06/12/2023
SUL FONDAMENTO DEL NOSTRO STARE INSIEME
«La frammentazione delle consuetudini e delle regole, i mutamenti troppo rapidi, l’incapacità delle menti di orientarsi tra continue e martellanti informazioni, la perdita progressiva dell’arte della conversazione e del dialogo, l’impossibilità di prefigurare un futuro, la scomparsa di una tradizione che ci leghi e ci unisca; l’assenza di immagini, simboli, concetti, valori che siano veramente comuni e quindi in grado di creare comunità; il disorientamento complessivo: questi e altri problemi minacciano alla radice il fondamento del nostro stare insieme, del nostro essere società in quanto societas ovvero insieme di «soci».
Alcuni vogliono essere inclusivi e fanno bene: come si fa a non volerlo essere, come si fa a voler escludere e discriminare? Ma per includere tutti, si rinuncia ai nostri simboli e alle nostre tradizioni, come quando a scuola non si fa più il presepe e il Natale non è più la nascita di Gesù ma solo vacanze e Babbo Natale vestito come l’uomo della Coca Cola con i suoi regali truccati. Ormai più nessuno canta Tu scendi dalle stelle, meno che mai Adeste fideles, ma tutti canticchiano Jingle bells, jingle bells, jingle all the way.
Azzerando o quasi la soglia dell’inclusione nessuno è escluso, è vero, al contempo però nessuno si sente veramente accolto, perché non ci può essere reale accoglienza senza comunanza e sentimenti comuni, e non ci sono sentimenti comuni senza simboli comuni. Da un lato non possiamo tornare a quei simboli che hanno diviso e che hanno escluso; dall’altro, continuando a togliere forza ai simboli dell’identità, rimaniamo senza identità. Vogliamo includere, ma il problema è che non sappiamo su cosa fondare tale inclusione, su cosa strutturare il nostro stare insieme, il nostro essere società in quanto societas, insieme di soci. Siamo in trappola».