13/02/2024
La tradizione sarda, in particolare quella delle zone più distanti dal mare, è caratterizzata da una miriade di affascinanti maschere dalle caratteristiche arcaiche, con richiami ancestrali e agropastorali.
Durante il Carnevale chiunque ha l’opportunità di ammirarle in tutto il loro splendore. Ve ne presentiamo alcune originarie dei paesi di Sardegna il Cuore:
1. Sos Colonganos di Austis si accompagnano alla più comune figura di S’Urtzu, il cinghiale. Prendono il nome dalla parola greca Kolos, "pecora", la cui pelle è indossata come giacca e pantalone, mentre sul capo portano delle pelli di volpe o di martora. Ciò che li contraddistingue sono le ossa di animali di vario genere, adagiate sulle spalle al posto dei tradizionali campanacci, che agitano costantemente emettendo suoni cupi, mentre in mano impugnano bastoni o forconi che usano spesso durante la loro danza.
2. Sos Corrajos, "i suonatori di c***o" di Paulilatino, simboleggiano una figura arcaica vestita con un abbigliamento ricavato prevalentemente da pelli di vacche e capre che, fino alla fine degli anni Quaranta, usava indossare pelli bovine ancora sanguinolente e complete di testa e corna. Trascinano aratri in legno, suonano lunghi corni la cui melodia è facilmente distinguibile e vengono accompagnate dalle figure de Sos Domadores, “i domatori”.
3. L’origine dell' antica maschera de Sa Mamulada di Seui (S'Urtzu e Sa Mamulada Seui), riscoperta recentemente, si perde nei millenni. Si ritiene che avesse la funzione di propiziare il risveglio primaverile. Caratteristiche principali: il viso annerito, le pelli di animali sull’abito tipico maschile, alcune grosse cinture in cuoio arricchite da numerosi campanacci e i copricapi confezionati con teste di muflone e caprone.
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