Esplorare con Lentezza

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Esplorare con Lentezza Esplorare con lentezza è un invito:
Un invito a riconoscere che siamo smarriti, ma senza paura. Un

Solidarietà a Laura Tomasi, perché si possa arrivare ad un mondo in cui la compagna di allenamento in bici non sia la pa...
20/12/2022

Solidarietà a Laura Tomasi, perché si possa arrivare ad un mondo in cui la compagna di allenamento in bici non sia la paura di restarci secchi.

Laura Tomasi shared a post on Instagram: "Allenarsi con la paura di stare per strada non è per niente bello. Deve esserci più rispetto per gli utenti deboli. Passarci a 1.5m, è quello che basta per eliminare questo senso di paura costante. ". Follow their account to see 39 posts.

Benvenuti in Peloponneso.
25/09/2021

Benvenuti in Peloponneso.

Il brivido del viaggioTraghetto Ancona-Patrasso, 19/09/2021Oggi sono partito in perfetto orario da Faenza. Furgone caric...
20/09/2021

Il brivido del viaggio
Traghetto Ancona-Patrasso, 19/09/2021

Oggi sono partito in perfetto orario da Faenza. Furgone carico di biciclette e materiale per il mio prossimo tour, destinazione Grecia! Veicolo in perfette condizioni. Sono diretto ad Ancona per imbarcarmi sul traghetto verso Patrasso.

Giungo ad Ancona dopo una non memorabile sosta pranzo presso la trattoria “l’Antiquario”, a poca distanza sia dal porto che dalla stazione ferroviaria, due snodi non particolarmente noti per i talenti culinari di cui si circondano. Scopro a mie spese che il nome del locale non è riconducibile agli arredi, ma purtroppo alle pietanze.

Il pasto ha sottratto tempo prezioso alla mia tabella di marcia e giungo all’imbarco dei traghetti appena in tempo. Dopo il pranzo, ecco il secondo imprevisto di giornata: al check in mi informano che il mio green pass non è valido per recarsi in Grecia perché non è trascorso un numero sufficiente di giorni per rispettare non so quale protocollo. Devo fare un tampone rapido in farmacia.

È domenica e piove: sfighe. Il traghetto è in ritardo: botta di c**o!
Mi precipito in centro ad Ancona alla guida del furgone. Dopo svariate inversioni a U e imprecazioni rivolte alle serrande di farmacie che osservano il giorno di riposo a spese della mia pazienza, intravedo con la coda dell’occhio una terza croce verde lampeggiante. È la farmacia centrale! Parcheggio in piazza in fretta e furia e corro dentro invocando un tampone, come acqua nel deserto.

La commessa alza lo sguardo lentamente e si rivolge a me con flemma esemplare, mostrando una grande determinazione nel voler ignorare la mia fretta. Chiama il suo collega Michele nel retro bottega. Michele non arriva. Intervengo per chiedere: “scusi, il suo collega?”. “Arriva, arriva…”. Pausa. “Micheleeeee!”. Si odono i passi pesanti di uno yeti che si fa strada tra scatoloni e scartoffie, mi si presenta davanti e mi osserva. Mi chiede di cosa io abbia bisogno. Me lo chiede lentamente, pure lui. “Qualcuno mi faccia un tampone!” dico io, pronto a infilarmi nel naso qualunque oggetto appuntito presente sul banco della farmacia. “Ah, ok” risponde con calma Michele, che mi spiega che la parte burocratica è la più lunga e noiosa, mentre comincia a tamburellare sulla tastiera del pc, chiedendomi la mia tessera sanitaria, che ha già tra le mani da 3 minuti, ma che non si ricordava di avere.

Michele scompare di nuovo nel retrobottega e riemerge con il suo passo delle nevi. Ha in mano il graal del viaggiatore: il tampone rapido, di pregevole fattura cinese. Mi fa accomodare su uno sgabello che in realtà è una piccola scala e mi sottopone alla ormai nota penetrazione nasale. Anche in questo gesto si rivela particolarmente lento. Al mio timore di perdere il traghetto si aggiunge il supplizio della sonda entrata in contatto con i lobi frontali del mio cervello.

Negativo. Seguono lunghi e interminabili minuti finalizzati alla stampa del mio green pass. Intanto pago. Mentre la commessa che mi ha accolto e il suo collega Michele si stanno ancora chiedendo come io mi chiami, io sono già fuggito con in mano il green pass fresco di stampa, sicuro che la pioggia battente scolorirà il mio prezioso QR code e che sul parabrezza del furgone, ad attendermi, ci sarà una multa.

Per fortuna il codice si mantiene intatto e non trovo alcuna multa. Nuova inversione a U e sfreccio per i vicoli del porto sperando che il ritardo del traghetto sia pari o superiore a quello dei farmacisti anconetani. La mia speranza viene soddisfatta e trovo una lunga colonna di auto e camion in attesa dell’imbarco. Il traghetto ha più di un’ora di ritardo e io posso incolonnarmi con gioia, rilassandomi al pensiero che non mi attendono 24 ore di guida attraverso i Balcani.

Dopo due anni di astinenza sono tornato a vivere il brivido del viaggio. Il brivido di chi sa che un buon piano è perfetto per affrontare qualunque situazione, finché ogni cosa non comincia ad andare storta.

Una vita in vacanzaTraghetto Ancona-Patrasso, 19/09/2021“Buon viaggio”, “buona vacanza”, “divertiti”.Sono questi gli aug...
19/09/2021

Una vita in vacanza
Traghetto Ancona-Patrasso, 19/09/2021

“Buon viaggio”, “buona vacanza”, “divertiti”.
Sono questi gli auguri di chi mi vede partire per un nuovo viaggio in bicicletta. Sono gli auguri tipici rivolti ai vacanzieri. Non ci sarebbe nulla di sbagliato, se solo i mittenti sapessero che non sto partendo per andare in vacanza ma per andare a lavorare.

Mi chiamo Andrea e sono una guida ambientale escursionistica. Da quasi dieci anni organizzo e guido viaggi in bicicletta da corsa per conto di alcuni noti tour operator specializzati, in Italia e all’estero. Ho trasformato la mia passione per i viaggi su due ruote in una professione e sono in molti, soprattutto in Italia, che faticano ancora a capirlo. Viaggiare può essere un lavoro. Se si è piloti di aerei o ferrovieri, nessuna difficoltà a veicolare il concetto. Se si è giornalisti inviati, cominciano ad alzarsi sopracciglia interrogative e curiose. Se si è guide escursionistiche, le sopracciglia si alzano entrambe, cascano mascelle e iniziano spesso raffiche di domande: “Il tuo viaggio più bello? Il più impegnativo? Come si fa un viaggio in bici? Com’è vivere una vita in vacanza?”.

A quest’ultima domanda spesso sono tentato di rispondere “potete chiederlo allo Stato Sociale” (noto gruppo musicale bolognese), poi respiro e cerco in me non tanto la risposta a questa domanda, ma la ragione che induce tante persone a porre la domanda stessa. Ad oggi le ragioni che ho trovato hanno a che fare con la difficoltà di molti italiani a capire che vivono letteralmente nel paese più bello del mondo, al di là di ogni campanilismo. Cosa significa questo? Significa che la bellezza, per essere protetta, va spiegata, valorizzata e trasmessa ai visitatori. E questo, oltre che un piacere o un dovere, può tranquillamente trasformarsi in un lavoro. Vivere immersi nella bellezza equivale a un privilegio ma implica anche una grande responsabilità, ovvero un dovere di tutela. Di questa responsabilità sono chiamate a farsi carico le guide ambientali escursionistiche, assieme a molte altre figure professionali. Troppo romantico? Forse… Ma se davvero il turismo è uno dei settori economici più importanti dell’economia italiana, c’è sicuramente bisogno di persone preparate a guidarlo quel settore, possibilmente in una direzione che sia “sostenibile”, parola tanto in voga quanto incompresa dai più… Politici in primis.

Dopo il lungo digiuno pandemico, continuerò a nutrirmi degli auguri di chi mi vede partire ma coltiverò una nuova speranza: che le persone capiscano che “ri-partire” non significa solo partire di nuovo, ma anche partire in nuove direzioni. Il mondo sta “ri-partendo”. Oggi io sono partito per la Grecia. Da domani proverò a raccontare cosa significa tornare a viaggiare per lavoro in un mondo indubbiamente cambiato, chissà se pronto a proteggere la bellezza e tradurre la sostenibilità da argomento da salotto in pratica di viaggio e di vita.

Il segreto del viaggioDi Enzo BianchiStiamo lasciando alle nostre spalle la pandemia che ci ha tenuto in cattività per p...
14/06/2021

Il segreto del viaggio
Di Enzo Bianchi

Stiamo lasciando alle nostre spalle la pandemia che ci ha tenuto in cattività per più di un anno e abbiamo soprattutto in noi un desiderio prepotente di viaggiare. Si aprono davanti a molti di noi i mesi nei quali si va in vacanza e ci apprestiamo a “partire” distaccandoci dal quotidiano, dal lavoro, dalla dimora abituale. C’è molta fretta… eppure per fare un viaggio vero e fecondo occorre prendersi del tempo e non avere paura della lentezza. Viaggiare richiede la consapevolezza del movimento che si fa, non può essere una corsa, e occorre porre l’accento sul fare strada, per poter vedere e sentire e gustare ciò che è buono e bello e ciò che è brutto e cattivo. “Camminando si apre cammino”, secondo la straordinaria espressione di Antonio Machado. Un vero viaggio ha origine misteriosamente nella nostra psiche, dove si accende la curiosità grazie a diversi impulsi: una parola, un’immagine, un ricordo, un amore, un profumo… Allora nasce il desiderio di partire, si decide e si progetta il viaggio: da soli, per gustare nella solitudine ciò che il viaggio può riservare a chi lo intraprende, o con altri, per vivere insieme emozioni e avventure. Ma è importante, viaggiando, lasciare posto al non-atteso, alla sorpresa, all’incontro con qualcuno che ci fa modificare l’itinerario. Anche se c’è una meta da raggiungere, il viaggiare è più importante della meta. Il bagaglio deve essere ridotto al minimo, leggero, essenziale, disponendosi così ad accogliere ciò che viene offerto dai luoghi in cui viaggiamo. Chi vuole portare con sé troppe cose del suo quotidiano non viaggerà mai bene, come la lu**ca che porta con sé la propria casa. Nel viaggio si incontrano contraddizioni, incidenti, e non tutto va come avevamo previsto, ma queste situazioni stimolano creatività, spirito di adattamento, perseveranza. Ciò che nel viaggio è più importante sono le emozioni diverse dal solito: meraviglia, scoperta, incontri con sconosciuti, incanti, contemplazioni. Nulla si ripete, nella memoria accumuliamo immagini e suoni che non ci lasceranno più e che dal profondo del cuore risorgeranno quando, ad anni di distanza, soprattutto da vecchi, ricorderemo quel viaggio. Se si è attenti e vigilanti viaggiare diventa un incontro con il mondo. Non è solo guardare, ma è immergersi negli odori, intersecare suoni e grida, mangiare e gustare il mondo. Viaggiare è esercizio di sensualità, perché un corpo che si muove tra i corpi è l’occhio che incontra la luce, è l’orecchio che percepisce la collocazione dell’altro, è il tatto che sente il freddo o il caldo, mentre i piedi toccano la terra in una relazione viva, in una sensazione mai uguale, di cui non restano tracce. Sempre ai giovani dico come consiglio: partite, viaggiate, non abbiate paura e mantenete leggero il vostro bagaglio, così potrete andare lontano. D’altronde mio padre mi diceva: «Fa’ la fame ma viaggia e compra dei libri!». Nella consapevolezza che ogni viaggio, se è vissuto con intelligenza, è un libro della biblioteca della vita.

L’autore Enzo Bianchi 78 anni saggista e monaco laico ha fondato la Comunità monastica di Bose in Piemonte

22/05/2021
Il dado è tratto. Dai colli piacentini al mare adriatico.Via Appennino tosco-emiliano.Fatto.
21/05/2021

Il dado è tratto.
Dai colli piacentini al mare adriatico.
Via Appennino tosco-emiliano.
Fatto.

Da Piacenza a Rimini tutto attraverso l'Appennino Tosco-Emiliano.10 tappe, 800 km, 15.000 metri di dislivello.Partito il...
21/05/2021

Da Piacenza a Rimini tutto attraverso l'Appennino Tosco-Emiliano.
10 tappe, 800 km, 15.000 metri di dislivello.
Partito il 12 maggio, oggi arrivo a destinazione.

Andrò a Rimini e mi allungheró fino a Cesenatico (città natale del Pirata) e Cervia per piantare un albero e sostenere la campagna di riforestazione della pineta, spazzata via da una tromba d'aria qualche anno fa.

Con questo viaggio ho voluto trasformare la necessità di restare in Regione nella libertà e volontà di farlo, a prescindere da qualunque pandemia o restrizione imposta. E ho voluto condividere riflessioni sulla dimensione del viaggio e dell'emigrazione che, a più ondate, ha svuotato le nostre montagne.

Volevo che l'ultima montagna fosse quella più vicina al cielo.

E ora si plana verso il mare...








20 maggio 2021   Ciclismo Furioso PedaliamoinItalia
20/05/2021

20 maggio 2021





Ciclismo Furioso
PedaliamoinItalia

Mi trovo sul passo del Carnaio, tra Santa Sofia e Bagno di Romagna. Salita molto dura... Coronata dall'incontro con Maur...
20/05/2021

Mi trovo sul passo del Carnaio, tra Santa Sofia e Bagno di Romagna. Salita molto dura... Coronata dall'incontro con Maurizio Fondriest.

Professionista dal 1987 al 1998, fu campione del mondo in linea nel 1988 e vinse la Milano-Sanremo nel 1993.





19 maggio 2021Popolano (Marradi) - Galeata (Santa Sofia)83 km2000 metri di dislivello4 passi: passo dell'eremo, passo de...
20/05/2021

19 maggio 2021
Popolano (Marradi) - Galeata (Santa Sofia)

83 km
2000 metri di dislivello
4 passi: passo dell'eremo, passo della peschiera, valico del manzo, passo della braccina

La giornata di oggi inizia con un trionfo di calorie tipicamente marradesi: la torta di marroni. Ho il privilegio di assaggiare quella preparata in casa dalla signora Anna Maria con l'antica ricetta di famiglia. A chi sostiene che attraversare l'Appennino in bici non abbia senso si potrebbe facilmente rispondere con la torta di marroni. A volte partire serve per incontrare ciò che non si sapeva di cercare. Io ho incontrato la torta e ho avuto in dono la ricetta. Chi non capisce o non è curioso a sufficienza da riconoscere il valore di una cosa simile è giusto che stia a casa e rinunci a qualunque discorso sulla valorizzazione dell'Appennino.
Alla torta e ad Anna Maria devo una scoperta che mi accompagnerà a lungo, oltre che l'energia che mi ha accompagnato tutto il giorno per affrontare la tappa.

È subito salita verso il passo dell'eremo e il passo della peschiera. Sono a poca distanza l'uno dall'altro e il secondo si raggiunge rimanendo praticamente alla stessa quota del primo. L'ascesa è piacevole. Nella notte ha piovuto e il cielo ora si sta aprendo. La temperatura è fresca ed è forte il profumo del bosco. Mi vola sopra la testa decine di volte un elicottero. Non stanno cercando me disperso tra i monti. Stanno trasportando plinti di cemento per le fondamenta dei nuovi pali elettrici da far arrivare in quota. Ho visto compiere la stessa operazione (senza elicottero) nella mia prima tappa, poco prima di Prato Barbieri. Questa cosa apparentemente insignificante mi fa riflettere: la quarta rivoluzione industriale è già qui. Se gli operai sono al lavoro da Piacenza alla Romagna per portare cavi nuovissimi fin sui crinali più alti, significa davvero che qualcosa sta per cambiare e che l'elettricità diventerà sempre più centrale nelle nostre vite. O forse significa che i vecchi pali erano semplicemente da cambiare e io penso troppo, non avendo altro da fare in ore e ore di pedalate solinghe.

Superato il passo peschiera rientro in Emilia-Romagna, nella provincia di Forlì-Cesena. Mi accoglie il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi. Chi non le ha mai viste è difficile che possa capire. L'intensità del verde ti avvolge, lo sguardo si perde tra alberi secolari e il telefono smette di avere segnale. Questo è un parco nazionale per davvero. Se si viene fin qua lo si fa per abbandonare le regole cittadine e abbracciare integralmente quelle della natura. Il segnale telefonico non disturba gli animali? Chi può dirlo... Nel dubbio il segnale non lo facciamo arrivare. Una decisione politica e tecnica di rara coerenza.
Mi interrogo sulla differenza tra la parola foresta e la parola bosco. Non conoscendo la risposta e non avendo un vocabolario per le mani, mi affido alle sensazioni legate al suono delle parole. Una foresta è estesa, fresca, umida e luminosa. Un bosco è delimitato da insediamenti umani, buio, chiuso e rotondo. Ho visto tanti boschi per arrivare fin qui. Sono felice di tuffarmi in una foresta.

Pedalo lasciandomi sulla destra le cascate dell'acquacheta cantate da Dante e mi accorgo che ciò che vedo è probabilmente molto simile, se non identico, a ciò che vide lui. Questo pensiero mi rasserena, mi da un'idea di continuità su un arco temporale di 700 anni e mi fa pensare al mare, unico elemento naturale che ogni civiltà ha visto identico a se stesso nel corso dei millenni. Sulla terraferma questo risultato è molto più raro e difficile da conseguire.

A San Benedetto in Alpe fallisce il mio tentativo di trovare da mangiare ma il nome della prossima frazione è promettente per chiunque sia in cerca di uno spuntino: Bocconi. Il nome non tradisce e a Bocconi mangio un boccone (ahah che ridere... Che freddura pietosa). Un'ottima piadina prosciutto, rucola e pecorino (lo squaqquerone è finito). Incontro un gruppo di motociclisti, anche loro in pausa pranzo. Ci studiamo a vicenda come creature simili su due ruote, ma la differenza è troppo evidente per non essere notata. La potenza dei loro motori fa impallidire quella delle mie gambe, ma l'elemento di verità emerge quando guardiamo sotto la superficie della carrozzeria. Il mio motore va a piadine, il loro a benzene. E il risultato esteriore sui rispettivi fisici é evidente. Senza voler infierire su questo aspetto, sorrido al pensiero che siano un gruppo di adulti bambini che portano in giro i loro giochi rumorosi e puzzolenti. Contenti loro, contenti tutti... Purché ci sia reciproco rispetto in strada, in nome della sicurezza.

Prendo il caffè e lo addolcisco con zucchero di canna e una frana. Una frana? Sí. Quella che la barista mi annuncia sulla salita che le ho descritto e che mi attende. "Bello!" - penso tra me e me. Se lo avessi detto a voce alta la barista avrebbe probabilmente chiamato la neuropsichiatria... O forse no. Mi rivela che suo marito è ciclista e che supera spesso la frana con la bici in spalla. Lo dice con un misto di orgoglio e rassegnazione, come a dire "voi ciclisti siete tutti così. Più soffrite e più godete". Il mio "bello" mentale è legato all'idea di un imprevisto, a un'avventura imminente, un ostacolo da superare e alla consapevolezza che ho tutto il tempo che voglio a disposizione per trovare una soluzione senza rischiare la pelle.

La salita verso il valico del manzo è impegnativa e la frana si presenta, poderosa, vicina alla vetta. 100 metri a piedi, bici in spalla, e il gioco è fatto. In vetta mi sento un gran manzo (altra freddura pietosa! Che succede oggi?).

Plano su Premilcuore, borgo in pietra sul fiume Rabbi, e inizia la mia ultima ascesa di giornata. Supero Fiumicello e mi trovo su una strada letteralmente deserta. Mi fa compagnia lo sguardo dei cerbiatti nella foresta. Dopo una paziente ascesa mi trovo in vetta al passo della Braccina. Attraverso Corniolo, Santa Sofia e giungo a Galeata, mia meta di giornata.

Una tappa splendida, che fa a gara con quella nel reggiano in termini di bellezza. Penso non sia un caso che in entrambi i territori mi trovavo dentro o al limitare di Parchi Nazionali.

Aspettando il Giro d'Italia...












Grazie Anna Maria, Valentina, Vittoria del Comune di Marradi e a Liviana e Carlo a Galeata per l'accoglienza e l'ospitalità.

Castiglione dei Pepoli - Marradi72 km1500 m di dislivelloParto da Castiglione dei Pepoli di buon mattino, direzione Ronc...
18/05/2021

Castiglione dei Pepoli - Marradi
72 km
1500 m di dislivello

Parto da Castiglione dei Pepoli di buon mattino, direzione Roncobilaccio. Resisto alla tentazione di imboccare lo svincolo autostradale e continuo la mia navigazione ondosa transappenninica.

Mi lascio alle spalle le montagne bolognesi. Le ho trovate belle, ma non le più belle tra quelle che ho attraversato. La loro identità è incerta: un miscuglio tra spirito montanaro, architettura cittadina anni '70-'80 e consapevolezza di aver abbandonato da tempo le radici contadine in favore di uno sviluppo orientato al servizio del capoluogo della regione. Ci sono grandi invasi artificiali (Suviana e Brasimone) che garantiscono energia a valle, c'è la Porrettana, strada a scorrimento veloce che porta i fumi delle auto in quota, ci sono centri abitati di medie dimensioni che hanno fatto del turismo invernale un pilastro economico tanto irrinunciabile quanto fragile. C'è anche la Rocchetta Mattei, monumento all'eclettismo cittadino dell'inventore della elettromeopatia. Tutto sembra suggerire che l'identità di Bologna abbia esteso la sua influenza sulle vallate e i crinali appenninici, nel bene e nel male. Un peccato che oggi i bolognesi diano spesso dimostrazione di non conoscere né la storia né la geografia del territorio che hanno contribuito a plasmare. Risultato odierno: tanta retorica sul ritorno alla vita in montagna e poca consapevolezza di cosa questo realmente significhi. Tipico atteggiamento cittadino.

Lasciare la montagna bolognese, alla latitudine da me scelta per attraversarla, significa lasciare anche la regione Emilia-Romagna per entrare in Toscana. Lo stacco non è nettissimo ma il cambiamento si avverte e a Firenzuola il sospetto che qualcosa sia cambiato diventa una timida certezza.

Superata Firenzuola inizia la magia: la valle del Santerno. La gola tra le montagne alterna tratti stretti e ampi, la strada si fa tortuosa, le pendici delle montagne sempre più lussureggianti. L'acqua del Santerno è cristallina, vicino come è il passo della Futa da cui sgorga la sorgente. Prima di arrivare a Moraduccio la pacchia finisce e inizia la salita, ma è una croce che si porta volentieri. La pendenza non si fa mai esagerata. La maestosità e bellezza del paesaggio sì. Raggiunti quasi i 1000 m di quota si torna a guadagnare una vista molto ampia sulla zona e si faticano a rintracciare manufatti umani nel verde che tracima da ogni dove. Spuntano foreste di castagni, molto curate. Gli alberi sono disposti in file e l'unico elemento che tradisce la geometria regolare è la torsione dei tronchi, sapiente strategia della natura per irrobustire e rendere più elastico il legno.

Splendida discesa fino a Palazzolo sul Senio e immediata risalita, dopo un meritato panino. Raggiunto il passo del Carnevale (il nome proprio non l'ho capito) un'altra bellissima discesa, forse tra le più belle del viaggio fin qui. Si arriva a Marradi, paese troppo spesso considerato di solo passaggio, borgo che risuona dei versi di uno dei suoi abitanti più nomadi, ispirati e tormentati: Dino Campana.

A Marradi ferma il treno e c'è un piccolo teatro che aspetta solo di essere scoperto...











Grazie a Egle, Jonathan, Liviana e Valentina per il sostegno a cavallo tra Emilia e Toscana.

Legoland in Appennino.
18/05/2021

Legoland in Appennino.

17 maggio 2021Lizzano in Belvedere - Castiglione dei Pepoli69 km, 900 metri di dislivello. Tappa segnata dal guasto alla...
17/05/2021

17 maggio 2021
Lizzano in Belvedere - Castiglione dei Pepoli
69 km, 900 metri di dislivello.

Tappa segnata dal guasto alla leva del cambio posteriore, dalla sua funambolica riparazione a Vergato e dall'ascesa a Suviana, quindi Brasimone e passo dello Zanchetto.

Giro d'Italia 1924, ottava tappa.
Cosa c'entra?
Alfonsina Strada, prima donna a competere al Giro d'Italia maschile cade e rompe il manubrio. La riparazione avviene ricorrendo a un ma**co di scopa.

La domanda è: cosa avrei potuto fare oggi io alla mia bici con un ma**co di scopa?
Nulla.
Perché?
Perché la bici che ho scelto per fare questo viaggio da Piacenza a Rimini attraverso tutto l'Appennino Tosco-Emiliana è terribilmente moderna, sofisticata e piena di diavolerie per le quali occorrono chiavi speciali e non semplicemente una brugola e due chiavi inglesi.
La mia bici è bella, certo. E le voglio bene. Ma è una amante che richiede molte cure e attenzioni speciali. A lei non basterebbe mai un ma**co di scopa per essere guidata. Vorrebbe un tubo sagomato in carbonio e un meccanico installatore che le sussurrasse paroline suadenti in bavarese, vista la casa madre teutonica che l'ha partorita.

Oggi la mia bici non ha incontrato un bavarese ma una coppia di meccanici di Vergato che di bici capricciose ne hanno viste un bel po'... E subito hanno capito come coccolare la mia, facendole digerire una soluzione degna di Alfonsina Strada.

Breve morale (pratica)...
Se partite per un viaggio in bici prediligete sempre:
Cambio meccanico con cavi esterni
Freni a pastiglia o a disco meccanici (non idraulici).

In questo modo potrete risolvere in autonomia quasi tutti i problemi della bici. E, se indispensabile, chiedere a un passante una scopa.

Esistono i meccanici.Poi esistono gli eroi!Stefano e Renato Mezzini Bike Center, Vergato.Con una leva cambio.Con l'altra...
17/05/2021

Esistono i meccanici.
Poi esistono gli eroi!
Stefano e Renato Mezzini Bike Center, Vergato.

Con una leva cambio.
Con l'altra freno.

Stasera una riflessione su quanto la complessità della componentistica moderna, in ogni settore, ci renda terribilmente più fragili, non più forti.

Operazione a cuore aperto.Bici, resisti!   Mezzini Bike Center
17/05/2021

Operazione a cuore aperto.
Bici, resisti!



Mezzini Bike Center

Oggi non ho tempo ed energia per scrivere.La bicicletta oggi pomeriggio mi ha dato seri grattacapi e domani dovrò scende...
16/05/2021

Oggi non ho tempo ed energia per scrivere.
La bicicletta oggi pomeriggio mi ha dato seri grattacapi e domani dovrò scendere fino a Vergato per provare a risolvere.

Unica suggestione per oggi: quattro località in una nazione che non ti aspetti.

Montecreto, Sestola, Fanano, Lizzano in Belvedere.
Cambogia.

E dire che pensavo di essere entrato nella provincia di Bologna.

Riolunato-Lizzano in Belvedere.Le gambe girano bene ma il cambio della bici fa i capricci.SOS meccanico cercasi!
16/05/2021

Riolunato-Lizzano in Belvedere.
Le gambe girano bene ma il cambio della bici fa i capricci.
SOS meccanico cercasi!

Sono partito da Piacenza il 12 maggio, il giorno dopo il passaggio della carovana rosa.Oggi, dopo 4 tappe, 300 km pedala...
16/05/2021

Sono partito da Piacenza il 12 maggio, il giorno dopo il passaggio della carovana rosa.
Oggi, dopo 4 tappe, 300 km pedalati e circa 7000 m metri di dislivello, sono arrivato a Sestola.
L'ho presa larga, è vero.
Neanche il "carro scopa" mi ha aspettato.



Piacenza crocevia e terra di frontiera. Montagne aspre, ma non dominanti. Casolari abbandonati e pietre che risuonano di...
15/05/2021

Piacenza crocevia e terra di frontiera. Montagne aspre, ma non dominanti. Casolari abbandonati e pietre che risuonano di tante lingue degli emigrati di un tempo.

Parma provincia dalle vallate ampie e dalle persone accoglienti, operose e col senso degli affari.

Reggio Emilia territorio le cui vette fanno sentire piccoli come gnomi. Cusna e Pietra di Bismantova sono divinità incastonate nel terreno. L'abbondanza d'acqua ha un che di sacro e le persone sono orgogliose delle loro fonti. I paesi si guardano da lontano, ciascuno arroccato sul fianco della propria montagna. Si tengono compagnia e si rallegrano ogni volta che viene sera. Le luci delle finestre si accendono e sono come lucciole in un deserto umano abitato da soli alberi.

Modena stordisce per la bellezza che non ti aspetti. Non vuole essere seconda a nessuno ed è per questo che si tiene stretta la vetta più alta. Il Cimone non lo vedi. Sparisce tra le nubi, come l'Olimpo. A valle risuona il Maggio delle ragazze e si sente lo spirito del mondo, riunito per dialogare in Esperanto.

Il ciclista tesse una tela come un ragno, alla ricerca delle strade che tengono uniti tutti i paesi di montagna. L'impresa non è semplice. La via più diretta è sempre preclusa. Ma la rete c'è, basta cercarla... E avventurarsi con la sicurezza di non cadere.

Ho toccato quattro delle otto province dell'Emilia Romagna, sempre in bilico sul confine con la Toscana. Ho visto un'infinità di mondi. Se ne vedrò altrettanti fino a Rimini, spero di avere la lucidità per ricordarli tutti.
Per questo mi sembrava giusto posare qualche pietra miliare tra i ricordi.

Partito stamattina da Corniglio, appennino parmense, affronto subito il passo del Ticchiano (1200 m). La salita è come u...
14/05/2021

Partito stamattina da Corniglio, appennino parmense, affronto subito il passo del Ticchiano (1200 m). La salita è come un viaggio nel tempo. Ogni metro guadagnato è un passo indietro nella primavera, visibile nelle foglie degli alberi che si fanno sempre più piccole e giovani man mano che si sale.

Le previsioni danno pioggia ma la mia ascesa resta asciutta. Nuvole imponenti si stagliano all'orizzonte, visibili dalla vetta. Fa impressione vedere come il gonfiore delle nubi si infranga contro la fermezza delle montagne, allineate per non farle passare. Poi le nubi straripano e hanno la meglio. Un esercito bianco e fluido invade la vallata e all'altezza di Monchio delle Corti sferra il suo attacco: acqua a catinelle. Affronto la discesa infreddolito, ma sono ben vestito e non mi bagno granché. La pioggia aumenta. Per fortuna trovo un bar lungo la strada e faccio l'incontro che vale la giornata: Luciano.

Luciano, classe 1943, è nato a Langhirano, parla sei lingue e ha girato il mondo lavorando nel settore delle perforazioni per la costruzione di dighe e grandi infrastrutture. Mi vede arrivare e, come molti giustamente prima di lui, afferma bonariamente: "te sei mica normale!". Come dargli torto. Come rintracciare un barlume di sensatezza nel ciclismo praticato sotto il diluvio? Impossibile.

Luciano è partito che aveva appena compiuto 17 anni, ha lavorato ovunque, dalla Russia all'Africa passando per il sud America e l'estremo Oriente. È un vero uomo di mondo e lo trovo seduto un venerdì mattina qualunque in un bar qualunque in appennino parmense. Trovo curiosi i suoi aneddoti, ascolto con interesse e mi chiedo se il bestiario lessicale applicato a Dio sia una sua peculiarità o un tratto distintivo della nuova vallata in cui sono entrato accompagnato dall'acqua. A prescindere dalle sue espressioni colorite, pronuncia quasi subito una frase che mi resta impressa: "il mondo sta fermo ma le persone si incontrano". Non so cosa mi colpisca di questa frase, ma la trovo profondamente vera.

Tra un "Dio bestia" e altre massime sulla vita, chiacchieriamo in attesa che spiova. Questo scenario non si realizza. È allora che metto nel baule di Luciano la mia bici e il mio orgoglio e mi faccio dare uno strappo per 10 km e no, non sento di aver barato. Se è vero che ieri l'Appennino mi sembrava un mare di onde, oggi si è manifestato come un oceano in tempesta. Rinunciare a un salvagente non sarebbe stato eroico, ma semplicemente stupido. E non avrei mai imparato che le onde si muovono, il mondo sta fermo e le persone si incontrano.

Un grazie speciale agli amici che per la notte mi ospitano a Nismozza.

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