17/02/2023
Guarda la stella, invoca Maria
Respice stellam, voca Mariam
«Chiunque tu sia, tu che avverti che nel flusso di questo mondo stai ondeggiando tra burrasche e tempeste invece di camminare sicuro sulla terra, non distogliere gli occhi dallo splendore di questa stella..»
Così comincia la bellissima preghiera che San Bernardo da Chiaravalle dedicò a Maria, ‘Stella Marisʼ, e anche noi, seguendo la stella, giungiamo sul Monte Gonare (1.083 m.), che si erge tra Orani e Sarule, nel cuore della Barbagia. In cima a questo monte dalla caratteristica sagoma triangolare, che comprende i due rilievi Gonareddu e Punta Lotzori, la Madonna di Gonare posa il suo sguardo materno sui suoi devoti barbaricini e qui si danno ideale convegno San Bernardo da Chiaravalle, il Beato Gonario di Torres e Grazia Deledda.
Ma andiamo con ordine.
Correva l’anno 1147 quando Gonario II, Judike di Torres, partì per difendere le terre d’Outremer durante la seconda Crociata. Al suo ritorno decise di recarsi all’Abbazia di Montecassino per incontrare Bernardo, il carismatico teologo cistercense che fondò l’Abbazia di Clairvaux. Quel colloquio produsse in lui un profondo cambiamento interiore tanto che decise di mondarsi dai propri peccati ed abbracciare, nel 1154, la vita monastica a Claivaux, dove visse fino alla sua morte e dove è venerato come beato. Nell’arco della sua straordinaria esistenza Gonario indossò l’abito del giudice, del cavaliere e poi del monaco restituendoci tutta la complessità e la ricchezza di un medioevo sardo ancora poco conosciuto. Di rientro dalla Terra Santa, al largo del Golfo d’Orosei, la sua imbarcazione fu colpita da un violento fortunale e lui invocò la Madonna affinché lo traesse in salvo. Si racconta che una giovane donna con un bambino piccolo lo abbia accompagnato verso una vetta illuminata da una luce, quasi un faro nella notte, e che si sia fermata per riposare, svanendo poi misteriosamente. Certo che la Madonna lo avesse guidato fin lì, Gonario fece edificare il santuario in segno di ringraziamento per lo scampato pericolo. Da secoli il monte sacro, dove ogni pietra che conduce al santuario ci parla del passaggio della Madre di Dio, è meta di pellegrinaggio tre volte l’anno: il 25 marzo, quando i fedeli ricevono ‘su coccone ‘e vintichimbe’, un pane che reca impressa la data e l’effigie della Vergine, l’ultima domenica di maggio e l’8 settembre.
Ne scrive anche Grazia Deledda nel suo romanzo “La via del male”, testimone di una Sardegna a noi sconosciuta ma che, grazie alla vividezza delle sue descrizioni, ci permette di immaginare:
«La notte tra il sette e l’otto settembre un gruppo di fanciulle nuoresi percorreva i sentieri mal tracciati che, attraverso tancas, pascoli aperti e boschi di quercie, conducono dalle campagne di Nuoro al monte Gonare. Le graziose pellegrine notturne si recavano a piedi al santuario che sorge sulla cima del monte Gonare; alcune intendevano di sciogliere un voto, altre domandare una grazia, le più volevano semplicemente divertirsi. L’indomani si celebrava la festa: gente di ogni paese del circondario sarebbe salita a Gonare; c’era da vedere, da ballare, da divertirsi».