29/04/2024
Ciao a tutte e tutti, ho letto queste due storie curiose su due ponti di Roma che ho pensato di condividere con voi.
Buona lettura, tutti i vostri commenti saranno ben accetti :-)
Ponte Emilio detto Ponte Rotto...
Comunemente noto col nome di “ponte Rotto”, fu realizzato con piloni in pietra e sovrastrutture in legno nel 179 a.C. per agevolare l'accesso al Foro Boario dalla sponda destra del fiume. Parzialmente crollato nel 156 a.C. venne ricostruito pochi anni dopo da Publio Scipione Africano con archi in pietra, due dei quali cedettero nel 208 d.C. La riparazione avvenne ad opera di Probo. Ebbe il nome di ponte S. Maria nell’872, quando papa Giovanni VIII (872-882) trasformò il tempio romano del vicino Campo Boario in chiesa cristiana dedicata a S. Maria Egiziaca. Un nuovo crollo si verificò nel 1227 e i restauri furono eseguiti l’anno successivo sotto il pontificato di Gregorio IX (1227-1241). Nel 1548 Michelangelo ne progettò una totale ristrutturazione, ma l’incarico fu affidato a Nanni di Baccio Bigio il quale completò i lavori nel 1557. L’inondazione del 14 settembre di quello stesso anno provocò nuovamente un parziale crollo del ponte che papa Gregorio XIII (1572-1585) fece riparare da Matteo Bartolani in occasione del Giubileo del 1575. Di quella ricostruzione resta memoria in una lapide ancora esistente sui resti dell’antico ponte, tuttora visibili al centro del fiume in prossimità di ponte Palatino:
EX AVCTORITATE GREGORI XIII PONT. MAXIMI
S.P.O.R.
PONTEM SENATORIVM CVIVS FORNICES
VETVSTATE
COLLAPSOS ET JAM PRIDEM REFECTOS
FLVMINIS
IMPETVS DENVO DEIECERAT IN PRISTINAM FIRMITATEM
AC PVLCHRITVDINEM RESTITVIT ANNO JUBILEI MDLXXV
Ancora un crollo si verificò durante la violenta alluvione del 24 dicembre 1598. Si susseguirono altri crolli e restauri fino alla costruzione dell’attiguo ponte Palatino quando il vecchio ponte romano, per motivi tecnici connessi con la nuova struttura venne privato di due delle tre arcate superstiti. E il troncone rimase definitivamente abbandonato in mezzo al fiume.
Ponte del Soldino
Un soldo, la ventesima parte di una lira, era ben povera cosa negli anni Trenta. Come dire oggi la ventesima parte di un euro, cioè cinque centesimi: non bastano nemmeno per l’elemosina. Eppure in quegli anni a Roma un misero soldino a qualcosa serviva: ad esempio, vi si poteva attraversare “er ponte de fero”, come i romani chiamavano il ponte dei Fiorentini per la sua struttura metallica. Costruito nel 1863 da una società anonima francese, esso era sospeso con grossi cavi e tiranti, aveva fiancate a traliccio e lastricato e marciapiedi a tavole di legno. Inizialmente adibito anche al transito di veicoli (allora, ovviamente, tutti a trazione animale), venne in seguito riservato ai soli pedoni.
In compenso delle spese sostenute per la costruzione, il governo pontificio concesse alla società il diritto di pedaggio a tariffa unica, stabilita in cinque centesimi, un soldo, appunto, per un periodo di 99 anni. Erano esclusi dal pagamento i militari, i gendarmi in servizio e i frati mendicanti. La domenica di Pasqua il transito era gratuito per tutti.
Un cartello collocato all’ingresso del ponte, verso l'abside della chiesa di S. Giovanni dei Fiorentini, avvertiva: "Il pedaggio si paga all'altra sponda”, cioè in prossimità del palazzo Salviati, allora sede dell'Accademia Militare. Un giorno, durante una delle piene del Tevere, un poeta spiritoso, sotto quel verso spontaneo aggiunse un secondo endecasillabo: “Sempre che prima non t’inghiotta l'onda”.
L’appaltatore del pedaggio, forse indispettito dalla inattesa battuta, pensò di cambiare la scritta. Venne fuori un nuovo verso, misero, ma pur sempre di undici sillabe: “All'altra sponda si paga il pedaggio”. Dopo un’altra piena del fiume, il solito poeta buontempone sotto quel povero verso tornò a scrivere in rima: “Se non ti mancano i soldi ed il coraggio”.
E il coraggio non mancava (ma i soldi sì) a certi monelli trasteverini, i quali, approssimandosi talvolta al piccolo casotto in muratura dove si pagava l’obolo, rallentavano il passo, come a preparare il soldo, ma pronti a scattare nel tratto finale del ponte, per dileguarsi rapidamente verso la Lungara, con grave disappunto del custode che vedeva sparire insieme ai ragazzacci anche la monetina di rame.
Il ponte dei Fiorentini fu demolito il 15 luglio 1941 e l’anno successivo venne sostituito, più a valle, con il ponte Principe Amedeo.
My Roman Way