Sire Coop: gruppi e scuole

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Sire Coop: gruppi e scuole Educazione al Patrimonio Culturale, visite a tema, itinerari e laboratori didattici per bambini e ragazzi.

La Campania vanta un patrimonio storico, archeologico, culturale e ambientale tra i più belli e vari al mondo e tra questi, un numero signiflcativo di siti riconosciuti dall’UNESCO quali patrimoni dall’Umanità. L’impegnativo compito che la scuola porta avanti, è quello di educare attraverso un approccio orientato anche alla conoscenza dei territori, della loro storia e dello spazio che li caratter

izza. Essere un buon cittadino significa sapersi relazionare con ciò che è stato e che rappresenta l’identità dei luoghi. La proposta didattica di SiRe Coop intende offrire agli alunni di scuole di vario ordine e grado, attività e itinerari atti a favorire la promozione e la valorizzazione delle bellezza dei diversi territori della Campania, educando gli studenti alla conoscenza e al rispetto dal patrimonio culturale. Servizi
- Educazione al Patrimonio culturale per scuole primarie e secondarie.
- Visite a tema.
- Itinerari culturali.
-Laboratori didattici. E' possibile richiedere la progettazione ed organizzazione di itinerari parsonallzzatl ed ulteriori servizi aggluntivi, come pranzo e trasporto.

25/02/2018

Belvedere di San Leucio (Ce)
“Era una terra di piaceri intorpiditi, di sogni ondeggianti davanti agli occhi semichiusi ..."

Disponibile, a richiesta, anche per gruppi.
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24/02/2018

Napoli: chiesa di San Giuseppe dei Ruffi: la bellezza che abbaglia.

"...Nuda sei enorme e gialla
Come l'estate in una chiesa d'oro..."

Disponibile, a richiesta, anche per gruppi.
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23/02/2018

Alla scoperta della più famosa "ruota degli esposti" di Napoli.

Disponibile, a richiesta, anche per gruppi.
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22/02/2018
I musei a fumetti: 22 graphic novel raccontano i siti d'arte

Grazie a "fumetti nei Musei" andare alla scoperta di 5 siti campani sarà ancora più piacevole....
Vi portiamo a scoprire i fumetti nel Museo archeologico nazionale di Napoli, nella Pinacoteca e Real Bosco di Capodimonte, nella Reggia di Caserta, a Pompei e Paestum.

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http://napoli.repubblica.it/cronaca/2018/02/21/news/i_musei_a_fumetti_22_graphic_novel_raccontano_i_siti_d_arte-189398651/ -slider=189405382

Presentato il progetto "Fumetti nei musei" all'Istituto Centrale per la Grafica. Nelle strisce, il Parco archeologico di Pompei, il Mann e

22/02/2018
Una piazza per Totò nel suo amato Rione Sanità

La scorsa settimana, a 120 anni dalla sua nascita, il nostro Principe ha avuto la sua piazza.
Nel rione Sanità è nato "Largo Totò"

Creiamo per il tuo gruppo un percorso personalizzato su Totò: Contattaci!
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http://napoli.repubblica.it/cronaca/2018/02/12/foto/una_piazza_per_toto_nel_suo_amato_rione_sanita_-188689036/1/ #1

"Finalmente una piazza per il Principe della Risata nel suo amato Rione Sanità". L'annuncio su Facebook del presidente della III

22/02/2018

Al MADRE ci aspetta un innovativo percorso in cui si intrecciano archeologia ed arte contemporanea!

Disponibile, a richiesta, anche per gruppi.
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20/02/2018
Complesso Monumentale Donnaregina Mostra Rubens Brueghel

Rubens e Brueghel a Donnaregina: La Madonna col Bambino in una ghirlanda di fiori.

Disponibile, a richiesta, anche per gruppi.
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http://www.museodiocesanonapoli.com/complesso-monumentale-donnaregina-mostra-rubens-brueghel.html

Un’elaborata ghirlanda di fiori incornicia un quadro raffigurante la Vergine Maria con il Cristo fanciullo ripreso stante.

08/02/2018

UN POPOLO CHE HA CAMBIATO LA NOSTRA STORIA!
Ori, armi e cultura: l'arte e la vita dei Longobardi all'Archeologico di Napoli.

Contatta Sire Coop per la visita guidata:
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08/02/2018

La Cooperativa sociale SIRE Onlus è una importante realtà attiva, ormai da anni, nel panorama culturale campano, di cui si impegna quotidianamente a diffonderne la conoscenza e assicurarne attivamente la trasmissione.
Sire Coop, infatti, organizza e conduce percorsi e visite guidate, cogliendo i molteplici spunti che il nostro variegato e multiforme territorio offre, portando con mano i visitatori che ci scelgono, alla scoperta e riscoperta di storia, cultura, arte e tradizioni, in una continua alternanza tra passato e presente.
Le nostre visite, svolte da guide abilitate, sono rivolte a privati, gruppi e scuole, impegnandoci a individuare per ciascuno il linguaggio più appropriato in quanto riteniamo fondamentale la personalizzazione in base alle differenti esigenze dei fruitori.

06/04/2017

➡️Per maggiori informazioni sulle nostre proposte didattiche, laboratori ludo didattici, itinerari culturali didattici, potete fare due semplici cose:
☎️CHIAMARCI: 329 732 4566 😊
📩SCRIVERCI: [email protected] 😊

18/03/2017

Ci troviamo sotto i portici del palazzo dell’ di , detto anche palazzo d’ , che è situato in Via dei al civico 339.
Il ha ospitato durante il suo in città.
Dell’edificio , il più di Napoli, restano quattro portici in e il d’ingresso, decorato con dei gigli . Originariamente, il palazzo era diviso in due parti distinte che appartenevano a Tommaso del Porta e al cancelliere del , Ade de Dussiaco.
Nel 1295, la struttura venne donata a Filippo di Valois, fratello di Roberto d’Angiò, detto l’Imperatore. Il nuovo proprietario decise di unirli in modo da renderli un’unica che lo stesso Filippo utilizzò fino al 1302. Scampato al complotto della prima moglie Ithamar, figlia di re Manfredi di Svevia, tentò di farlo uccidere dall’amante Bartolomeo Siginulfo, Filippo si sposò una seconda volta con Caterina di Valois, figlia di Baldovino II, imperatore di Costantinopoli, dalla cui unione ricavò lo stesso titolo del suocero.
Il palazzo venne ereditato dal figlio Luigi e, successivamente, la proprietà passò alla famiglia Cicinelli dei Principi di Tursi che si impegnò a restaurare l’edificio, aggiungendo piani con finestre e balconi in stile che, appesantendo l’intera struttura, rese necessari anche degli interventi di rafforzamento del porticato sottostante.
Ph: Pepe Russo Fotografia

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11/03/2017

Piazza Crocelle ai Mannesi, (Via Duomo - Forcella / Napoli)
➡️Chiesa di San Giorgio Maggiore👈
Il dipinto nascosto di Aniello Falcone.
San Giorgio uccide il Drago.
La chiesa presenta l'antico abside paleo-cristiano formato da un semicatino su tre archi impostati su due colonne, con capitelli corinzi di materiale di spoglio e con pulvino adorno di croce a forma greco-latina.

Rifatta nel XVIII secolo da Cosimo Fanzago, in origine a tre navate, ne conserva solo due (la navata di destra fu distrutta a seguito dell'ampliamento di via Duomo nel XIX secolo). Sugli altari laterali della navata principale si trovano tele di Francesco Peresi (1713), allievo di Francesco Solimena. Non lontano dell'ingresso laterale su via Duomo, è posta la Cattedra di San Severo.

Nell'abside si possono ammirare due tele di grandi dimensioni, di Alessio d'Elia - pittore solimeniano - raffiguranti una San Severo e l'altra San Giorgio. La tela di San Giorgio è sistemata su un telaio a cerniere, in modo da poter essere movibile, al fine di rendere visibile anche il sottostante affresco di Aniello Falcone raffigurante lo stesso San Giorgio. Di particolare importanza storico artistica è la scena dell'uccisione del drago da parte del Santo.
Sembra che il dipinto sia rimasto celato per oltre tre secoli a causa delle tendenze insurrezionali del Falcone, che festiva una bottega a Napoli nella quale accoglieva giovani aspiranti artisti. Tra questi: Luca Forte, Salvator Rosa, Micco Spadaro e Andrea De Lione, che insieme ad Aniello Falcone facevano parte della “Compagnia della Morte“. Questa organizzazione nasce con l’intento di vendicare l’omicidio di un amico di Falcone attraverso l'uccisione di qualsiasi spagnolo a Napoli. Fu probabilmente questo il motivo per il quale le opere falconiane furono bandite. La “Compagnia della Morte” si sciolse quando Napoli tornò nelle mani degli spagnoli e la bottega di Aniello Falcone fu sostituita con quella di Luca Giordano.
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08/03/2017

" è necessaria, sapete. Per capirlo basta passarci sopra in volo, o guardarla dalla riva attraversando il golfo su una qualsiasi imbarcazione. È impossibile pensare che non avrebbe dovuto sorgere una città in quel posto. E’ una culla perfetta, riparata e nobile, avvolta e accogliente. Immedesimandosi in chi ci arrivò con una triremi, più di tremila anni fa, non si può fare a meno di giungere alla stessa conclusione: bisogna fermarsi qui. Non è una considerazione banale, per cercare di arrivare a cogliere qualcosa dell’essenza della città."
Maurizio de Giovanni
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07/03/2017

E se vi dicessimo che i vostri potrebbero ed grazie ad un coinvolgente tra , e dell' , nel centro storico di che è uno dei più bei UNESCO?
➡️Qualche idea?
Piazza del Gesù |Chiesa Gesù Nuovo | Chiesa e Complesso Santa Chiara | San Domenico Maggiore
(chiesa e convento) | Ca****la Sansevero | Chiesa San Lorenzo Maggiore | Via San Gregorio Armeno e Presepe Napoletano.
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25/02/2017

😊BUON GIORNO con Auguste durante un viaggio a nel 1881.
L' racchiuso nella bellezza del nostro meraviglioso .

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24/02/2017
SAN CARLO ALLE MORTELLE / Un gioiello barocco restituito alla comunità. Domenica un “open day” per il pubblico

"È una comunità che ritrova la sua casa quella della parrocchia di San Carlo alle Mortelle, una comunità che per circa otto anni, dal 23 settembre del 2009, ha proseguito le sue attività con tenacia e costanza trovando riparo nella chiesa della Fondazione Mondragone da quando, all’alba di quel giorno, il pavimento del Seicento fu risucchiato in una voragine."
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GRAZIE A Identità Insorgenti PERCHé STA SEMPRE SUL PEZZO :)

È una comunità che ritrova la sua casa quella della parrocchia di San Carlo alle Mortelle, una comunità che per circa otto anni, dal 23 settembre del 2009, ha proseguito le sue attività con tenacia e costanza trovando riparo nella chiesa della Fondazione Mondragone da quando, all’alba di quel giorno...

23/02/2017

Il di ha sede nel lato Ovest del monastero dei Santi Marcellino e Festo attiguo all’elegante , realizzato tra il 1567 e il 1595, considerato uno dei luoghi più belli e delle dimore più “sontuose” della caratteristica claustrale . Nelle sale del Museo si possono ammirare pavimenti maiolicati di straordinario pregio. Notevole per lo stato di conservazione, il pavimento, ancora oggi nella collocazione originaria, della “Stanza grande del Capitolo” diventata “Sala del Dinosauro”. Istituito nel 1932 il Museo di Paleontologia raccolse le Collezioni che erano state acquistate, sin dai primi dell’ottocento, da Matteo Tondi e Arcangelo Scacchi, direttori del Real Museo Mineralogico ed i reperti acquistati da Guglielmo Guiscardi e da Francesco Bassani, direttori del Museo di Geologia. Geremia D’Erasmo, allievo di Francesco Bassani, fu il primo direttore del Museo di Paleontologia che curò con impegno incondizionato, incrementando notevolmente il numero dei reperti. Fu grazie, infatti, alle raccolte derivanti dalle attività di studio dei ricercatori dell’Istituto di , Geografia Fisica e Paleontologia che, intorno agli anni sessanta, il Museo poté annoverare circa 18.000 reperti. Il Museo di Paleontologia, seppur di recente istituzione, ha subito vari dissesti che hanno causato gravi danni alle Collezioni. Ricordiamo, fra tutti, la bomba incendiaria caduta nella notte dell’otto novembre del 1941 che distrusse parte della raccolta dei pesci deII’Eocene di Bolca e del Miocene della provincia di Lecce.

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22/02/2017

Quest' anno, a 50 anni dalla sua morte, verrà ricordato ed onorato attraverso una Scuola di , mostre, iniziative ed eventi speciali.
Noi di Sire Coop Didattica pensiamo che il miglior modo per ricordarlo sia quello di visitare i luoghi più belli delle sue .
Le di San Gaudioso e la di Santa Maria, sono tra le maggiori bellezze caratterizzanti la e l' identità di , nel quartiere Sanità.

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21/02/2017

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Per la realizzazione della Certosa di San Martino fu chiamato l'architetto e scultore senese Tino di Camaino, già famoso per il Duomo di Pisa, e capomaestro della corte angioina. Alla morte di Tino l'incarico di architetto del complesso di San Martino passò ad Attanasio Primario. Dell'impianto originario restano i grandiosi sotterranei gotici. Rappresentano una notevole opera d'ingegneria necessaria a sostenere l'edificio e a costituirne il basamento lungo le pendici scoscese della collina. Dalla ricerca iconografica e da rilievi ed osservazioni effettuate sulle strutture dei sotterranei, risulta verosimile l'ipotesi che il progetto di Tino di Camaino, abbia inglobato preesistenti strutture di tipo difensivo dell'antico castello di Belforte.
Nel 1581, si avvia un grandioso progetto di ampliamento della Certosa, affidato all'architetto Giovanni Antonio Dosio, destinato a trasformarne il severo aspetto gotico nell'attuale preziosa e raffinata veste barocca. Il crescente numero dei monaci impose una radicale ristrutturazione del Chiostro Grande: si realizzarono nuove celle, e fu rivisto l'intero sistema idrico. Il promotore di questa nuova e spettacolare veste della Certosa di San Martino è il priore Severo Turboli, in carica dall'ultimo ventennio del Cinquecento fino al 1607. I lavori avviati sotto la direzione di Dosio, vengono proseguiti da Giovan Giacomo di Conforto, che realizzerà la monumentale cisterna del chiostro.
Il 6 settembre 1623 inizia la collaborazione con il cantiere di San Martino dell'architetto Cosimo Fanzago, che, tra alterne vicende, durerà fino al 1656. Nato a Clusone (vicino Bergamo) nel 1591, Cosimo Fanzago giunge a Napoli nel 1606. Pur rispettando l'originaria impostazione di stile rinascimentale toscano di Dosio, Fanzago connoterà con il segno inconfondibile della prepotente personalità ogni luogo del monastero. Il primo contratto stipulato con i certosini incarica Fanzago del completamento del Chiostro Grande che, ad eccezione del cimitero e del pavimento, viene ultimato nel 1631. Cosimo diviene ben presto responsabile dell'intero cantiere e decide di mantenere i contratti con gli stessi pittori, scultori e artigiani già collaboratori di Dosio e di Conforto: sostanzialmente prosegue, sia pure imponendo la propria cifra artistica, il progetto di ampliamento del monastero e di ammodernamento degli spazi monumentali. Interviene infatti nella chiesa, negli ambienti annessi e negli appartamenti del Priore e del Vicario, avviando una serie di opere rimaste incompiute e spesso riutilizzate altrove.
L'opera di Fanzago si caratterizza per una straordinaria attività decorativa. La carenza, infatti, di marmi a Napoli comportava la necessità di importare marmi antichi di scavo da Roma, bianchi da Carrara, bardigli e broccatelli dalla Spagna, neri dal Belgio, breccia dalla Francia e infinite altre qualità per comporre il caleidoscopico universo vegetale riprodotto con la raffinata tecnica del commesso marmoreo. Un mondo figurativo tipicamente napoletano che deriva, tuttavia, da esperienze di matrice toscana e riceve nuova linfa e originalità dal genio di Fanzago. Cosimo trasforma le tradizionali decorazioni geometriche in apparati composti da fogliami, frutti, volute stilizzate, cui gli effetti cromatici e volumetrici, conferiscono un carattere di realismo e sensualità eccezionali. San Martino diviene così, negli anni '20 e '30 del Seicento, un luogo di eccellenza della sperimentazione dell'ornato dell'epoca. Tutta la decorazione della chiesa ne è un esempio, con gli splendidi rosoni di bardiglio che ornano i pilastri della navata, tutti diversi tra loro o gli intarsi marmorei delle lesene e i putti in chiave degli arconi delle cappelle.
Nel 1636 Fanzago è incaricato di occuparsi dei lavori per la facciata della chiesa, avviati nel 1616 dal 'piperniere' Tommaso Gaudioso: nel 1650 propone ai monaci un progetto diverso ma tale da riutilizzare la struttura già realizzata. La variante prevede che i mezzi pilastri dell'arco mediano siano demoliti e la crociera centrale dell'atrio sia sostenuta da quattro colonne di verde antico. I padri ritengono queste ultime staticamente insufficienti a reggere il carico della volta e interpretano il tutto come un tentativo di raggiro. Fanzago elabora quindi per il pronao una soluzione architettonica che preserva le strutture trecentesche - ben visibili attraverso gli occhi - rivestendole esternamente con il prezioso apparato marmoreo.
Al momento di lasciare la Certosa Fanzago riutilizza parte dei marmi già realizzati e non completa tutti i lavori in corso. Accade perciò che alcune opere siano successivamente riadattate o riutilizzate in altri contesti, come la splendida vasca a becco di civetta, sistemata un secolo dopo da Nicola Tagliacozzi Canale nel chiostrino adiacente al Refettorio. Intorno al 1723, al regio Ingegnere e architetto della Certosa Andrea Canale subentra il figlio Nicola Tagliacozzi Canale, più noto come incisore e creatore di apparati scenici. Comunemente definito architetto-scenografo, Nicola occupa un posto di assoluto rilievo nell'ambito della raffinata cultura settecentesca per quel che attiene la sperimentazione del gusto in tennini di decorazione e di integrazione tra ornato e struttura architettonica. Partecipa di quella densa e fervente espressione artistica che va sotto il nome di rococò e che si manifesta con una perfetta sintesi tra pittura, scultura e architettura.
Ormai vecchio, ma ancora a capo dei lavori di San Martino negli anni di Carlo di Borbone, il Regio ingegnere Tagliacozzi Canale progetta per il priore Giustino Nervini la decorazione in stile orientaleggiante di alcuni ambienti del Quarto, affrescati dal pittore Crescenzio Gamba. Oltre a testimoniare l'attualità del gusto della committenza certosina, sempre attenta e pronta a recepire le sollecitazioni della cultura artistica contemporanea, la decorazione del Quarto rappresenta ancora una volta il segno della costante attenzione di Nicola per gli aspetti ornamentali e scenografici.
Il complesso subisce danni durante la rivoluzione del 1799 ed è occupato dai francesi. Il re ordina la soppressione per i certosini sospettati di simpatie repubblicane, ma alla fine acconsente alla reintegrazione. Revocata la soppressione, i monaci rientrano a San Martino nel 1804. Quando gli ultimi monaci abbandonano la Certosa, nel 1812 il complesso viene occupato dai militari come Casa degli Invalidi di Guerra, fino al 1831, quando viene nuovamente abbandonato per restauri urgenti. Nel 1836 un esiguo gruppo di monaci torna a stabilirsi a San Martino per riuscirne poi definitivamente. Soppressi gli Ordini religiosi e divenuta proprietà dello Stato, la Certosa viene destinata nel 1866 a museo per volontà di Giuseppe Fiorelli, annessa al Museo Nazionale come sezione staccata ed aperta al pubblico nel 1867.

18/02/2017

Dal centro del mondo verso la della Certosa di San Martino e Castel Sant' Elmo :)

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16/02/2017

La ricchezza del centro storico di !

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14/02/2017

💗L' AMORE SECONDO Sire Coop Didattica💗
Buon San Valentino :)
Giovanni era stato mandato a dal padre Boccaccino da Chiellino, per imparare il mestiere :
" Assai mi ricordo che da fanciullo il padre mio pose ogni suo sforzo, perch'io diventasse mercante" nel 1327. Ha quindi 14 anni.
Ma non un mercante o un mestiere qualsiasi: una specie di affiliato del gruppo quasi manageriale dei Bardi di Firenze, la banca di il cui padre era socio. Era allora, una sorta di "holding" che aveva filiali in tutte le città importanti. E così Boccaccio figlio, fu spedito a far pratica, in un momento in cui anche le famiglie toscane dei Peruzzi e degli Acciaiuoli finanziavano la corte e l'operato di Roberto d'Angiò e di mezzo mondo, Gerusalemme compresa, in cambio di appalti di entrate doganali e di gabelle (i banchieri cioè riscuotevano le tasse al posto dello Stato) e commerciavano in lana e grano. Insomma, investivano.
Anni sprecati, diciamolo pure, in una attività che a Giovanni proprio non piaceva; ma certamente grata gli era invece la vita di corte a Napoli. Una Napoli splendente, con che dipingeva il Maschio - e che era sponsorizzato dalla famiglia dei Bardi a Firenze - e tutta la corte impegnata in una vita fastosa e piena di cultura: belle stoffe e figli illegittimi e se non fosse stato per il tracollo della Compagnia de' Bardi, messer Boccaccio non sarebbe forse tornato a casa negli anni '40 del '300.
Un vero proprio caso di default: le banche avevano prestato denaro all’inglese Edoardo III per la Guerra dei cent'anni, e lui si era rifiutato di restituirlo ma: “il bilancio nazionale di re Edoardo era un’inezia rispetto a quello delle due grandi casate bancarie fiorentine; era solo una modesta colonna nei loro libri contabili. A si può ancora leggere nei documenti bancari dell’epoca, che parlavano di lui con scherno, di un certo “Messer Edoardo”: saremo fortunati se riusciremo a recuperare almeno una parte del suo debito, dice un documento del 1339”.
Comunque, per dirla tutta, fu a far esplodere la “bolla speculativa” della finanza mondiale, pompata ad arte tra il 1275 ed il 1350, e lavorò costantemente per far esplodere il caso nel periodo successivo al 1340.
Intanto Giovanni che degli affar non si cura, o meglio aspira alla sua vita da poeta, studia la nostra cultura , il e il , e fatalmente si innamora di Maria d'Aquino. A 23 anni, Giovanni, incontrandola di sabato Santo, vede nella figlia illegittima di re Roberto nata in una notte di baldoria al Maschio , la mitica Fiammetta. Il dado è tratto. Incontrata il 30 marzo 1336, "in un grazioso e bel tempio in Partenope, nominato da colui che per deificarsi sostenne che fosse fatto di lui sacrificio sopra la grata" (Filoloco) - insomma, la chiesa di San Lorenzo Maggiore, allora punto di riferimento della nobiltà di Napoli sulla via de Capuana come era chiamata allora via dei Tribunali.
Lì risiedeva la vera nobiltà, e nel convento più in del momento storico, San Lorenzo appunto, dove pure nel 1343 risiedette la maledetta notte dello tsunami più famoso della storia di Napoli, mentre la regina Giovanna I tentava di salvare capre e Regno, proprio al centro della vita urbana e nel bel mezzo delle macchinazioni veneziane, Boccaccio perde la testa.
Nella chiesa, Boccaccio guarda Madonna Fiammetta “di bruna veste coperta”, e immediatamente, Madonna Laura e Madonna Beatrice, cioè le innamorate di Petrarca e Dante, da quel momento del 1336 - 30 marzo aabato Santo - fanno parte del culto retrò dell'amor cortese. Ora, tocca all'amore che brucia, la passione di Napoli che nasce da una Fiammetta: “di singulare bellezza dell’Universo”. Poco prima che si infiammino le piazze.
Come sappiamo bene, Boccaccio si ricorderà di Napoli nella novella del di Andreuccio da Perugia, dove il perugino e sfaccendato giovane che voleva far affari di cavalli, si lascerà sedurre dalla bella siciliana Madonna Fiordaliso, abitante in quel Malpertugio (che è poi la località nei pressi di Rua Catalana) contiguo al porto, quindi piena di mercanti stranieri e ovviamente bettole malfamate, che sarebbe stata sistemata da Giovanna I qualche tempo dopo: « la quale quanto sia onesta contrada il nome medesimo il dimostra ».
Ma pure Napoli è nominata nella novella sesta della III giornata, che illustra l’avventura d’amore di Ricciardo Minutolo, dove è descritta una "città antichissima e forse così dilettevole, o più, come ne sia alcuna altra in Italia".
Comunque la liason fra Giovanni e Maria, ovvero Messer Boccaccio e Fiammetta, avrà presto fine. Un fallimento. Boccaccio non la prenderà bene, maledicendo Baia dove tutta la nobiltà dai tempi dei Romani andava a ricrearsi: “perir possa il tu nome, Baia”, maledizione che coglierà tutta la zona solo nel 1538, quando il Monte Nuovo sconvolse tutta l’area.

E intanto la crisi finanziaria di Roberto d’Angiò, comincia a diventare insostenibile, e divenne in poco tempo anche crisi dinastica con Giovanna I e Giovanna II: nel mezzo re Ladislao, che voleva conquistar l' , anche per uscire dalla crisi finanziaria, col papato da una parte e coi fiorentini dall’altra; l'unica volta che si alleò con , per evitare fallimenti ancora più grandi. Non a caso si dice che di velen morì l'audace Ladislao.

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09/02/2017

Sapreste riconoscere quel ?
Siamo in Via dei Tribunali, con un occhio verso la di Santa Maria Maggiore alla Pietrasanta e Ca****la Pontano.
- Edoardo Dalbono, Mercatino.
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02/02/2017

"ARTWORK OF THE DAY - L' e designer Alexey Kondakov ha trasferito i protagonisti della classica in ambientazioni profane. Per le vie di ..."
Da ARTRIBUNE.
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28/01/2017

Quanto piacciono ai bambini e ai ragazzi gli egizi e la storia dell'antico Egitto?
Con noi è possibile scoprire storie, leggende, per soddisfare tutta la curiosità e aggiungere tanta sana e divertente conoscenza!

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“Dopo sei anni, sono finalmente visitabili oltre 1.400 reperti nuovamente esposti su mille metri quadrati e 10 sale riallestite. Quella dell'Archeologico è la più antica collezione egizia in Europa, la più importante in Italia dopo Torino. Fu il "Real museo borbonico di Napoli" il primo tra i grandi musei europei a istituire una sezione dedicata alle antichità egizie.
Era il 1821 quando il direttore, Mario Arditi, allestì il "Portico Egizio" con reperti anche di origine romana. L'esposizione rientra nell'ambito del progetto "Poli museali di eccellenza del Mezzogiorno", realizzato dal direttore Paolo Giulierini. Nelle sale del seminterrato del museo, attrezzate con controllo microclimatico e illuminotecnico, il percorso di visita è tematico: "il faraone e gli uomini", "la tomba e il suo corredo", "la mummificazione", "la religione e la magia", "la scrittura e i mestieri", "l'Egitto e il Mediterraneo antico". Il nuovo allestimento è inoltre arricchito da elementi multimediali per la didattica. Electa pubblica la nuova guida per la sezione Egizia, la prima di una serie di nuove guide del Mann, e un albo a fumetti appositamente creato dal disegnatore Disney, Blasco Pisapia, per invitare i piccoli visitatori a scoprire le meraviglie racchiuse nel Museo Archeologico di Napoli.”

26/01/2017

Fu in questa che Giovanni incontrò e si innamorò di , che secondo alcuni altri non era che Maria d’Aquino, figlia illegittima di Roberto D’Angiò, nipote di Carlo I.

e , , e hanno scritto capitoli di indiscussa importanza su S. Lorenzo Maggiore di Napoli. Sono capitoli the fanno amalgama con la storia più vera della antica. Ne sono il cuore, può dirsi, cosi come S. Lorenzo e in effetti, geograficamente e topograficamente è il cuore della vecchia Napoli.
Le radici più profonde dell’attuale complesso di S. Lorenzo si trovano nel sottosuolo della Neapolis greco-romana, su cui sorse, nel secolo VI, la basilica paleocristiana di S. Lorenzo, presso la «Via Augustale », la dove, in epoca romana, erano dislocati i mercati generali.
Donate ai Frati Minori dal Vescovo Giovanni di Aversa, nel 1234, la basilica paleocristiana di S. Lorenzo venne in seguito sostituita dall’attuale complesso monumentale, iniziato nel 1284 sotto il re Carlo I d’Angiò.
I Frati Minori, in realtà, sono stati gli artefici del novello complesso di S. Lorenzo, sostenuti e protetti dai Sovrani angioini, che nutrirono costante venerazione verso i figli di S. Francesco d’Assisi, favorendoli con generose donazioni di terreni e di averi.
Un particolare importantissimo spiega bene il legame profondo che univa i Sovrani angioini ai Frati Minori: uno dei figli di Carlo II d’Angiò, Ludovico, attratto dall’ideale serafico, entrò nell’Ordine dei Frati Minori. Subito dopo la Professione religiose, Ludovico venne eletto Vescovo di Tolosa; visse poverissimo, e morì santo, ma in giovane età, nel 1297; fu canonizzato nel 1317 da Papa Giovanni XXII.

All’origine del tracciato greco, e durante il periodo romano, cioè tra il V secolo a.C. e il V secolo d.C., l’insula di San Lorenzo era divisa in tre insule da due cardini. Nella prima insula fu edificato San Gennaro all’Olmo, nella seconda insula il monastero di San Pantaleone ed il Macellum e le botteghe sottostanti, nella terza insula si presume fosse la basilica romana.
La situazione descritta restituisce un quadro di stratificazioni e trasformazioni che hanno preceduto la costruzione della basilica paleocristiana dedicata al protomartire Lorenzo durante gli anni del vescovo napoletano Giovanni II (533-555). Nel 1234 il vescovo Giovanni d’Aversa donò ai frati minori francescani la basilica con l’aggiunta di piccoli edifici circostanti. Di questa basilica si erano p***e completamente le tracce, solo dopo il lavoro di sistemazione del pavimento (1955) e del transetto (1958) dell’attuale chiesa, è stato possibile identificare quasi completamente l’area.
Tra il 1270 e il 1275 Carlo I decise di far costruire una basilica più grande e diede inizio ai lavori affidandoli ad architetti e maestranze francesi, costituendo un esempio unico nell’area napoletana.
Con l’avvento di Carlo I d’Angiò e quindi della dinastia Francese, Napoli divenne capitale del Regno delle due Sicilie. Considerando che la città fu lasciata in un lungo stato di abbandono, dai Normanni prima e gli Svevi poi, è chiaro che tale evento storico fu la premessa per una rinascita urbana ed amministrativa per Napoli, con una conseguente rinascita anche culturale ed artistica.
La Basilica di San Lorenzo fu la prima chiesa ad essere ricostruita secondo l’inconfondibile stile gotico francese, introdotto dagli architetti e dalle maestranze a seguito di Carlo I.
La pianta attuale della Basilica, costruita secondo le esigenze dello spirito francescano, si presenta con una sola grande navata centrale, Abside e 23 cappelle laterali.
L’Abside, tra le più audaci e di concezione gotica che si trovi in Italia, ha uno spazio che si sviluppa secondo lo stile gotico francese, non solo per la planimetria circolare con deambulatorio e cappelle radiali, ma anche per le volte a crociera costolonate su archi ogivali, per i pilastri polistili, per gli archi rampanti e per i contafforti.
Tra le cappelle di tutta la basilica, vi è quella dedicata alla Madonna degli Angeli, la quale presenta affreschi realizzati nel 1333-1334 da Antonio Cavarretto, discepolo si Giotto, dedicati alla vita della Vergine.
Il Transetto invece presenta al suo centro l’altare maggiore in marmo, eseguito nel 1500 dallo scultore Giovanni Merliano da Nola, ponendo al centro dello stesso la statua di San Lorenzo, il martire a cui è dedicata la chiesa, a destra San Francesco ed a Sinistra Sant’Antonio.
Sotto la statua di San Lorenzo è scolpito, con fine realismo, il suo martirio. Sotto San Francesco il miracolo del lupo di Gubbio ammansito, e sotto Sant’Antonio il miracolo dei pesci che ascoltano la sua parola.

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