21/12/2024
Giubileo è una bella parola, fa ve**re in mente il giubilo, la gioia che non trova parole, e si esprime perciò con grida e balli e gesti convulsi, anche se in realtà giubilo e giubileo hanno radici etimologiche molto lontane. Ma certamente anche il suono del c***o ebraico, del c***o del montone (Jobel appunto), doveva diffondere una certa gioia festosa, quando ogni 50 anni si rimettevano i debiti e si restituivano le terre, e si liberavano gli schiavi.
Questo Giubileo del 2025 ci trova davvero stracarichi di colpe, oberati dal peso di orrori millenari, che sembrano arrivare ad una estrema resa dei conti.
Sarà un Giubileo reale?
Sarà cioè un vero ricominciamento?
Sapremo farci perdonare?
Sapremo liberarci da tanto veleno?
Oppure perfino il Giubileo vogliamo utilizzarlo per rafforzare le nostre catene? per santificare addirittura le nostre vergogne? e quindi per raddoppiare la nostra schiavitù?
In questo mondo scellerato davvero tutto diventa possibile!
No, giubila soltanto chi viene perdonato, risanato, liberato, e lo siamo soltanto da tutte le lebbre che riconosciamo come tali, offrendole al miracolo del tocco risanante dell'amore.
Il resto resta al lebbrosario.
Esattamente trenta anni fa, nel 1995, esclamai:
Giubileo di tutta la mia vita:
A quando il perfetto perdono?
E la risposta fu molto dura:
"Ascolta.
Non ha più ipotenuse il mondo.
Né riquadri. Io sciolgo.
Delirano, declinano, destinano
Se stessi a una stagione
Ipocalorica, ne masticano
Amara la radice.
Non farlo. Io odio
L’interregno, la terra
Di nessuno dove prende
Corpo il velenoso
Nella lingua del fratello assassino.
Scapolo, nubile, invidioso
Lo spirito dell’aria, scapestrato,
Ti toglie la terra sotto i piedi.
Schiaccialo
Come un verme, Scorpio!
E se le lingue
Ti sfuggono dal corpo
Prendi il machete.
Ascolta bene.
Costringi ogni fiammella alla misura
Dei giorni di lavoro. E’ forza trattenuta
Il mio entusiasmo, perché riluca
Dal corpo energizzato
Il fuoco. Tutto di terra
Il volto. Tutto incarnato.
E chi ne sporge
Mozzo. Scimitarra
E’ un nome dell’uomo.
Ascoltami.
Io sono un bolide. E non c’è tempo.
Il vortice in te è la purezza.
E’ l’unica scaltrezza:
Fatti mondo”.
Ciò che la Voce interna e cosmica mi disse allora forse vale ancora di più proprio adesso:
Il mondo non ha più alcun misura.
Tutto si sta sciogliendo, liquefacendo.
In questa liquidazione del mondo gli umani delirano,
precipitano nei loro veleni. Ciechi.
Creano un interregno senza corpo,
volatilizzato, digitalizzato, telematico,
dove la pazzia regna sovrana.
Noi non dobbiamo cadere in questo inganno:
dobbiamo invece caparbiamente
"circoscrivere l'incorporeo nel corporeo" (Giovanni Climaco):
e cioè incarnare la nuova figura di umanità,
farla dive**re presenza terrena,
concreta, fisica, efficace, paesana,
troncando ogni deriva spettrale.
Il male infatti è il regno dell'aria: né terra né cielo:
questa Infosfera affetta da demoni:
nell'Infernosfera i Rutte vari, le angeliche diavolesse alla Kallas
preparano sorridendo l'ultima danza della morte:
futuri stermini di giovani, di donne, di bambini.
Il tempo stringe:
per resistere, per rinascere
dobbiamo farci vuoti:
Mondi.
Questo è il vero Giubileo:
raggiungere la Porta Santa, la Porta del Cielo,
veramente pentiti, veramente umiliati, veramente
Santi: Sani e Salvi: Altri, Altrove: Alati!
Qui, nell'Aurea Hora, nell'Aurora
fulgente del mondo.
Marco Guzzi