05/03/2022
Il sentiero della prossima escursione del 13 marzo segue idealmente le tracce delle azioni del capo partigiano Giovanni Grkavac, detto “lo Slavo”, una figura tra le più importanti ed emblematiche per la Resistenza in Val d’Arda.
Giovanni, ufficiale della marina jugoslava, nato in Dalmazia nel 1910, è uno dei tanti stranieri che, fuggiti dai campi di prigionia italiani dopo l’Armistizio dell’8 settembre del '43, decidono di abbracciare la lotta partigiana e contribuire alla Liberazione.
Nell’autunno del 1943, fugge dal Campo di prigionia di Cortemaggiore e sceglie l’Alta Val d’Arda, zona impervia, ricca di boschi e difficoltosa da raggiungere, come rifugio.
Superato il primo inverno insieme ad altri slavi riesce ad accattivarsi l'aiuto e la fiducia dei contadini del posto e riesce ad intrattenere i primi contatti con il CLN piacentino che cerca a più riprese un abboccamento col suo gruppo.
La sua formazione marxista e la volontà di proseguire in terra straniera la lotta contro il nazifascismo che aveva invaso la Jugoslavia, fanno da catalizzatore per i giovani del posto che vedevano in lui il punto di riferimento per avvicinarsi alla lotta partigiana.
Inoltre le sue capacità militari unite al carisma e all'abilità con le lingue (oltre alla sua lingua madre parla anche italiano e inglese), non passano inosservate agli emissari del CLN e dopo un attacco (più dimostrativo che utile dal punto di vista tattico) alla caserma dei Carabinieri di Luneto, è messo a capo di uno dei tre distaccamenti della 38a brigata Garibaldi, comandata da Vladimiro Bersani, nome di battaglia Paolo Selva.
Ma vuoi per la diversa formazione tra Bersani e lo slavo, vuoi perché un comandante "straniero" comunque non era visto di buon occhio, vuoi per i pesanti rastrellamenti nazifascisti dell'estate del '44, il distaccamento di Giovanni, che aveva mantenuto comunque una sua autonomia di movimento, venne sciolto.
Però le indubbie capacità militari dello Slavo erano un bene troppo grande per essere sprecato e nell'autunno del '44 il distaccamento di Giovanni si costituisce nella 62a brigata Garibaldi che opererà però più a valle, non lontano dalla via Emilia, compiendo numerosi attacchi ai convogli militari.
Ma ancora una volta, a seguito di un vasto rastrellamento da parte dei nazifascisti nel dicembre del '44, Giovanni lo Slavo venne rimosso dal comando. Ufficialmente per ragioni di tattica militare, ufficiosamente si dice che non si aspettava che un pretesto, sia per la sua provenienza, sia per il marcato schieramento politico.
Nonostante questo continuò la lotta partigiana fino alla Liberazione, come partigiano "semplice".
Dopo la guerra sposò una ragazza di Settesorelle, il primo luogo dove aveva ricevuto aiuto nel settembre del '43, lavorò per qualche tempo nella segreteria dell'ANPI di Piacenza per poi, a causa delle ristrettezze economiche, emigrare negli Stati Uniti grazie all'aiuto di un pilota americano, John Norman, che aveva tratto in salvo e aiutato a superare gli Appennini dopo un atterraggio di fortuna.
Giovanni Grkavac, detto "Lo Slavo", trovò un buon lavoro come impiegato a Milwaukee e a Chicago. Morirà a 93 anni compiuti.
In foto Giovanni lo Slavo seduto con alle spalle i suoi fedeli partigiani. Da sinistra: Luigi Piotti, detto Gigi, Giacomo Sorenti, detto Matteotti 1° e Alfonso Escarini, detto Cacciatore.
(Foto di proprietà di Patrizia Bergonzi)
Fonti:
- http://www.resistenzapiacenza.it/
- Franco Sprega "Storie di Resistenza nel piacentino", in "Paesaggi di Resistenza", Hammerle Editori - Trieste 2008.