Unsar Vatar
#Bainachtmaanot Dicembre
In clima natalizio, pubblichiamo il Padre Nostro che Vincenzo Dal Bosco (81 anni) recita nel cimbro di Giazza, come l'aveva imparato da bambino.
Z' ist an órna bèlt. It's an ugly world (dizionario Martello Martalar)
- Tratto da “Darnaach viartausonk jaar”, di Hugo Resch e Alois Rambold, Curatorium Cimbricum Bavarense, 1980
Gesehen einen Stern am Himmel,
drei Mann aus Morgenländern
in Gewändern von Königen
machen sich auf den Weg.
- Dalla preghiera del Padre nostro
Padre nostro che sei nei cieli ... önjar Vatar vomme hümmale ...
- Dal dizionario dei #settecomuni
il cielo è scuro... de bèlt ist tunkhel
#siccità #settecomuni #giazza #luserna
Seconda lezione di cimbro dei VII C 2021
28 novembre 2021 bon Marostica ka Rotzo
An Minzig Tzimbris
Siamo alla seconda lezione del corso di cimbro. Il maestro Lauro Tondello, dopo una breve presentazione degli elementi di fonologia (es. come si legge B, come si legge CH e così via), ci mette subito alla prova nella lettura. I testi scelti si trovano in ℳℯ𝓏𝓏𝒶𝓈ℯ𝓁𝓋𝒶 𝓀𝒶𝓃 𝒯ℴ𝒷𝒶𝓁𝓁ℯ, una successione di racconti per rivivere la Mezzaselva di un tempo attraverso i racconti di Costantina Zotti.
Le letture sono state le seguenti:
- De Kontrà bon Toballe
- De sbestrae Tokhen
- In 's haus
A fine lezione, il maestro Lauro ha proposto tre canti della tradizione.
Il prossimo incontro, previsto per il 4 dicembre, ci vedrà impegnati nella traduzione delle stesse letture e sarà la volta di an minzing ...
An gruüss.
Effe Di Bi
C. Zotti Tanti, Mezzaselva kan Toballe, a cura di A. Bellotto, Istituto di Cultura Cimbra, Roana, 1982.
De schöonekhot vondar Zmbrischen earden
La bellezza della terra cimbra
#NetAnloanCovid (non solo Covid)
Presepio Graizzari di Sotto 2018
La scampanata degli SCHELLATRÄGER
Sotto il tetto di legno, alle 17.00 di sabato 14 luglio 2018, la sala consiliare di Canove (Robaan) rimbomba del fragoroso scampanio degli SCHELLATRAGÄR (portatori di campana), uno per ognuna delle sei frazioni del Comune di Roana: Cesuna, Roana, Canove, Treschè Conca, Camporovere, Mezzaselva.
Si annuncia una 'buona novella' per la cultura cimbra: è' il dizionario on line del Cimbro dei Sette Comuni, grazie al quale il Cimbro diventa effettivamente patrimonio culturale dell'umanità. Gratuito, completo, con grafia normalizzata, uno strumento moderno per studiosi e appassionati. E non è ancora finita: il data base sarà completo quando saranno inseriti i dati del cimbro di Giazza. Lunga vita a Carlo Zoli e Luca Panieri, responsabili informatico e linguistico dell'opera!
#waur_ljetzan_2017 "...la luna si sposava con il sole, il fuoco si legava all'acqua, la gente danzava attorno a un tiglio e a Ljetzan, dagli scrosci delle cascate di Saigan al mormorio del Pach, da Boscangrobe a Oubere Ljetzan, dalla Sagar Ruan alla Uz èikala che porta in pianura, si sussurravano tradizioni antiche che nei secoli non sono mai state dimenticate, in un miscuglio di credenze che hanno dato origine a miti e a riti...." (dal sito http://www.giazza.it/)
Nella portentosa notte di San Giovanni abbiamo partecipato a "Waur Ljetzan", la festa del fuoco dei Cimbri di Giazza, ed è accaduto qualcosa di veramente magico ed antico.
Un incanto l'accoglienza semplice, festosa e generosa, salutati con calore da Vito Massalongo.
Un incanto lo spettacolo dei trampolieri che ci hanno ammaliato per oltre un'ora con “"Zoè, il principio della vita"”, e il rito finale, apotropaico e viscerale, del fuoco che feconda e purifica.
Il mito arcaico di Demetra e Proserpina è stato messo in scena tra fuochi, musiche, danze e rutilanti costumi.
Simbolico ed evocativo anche l'arrivo alla spicciolata di ospiti da Recoaro e Valdagno, giunti a piedi per la "Via Visentina": si comprende anche da questi momenti il valore dei legami, dell'eredità di genti arrivate qui quasi un millennio or sono, che vivono ancora nel nostro patrimonio genetico, oltre che culturale.
#Il_cibo #sul_territorio_dei_cimbri: Parte quinta: una digressione all’indietro di secoli, e qualcosa di sostanzioso (prosegue ancora il prossimo lunedì … :-) )
Nelle slide: Abbazia di Benediktbeuern (Baviera); pergamena da Benediktbeuern che si riferisce ad una migrazione verso l'Italia del nord-est;coloni cimbri dal libro di Massimo Paganin "Antiche famiglie di Asiago", 2013; allevamento del maiale; donne che recuperano "i scòri"; quando "se fa su el mas-cio"; la "stanga dei salàdi".
Sappiamo che la vita dei nostri antenati dell’area cimbra prealpina non era agiata, ed anche nutrirsi a sufficienza non era per niente scontato. Molti di loro facevano la fame, almeno in certi periodi. Possiamo supporre che, malgrado tutto, stabilirsi in questa zona sia stato un progresso, rispetto ad una situazione di indigenza ancora più nera nei luoghi d’origine.
Le famiglie che da Benediktbeuern in Baviera (abbazia fondata nel 739 nel circondario di Bad Tölz-Wolfratshausen) si spostarono all’incirca tra l’XI e XII secolo per raggiungere l’Altopiano dei Sette Comuni e la Lessinia, furono indirizzate qui dagli abati benedettini per salvarle da ricorrenti e devastanti carestie.
La documentazione, ora conservata nella Biblioteca di Stato della Baviera, sembra indicare che monaci originari di Benediktbeuern furono abati a Santa Maria in Organo, presso Verona, e questo sostanzierebbe un nesso personale e diretto, come sembra sia accaduto anche per l’Abbazia di Campese, presso Bassano, ai piedi dell’Altopiano dei Sette Comuni. Ad esempio, nel 1041 padre Ingelbero, che aveva preso i voti a Benediktbeuern, fu eletto abate di Santa Maria in Organo.
E’ ragionevole pensare che gli abati abbiano fatto partire i più indigenti, quelli che non avevano praticamente nulla da perdere. Avevano però una conoscenza secolare delle risorse naturali, e una feroce volontà di far fruttare una terra quasi disabitata, che era la loro opportunità di sopravvivenza. Possiamo immaginare che portassero con sé q
#Il_cibo. #sul_territorio_dei_cimbri Parte terza: i piatti di tutti i giorni (e non finisce qui! :-) )
Tutti i santi giorni era polenta… polenta e "pòcio", polenta e scopetòn, polenta e “ùvi”, polenta e “cheserle”, polenta e “radìchi”, polenta e “late”, polenta e “salàdo”, polenta e “fasùi”, polenta e "osèi", polenta e “nòse”, polenta e “fighi”, polenta e nespole, polenta "ragno" (impastata con le patate)...
I boscaioli e i malgari si portavano in quota un sacco di farina di mais negli zaini, e a metà giornata mettevano un ragazzo a “sfarinare” senza fare grumi, e a rimestare con la lunga “mescola” senza sosta per una buona mezz’ora.
La polenta riempiva la pancia, ma non nutriva a sufficienza, e, alle lunghe, faceva ammalare di pellagra.
La differenza, in confronto con i contadini di campagna, stava nel fatto che i Cimbri erano relativamente “liberi”, non erano mezzadri, e questo gli permetteva scorribande sulle montagne, nei boschi e nei territori marginali, che servivano ad integrare l’eterna polenta e lo scarso companatico con quello che la natura offriva.
I ragazzi portavano a casa trote dai torrenti e dalle pozze rane, gamberi d’acqua dolce, “corgnùi” o "bogoni" (chiocciole), e qualche animaletto preso con le trappole, scoiattoli, mustelidi.
Gli uomini cacciavano uccelli e anche selvaggina, caprioli, galli forcelli, tassi, lepri. Carne e proteine, che salvavano dalle carenze drammatiche, dalla stupefazione e dalla follia indotta dalla pellagra. Si racconta che alcuni si spingevano a mangiare “carbonassi” (biacchi) e “polincinke” (orbettini), nonostante l’atavica repellenza per i rettili. Lo scrive anche Sebastiano Vassalli nel suo romanzo del 1992 "Marco e Mattio".
Rendere attraenti certi alimenti era un’arte delle donne. Impararono a preparare e cuocere i “corgnùi” e le rane, con laboriose ricette straordinarie e saporite che oggi fanno la fortuna dei ristoranti tipici. Piatti che richiedono qualche giorno tra preparazione e cottura.
Ma era nel
IN CIMBRO SI PUO' E SI DEVE DIRE TUTTO.
Andrea Nicolussi Golo spiegherà l'importanza del tradurre in lingue minoritarie.
Sabato 25 febbraio a Valdagno, Sala Soster.
Uno dei punti più alti del CORRIDOIO CIMBRO che congiunge i tre Altopiani (cimbro HOACHEBANE) sui quali si parla ancora il Cimbro: dal rifugio Fraccaroli (Carega) la strada scende verso capanna Sinèl. Si congiungono qui La Vallarsa (alle spalle) e la Val dei Ronchi (che scende ad Ala). Al Fraccaroli si sale da Giazza o Campogrosso, cioè dalla valle dell'Agno, anch'essa parte del Corridoio Cimbro. Da (Le)sinèl prende il nome la capanna che guarda La Lessinia dove sorge GIAZZA.
Emozionante 'drammatizzazione' dell'evacuazione del paese il 18 maggio del 1916.
Ieri pomeriggio a Posina, graziata dai temporali del pomeriggio ma non dalla STRAFEXPEDITION, voci e figuranti ci hanno riportato alle reazioni della gente alle prime notizie dello sfondamento della linea italiana da parte degli Austriaci: prima increduli, poi restii ad abbandonare terre e case per fuggire davanti ad un nemico che non riconoscevano come tale. Tutti i giorni avevano affari con i Trentini della la val Terragnolo, tedeschizzata secoli prima dai Cimbri che risalivano da Posina...
UNA BELLEZZA IN PERICOLO....
Nel video la contrada CENGIATI DI NOVALE; vi si accedeva per una stradina cementata per gli abitanti lungo la val Rossia, prima che il comune transennasse l'accesso alla contrada nel 2015. Fra le sue case minacciate dalle pareti di roccia, la gente riconosce ancora l'insediamento più antico della zona. 'Mio nonnno mi diceva i vèci raccontavano che i Cengiati erano più antichi dei Rossati', racconta il sig Rossato (classe 1937) 'Furono gli Austroungarici a fondare la contrada...' Impossibile, ma nella memoria popolare AUSTROUNGARICO sta per tedesco. Un tedesco più antico, quello dei coloni CIMBRI.
#VIDEOCIMBRO
Ecco qui un nuovo video che racconta un episodio della vita di Daniele quando era giovane! Anche a quei tempi c'erano le continue dispute tra guardiacaccia e cacciatori !
#VIDEOCIMBRO
Ecco ancora un video sottotitolato che abbiamo visto al corso di lunedì. Nell'ultimo abbiamo avuto modo di trattare l'oro, questa volta invece si parla di muri e soldi....
Chiesa della BASSANELLA, Soave (VR). Benedettina, consacrata nel 1093. Furono portati qui antichissimmi bassorilievi da San Lorenzo fuori le mura, ma, soprattutto, nel luogo si venera una Madonna con Bambino sulla cui provenienza si racconta una bellissima leggenda. Don Fiorente Castagnedo (1898) narra che la statua fu collocata nella chiesa con il viso rivolto a meridione ma 'alla mattina la trovavano rivolta da sè a settentrione, verso cioè alle montagne di Badia Calavena, dalle quali, dicesi, essere partita.' Tutto fa pensare ad una MADONNA CIMBRA 'scivolata' verso le dolci colline di Soave...
Passo XOMO (VI), importante crocevia per le migrazioni dei CIMBRI. A POSINA (VI) si stabilirono alcuni Cimbri, dopo aver lasciato l'Altopiano di Asiago sul quale erano arrivati già nel X secolo portando in Italia una varietà germanica antica (Antico Alto Tedesco). Altri Cimbri da POSINA raggiunsero via Staro Recoaro e Valdagno, altri scesero la val Leogra fino a Schio...