Halima, altrettanta straripante umanità, una forza ed una determinazione da leonessa, una naturale devozione e generosità nella difesa dei diritti delle donne e delle ragazze, dei ragazzi e dei bambini ed in generale di tutti gli essere umani, in particolare di coloro che hanno bisogno!

E straordinaria è stata la risposta delle persone, che a vario titolo hanno conosciuto e lavorato con Halima, contattate per un’intervista o per lasciare un commento! Abbiamo raccolto tutti i video realizzati nel blog Women’s rights (https://womenrights.altervista.org/halima-oulami-attivista-dei-diritti-delle-donne-in-marocco/), appositamente creato per dare una voce a chi si batte per i diritti umani ed in particolare femminili: vale davvero la pena dedicarci un po’ di tempo, sono testimonianze emozionanti!

E.. che vinca il migliore.. magari la migliore 😉

http://associationelamane.ma/
http://oltrefrontiere.altervista.org/?doing_wp_cron=1622910627.0256640911102294921875
https://www.planetviaggi.it/
https://www.amicidiraffa.it/

Ieri 2 giugno in Italia era la Festa della Repubblica.. ma anche la Giornata Mondiale del Turismo Responsabile (http://w...
03/06/2021

Ieri 2 giugno in Italia era la Festa della Repubblica.. ma anche la Giornata Mondiale del Turismo Responsabile (http://www.aitr.org/il-2-giugno-si-celebra-la-giornata-mondiale-del-turismo-responsabile/)! 😃

Questo anno e mezzo di pandemia ha penalizzato tutti: gli operatori del settore, praticamente fermi, ma anche tutti gli amanti dei viaggi, che ora giustamente fremono per ripartire. Ed in questa occasione ci permettiamo di dare un suggerimento: volendo ripartire, non è l'occasione perfetta per provare a rendere i nostri viaggi più equi e sostenibili?

Il turismo responsabile è il più bel modo di viaggiare per conoscere al meglio un paese! Non è semplicemente uno slogan, è la verità!

Il viaggio diventa un’emozionante esperienza di conoscenza ed incontro con la gente, la vita e la cultura locali, senza trascurare il lato più propriamente turistico dell'esperienza: visitare siti archeologici, camminare nella natura, passeggiare per città e mercati.. ma anche cercare luoghi ed aspetti fuori dai circuiti e oltre gli stereotipi del turismo di massa. Viaggiare un po’ lentamente, per avere il tempo di gustare l’incontro con le persone, per approfondire la conoscenza delle realtà che si vivono e per godere la bellezza di ciò che si visita.

La popolazione locale è al centro di questo modo di viaggiare, coinvolta nella progettazione ed organizzazione del viaggio, protagonista nel far vivere e capire al viaggiatore la propria cultura e realtà sociale. Oltre a questo, ma non meno importante, attraverso il turismo responsabile la gente locale diventa anche protagonista dal punto di vista economico: privilegiando i piccoli imprenditori locali e supportando progetti locali di sviluppo, il viaggiatore aiuta a creare un’economia equa ed uno sviluppo duraturo e sostenibile, che salvaguarda il patrimonio ambientale, culturale e sociale. I viaggi responsabili sono quindi anche un modo per rilanciare le economie dei paesi di destinazione, lasciando la maggior parte dei profitti alle popolazioni locali.
stri viaggi
I viaggi responsabili YALLAZ sono basati su rispetto, incontro, curiosità ed equità economica.

Ti aspettiamo come sempre a braccia aperte!

🇲🇦 Lunedì sera, 17 maggio 2021,  il nostro amico Larbi ci ha inondato con una serie di messaggi whatsapp, euforico ed em...
19/05/2021

🇲🇦 Lunedì sera, 17 maggio 2021, il nostro amico Larbi ci ha inondato con una serie di messaggi whatsapp, euforico ed emozionato per essere riuscito a fotografare l’ultimo meteorite, avvistato nel cielo del deserto marocchino! (immagine realizzata da Larbi Cheikh all’Erg Lihodi). ✨✨✨

Quello della caduta di meteoriti è un fenomeno sorprendentemente comune in Marocco: la Meteoritical Society ne ha riconosciute ufficialmente una ventina, il che fa di questo paese l’Eldorado dei ritrovamenti, ed è possibile che la sua natura parzialmente desertica ne favorisca il ritrovamento. Il fatto è che si è messa in moto, negli ultimi anni, una vera corsa al meteorite: nomadi e semi nomadi hanno preso l’abitudine di setacciare il deserto per potersi accaparrare un preziosissimo frammento da vendere poi ai collezionisti.. e non è una barzelletta, la moglie della nostra guida berbera Salah ne ha trovato uno che le è fruttato 3000euro!

Il materiale extraterrestre, di cui sono composti questi frammenti, può essere veramente molto utile a studiare la composizione dell’universo e la possibilità di altre forme di vita; il rammarico è che i collezionisti, che comperano i frammenti dai ragazzi del deserto, privino la comunità scientifica di campioni dal valore inestimabile.

Il riconoscimento di un meteorite per opera della Meteoritica Society passa attraverso la definizione di un nome; la professoressa Hassna Chennaoui, Università Hassan II di Casablanca, per anni si è battuta per ottenere che i meteoriti caduti in Marocco venissero identificati con nomi marocchini, normalmente con il nome del villaggio o della regione dove è avvenuta la caduta: precedentemente, tutti quelli riconosciuti nel Nord West Africa venivano identificati soltanto con una sigla (NWA) ed un numero progressivo.. sarebbe come se, nota la Chennaoui, una madre desse ai suoi cinque figli i nomi Ahmed1, Ahmed2, etc

Gli ultimi due meteoriti riconosciuti in Marocco sono il Wad Lahteyba (27 giugno 2019) ed il Al Farciya (20 agosto 2020): e quello di lunedì come si chiamerà?

🇲🇦 RIPARTIAMO DALL’OCEANO!  🌊🌊🌊Da anni si sente parlare dell’olio d’argan.. ma sappiamo veramente di che cosa si tratti?...
15/05/2021

🇲🇦 RIPARTIAMO DALL’OCEANO! 🌊🌊🌊

Da anni si sente parlare dell’olio d’argan.. ma sappiamo veramente di che cosa si tratti? Quali proprietà, come si usi e da dove venga?

Fra non molto inizierà l’estate e finalmente la possibilità di ricominciare a viaggiare: è la stagione ideale, perché non approfittarne per visitare la costa atlantica marocchina, nella regione dell’argan?

Abbiamo preparato un nuovo circuito sensoriale, pensato in modo particolare per essere apprezzato dalle persone non vedenti, con specifici percorsi olfattivi, tattili e auditivi.
Vi aspettiamo!

Ecco qui tutte le informazioni:

https://www.planetviaggiaccessibili.it/viaggi/marocco-viaggio-nei-sensi-profumo-d-argan-419

05/05/2021

🇲🇦 Da lontano sembra appartenere alla roccia che la sovrasta, stesso colore stessi materiali, la sabbia a fare da collante tra l’esterno e l’interno.

La kasbah della famiglia Cheikh a Tiref ha però una sua ben precisa identità, che si apprezza partendo dalla “ca****la”, un ambiente separato, sorprendentemente pulito e intonacato, e.. forte: nonni e bisnonni sono sepolti qui, tombe in pietra, leggere ed eleganti, che conferiscono all’ambiente una carica straordinaria, quasi fosse una forza proveniente dagli antenati.. non si può non rimanerne colpiti!

Qui la famiglia Cheikh approdò, dopo un lungo viaggio da Erfoud, nel sud-est marocchino, la prima dimora dopo l’abbandono di Tindouf in Algeria, all’inizio del XX secolo; molto probabilmente all’epoca la regione era molto più irrigata e fertile di oggi, e certamente ci si poteva vivere bene, allevando dromedari e capre.

L’architettura in terra ha proprietà eccezionali di isolamento termico, ma anche un grave neo: richiede costante manutenzione, e se abbandonata nel giro di qualche anno rischia di sparire del tutto; ad oggi, a parte la ca****la perfettamente conservata, non rimane più niente della copertura della kasbah, e le stanze sbirciano verso la falesia, verso la piana, verso la palmeraie, attraverso porte dove rimane ben visibile la struttura dello stipite, una volta probabilmente in legno di tamerice; la sabbia entra, si dispone, si impossessa di intere stanze, forma dune a seconda di come sono disposte le aperture, e si confonde, è solo più soffice del resto.

Naim e Larbi Cheikh hanno un sogno: far tornare a nuova vita la kasbah, dove l’arte, in tutte le sue forme, si sposi con l’ambiente nutrendosi dell’antica energia, una mostra permanente dove gli artisti possano creare ed esporre.
Chi ci sta a dar loro una mano?? 🎨

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