CASA Jannelli

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CASA Jannelli Ampia casa in pietra immersa in un grande giardino: 4 camere da letto, 3 bagni, cucina, sala da pranzo, salotto, 2 terrazze, bbq, 2 posti auto.
(2)

Un bagno privato, le rampe d'accesso e l'ascensore interno la rendono completamente accessibile per disabili.

24/07/2023
24/07/2023



👉Ulisse e l'inganno di Nessuno
📆Giovedì 27 luglio ore 21:30

Ulisse e l'inganno di Nessuno è uno spettacolo multimediale dal vivo, realizzato dall'Associazione Lestrigonia APS, nel quale la narrazione dal vivo si intreccia alla suggestione dei suoni e delle immagini, trasportando il pubblico ‘dentro il racconto’. A seguire l'archeologo/narratore racconterà storie tratte dalla realtà dietro il mito di Ulisse.
Lo spettacolo adatto alle famiglie con bambini ma anche a tutti coloro che avranno piacere di ve**re a godere della frescura serale nella Villa di Tiberio.

📧Prenotazione obbligatoria a [email protected]

Si consigliano scarpe comode, una torcia ed un plaid per sedersi a terra.

22/07/2023

Offerta speciale!!! Casa libera da adesso fino al 5 agosto! Contattateci per più dettagli.

27/01/2023

A FONDI ESISTEVA UN TEATRO GIA’ DAI TEMPI PIU’ ANTICHI, E SAPETE DOV’ERA UBICATO? Della presenza di un ampio spazio utilizzato per rappresentazioni teatrali nel palazzo Caetani-Colonna di Fondi ci parla per primo l’ingegnere idraulico Giacomo Baratta, inviato a Fondi dal re delle Due Sicilie Ferdinando IV di Borbone per redigere un progetto di bonifica della Piana di Fondi, la cui attuazione ebbe inizio nel 1793 ma che fu interrotta nel 1798 dall’arrivo delle truppe francesi. L'ingegnere racconta nella sua relazione che durante l’assedio dell’armata napoleonica nella nostra città, iniziato proprio la vigilia di Natale di quell’anno, si verificò un incendio che devastò il salone principale del Palazzo Caetani e devastò le stanze attigue sul lato del mastio e del giardino esterno. Egli puntualizza inoltre che l’ala di quel palazzo rivolta «verso levante, dove attaccava col castello, soffrì "molta ruina" nel salone in cui era il teatro, per l’incendio seguitovi nel 1798, e vi occorreva molta spesa per rimetterla nel pristino stato». Riguardo a questa vicenda il senatore Errico Amante fornisce invece notizie contraddittorie; infatti nella sua opera “Statuti della città di Fondi” (p.81) egli così descrive l’entrata degli invasori: «Arsero in quell’occasione il teatro con gli stemmi di casa Caetani, teatro che, secondo avvisiamo, è tra’ primi per tempo che sorse in Italia tra il mille cento al mille duecento dell’era volgare». Suo figlio Bruto però, nel riferire il racconto dell’accaduto fattogli dal padre si esprime così: «Entrando i Francesi, gli armigeri della famiglia Di Sangro dettero fuoco al teatro baronale, teatro antichissimo costruito nel palazzo baronale e, così detto “del Principe”, nel qual teatro i Di Sangro facevano recitare i paesani (B. Amante e R. Bianchi, Memorie storiche e statutarie, ecc., Napoli 1903, p.211). Non è chiaro quindi se ad appiccare il fuoco ai locali che ospitavano il teatro siano stati i soldati francesi (che di danni a Fondi ne fecero davvero tanti, come ad esempio la completa distruzione degli archivi del Comune, dell’Episcopio, del Palazzo baronale e della famiglia Calamita, la profanazione e il danneggiamento del mausoleo di Onorato II Caetani nella chiesa di S. Francesco e altri) oppure gli armigeri della famiglia Di Sangro. A prescindere dalle testimonianze qui riportate, non tutte convergenti come si è visto, è certo però che nella città vi fosse un antichissimo teatro, che stranamente però non compare in altre fonti storiche che hanno preso in considerazione la residenza comitale, come l’Inventarium Honorati Gaietani del 1491, o l’Apprezzo dello Stato di Fondi fatto dalla Regia Camera nel 1690. Un altro dei tanti “misteri” – di cui la nostra bi-millenaria storia è pervasa – e che forse è destinato a rimanere tale. Nella foto a sinistra potete vedere il prospetto di Palazzo Caetani dove si trovavano i locali che ospitavano il teatro, che nella cartina della foto accanto – in cui compare la pianta del secondo piano dell’edificio – sono evidenziati in rosso. La mappa è tratta, come le notizie qui riportate, dal volume di G. Pesiri e P. F. Pistilli, “Il Palazzo Caetani di Fondi. Cantiere di Studi”, edito nel 2013 per conto del CREIA.

26/01/2023

Il PIU ANTICO LUOGO DI CURA ALLESTITO A FONDI: L’OSPEDALE “DEGLI ANTONIANI”. Proseguiamo col nostro viaggio alla scoperta delle prime istituzioni adibite alla cura dei malati e delle sedi degli enti pii sparse nel nostro centro storico. Oggi vi parleremo di quello che può essere considerato il primo nosocomio fondano: quello fondato dai Cavalieri dell’Ordine di Sant’Antonio (detti anche “Antoniani”), che gestivano a Fondi l’omonima chiesa che sorgeva giù per il corso all’angolo di via Alessandro Manzoni, nota ai fondani come “Sant’antòn”. La chiesa di Sant’antonio – la cui prima attestazione compare in una delle pergamene conservate nell’archivio capitolare di San Pietro recante la data 10 dicembre 1369 e distrutta nel 1945 dai bombardamenti della seconda Guerra Mondiale – sorgeva nell’area scoperta situata all’angolo tra Corso Appio Claudio e via Alessandro Manzoni, un luogo che ha rappresentato a lungo una ferita aperta e sanguinante nel tessuto urbano. Fortunatamente proprio in questi giorni sono partiti i lavori di recupero dell’area un tempo occupata dall’edificio – fino ad oggi utilizzata solo sporadicamente – sulla quale sorgeranno: un piccolo palco con pensilina, una zona dedicata a manifestazioni all’aperto con una platea della capienza di 50 persone, un locale adibito a bar con posti esterni e delle aiuole mediterranee. Il progetto anzidetto – che dai commenti raccolti in giro pare non piaccia molto ai nostri concittadini –se non altro regala la possibilità di restituire alla pubblica fruizione un’area altrimenti lasciata abbandonata a sé stessa. La chiesa di Sant’Antonio possedeva delle grance: la chiesa di San Pietro di Pastena, le chiese di Sant’Antonio in Monticelli (l’odierna Monte San Biagio), in Vallecorsa, in Itri e Suio con le loro pertinenze. A Fondi essa gestiva pure due “Hostarie” nelle immediate vicinanze (una prospiciente Corso Appio Claudio e l’altra all’interno di un cortile sito nello stesso stabile, delle quali vi parleremo in uno dei prossimi post) e un “Hospitale” che dava asilo ai poveri e agli ammalati, situato nella parte posteriore, il cui ingresso è ancora visibile nel cortile a cui si accede dal portale ogivale situato al civico 15 di Piazza della Repubblica, proprio sotto la scalinata di Santa Maria (foto in alto a sinistra); nell'ospedale si entrava dalla piccola porta situata sotto la rampa di scale che entrando si vede sulla sinistra (foto in alto a destra e in basso a sinistra; sul suo piccolo architrave è infatti scolpito il Tau, simbolo dell’antico ordine monastico-militare ed ospedaliero di Sant’Antonio, che non ha niente a che fare coi Templari come qualcuno in passato ha – senza alcuna cognizione di causa – ipotizzato (foto in basso a destra). Si trattava di un locale di pochi metri quadrati in grado di ospitare soltanto cinque o sei posti letto, ma che dovette svolgere un ruolo importante nella comunità del tempo sostenendo i più poveri, curando gli ammalati e dando un tetto a tutti quei soggetti che altrimenti sarebbero stati costretti a passare le notti all’addiaccio. Pare che si tratti, come già detto, del luogo di cura più antico della città – risalendo presumibilmente anch’esso come la chiesa a cui apparteneva ai primi decenni del XIV secolo – per cui nato molto prima di altri ospedali fondani come quello dell’Annunziata, di Santa Maria del Soccorso e di quello di Santa Maria della Sanità.

26/01/2023

LA “VIA D’ACQUA” ROMANA DI FONDI: CANALE ACQUACHIARA
Non tutti sanno che la zona detta “ponte Selce” – situata nello stesso comparto storico-archeologico che ospita la chiesa di S. Giovanni Gerosolimitano, il mausoleo di epoca romana erroneamente attribuito agli edili Marco Ulpio e Gavio Nauta e i resti del ponte romano di “Ponte Selce”– ha sempre rivestito una certa importanza in quanto punto di intersezione tra importanti arterie stradali (l’antica via Appia e l’attuale via Provinciale per Lenola, che ricalca un antichissimo percorso trasversale tra la media valle del Liri e la Piana di Fondi) e fondamentali vie d’acqua (il canale immissario Acquachiara e i canali emissari Canneto e S. Anastasia) e di conseguenza anche punto di incontro tra i traffici terrestri e quelli fluviali e marittimi. Il poderoso canale Acquachiara – che un tempo convogliava al mare le ricche sorgenti pedemontane scaturenti a nord e a nord-ovest della città (sorgenti di Vetruvio e Capodacqua) – confluiva infatti in un largo bacino su cui sorgeva il Ponte romano che dà il nome alla contrada e quel luogo era già noto nell’antichità per la presenza di un imbarco che prendeva il nome di “Porto dei Sandali”, con riferimento alle chiatte che vi ormeggiavano; da questo attracco, situato proprio nei pressi del ponte romano, le imbarcazioni potevano agevolmente raggiungere, attraverso il canale Acquachiara (al tempo molto più ampio e profondo), prima il lago e poi il mare. Si ritiene che buona parte dei trasporti e dei traffici al tempo si svolgessero proprio attraverso questa antica “via d’acqua” (Sul ponte, andato distrutto nel corso delle Seconda Guerra Mondiale, si veda: N. CASSIERI, Il Ponte Selce di Fondi, in «Orizzonti», IV, 2003, pp. 111-116; M. FORTE, Fondi nei tempi, Fondi 1998, p. 492; il canale delle “Acque Chiare” è andato in disuso e in gran parte colmato dopo l’ultimo conflitto). Superata la zona di Ponte Selce – tratto in cui esso riceveva le acque reflue della città di Fondi – il canale proseguiva lungo il Lago. Attualmente il canale si unisce nei pressi del tratto di Diversivo Acqua Chiara al canale Rezzola per scorrere poi parallelo alla strada provinciale Fondi-Sperlonga per circa 2 chilometri, quando si distacca da questa per giungere dopo 2,3 chilometri al Lago di Fondi. In quest’ultimo tratto, il canale scorre parallelo con il Canale Vetere, a cui si unisce poco prima della diramazione con il Lago di Fondi. In questo punto il 70% delle acque si immettono nel Lago mentre il restante 30% defluisce in mare attraverso il canale S. Anastasia. Dei primi lavori di manutenzione a questa arteria fluviale si registrano nel 1882 con la legge Baccarini, che stabilì i lavori di bonifica a carico dello Stato, poi nel 1923 dal Genio Civile di Caserta che operò fino al 1930; dopo approvazione del Piano di Bonifica Generale del comprensorio, che non ebbe applicazione pratiche, si dovette aspettare il 1942 per il risanamento idraulico dell’intera Piana di Fondi, periodo in cui il canale in oggetto raggiunse a grandi linee l’attuale costituzione. Per quanto riguarda il nostro “porto” va ricordato che nel 1921, intuita l’importanza per la città di uno sbocco al mare, l’amministrazione locale tentò anche di avviare un progetto che prevedeva appunto la costruzione di un porto artificiale con moli muniti di scalette per l’imbarco, con cippi calcarei per l’ormeggio e con vari piani inclinati per la discesa in acqua delle imbarcazioni. Ma il suo alto costo di manutenzione e l’incremento sempre maggiore dei mezzi di trasporto su strada, fecero giudicare non molto conveniente l’opera. Nelle foto allegate: in alto il canale nel corso degli interventi operati nel 1930; in quella in basso il canale dopo le bonifiche effettuate nella Piana.

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