La mia bella Palermo

  • Home
  • La mia bella Palermo

La mia bella Palermo La pagina nasce dall'esigenza di condividere schede su luoghi di Palermo di interesse artistico.

13/02/2025

FONTANA PRETORIA
La ๐—™๐—ผ๐—ป๐˜๐—ฎ๐—ป๐—ฎ ๐—ฃ๐—ฟ๐—ฒ๐˜๐—ผ๐—ฟ๐—ถ๐—ฎ, รจ una monumentale Fontana, esempio del meraviglioso Rinascimento toscano, che si trova al centro di Piazza Pretoria o ๐—ฃ๐—ถ๐—ฎ๐˜‡๐˜‡๐—ฎ ๐—ฑ๐—ฒ๐—น๐—น๐—ฎ ๐˜ƒ๐—ฒ๐—ฟ๐—ด๐—ผ๐—ด๐—ป๐—ฎ a Palermo.

La fontana si presenta su tre lati circondata da edifici: il Palazzo Pretorio, la Chiesa di Santa Caterina e due palazzi baronali: Palazzo Bonocore e Palazzo Bordonaro separati fra loro da una stradina che immette direttamente in via Vittorio Emanuele. Il quarto lato si affaccia invece sulla via Maqueda.

La fontana non รจ nata a Palermo ma รจ stata realizzata nel 1554 dallo scultore fiorentino ๐—™๐—ฟ๐—ฎ๐—ป๐—ฐ๐—ฒ๐˜€๐—ฐ๐—ผ ๐—–๐—ฎ๐—บ๐—ถ๐—น๐—น๐—ถ๐—ฎ๐—ป๐—ถ, suocero del Gran Duca di Toscana Cosimo I dei Medici, su richiesta dell'aristocratico ๐—Ÿ๐˜‚๐—ถ๐—ด๐—ถ ๐—”๐—น๐˜ƒ๐—ฎ๐—ฟ๐—ฒ๐˜‡ ๐—ฑ๐—ฒ ๐—ง๐—ผ๐—น๐—ฒ๐—ฑ๐—ผ ๐˜† ๐—ข๐˜€๐—ผ๐—ฟ๐—ถ๐—ผ per il suo palazzo di Firenze Il nobiluomo toscano Luigi Alvarez perรฒ, per onorare i debiti del suo casato e dovendo spostarsi da Firenze a Napoli, grazie al fratello don Garcรญa Alvarez, che era stato vicerรฉ di Sicilia, vendette la fontana al Senato di Palermo che per collocare la maestosa fontana nello slargo del Palazzo Pretorio dovette procedere alla demolizione di diverse abitazioni.

La fontana cosรฌ fu trasportata, per via fluviale sull'Arno prima e per mare poi, fino a Palermo. Per questo trasferimento dovette essere smembrata ed esattamente fu frazionata in 644 pezzi dei quali 112 imballati in 69 casse. Durante il trasporto molti di questi pezzi subirono danni e alcuni furono trattenuti dallo stesso Luigi Alvarez per cui, una volta giunta a Palermo e collocata in loco, la fontana fu soggetta a modifiche e aggiunte. La nuova sistemazione fu affidata nel 1574 a ๐—–๐—ฎ๐—บ๐—ถ๐—น๐—น๐—ผ ๐—–๐—ฎ๐—บ๐—ถ๐—น๐—น๐—ถ๐—ฎ๐—ป๐—ถ, figlio dello scultore che l'aveva realizzata vent'anni prima, e a ๐— ๐—ถ๐—ฐ๐—ต๐—ฒ๐—น๐—ฎ๐—ป๐—ด๐—ฒ๐—น๐—ผ ๐—ก๐—ฎ๐—ฐ๐—ฐ๐—ต๐—ฒ๐—ฟ๐—ถ๐—ป๐—ถ.

Nonostante la sua grande bellezza la piazza รจ conosciuta anche con il triste nome di โ€œ๐—ฃ๐—ถ๐—ฎ๐˜‡๐˜‡๐—ฎ ๐—ฑ๐—ฒ๐—น๐—น๐—ฎ ๐—ฉ๐—ฒ๐—ฟ๐—ด๐—ผ๐—ด๐—ป๐—ฎโ€. Si ipotizzano diversi motivi per i quali la piazza fu cosรฌ soprannominata dai palermitani.
Il piรน popolare, ma anche il meno accreditato, รจ quello che fa riferimento all'esposizione dei genitali delle statue n**e. Questa versione, viene colorita da un fantasioso racconto secondo il quale le suore del vicino monastero, scandalizzate dalle vergogne sempre in primo piano davanti al loro monastero, scesero nottetempo nella piazza per evirare le sculture.
Unโ€™altra ipotesi sarebbe dovuta all'attribuzione dell'identitร  di una delle statue femminili, accanto ad un cavallo, alla regina Giovanna dโ€™Angiรฒ che la leggenda vuole come una donna ninfomane e senza scrupoli, ma lโ€™ipotesi piรน accreditata รจ quella politica che fa riferimento alle ingenti somme di denaro pagate dal Senato per l'acquisto della fontana mentre il popolo viveva un momento di stenti, miseria, epidemie e carestie.

La fontana รจ alta circa 12 metri e il diametro della base รจ di circa 7,5 metri per cui occupa quasi interamente la parte centrale della piazza omonima. Essa ha un impianto ellittico con vasche concentriche, disposte su tre livelli ed รจ circondata da una lunga cancellata in ferro battuto disegnata e realizzata ad opera di Giovanni Battista Basile nel 1858. Nel 1865 fu tolta la primitiva cancellata ma fu ripristinata nel 1872.

Nel piano piรน basso troviamo lunghe balaustre, interrotte da quatto grandi ingressi ognuno dei quali รจ delimitato da maestose statue chiamate "๐˜๐—ฒ๐—ฟ๐—บ๐—ถ๐—ป๐—ถ " come a delimitare i confini non solo fisici ma anche temporali. ๐˜›๐˜ฆ๐˜ณ๐˜ฎ๐˜ช๐˜ฏ๐˜ฆ era infatti una divinitร  romana, figlio di Madre Natura che pone limiti e confini.

Nel secondo livello, allโ€™altezza di ciascuno dei quattro ingressi, troviamo quattro grandi scalinate in marmo di Billiemi, quattro peschiere che presentano sei nicchie adornate con ๐—ฑ๐—ฒ๐—น๐—น๐—ฒ ๐˜๐—ฒ๐˜€๐˜๐—ฒ ๐—ฑ๐—ถ ๐—ฎ๐—ป๐—ถ๐—บ๐—ฎ๐—น๐—ถ dai quali sgorga acqua e altre figure mitologiche e numi del piacere e dell'abbondanza come Venere, Adone, Ercole, Apollo, Diana e Pomona.
Al margine di ogni peschiera troviamo 4 ampie vasche, sul cui bordo giacciono quattro grandi statue ognuna rappresentante un fiume:
โ€ข Oreto posto a SO e impersonato da un uomo maturo barbuto con cornucopia scettro e leone;
โ€ข Papireto posto a NE e impersonato da una divinitร  abbarbicata alla roccia e raffigurante il porto di Palermo, con delfino e ร ncora;
โ€ข Gabriele posto a NO e rappresentato da un uomo pingue e maturo con anfora e delfino;
โ€ข Marendole posto a SE e raffigurato da Naiade coronata d'alloro, con testa di Medusa e Pegaso.
Alcune fonti ritengono che questo primo livello rappresenti l'๐—”๐—ฟ๐—ฐ๐—ฎ ๐—ฑ๐—ถ ๐—ก๐—ผ๐—ฒฬ mentre il secondo livello la ๐—š๐—ฒ๐—ฟ๐˜‚๐˜€๐—ฎ๐—น๐—ฒ๐—บ๐—บ๐—ฒ ๐—ฐ๐—ฒ๐—น๐—ฒ๐˜€๐˜๐—ฒ

Secondo le fonti classiche i fiumi qui rappresentati facevano riferimento al Nilo e ai suoi due affluenti e al fiume Ippocrene. Secondo le fonti fiorentine invece i fiumi sarebbero le rappresentazioni di fiumi toscani. Una volta approdati in Sicilia perรฒ le statue, a volte mancanti e altre rimaneggiate per il trasporto, assunsero i nomi dei fiumi che scorrevano nella cittร  di Palermo.

Tutte le statue sono fiancheggiate da altrettante statue di Tritoni, Nereidi e Sirene.

Nel centro di questo secondo livello troviamo una grande vasca circolare dalla quale emergono due mostri marini che sostengono altri tre livelli di vasche piรน piccole: nella prima di queste troviamo quattro oche di marmo e un gruppo di cavalli marini, delfini e sirene, nella seconda troviamo quattro amorini alati che sorreggono la stele finale rappresentata da un Bacco che i palermitani hanno perรฒ identificato come il โ€œGenio di Palermoโ€ e che tiene tra le mani una cornucopia simbolo di cibo e abbondanza, da cui fuoriesce uno zampillo d'acqua.

Esiste una simbologia legata alla fontana secondo la quale il primo livello rappresenta l'arca di Noรจ e il secondo livello la Gerusalemme Celeste: una transizione quindi tra terra e cielo. Ma anche l'elemento acqua รจ predominante in questo contesto: tutta la fontana รฉ come un'esaltazione di questo elemento primordiale che sgorga da ogni sua parte.

In un punto della fontana, sotto una delle balaustre si accede, attraverso dei gradini scavati nella roccia e oggi sostituiti da scale a pioli, ad un cunicolo scavato nella roccia, pieno zeppo di tubi e tubicini che gira a 360ยฐ tuttโ€™intorno alla fontana. Si tratta del complicatissimo sistema di funzionamento della fuoriuscita dell'acqua dalla fontana, con i suoi 24 getti che partono dalle narici di alcuni animali o mostri mitologici e altri 20 getti che partono dalle colonnine della balaustra superiore. Sono 56 i canali che alimentano tutti gli zampilli che vanno poi a riempire le vasche oltre al getto del โ€œGenio di Palermoโ€.

Nel novembre del 1998 รจ stata intrapresa un'opera di restauro, che รจ durata fino al novembre del 2003 quando la fontana รจ stata riaperta al pubblico. Successivamente fu riattivata anche la circolazione dell'acqua.


18/07/2024

๐ˆ ๐๐ฎ๐š๐ญ๐ญ๐ซ๐จ ๐‚๐š๐ง๐ญ๐ข ๐จ ๐ฉ๐ข๐š๐ณ๐ณ๐š ๐•๐ข๐ฅ๐ฅ๐ž๐ง๐š

๐๐ฎ๐š๐ญ๐ญ๐ซ๐จ ๐‚๐š๐ง๐ญ๐ข รจ il nome che venne attribuito alle quattro ๐‘๐‘Ž๐‘›๐‘ก๐‘œ๐‘›๐‘’๐‘Ÿ๐‘’ che si trovano all'incrocio tra quelle che erano le piรน importanti vie di Palermo ovvero via Toledo (oggi Vittorio Emanuele) e la Strada Nuova (oggi via Maqueda).
Questo famoso incrocio suddivise la cittร  in quattro mandamenti ๐‚๐š๐ฉ๐จ, ๐Š๐š๐ฅ๐ฌ๐š, ๐‹๐จ๐ ๐ ๐ข๐š ๐ž ๐€๐ฅ๐›๐ž๐ซ๐ ๐ก๐ž๐ซ๐ข๐š e diede vita ad una piazza ottagonale che prese il nome di Piazza Villena, dal nome del vicerรฉ spagnolo Juan Fernandez Pacheco de Villena y Ascalon che ordinรฒ il taglio delle vie.

Nei primi anni del Seicento il vicerรฉ affidรฒ il disegno e la sistemazione urbanistica della piazza all'architetto ๐†๐ข๐ฎ๐ฅ๐ข๐จ ๐‹๐š๐ฌ๐ฌ๐จ che per realizzarla prese spunto da Piazza della Quattro Fontane a Roma.

Oltre che Quattro Canti la piazza รฉ conosciuta anche come ๐Ž๐ญ๐ญ๐š๐ง๐ ๐จ๐ฅ๐จ/๐จ๐ญ๐ญ๐š๐ ๐จ๐ง๐จ o come ๐“๐ž๐š๐ญ๐ซ๐จ ๐๐ž๐ฅ ๐’๐จ๐ฅ๐ž perchรฉ in ogni stagione almeno due dei quattro cantoni sono sempre illuminati dal sole. Altro denominazione รจ quella di ๐Ž๐œ๐œ๐ก๐ข๐จ ๐๐ž๐ฅ๐ฅ๐š ๐‚๐ข๐ญ๐ญ๐šฬ€ o ๐“๐ž๐š๐ญ๐ซ๐จ ๐๐ž๐ฅ๐ฅ๐š ๐‚๐ข๐ญ๐ญ๐šฬ€ in quanto era teatro delle manifestazioni cittadine piรน importanti, dalle feste alle esecuzioni capitali: famosa rimase nel 1789 quella della fattucchiera Giovanna Bonanno meglio conosciuta come ๐ฅ๐š ๐ฏ๐ž๐œ๐œ๐ก๐ข๐š ๐๐ž๐ฅ๐ฅ'๐š๐œ๐ž๐ญ๐จ per l'intruglio a base di aceto, vino e arsenico con il quale provocรฒ almeno 6 uxoricidi. In occasione di alcune di queste esecuzioni i corpi venivano lasciati appesi alle forche per giorni come monito ai trasgressori della legge da qui deriva un modo di dire palermitano โ€œfeste e forche a Piazza Villenaโ€. Ma la piazza รฉ anche teatro di una delle โ€œquattro stazioniโ€ della festa sicuramente piรน sentita dai palermitani: '๐‘ˆ ๐‘“๐‘–๐‘ ๐‘ก๐‘–๐‘›๐‘ข ๐‘‘๐‘– ๐‘†๐‘Ž๐‘›๐‘ก๐‘Ž ๐‘…๐‘ข๐‘ ๐‘ข๐‘™๐‘–๐‘Ž. Per celebrare il ritrovamento delle reliquie della santa, Palermo porta in giro per la cittร  gremita di gente un carro, ogni anno diverso, con la statua di Santa Rosalia. E' qui, ai quattro canti che il carro, alla luce delle luminarie, si ferma per permettere al sindaco di Palermo di montarvi sopra per donare un mazzo di rose alla santa, gridando a gran voce: Viva Palermo e Santa Rosalia!

La realizzazione della piazza inizia nel 1606 e giร  nel 1612 una parte della sistemazione urbanistica era giร  stata realizzata ma nel 1615 l'architetto Lasso passa a miglior vita per cui la direzione dei lavori viene affidata a ๐Œ๐š๐ซ๐ข๐š๐ง๐จ ๐’๐ฆ๐ข๐ซ๐ข๐ ๐ฅ๐ข๐จ che dal 1617 cambia profondamente lโ€™assetto decorativo previsto. Questo prevedeva che nell'ordine superiore fossero collocate le statue in bronzo di sovrani che invece furono realizzate in marmo bianco e collocate nel secondo livello (delle statue in bronzo ne furono realizzate solo due che perรฒ ebbero collocazione e destino diversi), mentre nel livello superiore furono collocate le statue delle sante.

Attualmente ogni cantone rappresenta una facciata dei palazzi che si affacciano sulla piazza ed ha un aspetto uniforme e curvilineo alla cui sommitร  si trovano gli stemmi reali spagnoli in marmo bianco, statue disposte su quattro ordini di livello che passando dallo stile dorico allo ionico e al corinzio dell'ultimo livello simbolicamente rappresentano un elevarsi dalla terra verso il cielo, mentre sui balconi si possono ammirare fregi e intagli, angeli alati, palme e corone.

I quattro ordini di livello sono cosรฌ strutturati: Al piano inferiore troviamo delle fontane che rappresentano i fiumi della cittร  che scorrevano anticamente nel territorio palermitano, ๐Ž๐ซ๐ž๐ญ๐จ ๐Š๐ž๐ฆ๐จ๐ง๐ข๐š, ๐๐š๐ง๐ง๐š๐ซ๐ข๐š ๐ž ๐๐š๐ฉ๐ข๐ซ๐ž๐ญ๐จ. Nel piano successivo, in stile dorico troviamo le statue di ๐„๐จ๐ฅ๐จ, ๐•๐ž๐ง๐ž๐ซ๐ž, ๐‚๐ž๐ซ๐ž๐ซ๐ž ๐ž ๐๐š๐œ๐œ๐จ quali rappresentanti delle quattro stagioni. Nel livello successivo troviamo in stile ionico le statue dei reali ๐‚๐š๐ซ๐ฅ๐จ ๐•, ๐…๐ข๐ฅ๐ข๐ฉ๐ฉ๐จ ๐ˆ๐ˆ, ๐…๐ข๐ฅ๐ข๐ฉ๐ฉ๐จ ๐ˆ๐ˆ๐ˆ, ๐…๐ข๐ฅ๐ข๐ฉ๐ฉ๐จ ๐ˆ๐• ed infine nell'ordine superiore le riproduzioni delle quattro sante palermitane, ๐€๐ ๐š๐ญ๐š, ๐๐ข๐ง๐Ÿ๐š, ๐Ž๐ฅ๐ข๐ฏ๐š ๐ž ๐‚๐ซ๐ข๐ฌ๐ญ๐ข๐ง๐š, patrone della cittร  prima dell'avvento di Santa Rosalia (1624).

Le conche presenti nelle fontane del primo livello furono costruite nel 1856 quando, per migliorare lo smaltimento delle acque piovane, si rese necessario abbassare il livello stradale della via Maqueda. Il dislivello che si venne a creare fu cosรฌ compensato dalla costruzione delle conche alla base delle fontane.

In ogni cantone troviamo i ๐ช๐ฎ๐š๐ญ๐ญ๐ซ๐จ ๐ฌ๐ข๐ฆ๐›๐จ๐ฅ๐ข ๐๐ž๐ฅ ๐ฉ๐จ๐ญ๐ž๐ซ๐ž: quello religioso rappresentato dalle statue delle sante; quello della natura rappresentato dalle quattro stagioni; quello del potere temporale rappresentato dai quattro governatori e quello araldico rappresentato dagli stemmi regali.

L'incrocio tra le due principali vie ha determinato la divisione del territorio in quattro mandamenti il cui nome รจ quello della rispettuva Santa Protettrice.

Il ๐œ๐š๐ง๐ญ๐จ๐ง๐ž ๐ฌ๐ฎ๐ appartiene al mandamento dellโ€™๐€๐ฅ๐›๐ž๐ซ๐ ๐ก๐ž๐ซ๐ข๐š, con la fontana che dovrebbe rappresentare il fiume Oreto anche detto quartiere del Palazzo Reale o Santa Cristina, Esso conserva il nucleo piรน antico della cittร  e vi troviamo la statua di Venere che rappresenta la primavera, la statua di Carlo V e la statua di Santa Cristina.

Il ๐‚๐š๐ง๐ญ๐จ๐ง๐ž ๐จ๐ฏ๐ž๐ฌ๐ญ appartiene al mandamento del ๐‚๐š๐ฉ๐จ o Monte di pietร  โ€“ Santa Ninfa. La fontana dovrebbe rappresentare il fiume Pannaria e vi troviamo la statua di Cerere che rappresenta l'estate, la statua di re Filippo II e la statua di Santa Ninfa.

Il ๐‚๐š๐ง๐ญ๐จ๐ง๐ž ๐ง๐จ๐ซ๐ appartiene al mandamento della ๐‹๐จ๐ ๐ ๐ข๐š detto anche di Castellammare- Sant'Oliva, dove si trova il mercato della ๐‘ฃ๐‘ข๐‘๐‘๐‘–๐‘Ÿ๐‘–๐‘Ž. Qui la fontana dovrebbe rappresentare il fiume Papireto ed รจ adornato da una statua di Bacco che rappresenta l'autunno, la statua del re Filippo III e la statua di Santโ€™Oliva.

Il ๐‚๐š๐ง๐ญ๐จ๐ง๐ž ๐ž๐ฌ๐ญ che appartiene al mandamento dei Tribunali-Sant' Agata รจ conosciuto con il nome arabo di ๐Š๐š๐ฅ๐ฌ๐š in cui la fontana dovrebbe rappresentare il fiume kemonia ed รฉ adornato con la statua di Eolo che rappresenta l'inverno, la statua del re Filippo IV e la statua di Santโ€™Agata.

Esiste a Palermo quello che viene definito il โ€œ๐๐ฎ๐ข๐ง๐ญ๐จ ๐‚๐š๐ง๐ญ๐จโ€. Esso si trova in via Vittorio Emanuele ed รจ facilmente individuabile essendo la facciata della chiesa di San Giuseppe dei Teatini. Intorno al 1624, in occasione della realizzazione della Strada Nuova furono abbattute molte chiesette esistenti e i Teatini si occuparono di ricostruire la chiesetta dei falegnami preesistente ma in forma piรน imponente e, per riprendere lo stile barocco della piazza, costruirono la facciata riproducendo la stessa struttura dei quattro canti. Il primo livello fu destinato al portone d'ingresso, nel secondo e terzo livello furono collocate le statue di San Giuseppe con l'ascia incoronata simbolo dei falegnami e di G*etano da Thiene fondatore dellโ€™Ordine dei Teatini e non mancano le colonne, le ghirlande, degli angeli alati e lo stemma dei Teatini sullo stesso stile degli altri quattro canti.

12/11/2023

๐๐€๐‹๐€๐™๐™๐Ž ๐๐‘๐€๐๐‚๐ˆ๐…๐Ž๐‘๐“๐„

Il ๐๐š๐ฅ๐š๐ณ๐ณ๐จ ๐๐ซ๐š๐ง๐œ๐ข๐Ÿ๐จ๐ซ๐ญ๐ž si trova nel centro storico di Palermo in via Bara all'Olivella al n.2.
Prende il nome dalla famiglia di Niccolรฒ Placido Branciforte conte di Raccuja che vi abitรฒ nel corso del XVI secolo, ma era conosciuto anche come Palazzo Raccuja o Butera o Pietraperzia.

Nel XVII secolo il palazzo passรฒ dalle mani di Niccolรฒ Placido a quelle degli eredi fra i quali Giuseppe Branciforte. Questi ampliarono la struttura inizialmente formata da due corpi distinti, inglobando la strada sulla quale si affacciavano originariamente gli ingressi , acquistando alcuni stabili limitrofi e creando al primo piano il collegamento tutt'ora esistente fra le due strutture originarie, fu ampliata o addirittura raddoppiata l'area di superficie dello stabile che divenne cosรฌ una delle piรน prestigiose abitazioni di quel tempo.

Fu realizzato un seminterrato e al piano terra la cosiddetta โ€œCavallerizzaโ€: un ambiente che presenta una splendida copertura con volte a crociera sorretta da una serie di colonne in marmo di Billiemi che possono far pensare ad una chiesa e che invece accoglieva le grandi scuderie del palazzo. Da qui attraverso una scala in marmo rosso si accedeva al primo piano che accoglieva i locali privati e di rappresentanza abbelliti all'esterno da una serie di balconi sorretti alla base da decorazioni con i leoni alati simbolo della famiglia Branciforte e ad un secondo piano destinato alle stanze della servitรน e alla gestione domestica della casa, anch'esso corredato all'esterno da una serie di finestre settecentesche.

Il palazzo accolse gli eredi dei Branciforte in questo sontuoso assetto e al massimo del suo splendore fino al 1727 quando l'ultima residente del palazzo, essendo andata in sposa, trasferรฌ la sua residenza in una nuova abitazione.

Nel 1801 il palazzo fu concesso su richiesta e dietro pagamento di 400 onze al Senato cittadino che necessitava di un locale abbastanza grande da accogliere i pegni dei palermitani del Monte di Pietร  denominato di Santa Rosalia e da molti conosciuto come โ€œpanni vecchiโ€.

Fu cosรฌ che iniziarono i primi mutamenti dello splendido palazzo che dovette rinunciare per prima ai balconi e alle finestre settecentesche del primo e secondo piano per essere sostituiti da aperture con grate di ferro a protezione dei beni custoditi.

Ulteriore sconvolgimento del palazzo avvenne a seguito di un incendio dovuto ai bombardamenti delle rivoluzioni contro i Borboni del 1848. Questo fece crollare molte delle volte del palazzo e distrutto gran parte delle sue strutture e suppellettili vari.

I lavori di consolidamento e recupero degli ambienti preesistenti sacrificarono cosรฌ tra l'altro le volte tra il primo e il secondo piano creando ambienti a doppia altezza che consentirono cosรฌ l'installazione di altissimi scaffali di legno idonei all'accatastamento di beni e pegni.

Nel 1929, lโ€™antica istituzione, dopo quasi quattrocento anni di vita, venne assorbita dalla Cassa Centrale di Risparmio โ€œVittorio Emanueleโ€.

Nel corso della Seconda Guerra Mondiale la struttura subรฌ numerosi nuovi danni provocati dai bombardamenti e verso la fine degli anni novanta il palazzo Branciforte divenne centro di formazione per gli impiegati del Banco di Sicilia .
Nel 2005 venne acquisito dalla โ€œFondazione Banco di Siciliaโ€ e sottoposto ad un progetto di ripristino ad opera dellโ€™architetto G*e Aulenti che ridiede al palazzo lo splendore dell'assetto iniziale con contaminazioni di arte moderna che non fanno che esaltare le bellezze artistiche del palazzo.

Nel 2012 viene aperto al pubblico.
Oggi il palazzo comprende il piano terra in cui trovano posto, nei locali della Cavallerizza, ben tredici vetrine che contengono collezioni archeologiche e le maioliche della Fondazione Sicilia prodotte dal Quattrocento al Settecento e provenienti dalla Sicilia, dall'Italia e dall'estremo oriente. Si tratta in gran parte di ceramiche di vario tipo e cronologia e terrecotte architettoniche votive, bronzi, monili, vetri e avori.

Sempre al piano terra, adiacente alla corte interna, si trovano il Ristorante Branciforte e la Cittร  del Gusto di Palermo del Gambero Rosso, una Scuola di formazione in cui si svolgono corsi e lezioni di gastronomia.

Al primo piano, in una delle sale, รจ esposta una selezione di sculture in bronzo e altre in marmo realizzate da artisti siciliani e non, collezioni filateliche che comprendono rarissimi francobolli del Regno delle Due Sicilie, che ebbero corso dal 1858 nel Regno di Napoli e dal 1ยฐ gennaio del 1859 nel Regno di Sicilia e collezioni numismatiche di monete siciliane dellโ€™etร  medievale e moderna.

Sempre il primo piano accoglie una storica Biblioteca con circa 50.000 volumi appartenenti alla Fondazione Sicilia che comprendono oltre ad una consistente quantitร  di pubblicazioni stampate tra il 1501 e il 1830, enciclopedie, annuari, dizionari, collane, periodici e monografie, e una sezione specializzata in storia della Sicilia, storia dellโ€™arte, numismatica e archeologia.

Dai locali della Biblioteca si puรฒ accedere ai locali del Monte dei Pegni di Santa Rosalia dove molto suggestive sono le altissime scaffalature in legno che accolgono tuttora in parte oggetti lasciati in pegno dai palermitani e in parte mostre temporanee e l'esposizione permanente della โ€œCollezione Giacomo Cuticchio Pupi Sicilianiโ€:109 pupi, scene, cartelloni e pianini a cilindro allestiti su progetto di Mimmo Cuticchio.

Nel palazzo รจ presente un Auditorium: uno spazio che ospita eventi culturali e l'Emporio Branciforte che propone prodotti editoriali e oggetti d'arte e di enogastronomia.


Address


Website

Alerts

Be the first to know and let us send you an email when La mia bella Palermo posts news and promotions. Your email address will not be used for any other purpose, and you can unsubscribe at any time.

Shortcuts

  • Address
  • Alerts
  • Claim ownership or report listing
  • Want your business to be the top-listed Travel Agency?

Share