Rome History Walks

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Rome History Walks Nel 2009 ho completato la mia formazione accademica conseguendo un dottorato di ricerca con una tesi sul ruolo istituzionale di Giulio Aristide Sartorio.

Mi chiamo Laura D'Angelo, sono nata nel 1974 a Roma e qui cresciuta, sono uno storico dell’arte contemporanea, curatore indipendente e docente a contratto presso l’Università degli Studi di Roma Tre e presso l’Università dell’Arkansas Rome Center, dove principalmente lavoro. Ho studiato e svolto ricerche a Edimburgo, Aberdeen e Oxford e successivamente ho lavorato a Londra e Parigi, dove, nel 2000

, ho avuto la grande opportunità di fare parte del gruppo di ricerca del Cabinet des Dessins Museo del Louvre, poche settimane dopo la discussione della tesi di Laurea in storia dell’Arte Comparata dei Paesi Europei. Nel 2003 ho conseguito un master in Storia dell’Architettura presso l’Accademia di San Luca, curando successivamente un progetto di ricerca nel suo archivio sulla Scuola del N**o. Sono stata collaboratrice alla didattica e ricerca in diversi Musei romani e curatrice degli archivi documentari della Fondazioni archivio Giuseppe Capogrossi e Giacomo Manzù, due volte borsista e Assegnista di Ricerca in Progetti d’Interesse Nazionale (PRIN) per l’Università di Roma Tre. Parallelamente alla passione per l’insegnamento e la ricerca ho coltivato quella per il turismo, quest’ultima iniziata fin dai tempi dell’università organizzando, tramite l’Ufficio Relazioni Internazionali dell’Università di Roma Tre, tours per gli studenti stranieri e i docenti in visita a Roma. Dal 2005 al 2007 ho diretto la sezione didattica per Villa D’Este a Tivoli, acquisendo nel 2008 l’abilitazione di guida turistica per Roma e provincia.
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My name is Laura D'Angelo. I was born and bred in Rome. I am contemporary art historian, independent curator and adjunct professor at the University of Roma Tre and the University of Arkansas Rome Center, where I currently work. I studied and researched in London, Edinburgh, Aberdeen, Oxford and then I worked in London and Paris where, in 2000, I had the great honor of being part of the research team of the Louvre Museum’s Cabinet des dessin, just few week after the discussion of my thesis in Comparative history of European Art,
In 2003 I completed a master’s in history of Architecture at the Academy of Saint Luke, where eventually I curated a research project in its archive on the Scuola del N**o there taught. In 2009, my academic background was furthered by a Ph. Degree in Contemporary art history with final thesis on the institutional role of Giulio Aristide Sartorio. I had worked in the research and educational department of several Roman museums and curators of the Giacomo Manzù and Giuseppe Capogrossi Archive Foundations, two times scholar and once post-doctoral fellow in a National Interest Research Project for the University of Rome Tre. Together with the interests for teaching and researching, I have developed a true passion for tourism that started since the college years by organizing, on the behalf of the Roma Tre University’s International Students Office, tours for foreign students and professors who would visit Rome. Between 2005 and 2007 I had directed the educational Department of Villa d’Este in Tivoli until I attained the license as guide for Rome and surroundings in 2008.

08/05/2021

La Neri, oggi Chinotto Neri è una storica azienda italiana. Venne fondata nel 1949 da Pietro Neri, un trentenne che decise di lanciare una bevanda dissetante originale che somigliasse alle bibite statunitensi giunte a Roma nel dopoguerra. Distribuito in una bottiglia di vetro con il marchio in rilievo ma senza etichetta, il Chin8 derivava dalla pianta di chinotto. L'azienza lanciò anche altri prodotti: l'Aranciosa, la Gassosa e il Limoncedro, pubblicizzati nel celebre Carosello dove grandi automobili americane percorrevano le città italiane sovrastate da gigantesche riproduzioni 3D delle bottiglie di Chin8. Al successo della bevanda contribuirono anche due riuscitissimi slogan: "Non è chinotto se non c’e l'8" oppure "Se bevi NERI … NE RI bevi". La fabbrica si trovava in via del Mandrione 334, oggi casa dello studente

Oggi tour del Quadraro per Turismo Culturale Italiano: un'occasione per riflettere sulle trasformazioni del territorio, ...
08/05/2021

Oggi tour del Quadraro per Turismo Culturale Italiano: un'occasione per riflettere sulle trasformazioni del territorio, Street art, spirito di comunità e sul valore dell'architettura nella vita degli esseri umani.

Roma il compleanno lo festeggia così: 21 aprile, Romae dies natalis
21/04/2021

Roma il compleanno lo festeggia così: 21 aprile, Romae dies natalis

Sabato scorso, tour per Turismo Culturale Italiano a Torpignattara tra palinsesti urbani, street art e storia contempora...
21/04/2021

Sabato scorso, tour per Turismo Culturale Italiano a Torpignattara tra palinsesti urbani, street art e storia contemporanea. Nuove date tra maggio e giugno nella periferia sud est e Tor Marancia. Scrivete per info!

Chiacchere al Mausoleo di Augusto.
11/03/2021

Chiacchere al Mausoleo di Augusto.

In queste settimane di silenzio “social”, ho continuato gli studi sulla periferia di Roma.Vi presenterò Casal Bertone a ...
04/02/2021

In queste settimane di silenzio “social”, ho continuato gli studi sulla periferia di Roma.
Vi presenterò Casal Bertone a puntate: questa la prima.

“Buongiorno Brigadiere, come vede, si lavicchia” Questa battuta mette fine alla scena della “lezione di scasso” che Totò, nei panni del ladro in pensione Dante Cruciani, impartisce alla improbabile banda dei “Soliti ignoti” da una terrazza aperta sul Pigneto, al di là della Ferrovia, in cima ad uno stabile di Casal Bertone. Il paesaggio alle spalle di Dante è ben caratterizzato da una distesa di casupole e palazzoni, mentre, nel punto opposto di affaccio dell’edificio da dove il personaggio urla: “Mascalzoni, farabutti” ad un gruppetto di ragazzini del quartiere, si riconosce Piazza Cosenz. Il capolavoro di Monicelli esce nel 1958; solo un anno prima il Comune di Roma aveva incaricato una commissione speciale di effettuare un’indagine “per lo studio del problema della casa sugli abitanti delle grotte, dei ruderi e delle baracche” che offre una fotografia precisa, e impietosa, della situazione abitativa che, alle soglie del rilancio economico che avrebbe traghettato l’Italia in un decennio di benessere generale, costituiva una fonte di imbarazzo per le istituzioni capitoline. Nelle immediate vicinanze di questa location cinematografica, era insediato il Borghetto “Malabarba”, dalla denominazione altomedievale di Via Collatina al cui tracciato locale, nel 1921, era stato assegnato il nome di Via di Casal Bertone in previsione di una riconfigurazione del territorio nel segno di un’edilizia popolare ed intensiva. La presenza di baracche lungo i binari della linea Tivoli - Sulmona, è rilevata dalla carta del Piano Regolatore del 1931, dove il progetto urbanistico e viario di questa parte del “suburbio” Tiburtino è già presente, sebbene al netto di molte modifiche attuate nel corso dei venti anni successivi. Nel 1938 anche il Governatorato di Roma aveva promosso un “Censimento fotografico delle baracche”, di cui rimangono alcune straordinarie immagini d’epoca, e probabilmente in considerazione dell’assetto organizzato e della popolosità, un anno dopo l’amministrazione comunale decide - con carattere di urgenza - di “contraddistinguere con il numero ordinale i vari vicoli di carattere provvisorio del Borghetto Malabarba”, ovvero di inserire i “sentieri” sterrati, due innestati a destra su Via di Casal Bertone più un altro ad essi perpendicolare, nella toponomastica della città con il nome di vicolo I, II e III.
Una testimonianza indiretta della realtà di questi agglomerati la fornisce un articolo de “L’Unità” del 13 aprile 1985 dove si racconta della terribile aggressione ai danni di Paola Carlini e Loredana Mimis, due ragazze residenti in una baracca in Vicolo del Torrione 73, (dietro il mausoleo romano sulla Prenestina, all’altezza di Via Fieramosca, separato dal Borghetto dai binari dei treni), cui qualcuno aveva appiccato fuoco per punirle del fatto di tenere comportamenti lesivi nei confronti della comunità. Dalle interviste dei giornalisti agli altri abitanti della zona, si evidenzia la complessità della compagine sociale di questi luoghi in cui si contavano persino dipendenti dello Stato o persone con un mestiere e un’attività “normali”, infastiditi dalla presenza di quella sempre più ampia percentuale di emarginati, per lo più pr******te e tossicodipendenti, che avevano reso più urgente il definitivo smantellamento dei borghetti. Lo scritto menziona la prossima assegnazione di case popolari per gli sfrattati del Borghetto Malabarba, quindi ancora non completamente abbattuto a metà degli anni ‘80, il cui terreno divenne parte del demanio ad uso dalle Ferrovie dello Stato rendendo possibile, durante gli scavi per la Tav a partire dal 1997, di riportare alla luce i resti di una fullonica imperiale e di una necropoli dello stesso periodo.
Nei rilievi allegati al verbale della Giunta che nel 2010 ne delibera la soppressione, è possibile visualizzare il reticolo entro il quale questo piccolo isolato si sviluppava e dove, stando ai dati dello studio del 1957, trovavano spazio 140 alloggi occupati da 153 famiglie, segno che qualche baracca fosse in coabitazione, per un totale di 650 persone. Il termine “Borghetto” era riservato a nuclei di alloggi precari consolidati e ormai “storicizzati” nel territorio e non del tutto privi di tratti residenziali. A Malabarba le baracche erano spesso addossate o inserite in contesti abitativi regolari e comunque su terreni acquisiti regolarmente dai proprietari: tuttavia mancavano fognature, all’esterno e all’interno delle case, illuminazione e l’intero complesso insisteva su un’area che nel Piano regolatore del 1931 era destinata ad ospitare il Mercato Generale, in conformità con il tenore industriale dell’area circostante.
La terrazza in cui si tiene la lezione di Dante Cruciani è uno di quei locali lavanderia al piano attico, tipici dell’edilizia popolare che caratterizzava la fase insediativa anteguerra di Casal Bertone le cui vie sono dedicate a generali e patrioti della primo conflitto mondiale, Alberto Pollio, Cesare Ricotti, Domenico Cucchiari, Tommaso de Cristoforis, Enrico Cosenz e altri, in linea con gli intenti encomiastici del Regime Fascista.
Il palazzo era un grande fabbricato che la stessa scena rivela solcato da evidenti danni non imputabili all’incuria, anche considerato che probabilmente quando Monicelli lo selezionò come location per i “Soliti ignoti” non aveva nemmeno trent’anni. Lo stato fatiscente dell’edificio deve attribuirsi ai bombardamenti di San Lorenzo, vicinissimo in linea d’aria, ed è probabile che fosse già disabitato al momento delle riprese, venendo demolito subito dopo per essere rimpiazzato da una nuova costruzione all’inizio degli anni Sessanta, quando anche il tracciato viario e l’architettura subiscono un’ulteriore trasformazione.

Il prossimo articolo si intitolerà “Casalbertone un racconto di trasformazione urbana attraverso la toponomastica"

29/01/2021

Da domenica saremo gialli e i Musei riapriranno! Già ho in programma un tour ai Musei Vaticani e uno al Colosseo. A breve saranno disponibili gli eventi. Vi aspetto

Il sogno di Polifilo“Pulcino della Minerva" è il nome popolare con cui è conosciuto l’elefante obeliscoforo posizionato ...
18/01/2021

Il sogno di Polifilo

“Pulcino della Minerva" è il nome popolare con cui è conosciuto l’elefante obeliscoforo posizionato nella piazza antistante la Basilica di Santa Maria sopra Minerva. Il nome di derivazione pagana è dovuto all’erronea convinzione che il sito fosse originariamente occupato dal Tempio di Minerva Calchidica. Nel 1665, il ritrovamento casuale dell'obelisco nel giardino del convento annesso alla chiesa, in occasione di alcuni lavori di restauro, ha indicato invece la destinazione originaria dell’area, ovvero parte dell'ampia estensione dell'Iseo Campese, il luogo di culto dedicato alle divinità egizie Iside e Serapide della cui decorazione la stele faceva parte. Papa Alessandro VII, allora regnante, decide di farla erigere di fronte alla Chiesa e seleziona, tra le varie proposte, quella presentata da Gian Lorenzi Bernini, ispirata ad un romanzo allegorico "Hypnerotomachia Poliphili", traducibile in “Combattimento amoroso di Polifilo in sogno” scritto da Francesco Colonna, edito nel 1499 da Aldo Manuzio e all'epoca ancora apprezzato.
La trama si svolge principalmente in una dimensione onirica, nella quale Polifilo “colui che ama la moltitudine delle cose” insegue l’amata “Polia” che rappresenta proprio quella moltitudine. L’autore allude alla ricerca incessante di coloro che antepongono la conoscenza alla fortuna, consapevoli di vivere in una continua tensione verso la conquista del nuovo, senza trovare soddisfazione in singolo un obiettivo. In questo gioco di sogni e risvegli “fortuna” e conoscenza” si presentano rispettivamente a Polifilo come un cavallo e un elefante obeliscoforo, fonte visiva del monumento, la cui iconografia allude al peso della sapienza che può essere sostenuto solo da una mente salda. I domenicani residenti nel convento e officianti nella Basilica avrebbero preferito che la stele avesse poggiato su un gruppo di cani sormontati dallo stemma Chigi, per suggerire l’obbedienza dell’ordine al Pontefice che invece apprezzò questa celebrazione della “divina” saggezza piuttosto che della sua persona, scelta che lasciò i monaci molto delusi e che espressero in diverse occasioni il loro disprezzo per l’opera il cui soprannome deriva dalla corruzione di "porcino" perchè secondo loro più somigliante ad un piccolo maiale che ad un elefante. Bernini orientò quindi le grandi terga dell’animale verso il loro convento, con la coda spostata di lato in modo irriverente quanto eloquente, ricambiando il disprezzo e fissandolo nel marmo per sempre per mano del suo allievo Ercole Ferrata. Polifilo racconta quindi come la vita ci ponga di fronte due strade che non si incontrano mai: la via della fortuna, apparentemente confortevole, e quella della saggezza, impervia. La storia ammonisce però che la fortuna non dura per sempre, e può abbandonarci in ogni momento, mentre il percorso costellato di 'fatica et industria' conduce alla fine ad un'esistenza più profondamente realizzata.

Nonostante il freddo, la pioggia e i bagni dei bar non accessibili, la passeggiata al Campo Marzio si è svolta con grand...
17/01/2021

Nonostante il freddo, la pioggia e i bagni dei bar non accessibili, la passeggiata al Campo Marzio si è svolta con grande entusiasmo. Alle persone che hanno partecipato oggi, alcune ormai "famiglia" di elezione, sento di dire un grazie che forse la maggior parte della gente non potrà capire. Non siete dei semplici appassionati d'arte, siete eroi!

Vorrei rassicurare che la zona arancione permette lo svolgimento di tour e passeggiate, a patto che i partecipanti risie...
16/01/2021

Vorrei rassicurare che la zona arancione permette lo svolgimento di tour e passeggiate, a patto che i partecipanti risiedano a Roma, e che a tale proposito le associazioni di categoria hanno interpellato le autorità competenti ricevendone conferma.
Io userò le radio ad ogni tour a prescindere dal numero delle persone: lavorare è dignità e passione e non mi interessa guadagnare meno in un momento come questo.
Domani vi aspetto alle 10 ( a grande richiesta) per visitare insieme il Campo Marzio, appuntamento a Largo Argentina presso la Torre. Un grazie a chi ha già dato la sua adesione, sempre con entusiasmo e vicinanza. A domani

(Nella foto il Pantheon visto da Piranesi)

Vi allego le indicazioni da seguire per la zona arancione che lascia la possibilità di effettuare tour.
15/01/2021

Vi allego le indicazioni da seguire per la zona arancione che lascia la possibilità di effettuare tour.

Nei momenti di difficoltà ho solo due reazioni: studiare e lavorare. Vi aspetto domenica 17 gennaio ore 9.30 a largo Arg...
14/01/2021

Nei momenti di difficoltà ho solo due reazioni: studiare e lavorare. Vi aspetto domenica 17 gennaio ore 9.30 a largo Argentina, vicino la Torre, per un tour del Campo Marzio per approfondire la conoscenza delle emergenze monumentali più rappresentative di Roma, come il Pantheon o piazza Navona, ma per scoprire è scomparso nei secoli della storia di questa meravigliosa città in cui abbiamo avuto l'onore di nascere o abitare.

13/01/2021

Buongiorno, dopo tanto tempo il meteo è clemente!
Venerdì 15 ho un gruppetto già formato a cui è possibile aggiungersi per 5 persone con itinerario Mandrione, Certosa, Pigneto e Torpignattara dalle ore 10.30.
Per domenica 17 ho deciso di fare una proposta più turistica con il giro del Campo Marzio vedendo Pantheon, Piazza Navona, Trevi, Piazza di Spagna e molto altro: iniziamo presto, 9.30, per evitare assembramenti, e faremo ben attenzione a non passare in vie molto trafficate.
Scrivete per info!

Basilica di Santa Cecilia in Trastevere ❤
08/01/2021

Basilica di Santa Cecilia in Trastevere ❤

Antonio Donghi, Donne per le scale, 1929Una luce tersa e irreale, scene di vita quotidiana descritte minuziosamente e l’...
03/01/2021

Antonio Donghi, Donne per le scale, 1929

Una luce tersa e irreale, scene di vita quotidiana descritte minuziosamente e l’uso di fonti iconografiche del passato costituiscono i tratti distintivi della pittura di Antonio Donghi attivo a Roma dal 1922 alla morte. Donne per le scale mostra come l’osservazione della realtà possa fondersi con i modelli tratti da antichi capolavori.
L’ambiente in cui sono collocate le figure ricorda un androne di uno dei palazzi della coeva Roma popolare, un luogo di socialità per le massaie del tempo solitamente chiuse nelle mura domestiche. Ma i gesti e gli sguardi enigmatici di queste protagoniste non vogliono evocare un’immagine fotografica e nell’opera l’artista crea un varco per oltrepassare la soglia dell’ordinario e giungere ad una dimensione incantata, usando un freddo chiarore per indagare i singoli dettagli ed evidenziarne i contorni. Donghi era un artista colto e si può ipotizzare che questa composizione gli sia stata suggerita da una riflessione sull’Annunciazione aretina di Piero della Francesca, maestro da lui ammirato: La posizione della figura femminile a sinistra rimanda a quella di dio padre, cui ricalca anche nell’atteggiamento delle mani che nel quadro di Donghi si appoggiano però alla ringhiera, quest’ultima corrispondente alla colonna posta tra la Vergine e l’Angelo. La figura del messaggero divino allude alla donna a destra: le gambe inginocchiate di Gabriele si trasformano in quelle più profane della signora, seduta sulle scale, così come il gesto della sua mano benedicente muta in gestualità popolaresca. Il particolare della finestra è presente sia nell’affresco che nella tela, da cui si affaccia la terza donna. Il cesto di mele sul pianerottolo si emancipa da mero espediente narrativo diventando una vera e propria natura morta, un quadro nel quadro.

La statua equestre del Vittoriano Nel 1878, al coro che in tutto il Paese stava consacrando al mito le gesta del suo pri...
30/12/2020

La statua equestre del Vittoriano

Nel 1878, al coro che in tutto il Paese stava consacrando al mito le gesta del suo primo monarca appena scomparso, si andava ad aggiungere la voce della città Eterna. Qui, infatti, si sarebbe realizzata, per effetto della legge del 16 marzo di quell’anno, “l’erezione in Roma del Monumento Nazionale alla memoria del Re Vittorio Emanuele II, liberatore della Patria e fondatore della sua unità” che, per il suo carattere nazionale, si sarebbe distinto da ogni altro presente sul territorio per mole e magnificenza.
Il mito reale si era imposto nell’immaginario della cittadinanza italiana attraverso un numero consistente di sculture commemorative che grandeggiavano nelle piazze dei maggiori centri del Regno in cui anche le fattezze grassocce di un uomo ormai appesantito, nel fisico come nello spirito, si sublimavano artisticamente in un effetto di maestosa e paterna autorevolezza.
Il ritratto del Re galantuomo assumeva un rilievo fondamentale nel contesto del tempio concepito dal conte Giuseppe Sacconi, vincitore del concorso nazionale nel 1884, con un progetto in stile classicista che si collocava proprio a ridosso del Campidoglio, come a suggellare la continuità del ruolo storico di Roma, dalla fondazione al Regno d’Italia.
In tutti e tre i concorsi dedicati alla struttura generale del monumento e nelle altre proposte di architettura celebrativa che li avevano preceduti, il prototipo di statua equestre era stato preferito al modello di figura stante, in evidente affinità con il Marco Aurelio capitolino che, tra il 1876 e il 1878, Achille Monti aveva avanzato di sostituire con l’effige del sovrano d’Italia.
La Commissione Reale incaricata di determinare gli orientamenti culturali del Monumento, interamente composta da parlamentari e non da esperti, si concentrò maggiormente sul contenuto politico del complesso, caldeggiando una traduzione fedele della fisionomia del sovrano, senza tenere conto di armonizzare le numerose parti che lo componevano: “La rappresentazione del Re, che fu l’uomo più popolare del suo tempo, deve esattamente rispondere all’immagine che ne rimane ancor viva in tutte le menti. Nessuna alterazione sarebbe sofferta. Tutto ciò che potesse alterare, smorzare, sbiadire, quanto vi ebbe di più sporgente e caratteristico nel tratto, nel vestire, nel portamento del Re, sarebbe un’offesa fatta al culto amoroso, che alla generazione di mezzo alla quale visse, professa alla sua memoria; e il rispetto di questo sentimento spinge forzatamente ad una maniera nella quale alla fedele rappresentazione del vero, possono talvolta essere sacrificate le ragioni dell’arte. E veramente in nessuna opera d’arte come nel monumento onorario, ci pare tanta la difficoltà di cogliere il giusto mezzo tra una maniera che rasenta quella, che potrebbe dirsi scultura di genere, e l’alto stile, che si ispira alle tradizioni classiche, e ai grandi modelli, e par solo degno di parlare nel marmo e nel bronzo alle nazioni ed ai secoli.” Tali indicazioni erano successivamente state ribadite da Camillo Boito, relatore della Commissione Reale, al quarto concorso per l’assegnazione del modello della statua equestre bandito dieci anni dopo dall’avvio delle pratiche legali per il Vittoriano “Le difficoltà del tema sono davvero spaventose. La figura del cavaliero da un parte deve rammentare le schiette fattezze, la naturale espressione del Re Galantuomo, del caro Padre della Patria; ma dall’altro canto deve informarsi alla dignità monumentale dell’eroe, al concetto maestoso, un poco forse ampolloso, del Campidoglio. Il cavallo deve essere vero, come l’arte d’oggi richiede, e nello stesso tempo non deve mostrarsi indegna cavalcatura di tanto cavaliero, nè parere spostato lì sulle enormi scalee, innanzi all’immenso portico sereno. Cavallo e cavallero devono apparire animati dalla fervida vita dell’arte, e pure sottomettersi alle ponderate ragioni architettoniche del tutt’insieme ed alle dure condizioni delle visuali prospettiche”.
Le selezioni per l’affidamento dell’incarico della scultura rappresentante il re Vittorio Emanuele II, iniziate nel 1885, dovettero ripetersi per quattro volte prima che la commissione fosse assegnata nel 1889 - con undici voti su sedici - al friulano Enrico Chiaradia, prescelto, in virtù del bozzetto maggiormente rassomigliante al modello, tra il campano Alfonzo Balzico, il milanese Francesco Barzaghi, il marchigiano Nicola Cantalamessa Papotti e il palermitano Benedetto Civiletti.
Chiaradia originario di Caneva, a pochi chilometri da Pordenone, aveva una formazione tecnica: laureatosi in ingegneria all'Università di Padova, dopo aver studiato a Monaco, a Vienna e a Milano, per assecondare la sua passione per la scultura si era infine recato a Roma per ricevere i fondamenti della professione presso la bottega di Giulio Monteverde, affermato esponente della corrente verista. Primo Levi aveva poeticamente ricordato le sue impressioni sul giovane friulano dalle pagine della Tribuna “Appariva come uno dei tronchi verdeggianti delle sue selve, forte, nodoso, frondoso, spirante la sana letizia di una natura fiorente e a tutta prima sembrò non considerare l’arte come un’espressione conforme della stessa fisica vita, non chiedendole e non traendone che la parola della vigoria” .
La scelta del bozzetto del friulano fu estremamente avversata dall’architetto Sacconi, che gli avrebbe preferito quello del corregionale Cantalamessa Papotti. Quest’ultimo avrebbe accolto il lavoro di Chiaradia e l’intonazione realistica del suo destriero con un’ironica quartina « Il Re a cavallo era il gran soggetto / ma il capo d' opra fu aspettato invano. / Nacque solo un cavallo da carretto / per il gran monumento sacconiano ». Chiaradia, dal suo canto, aveva pienamente compreso la grande opportunità che quell’incarico gli avrebbe garantito: da poco passato i trent’anni, aveva speso il periodo della sua formazione rifuggendo “il facile successo delle esposizioni” senza sfruttare l’onda di popolarità che il gusto verista riscontrava in quegli anni. Egli aveva commentato con estrema umiltà il raggiunto successo, dichiarando di non comprendere il motivo di “tante dimostrazioni e tante feste perché un asino ha fatto un cavallo”. Eppure il processo di unificazione culturale dell’Italia si stava avviando proprio tramite quell’immensa montagna di botticino a cui ogni realtà regionale era stata chiamata a contribuire con le sue più valide personalità artistiche, tentando la sfida di costituire un nuovo lessico nazionale concertando a Roma la varietà degli idiomi locali. Durante un banchetto imbandito in onore del vincitore, il deputato Valentino Rizzo aveva “interpretato i sentimenti de’ veneti congratulandosi col Chiaradia e rammentando opportunamente un altro veneto che ha lasciato in Roma tanti capolavori: Canova” confermando come il Vittoriano dovesse tradurre in immagini durature e accessibili le istanze di patriottismo che il mondo politico sollecitava al suo popolo. Il racconto dell’epica risorgimentale si declamava a Roma da un’orchestra di dialetti diversi e il monumento del Re Galantuomo, la cui realizzazione veniva seguita passo passo dalla stampa italiana con dovizia di particolari, notizie e commenti a volte indiscreti, si contendeva ormai solo con la cupola di San Pietro il ruolo di genius loci della città.

tratto da D'Angelo-Montani "Enrico Chiardia, uno scultore friulano nel Cantiere del Vittoriano in "1911. Le Arti in Friuli e in Veneto" a cura di C. Beltrami Treviso 2011.

Nella prima foto, dalla prospettiva un po' schiacciata, si vedono tre degli acquedotti che serrano il cosiddetto Mandrio...
27/12/2020

Nella prima foto, dalla prospettiva un po' schiacciata, si vedono tre degli acquedotti che serrano il cosiddetto Mandrione all'altezza di Via della Marrana: Nella sezione si intuiscono i due spechi, condotti, sovrapposti: la freccia rossa indica l'Anio Novo la cui costruzione inizia sotto Caligola nel 38 d. C. e termina sotto Claudio nel 52, e la freccia gialla segnala l'Acquedotto Claudio, realizzato nello stesso arco cronologico, seppure in funzione già nel 47. La freccia viola punta invece l'acquedotto Felice, opera tardo cinquecentesca di Papa Sisto V, che sfrutta le infrastrutture imperiali, addossandosi loro nel suo corso. L'immagine è stata scattata all'altezza di Via della Marrana, istituita già nella toponomastica del 1870, nel punto in cui il rivo dell'acqua Mariana (costruito da Callisto II nel XII secolo per incanalare e rendere fruibili le acque che alimentavano gli antichi acquedotti ormai distrutti) veniva impiegato nei Mulini Natalini dalla cui dismissione sono state ricavate delle suggestive abitazioni. Il piccolo corso d'acqua proseguiva da qui sul tracciato della Via Tuscolana all'altezza della fermata Metro Furio Camillo fino all’odierna piazza Sulmona, innestandosi sulla Via Appia nel luogo in cui sorgeva “l’Osteria la quale appartiene ai Beni del sig. Michele Baldinotti”, documentata fin dalla fine del XVII secolo, poi passata ai Quintale fino alla demolizione negli anni ’60. Il rivo dell'acqua Mariana arrivava dunque a San Giovanni passando per Porta Metronia, Circo Massimo per poi gettarsi nel Tevere.

LA VISIONE DELL'ANTICO NELL'ARTE CONTEMPORANEANell’estate del 1928 il mercante d’arte Léonce Rosenberg decise di affidar...
26/12/2020

LA VISIONE DELL'ANTICO NELL'ARTE CONTEMPORANEA

Nell’estate del 1928 il mercante d’arte Léonce Rosenberg decise di affidare la decorazione del suo appartamento parigino ad alcuni artisti della Galerie de l'Effort Moderne, da lui aperta nel 1918. Gino Severini fu dunque incaricato di realizzare sei pannelli di cui oggi, dopo la precoce dispersione all’asta della collezione nel 1932, solo quattro sono noti: "Le demon du jeu" e "Le coup de foudre", alla Pinacoteca di Brera, "la Leçon de musique", irreperibile, e questa, "L’équilibriste o Maschere e rovine" di proprietà della Banca Monte dei Paschi di Siena.
Durante la progettazione Severini scambiò con il committente diverse lettere chiedendo indicazioni dettagliate sulla pianta della stanza, sulla collocazione e sulle dimensioni precise delle finestre e della porta, e su tutti gli elementi che avrebbero completato l’arredamento: stucchi, mobili, e le tende, di cui chiese in visione scampoli di stoffa, richiamandone poi i colori nelle tinte dominanti della composizione: rosso pompeiano e azzurro.
Rosenberg aveva richiesto una scena con figure in costume classico, ma Severini lo dissuase convinto che avrebbero conferito all’opera un tono caricaturale. Propose invece personaggi ispirati alla commedia dell’arte perché, come scriveva in una lettera il 10 settembre 1928, le maschere, più vicine alla sua sensibilità artistica, avrebbero acceso un contrasto inusitato con le antichità romane e determinato un risultato di grande effetto.
In linea con questi obiettivi l’artista rinunciò a qualsiasi volontà di documentazione antiquaria a favore di un’intonazione favolistica, popolando una veduta del Foro romano con personaggi circensi e Pulcinella, ripetuto più volte, che ironicamente profana la solennità del luogo arrivando a scalare la colonna per sostituirsi alla statua perduta dell’imperatore Foca. In questa ricostruzione archeologica semplificata si riconoscono il Tempio di Saturno, il tempo dei Dioscuri, il Colosseo stagliato tra Santa Francesca Romana e l'Arco di Tito, mentre al di là dell'anfiteatro si intuiscono ancora le abitazioni del quartiere Alessandrino non ancora demolite.

Secondo il nuovo Decreto nei giorni precedentemente pianificati dal mio programma, diventati rossi, non si potranno fare...
19/12/2020

Secondo il nuovo Decreto nei giorni precedentemente pianificati dal mio programma, diventati rossi, non si potranno fare tour. Rimangono i giorni arancioni durante i quali ho intenzione di fare qualche proposta. Vi anticipo che il 29 mi è stato richiesto una passeggiata Mandrione, Certosa, Tor Pignattara, Villini e Pigneto alla quale ci si può aggiungere. Lunedì le buone date!

Anche questa settimana il Messaggero ha segnalato il mio tour tra le attività consigliate per il week-end. Vi aspetto do...
18/12/2020

Anche questa settimana il Messaggero ha segnalato il mio tour tra le attività consigliate per il week-end.
Vi aspetto domani alle ore 10 a Piazza Lauro de Bosis!

In questo cinegiornale dell'Istituto Luce del 19 maggio del 1937 si celebrava l'inaugurazione del Piazzale dell'Impero a...
17/12/2020

In questo cinegiornale dell'Istituto Luce del 19 maggio del 1937 si celebrava l'inaugurazione del Piazzale dell'Impero al Foro Mussolini. Nel video si può avere la straordinaria occasione di vedere la Scuola di Mosaicisti del Friuli posizionare le opere, oggi altamente deteriorate, appena realizzate tramite la tecnica chiamata rovescio su carta o rivolutatura. La cronaca di Regime dichiara nel filmato che la commissione si era compiuta con "fascistica rapidità" eppure i lavori subirono notevoli ritardi, tanto che la data fissata inizialmente per l'inaugurazione, il 9 maggio anniversario della conquista dell'Etiopia", slittò al 16 e fu resa possibile con l'impiego aggiuntivo di alcuni studenti dell'Accademia Littoria.

https://www.youtube.com/watch?v=Riud3RqRXUE

Giornale Luce B1095 del 19/05/1937Descrizione sequenze:il viale che conduce all'obelisco del Foro Mussolini ; maestranze al lavoro sul viale e sul piazzale d...

In queste ore si sta decidendo se tutta Italia sarà zona rossa durante le vacanze e l'esperienza mi insegna che i tour p...
17/12/2020

In queste ore si sta decidendo se tutta Italia sarà zona rossa durante le vacanze e l'esperienza mi insegna che i tour programmati per dicembre hanno alta probabilità di saltare. Mi piacerebbe congedare questo annus horribilis con una visita guidata, per ribadire che la cultura non vuole e non può fermarsi. Sabato 19 dicembre ore 10 vi aspetto a piazzale Lauro de Bosis, lontano dalla folla, per parlare di architettura e tracciare storia del fascismo per immagini. Nel piazzale progettato da Luigi Moretti nel 1937 si vede una rappresentazione del teatro Marcello tratta dagli studi sulla forma urbis di Rodolfo Lanciani: scopriamo insieme le fonti visive usate all'interno del programma di strategia artistica voluto da Mussolini

Domenica 20 alle ore 10 alle 14 torniamo a scoprire il quadrante sud-est della Capitale, dal Mandrione fino al Pigneto. ...
14/12/2020

Domenica 20 alle ore 10 alle 14 torniamo a scoprire il quadrante sud-est della Capitale, dal Mandrione fino al Pigneto. Ripercorreremo le tracce di 2000 anni di trasformazione del suburbio, dalle vie degli acquedotti ai borghetti, per finire tra gentrificazione e street art!
Costo 10 euro a persona incluse le radio; Gruppi di massimo 16 persone

Sabato 19 alle ore 10 ho organizzato una visita guidata al complesso del Foro Italico, fulcro monumentale dello sviluppo...
14/12/2020

Sabato 19 alle ore 10 ho organizzato una visita guidata al complesso del Foro Italico, fulcro monumentale dello sviluppo del nord borghese della Capitale sancito dal piano regolatore del 1931. Arte, storia e cultura si snodano in una forte strategia visiva fondata sui principi politici e morali del Fascismo.

Grazie a tutti i partecipanti del tour di oggi! L'arte ci accompagnerà attraverso crisi e malattie verso un momento migl...
13/12/2020

Grazie a tutti i partecipanti del tour di oggi! L'arte ci accompagnerà attraverso crisi e malattie verso un momento migliore. La mia filosofia: piccoli gruppi contro il principio del massimo guadagno per tour più vicini ad ogni singolo partecipante e in massima sicurezza!

☕️ Buona domenica da Rome History Walks
13/12/2020

☕️ Buona domenica da Rome History Walks

Bellezze romane ❤
12/12/2020

Bellezze romane ❤

Il tour di Tor Marancia è al completo! Un interesse incredibile da parte del pubblico che si conferma ogni volta: I muse...
12/12/2020

Il tour di Tor Marancia è al completo! Un interesse incredibile da parte del pubblico che si conferma ogni volta: I musei potranno essere chiusi, ma Roma rimane il più grande museo a cielo aperto del mondo! Grazie come sempre a chi segue la mia attività con tanta partecipazione ed entusiasmo

Ricordo i 4 posti ancora disponibili per il tour di Tor Marancia di domenica ore 10.30. Il tempo dovrebbe essere soleggi...
11/12/2020

Ricordo i 4 posti ancora disponibili per il tour di Tor Marancia di domenica ore 10.30. Il tempo dovrebbe essere soleggiato come oggi!

Ci sono 4 posti disponibili per l'ultimo tour di Tor Marancia questa domenica. Scrivetemi in privato per prenotare
10/12/2020

Ci sono 4 posti disponibili per l'ultimo tour di Tor Marancia questa domenica. Scrivetemi in privato per prenotare

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