ViviZanzibar

🎅I nostri migliori auguri di 𝐁𝐮𝐨𝐧𝐞 𝐅𝐞𝐬𝐭𝐞 a tutti voi

🍃 𝐋𝐞 𝐚𝐥𝐠𝐡𝐞 di 𝘌𝘳𝘪𝘬𝘢 𝘓𝘦𝘯𝘻𝘪𝘯𝘪 Lungo la costa orientale durante la bassa marea le donne avvolte nei loro kanga colorano le acque limpide dell'Oceano Indiano. Accucciate raccolgono preziose alghe, una delle poche risorse economiche di una terra abbagliante, sospesa fra tradizione e modernità... E’ un lavoro da donne, come la pesca per gli uomini. La raccolta delle alghe si svolge sulle spiagge della costa orientale soggette alle maree più intense. Dal villaggio di Matemwe, a nord, Pwani Mchangani fino a Paje e Jambiani a sud, nelle ore di bassa il litorale turchese dell'Oceano Indiano fiorisce di kanga. Le donne ci raccontano di una pratica non di rado unica fonte di reddito per la famiglia: un lavoro duro, ore passate nell’acqua, quasi sempre piegate. La tecnica di coltivazione è semplice. Si creano dei veri e propri campi, lagune protette dalla barriera corallina, dove in due mesi le alghe crescono. Una volta raccolte vanno essiccate e quindi portate ad un centro per la lavorazione in loco. Ma la maggior parte è destinata all’ esportazione, in Cina, Thailandia, Filippine, come materia prima per diverse preparazioni, dai prodotti alimentari alle basi per saponi naturali, creme viso e corpo, detergenti. Hanno età differenti queste donne. Alcune, molte quasi fanciulle, tengono in braccio bambini piccolissimi; altre portano in volto, profondi, i segni del tempo, ma in realtà non superano i 50 anni. Tutte sono fiere del loro lavoro anche se alla fine di un raccolto non guadagneranno più di 30 mila scellini, circa 15 euro. Le preziose alghe alimentano anche una piccola filiera locale, come i saponi della cooperativa Dada, laboratorio che produce anche shampoo, marmellate, borse e tende, vendute nella bottega di Gizenga Street a Stone Town. 𝘌𝘳𝘪𝘬𝘢 𝘓𝘦𝘯𝘻𝘪𝘯𝘪 Consulente di Viaggi

La barriera corallina

🌊 𝐋𝐚 𝐛𝐚𝐫𝐫𝐢𝐞𝐫𝐚 𝐜𝐨𝐫𝐚𝐥𝐥𝐢𝐧𝐚 di 𝘗𝘪𝘦𝘳𝘭𝘶𝘪𝘨𝘪 𝘊𝘳𝘦𝘴𝘤𝘦𝘯𝘻𝘪 Le barriere coralline coprono poco meno dello 0,1% della superficie degli oceani e supportano il 25% di tutte le specie marine del pianeta. Questo dato basta a farci capire che varietà di mondo nascosto possiamo vedere con una maschera, un boccaglio ed un paio di pinne; pesci variopinti, spugne, coralli, stelle marine. Inoltre a Zanzibar, grazie al fenomeno delle maree, molto intenso nella parte est dell’isola, possiamo anche camminarci sopra durante le basse maree, (portarsi delle scarpe adatte allo scopo per non tagliarsi i piedi) un’emozione che si può provare solo lì. Per poter apprezzare la totale bellezza di quel mondo sconosciuto bisogna, però, prendere alcune precauzioni: proteggersi sempre dal sole, magari con creme protettive idrorepellenti, lo snorkeling, data la bellezza dei fondali, potrebbe prenderci parecchio tempo, inoltre, di tanto in tanto, alzare la testa per vedere la direzione che stiamo prendendo per evitare di allontanarci troppo dalla riva; non toccare mai i pesci, potrebbero essercene di velenosi; altra cosa importantissima, per la sopravvivenza dell’ecosistema, mai portare via conchiglie o pezzi di corallo o spugne; nel caso di una barriera corallina distante dalla riva farsi sempre accompagnare da persone pratiche del luogo. Un’ ultima raccomandazione, per un’esperienza indimenticabile ed emotivamente coinvolgente: lo snorkeling va eseguito nuotando lentamente per fare in modo che i pesci si abituino alla nostra presenza. E dopo questi piccoli accorgimenti buon snorkeling a tutti❗️ 𝘗𝘪𝘦𝘳𝘭𝘶𝘪𝘨𝘪 𝘊𝘳𝘦𝘴𝘤𝘦𝘯𝘻𝘪 Consulente di Viaggi

🥑𝐙𝐀𝐍𝐙𝐈𝐁𝐀𝐑... 𝐠𝐮𝐬𝐭𝐨𝐬𝐚! di 𝘚𝘢𝘣𝘳𝘪𝘯𝘢 𝘔𝘢𝘯𝘤𝘪𝘯𝘪 Zanzibar è anche gusto... la frutta! mango, papaya, cocco, frutto della passione... un tripudio di dolcezza e succosità. Fate una scorpacciata di mango, una pianta dal profumo inebriante. Un albero considerato sacro in alcuni paesi, dove le foglie vengono utilizzate per creare ghirlande. A colazione o davanti a un meraviglioso tramonto, lasciatevi conquistare da una macedonia piccante, con mango, ananas, cetrioli e mela di java, il tutto guarnito con una salsa al peperoncino e speziata, o con una salsa caramellata al tamarindo... un insieme di sapori che faranno impazzire i sensi! 𝘚𝘢𝘣𝘳𝘪𝘯𝘢 𝘔𝘢𝘯𝘤𝘪𝘯𝘪 Consulenti di Viaggio

𝐍𝐚𝐤𝐮𝐩𝐞𝐧𝐝𝐚 🏝 di 𝘈𝘯𝘯𝘢𝘳𝘪𝘵𝘢 𝘍𝘢𝘴𝘰𝘭𝘪𝘯𝘰 𝘦 𝘔𝘢𝘴𝘴𝘪𝘮𝘪𝘭𝘪𝘢𝘯𝘰 𝘚𝘢𝘮𝘱𝘰𝘨𝘯𝘢𝘳𝘰 La traduzione letterale dallo swahili è “ti amo”, ma fisicamente non c’entra nulla con questo genere di escursione. 𝐍𝐚𝐤𝐮𝐩𝐞𝐧𝐝𝐚 è un atollo in pienissimo stile maldiviano che si erge dall’acqua con la bassa marea. Tendenzialmente varia con i cicli lunari, ma grosso modo verso l’ora di pranzo è sempre possibile fare una sosta lì, per poter fare il bagno e dare modo ai vostri accompagnatori di preparare. Ormai è consuetudine per i tour più organizzati di attrezzare in brevissimo tempo una sorta di pic-nic con pesce fresco, da gustare comodamente seduti in spiaggia con davanti a sé uno spettacolo della natura. Questa lingua di sabbia non ha nulla da invidiare alle più famose spiagge dell’Oceano Indiano, non fosse appunto che la possibilità di balneazione è di breve durata. Consigliamo di partire da Stone Town di buon mattino, perché la tratta da percorrere in barca non è breve e prima si arriva, prima si sceglie lo spazio migliore in cui sostare per mangiare... oltre ad avere più tempo a disposizione per fare snorkeling e rilassarsi. 𝘈𝘯𝘯𝘢𝘳𝘪𝘵𝘢 𝘍𝘢𝘴𝘰𝘭𝘪𝘯𝘰 𝘦 𝘔𝘢𝘴𝘴𝘪𝘮𝘪𝘭𝘪𝘢𝘯𝘰 𝘚𝘢𝘮𝘱𝘰𝘨𝘯𝘢𝘳𝘰 Consulenti di Viaggio

🐢 La consulente di viaggi 𝐎𝐫𝐢𝐞𝐭𝐭𝐚 𝐂𝐞𝐬𝐞𝐭𝐭𝐢 ci porta tra le 𝙩𝙖𝙧𝙩𝙖𝙧𝙪𝙜𝙝𝙚 𝙜𝙞𝙜𝙖𝙣𝙩𝙞 𝐋𝐄 𝐓𝐀𝐑𝐓𝐀𝐑𝐔𝐆𝐇𝐄 𝐆𝐈𝐆𝐀𝐍𝐓𝐈 𝐃𝐈 𝐏𝐑𝐈𝐒𝐎𝐍 𝐈𝐒𝐋𝐀𝐍𝐃 Se vai a Zanzibar, non devi assolutamente perdere la visita di 𝙋𝙧𝙞𝙨𝙤𝙣 𝙄𝙨𝙡𝙖𝙣𝙙 (in lingua swahili 𝙄𝙨𝙤𝙡𝙖 𝙙𝙞 "𝘾𝙝𝙖𝙣𝙜𝙪𝙪"). Ha una lunghezza di circa 800 metri e una larghezza di circa 230 metri. Il suo nome lo deve al fatto che veniva utilizzata come luogo di prigione per gli schiavi ribelli. Successivamente l'isola divenne un isola di quarantena per i malati di febbre gialla. La storia dell'isola incanta ma lo fa ancor di di più passeggiare in mezzo a queste 𝙜𝙞𝙜𝙖𝙣𝙩𝙚𝙨𝙘𝙝𝙚 𝙩𝙖𝙧𝙩𝙖𝙧𝙪𝙜𝙝𝙚 𝙙𝙞 𝙩𝙚𝙧𝙧𝙖 che non aspettano altro che un po' di attenzione da parte nostra ma soprattutto un po' di insalata da sgranocchiare. Alcune non ti filano proprio, altre invece sono li che allungano il collo per strapparti l'insalata dalle mani. La loro provenienza non è ancora oggi molto chiara, anche se l'ipotesi più reale è che siano giunte dalle 𝙎𝙚𝙮𝙘𝙝𝙚𝙡𝙡𝙚𝙨 come dono per l'impero inglese. Oggi vi sono circa 200 𝙩𝙖𝙧𝙩𝙖𝙧𝙪𝙜𝙝𝙚, alcune delle quali anche con una stazza notevole - infatti possono arrivare a oltre un metro di grandezza e 250kg di peso - ma vi è anche 𝙡'𝙚𝙨𝙚𝙢𝙥𝙡𝙖𝙧𝙚 𝙥𝙞ù 𝙖𝙣𝙩𝙞𝙘𝙤 𝙙𝙚𝙡 𝙢𝙤𝙣𝙙𝙤 𝙘𝙤𝙣 𝙞 𝙨𝙪𝙤𝙞 200 𝙖𝙣𝙣𝙞 𝙙𝙞 𝙫𝙞𝙩𝙖. Un escursione che consiglio vivamente... ti fa immergere ancor di più nello spirito di 𝐙𝐚𝐧𝐳𝐢𝐛𝐚𝐫❗️

🌴 La nostra 𝐃𝐨𝐧𝐚𝐭𝐚 𝐓𝐨𝐳𝐳𝐢, consulente di viaggi, ci porta tra le 𝙥𝙖𝙡𝙢𝙚 𝙙𝙖 𝙘𝙤𝙘𝙘𝙤 𝙯𝙖𝙣𝙯𝙗𝙖𝙧𝙞𝙣𝙚. 🥥 𝘾𝙤𝙘𝙘𝙤𝙗𝙚𝙡𝙡𝙤, 𝘾𝙤𝙘𝙘𝙤❗️ Ehi, lo sapevi che il cocco è di casa anche a 𝐙𝐚𝐧𝐳𝐢𝐛𝐚𝐫 e non solo in Riviera Romagnola? Tantissimi esemplari di palma da cocco, infatti, ricoprono gran parte dell’isola. Ne esistono di due tipi: l’𝙀𝙖𝙨𝙩 𝘼𝙛𝙧𝙞𝙘𝙖 𝙏𝙖𝙡𝙡 e la 𝙉𝙖𝙣𝙖 𝙄𝙣𝙙𝙤𝙣𝙚𝙨𝙞𝙖𝙣𝙖. Pensa che tuttora le palme vengono piantate nelle zone più rurali , 𝙖𝙡𝙡𝙖 𝙣𝙖𝙨𝙘𝙞𝙩𝙖 𝙙𝙞 𝙤𝙜𝙣𝙞 𝙗𝙖𝙢𝙗𝙞𝙣𝙤, come vuole la tradizione zanzibarina. È uno degli alberi più utili al mondo ed è spesso definito "𝙡'𝙖𝙡𝙗𝙚𝙧𝙤 𝙙𝙚𝙡𝙡𝙖 𝙫𝙞𝙩𝙖". Fornisce cibo, carburante, cosmetici, medicina popolare e materiali da costruzione, tra i molti altri usi. Dal cocco possiamo bere il succosissimo latte – anche durante la visita ad uno dei tanti giardini delle spezie – oppure usarlo in alcune delle tipiche ricette zanzibarine: ad esempio nel 𝙒𝘼𝙇𝙄 𝙒𝘼 𝙉𝘼𝙕𝙄 (riso al cocco), uno dei piatti più tradizionali e semplici della cucina locale, che può essere servito con carne o pesce – magari insaporiti con curry o curcuma – grazie al suo gusto fresco e inconfondibile; oppure nel 𝙋𝙒𝙀𝙕𝘼 𝙒𝘼 𝙉𝘼𝙕𝙄, piatto tipico a base di polpo, patate e latte di cocco, dove si incontrano le tradizioni gastronomiche bantu, arabe, portoghesi e indiane, in un inedito mix di sapori e profumi che conquista il palato. Non ci dimentichiamo poi dell’utilizzo della 𝙛𝙞𝙗𝙧𝙖 𝙙𝙚𝙡 𝙘𝙤𝙘𝙘𝙤. Non è difficile incontrare le donne zanzibarine mentre recuperano pezzi di noci di cocco tra le rocce sulla spiag

Palme da cocco

🌴 La nostra 𝐃𝐨𝐧𝐚𝐭𝐚 𝐓𝐨𝐳𝐳𝐢, consulente di viaggi, ci porta tra le 𝙥𝙖𝙡𝙢𝙚 𝙙𝙖 𝙘𝙤𝙘𝙘𝙤 𝙯𝙖𝙣𝙯𝙗𝙖𝙧𝙞𝙣𝙚. 🥥 𝘾𝙤𝙘𝙘𝙤𝙗𝙚𝙡𝙡𝙤, 𝘾𝙤𝙘𝙘𝙤! Ehi, lo sapevi che il cocco è di casa anche a 𝐙𝐚𝐧𝐳𝐢𝐛𝐚𝐫 e non solo in Riviera Romagnola? Tantissimi esemplari di palma da cocco, infatti, ricoprono gran parte dell’isola. Ne esistono di due tipi: l’𝙀𝙖𝙨𝙩 𝘼𝙛𝙧𝙞𝙘𝙖 𝙏𝙖𝙡𝙡 e la 𝙉𝙖𝙣𝙖 𝙄𝙣𝙙𝙤𝙣𝙚𝙨𝙞𝙖𝙣𝙖. Pensa che tuttora le palme vengono piantate nelle zone più rurali , 𝙖𝙡𝙡𝙖 𝙣𝙖𝙨𝙘𝙞𝙩𝙖 𝙙𝙞 𝙤𝙜𝙣𝙞 𝙗𝙖𝙢𝙗𝙞𝙣𝙤, come vuole la tradizione zanzibarina. È uno degli alberi più utili al mondo ed è spesso definito "𝙡'𝙖𝙡𝙗𝙚𝙧𝙤 𝙙𝙚𝙡𝙡𝙖 𝙫𝙞𝙩𝙖". Fornisce cibo, carburante, cosmetici, medicina popolare e materiali da costruzione, tra i molti altri usi. Dal cocco possiamo bere il succosissimo latte – anche durante la visita ad uno dei tanti giardini delle spezie – oppure usarlo in alcune delle tipiche ricette zanzibarine: ad esempio nel 𝙒𝘼𝙇𝙄 𝙒𝘼 𝙉𝘼𝙕𝙄 (riso al cocco), uno dei piatti più tradizionali e semplici della cucina locale, che può essere servito con carne o pesce – magari insaporiti con curry o curcuma – grazie al suo gusto fresco e inconfondibile; oppure nel 𝙋𝙒𝙀𝙕𝘼 𝙒𝘼 𝙉𝘼𝙕𝙄, piatto tipico a base di polpo, patate e latte di cocco, dove si incontrano le tradizioni gastronomiche bantu, arabe, portoghesi e indiane, in un inedito mix di sapori e profumi che conquista il palato. Non ci dimentichiamo poi dell’utilizzo della 𝙛𝙞𝙗𝙧𝙖 𝙙𝙚𝙡 𝙘𝙤𝙘𝙘𝙤. Non è difficile incontrare le donne zanzibarine mentre recuperano pezzi di noci di cocco tra le rocce sulla spiaggia,

Zanzibar

👩‍🏫 E ora un po' di storia con la nostra consulente di viaggi 𝐄𝐫𝐢𝐤𝐚 𝐋𝐞𝐧𝐳𝐢𝐧𝐢... La storia di 𝐙𝐚𝐧𝐳𝐢𝐛𝐚𝐫 è senza dubbio affascinante. Sono state le popolazioni 𝘽𝙖𝙣𝙩𝙪 provenienti dall'Africa Orientale a popolare per primi questa terra; ma fu verso la fine dell'anno mille che divenne parte della grande rete dei commerci 𝙖𝙧𝙖𝙗𝙞 𝙚 𝙥𝙚𝙧𝙨𝙞𝙖𝙣𝙞. La cultura e il linguaggio 𝙎𝙬𝙖𝙝𝙞𝙡𝙞 nacquero proprio dal miscelarsi di queste culture con quelle 𝘽𝙖𝙣𝙩𝙪. Bisognerà aspettare la fine del 1400 per l'approdo dei portoghesi, che cominciarono ad essere cacciati verso la fine del 1600, quando il sultanato dell'𝙊𝙢𝙖𝙣 si espanse verso Sud-Ovest. Dall'inizio del 1700, sotto il dominio Omanita, 𝐙𝐚𝐧𝐳𝐢𝐛𝐚𝐫 ritrovò la sua importanza commerciale (anche grazie alla tratta degli schiavi) e nel 1861 divenne indipendente. Il sultanato di 𝐙𝐚𝐧𝐳𝐢𝐛𝐚𝐫 prosperò per alcuni decenni, ma le mani degli europei, soprattutto britannici e tedeschi, non tardarono a posarsi nuovamente sull'Africa Orientale. Nel 1890 divenne protettorato inglese, fatto che portò all'abolizione della schiavitù. L'indipendenza fu concessa nel 1963 e 𝐙𝐚𝐧𝐳𝐢𝐛𝐚𝐫 divenne una Monarchia Costituzionale, che durò ben poco a causa di una rivoluzione nella quale il paese si liberò definitivamente del Sultano. Il 20 Ottobre 1964, 𝐙𝐚𝐧𝐳𝐢𝐛𝐚𝐫 divenne nazione unica con 𝙏𝙖𝙣𝙜𝙖𝙣𝙞𝙘𝙖 e prese il nome di 𝙍𝙚𝙥𝙪𝙗𝙗𝙡𝙞𝙘𝙖 𝙐𝙣𝙞𝙩𝙖 𝙙𝙚𝙡𝙡𝙖 𝙏𝙖𝙣𝙯𝙖𝙣𝙞𝙖. La realtà che al meglio rappresenta tutto questo è il centro storico della capitale 𝙎𝙩𝙤𝙣𝙚 𝙏𝙤𝙬𝙣

👩‍🏫 E ora un po' di storia con la nostra consulente di viaggi 𝐄𝐫𝐢𝐤𝐚 𝐋𝐞𝐧𝐳𝐢𝐧𝐢... La storia di 𝐙𝐚𝐧𝐳𝐢𝐛𝐚𝐫 è senza dubbio affascinante. Sono state le popolazioni 𝘽𝙖𝙣𝙩𝙪 provenienti dall'Africa Orientale a popolare per primi questa terra; ma fu verso la fine dell'anno mille che divenne parte della grande rete dei commerci 𝙖𝙧𝙖𝙗𝙞 𝙚 𝙥𝙚𝙧𝙨𝙞𝙖𝙣𝙞. La cultura e il linguaggio 𝙎𝙬𝙖𝙝𝙞𝙡𝙞 nacquero proprio dal miscelarsi di queste culture con quelle 𝘽𝙖𝙣𝙩𝙪. Bisognerà aspettare la fine del 1400 per l'approdo dei portoghesi, che cominciarono ad essere cacciati verso la fine del 1600, quando il sultanato dell'𝙊𝙢𝙖𝙣 si espanse verso Sud-Ovest. Dall'inizio del 1700, sotto il dominio Omanita, 𝐙𝐚𝐧𝐳𝐢𝐛𝐚𝐫 ritrovò la sua importanza commerciale (anche grazie alla tratta degli schiavi) e nel 1861 divenne indipendente. Il sultanato di 𝐙𝐚𝐧𝐳𝐢𝐛𝐚𝐫 prosperò per alcuni decenni, ma le mani degli europei, soprattutto britannici e tedeschi, non tardarono a posarsi nuovamente sull'Africa Orientale. Nel 1890 divenne protettorato inglese, fatto che portò all'abolizione della schiavitù. L'indipendenza fu concessa nel 1963 e 𝐙𝐚𝐧𝐳𝐢𝐛𝐚𝐫 divenne una Monarchia Costituzionale, che durò ben poco a causa di una rivoluzione nella quale il paese si liberò definitivamente del Sultano. Il 20 Ottobre 1964, 𝐙𝐚𝐧𝐳𝐢𝐛𝐚𝐫 divenne nazione unica con 𝙏𝙖𝙣𝙜𝙖𝙣𝙞𝙘𝙖 e prese il nome di 𝙍𝙚𝙥𝙪𝙗𝙗𝙡𝙞𝙘𝙖 𝙐𝙣𝙞𝙩𝙖 𝙙𝙚𝙡𝙡𝙖 𝙏𝙖𝙣𝙯𝙖𝙣𝙞𝙖. La realtà che al meglio rappresenta tutto questo è il centro storico della capitale 𝙎𝙩𝙤𝙣𝙚 𝙏𝙤𝙬𝙣

Josani Forest, Zanzibar

✈️𝘾𝙧𝙞𝙨𝙩𝙞𝙣𝙖 𝘽𝙚𝙧𝙩𝙤𝙡𝙞𝙣𝙞 rapita dalla 𝐉𝐨𝐳𝐚𝐧𝐢 𝐅𝐨𝐫𝐞𝐬𝐭 🐒 Ho volato fino a 𝐙𝐚𝐧𝐳𝐢𝐛𝐚𝐫 e ho affondato i piedi nella sabbia, lasciandomi accarezzare delicatamente dall'𝙊𝙘𝙚𝙖𝙣𝙤 𝙄𝙣𝙙𝙞𝙖𝙣𝙤. Ma, invece di arrendermi alla dolcezza di quel sogno ad occhi aperti, ho continuato a cercare. Camminando sotto il verde delle piante ho trovato la delicatezza e la bellezza di 𝙘𝙞𝙣𝙦𝙪𝙖𝙣𝙩𝙖 𝙨𝙥𝙚𝙘𝙞𝙚 𝙙𝙞 𝙛𝙖𝙧𝙛𝙖𝙡𝙡𝙚. Purtroppo, non ho trovato il modo di ingannare i 𝙘𝙤𝙡𝙤𝙗𝙤 𝙧𝙤𝙨𝙨𝙞, le scimmie autoctone, per rubare un ricordo indelebile di paradiso della 𝐉𝐨𝐳𝐚𝐧𝐢 𝐅𝐨𝐫𝐞𝐬𝐭. Infine, chiudere un'esperienza magica con il tocco della pioggia nella intricata e attraente atmosfera della 𝙛𝙤𝙧𝙚𝙨𝙩𝙖 𝙙𝙞 𝙢𝙖𝙣𝙜𝙧𝙤𝙫𝙞𝙚 ha sigillato il quadro!

𝘓𝘢 𝘯𝘰𝘴𝘵𝘳𝘢 𝘈𝘯𝘨𝘦𝘭𝘢 𝘚𝘢𝘮𝘮𝘪𝘵𝘰 𝘤𝘪 𝘳𝘢𝘤𝘤𝘰𝘯𝘵𝘢 𝘥𝘪 𝘶𝘯 𝘴𝘪𝘮𝘱𝘢𝘵𝘪𝘤𝘰 "𝘧𝘶𝘳𝘧𝘢𝘯𝘵𝘦" 𝐃𝐢𝐚𝐛𝐨𝐥𝐢𝐤? 𝐔𝐧 𝐝𝐢𝐥𝐞𝐭𝐭𝐚𝐧𝐭𝐞 🐒 Sono tanto carine e coccolose , ma in realtà sono dispettosissime. Sto parlando del 𝘾𝙤𝙗𝙤𝙡𝙤 𝙍𝙤𝙨𝙨𝙤 di 𝐙𝐚𝐧𝐳𝐢𝐛𝐚𝐫, in swahili chiamato 𝘒𝘪𝘮𝘢 𝘗𝘶𝘫𝘰: più comunemente conosciuto come 𝙡𝙖 𝙨𝙘𝙞𝙢𝙢𝙞𝙖 𝙙𝙖𝙡𝙡𝙖 𝙨𝙘𝙝𝙞𝙚𝙣𝙖 𝙧𝙤𝙨𝙨𝙖. Li puoi trovare nel Parco Nazionale 𝙅𝙤𝙯𝙖𝙣𝙞 𝘾𝙝𝙬𝙖𝙠𝙖 𝘽𝙖𝙮, sull'isola di 𝐔𝐧𝐠𝐮𝐣𝐚 (la nostra paradisiaca 𝙕𝙖𝙣𝙯𝙞𝙗𝙖𝙧). Il 𝘾𝙤𝙗𝙤𝙡𝙤 𝙍𝙤𝙨𝙨𝙤 è stato dichiarato specie a rischio di estinzione alla fine del XX secolo. Proprio per preservare la specie, sono stati portati diversi esemplari nella riserva forestale di Ngezi, sull’isola di Pemba. Si trovano ovunque, 𝙖𝙣𝙘𝙝𝙚 𝙞𝙣 𝙢𝙤𝙡𝙩𝙞 𝙧𝙚𝙨𝙤𝙧𝙩, ma attento se ne avvisti uno… sono animali molto scaltri. Mettono in atto piani degni di Diabolik pur di raggiungere la “refurtiva” ☺️ Ne sanno qualcosa le mie colleghe, che si sono viste sgraffignare per ben due volte banane e pane. La seconda volta, con una ingegnosa manovra diversiva, il piccolo e simpatico furfante ha fatto il giro del nostro tavolo, mettendosi in posa su ogni sedia; ha atteso che tutti fossimo in piedi, indaffarati a fargli le foto, per saltare sul tavolo e recuperare il bottino nascosto sotto un tovagliolo: 𝙣𝙤𝙣 𝙘𝙞 𝙘𝙧𝙚𝙙𝙚𝙩𝙚? Guardate il video sotto... 𝐯𝐞𝐝𝐞𝐫𝐞 𝐩𝐞𝐫 𝐜𝐫𝐞𝐝𝐞𝐫𝐞❗️

𝐋𝐞 𝐌𝐚𝐫𝐞𝐞 𝐚 𝐙𝐚𝐧𝐳𝐢𝐛𝐚𝐫: 𝒍𝒂 𝒍𝒐𝒕𝒕𝒂 𝒕𝒓𝒂 𝒊𝒍 𝒃𝒆𝒏𝒆 𝒆𝒅 𝒊𝒍 𝒎𝒂𝒍𝒆, 𝒍𝒐 𝒀𝒊𝒏 𝒆 𝒍𝒐 𝒀𝒂𝒏𝒈 𝑨𝒇𝒓𝒊𝒄𝒂𝒏𝒐, 𝒍𝒐 𝒔𝒄𝒐𝒏𝒕𝒓𝒐 𝒄𝒐𝒏𝒕𝒊𝒏𝒖𝒐 𝒕𝒓𝒂 𝒂𝒍𝒕𝒂 𝒆 𝒃𝒂𝒔𝒔𝒂 𝒎𝒂𝒓𝒆𝒂. Per alcuni un disagio ma 𝐩𝐞𝐫 𝐦𝐨𝐥𝐭𝐢 𝐮𝐧𝐨 𝐬𝐩𝐞𝐭𝐭𝐚𝐜𝐨𝐥𝐨, la natura nel suo ciclo continuo di magnificenza. Durante la 𝐛𝐚𝐬𝐬𝐚 𝐦𝐚𝐫𝐞𝐚 godrete di un panorama unico, fuoriuscita di 𝐜𝐨𝐫𝐚𝐥𝐥𝐢, 𝐬𝐭𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐦𝐚𝐫𝐢𝐧𝐞, creazione di 𝐩𝐨𝐳𝐳𝐞 𝐝'𝐚𝐜𝐪𝐮𝐚 𝐭𝐫𝐚𝐬𝐩𝐚𝐫𝐞𝐧𝐭𝐢 e 𝒖𝒏𝒂 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒆 𝒔𝒄𝒆𝒏𝒐𝒈𝒓𝒂𝒇𝒊𝒆 𝒑𝒊ù 𝒓𝒐𝒎𝒂𝒏𝒕𝒊𝒄𝒉𝒆 𝒅𝒊 𝒕𝒖𝒕𝒕𝒐 𝒊𝒍 𝒎𝒐𝒏𝒅𝒐, colori unici che si mischiano al bianco accecante della sabbia, creando un paradiso da fotografare, da vivere, da raccontare e sicuramente da amare. Com'è vero che 𝒊𝒍 𝒎𝒂𝒓𝒆 𝒔𝒊 𝒂𝒍𝒍𝒐𝒏𝒕𝒂𝒏𝒂, anche di parecchie centinaia di metri, è altrettanto vero che 𝒑𝒐𝒊 𝒓𝒊𝒕𝒐𝒓𝒏𝒂 e, con l'𝐚𝐥𝐭𝐚 𝐦𝐚𝐫𝐞𝐚, potrete stare in "𝒂𝒎𝒎𝒐𝒍𝒍𝒐" in qualcosa di indescrivibile, un mare cristallino con colori disegnati dal cielo e dal sole... tutto questo per ben due volte al giorno. 𝐙𝐚𝐧𝐳𝐢𝐛𝐚𝐫 è un paese straordinario, fatto di colori e odori da vivere, 𝒖𝒏 𝒑𝒂𝒓𝒂𝒅𝒊𝒔𝒐 𝒑𝒆𝒓 𝒈𝒍𝒊 𝒐𝒄𝒄𝒉𝒊 𝒆 𝒑𝒆𝒓 𝒍'𝒂𝒏𝒊𝒎𝒂, sabbia finissima e mare da cartolina, 𝒖𝒏 𝒑𝒐𝒑𝒐𝒍𝒐 𝒄𝒉𝒆 𝒔𝒐𝒓𝒓𝒊𝒅𝒆 𝒆 𝒇𝒂 𝒆𝒎

🥰 𝐁𝐞𝐧𝐯𝐞𝐧𝐮𝐭𝐢❗ Vogliamo accogliervi nella community 𝐕𝐢𝐯𝐢𝐙𝐚𝐧𝐳𝐢𝐛𝐚𝐫 presentandovi questo paradiso tropicale 🌴 🏝 𝐙𝐚𝐧𝐳𝐢𝐛𝐚𝐫 è un arcipelago costituito dalle due isole principali (𝑼𝒏𝒈𝒖𝒋𝒂 e 𝑷𝒆𝒎𝒃𝒂 in lingua locale) e oltre 50 isole minori. Il nome dell'𝒊𝒔𝒐𝒍𝒂 𝒅𝒆𝒍𝒍𝒆 𝒔𝒑𝒆𝒛𝒊𝒆 ha due bellissime storie. La prima narra che derivi dal persiano "𝐙𝐚𝐧𝐠𝐡", che significa "nero", e "𝐛𝐚𝐫", che vuol dire "terra": tradotto, quindi, nella frase "𝐭𝐞𝐫𝐫𝐚 𝐝𝐞𝐢 𝐧𝐞𝐫𝐢". La seconda attribuisce all'esploratore inglese 𝑩𝒖𝒓𝒕𝒐𝒏 la teoria della derivazione araba "𝐳𝐚𝐲𝐧 𝐳𝐚'𝐥 𝐛𝐚𝐫𝐫" del nome, che significa letteralmente "𝐛𝐞𝐥𝐥𝐚 è 𝐪𝐮𝐞𝐬𝐭'𝐢𝐬𝐨𝐥𝐚". Come in molte zone del mondo, anche qui si assiste a cambiamenti climatici evidenti. È possibile, quindi, che anche nella 𝐬𝐭𝐚𝐠𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐞𝐥𝐥𝐞 𝐩𝐢𝐨𝐠𝐠𝐞 il sole continui a splendere. Si osservano differenze nelle condizioni meteorologiche tra le due coste: quella occidentale è più umida, mentre quella orientale più arida e molto ventilata. Questo contrasto si percepisce chiaramente nella vegetazione: lussureggiante e sorprendente ad ovest – con alberi enormi come il 𝐦𝐚𝐧𝐠𝐨 e quello del 𝐩𝐚𝐧𝐞, i 𝐠𝐢𝐚𝐫𝐝𝐢𝐧𝐢 𝐝𝐢 𝐬𝐩𝐞𝐳𝐢𝐞, gli onnipresenti 𝐛𝐚𝐧𝐚𝐧𝐢, fiori coloratissimi e particolari come l’𝐘𝐥𝐚𝐧𝐠 𝐘𝐥𝐚𝐧𝐠 e il 𝐟𝐫𝐚𝐧𝐠𝐢𝐩𝐚𝐧𝐞 – mentre a est si trovano 𝐩𝐚𝐥𝐦𝐞 e 𝐛𝐚𝐨𝐛𝐚𝐛, insieme a un 𝐁𝐮𝐬𝐡 𝐛𝐚𝐬𝐬𝐨. 𝑪𝒍𝒊𝒎𝒂 𝒅𝒆𝒕𝒕𝒂𝒈𝒍𝒊𝒂𝒕𝒐 𝐒𝐭𝐚𝐠𝐢𝐨𝐧𝐞