16/12/2023
Dicembre
I Cimbri della BRANDTAAL (Vallarsa) si fanno KRAMPUS che sflilano per CAMPOSILVANO domenica 17 dicembre dalle 17.00. Sembra una magica combinazione di numeri, lo sarà senz'altro lo spettacolo. Siamo tutti invitati
Viaggio in un antico popolo del nostro territorio: i Cimbri
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Dicembre
I Cimbri della BRANDTAAL (Vallarsa) si fanno KRAMPUS che sflilano per CAMPOSILVANO domenica 17 dicembre dalle 17.00. Sembra una magica combinazione di numeri, lo sarà senz'altro lo spettacolo. Siamo tutti invitati
PÙFFELE, corruzione di PÜBEL → PÙVEL → PÙFEL ‘altura’; PÙFEL_ELLE ‘presso l’altura’. Località dei Sette Comuni, in Comune di Lusuana Conco.
🔺Il toponimo è di origine germanica, molto probabilmente longobarda, "conformazione elevata del terreno". Dal Pozzo: puwel, puvel, “collina”; Schmeller: Pübel, “colle, collina, greppo’; Kranzmayer: “altura, collina”. Patuzzi: “sommità arrotondata”. Nella forma diminutiva oggi pronunciata Pùffele indichiamo una ‘piccola sommità’. Nei Sette Comuni le attestazioni documentali sono numerosissime: nel 1537 un testamento cita un appezzamento di terreno posto «nella contrada del Povolo», nel 1626 «Antonio e Battista Urtele dalla divisione dei beni paterni ricevono un terreno in loco del Puvel che confina con una via consortiva sia a mattina che a monte»; nel 1698, Domenico Slaviero riceve dall’eredità paterna «una pezza de terra prativa in contra del Puvel de campi uno in circa; nel 1719, Santo Slaviero vende un terreno arativo di mezzo campo, ad Albaredo, in loco del Puvel».
ESEMPI in provincia di Vicenza: Pove, Povolaro. In Alto Adige: Col Forcellina - Sattele Bühel, Col di Rende - Rendebühel Col di Tàrces - Tartscher Bühel, Colle del Bue - Ochsen Buhel, Col Verde (Bosco di) - Grünbühel Wald. In Austria la località sciistica Kitz-bühel, “colle del cerbiatto/capretto”.
Andrea Cunico Jegary
Dicembre
In clima natalizio, pubblichiamo il Padre Nostro che Vincenzo Dal Bosco (81 anni) recita nel cimbro di Giazza, come l'aveva imparato da bambino.
8 Dicembre
Nella lingua dei 7C il racconto dell'Annunciazione (Lc 1, 30-33) tradotto da Bellotto e Martello nel 1983. In giallo i protagonisti in cimbro, in blu i corrispondenti in italiano.
Buona Immacolata a tutti
SLAVIERI era un antico maso di Albaredo di Rotzo, nei Sette Comuni, è diventato poi contrada, oggi non esistente più. Sappiamo che si presentava come nucleo di case allineate a valle dell’attuale strada provinciale, con la presenza di un cortile comune interno. La prima citazione notarile risale al 1421 (Giancarlo Muraro,
Notariato vicentino. Storia del notariato sull'Altopiano dei Sette Comuni. La Serenissima, Vicenza 1999).
🔺Per quanto riguarda il significato del cognome SLAVIERO Ivo Mattero Slaviero espone la sintesi della sua ricerca nel libro Rotzo Toponomastica storica e aspetti di vita della comunità in questo scritto che riporto:
✒️__ ||| La lunga ricerca sull’origine di questa famiglia ha permesso di ritrovare il cognome in forma scritta, per la prima volta, nel 1451, in occasione dell’affitto di terreni a Rotzo e Mezzazelva ad un certo Pietro Slaviero, che fa per sè e a nome di suo padre Giacomo e dei suoi eredi. Il termine, come soprannome di uso orale, doveva essere noto e impiegato comunemente per indicare i componenti della famiglia, che risulta essere presente ad Albaredo già da tempo, visto che nel 1437 un certo Giacomo (il padre del signor Pietro soprascritto), rinnova per i nove successivi, con i rappresentanti dei Canonici di Vicenza, l’affitto di vecchi livelli874. L’illustre linguista Cipolla, che probabilmente aveva riscontrato l’esistenza del cognome nell’area veneta1 lo fa derivare dalle voci venete slavaro, slabbrato o ne fa risalire la derivazione da Esclaver, nome etnico dell’epica medioevale francese derivante da Sclavus, cioè ‘Slavo’. La prima ipotesi, senz’altro più convincente, è possibile, se il nome dovesse essere di origine veneta. Il cognome sull’Altopiano però nasce in un contesto culturale dove la parlata predominante, se non per tutti, doveva essere il cimbro e quindi è in essa, secondo me, che va ricercata, in primo luogo, la sua origine. Questa convinzione è confortata anche dal fatto che il capostipite è un certo Gerardo, nome germanico, e che tutti gli Slaviero conosciuti finora875sono risultati sempre originari di Rotzo, anche quelli abitanti nella pianura veneta e nel resto d’Italia.
Il Rapelli, nel suo libro sui cognomi dell’area cimbra lo fa derivare dal cimbro SLÀAVER ‘dormiglione’ o da SLAIFER, ‘arrotino’ (slaiver nell’a.a.t.). Ritengo invece più probabile che il cognome derivi da un originario SEALAVER, derivante dall’unione di sea ‘lago’ e lava (oggi laba) ‘pozza’, termine usato per indicare una pozza grande, con il suffisso -er ad indicare la provenienza. Dunque ‘quelli dalla grande pozza’, che abitano presso la grande pozza. In altre zone di insediamento cimbro si ritrovano località che si rifanno a tale uso: così troviamo una località Lago a Castelvecchio di Valdagno dove numerose sono le famiglie di cognome Dal Lago e una contrada che ha conservato il nome cimbro, Piasèa (‘al lago’) in comune di Recoaro. Tali località, per la conformazione fisica dei luoghi non potevano certamente avere dei laghi, ma tuttalpiù delle pozze grandi. Del resto anche una vecchia foto di Camporovere con in primo piano uno specchio d’acqua e sullo sfondo, verso nord-est, la chiesa e alcune case ha per didascalia Lago di Camporovere. Infine lo stesso stemma gentilizio cinquecentesco della famiglia sembra confermare tale ipotesi: esso è costituito da un grande cerchio di colore azzurro con una fascia centrale e intorno d’argento, e nel centro una piccola croce nera, forse a testimonianza della presenza di sacerdoti nella famiglia (il primo prete oriundo da Rotzo è un certo Giovanni Slaviero ordinato nel 1494 e rettore della chiesa di S. Gertrude fino al 1520 a cui succede il nipote Gerardo rettore fino al 1552). Anche quanto scrive il Rizzolo a proposito dei toponimo asiaghese Sciolava, corrobora tale ipotesi. Altra possibile derivazione che viene proposta è dalla voce del medio alto tedesco SLAWE equivalente al termine veneto anta, anton di erba o fieno ammucchiato a formare una fila, il quale ben si accorda alla forma primigenia SLAVERII del cognome. Essa però non mi convince perchè in cimbro l’anta o anton si dice MÀDALA, MÀDELA, plurale madel (Schmeller, Martello) e quindi il termine SLAWE non faceva parte del linguaggio del luogo.|||
Andrea Cunico Jegary
AN ZIMBAR DOCUFILM
Lingua, storia, aneddoti di LJETZAN (Giazza), antico insediamento cimbro sull'Altopiano della Lessinia. La proiezione, però, è in pianura, a 9 km da Verona. Per chi fa l'autostrada si esce a VERONA EST.
Dicembre
E' cominciato l'Avvento. E sono 800 anni (1223) dall'invenzione del Presepio di Greccio (Rieti, Lazio). Francesco d'Assisi copyright.
⛰GÉEBAR MITTANÀNDAR ‘andiamo insieme’, un invito a collaborare per una maggior tutela delle origini dei nostri territori in una visione di alleanza tra comunità cimbre. Il 25.11.2023 si sono celebrati a Roana i primi 50 anni di vita dell’Istituto di Cultura Cimbra di Roana ROBAAN. Sorto nel 1973, nasce per registrare le forme ancora parlate di cimbro e per studiare i problemi connessi ad essa, con particolare attenzione alle popolazioni che nell'Alto Medioevo hanno portato questa antica parlata germanica sull'Altopiano dei Sette Comuni. Queste attività di recupero e di studio sono svolte con il sostegno della Regione Veneto, in collaborazione con il Curatorium Cimbricum Bavarense, il Curatorium Cimbricum Veronense e l'Istituto Cimbro di Luserna.
Anche in occasione di questo ultimo importante incontro è stata sottolineata (prof. Panieri) l’importanza della tutela della toponomastica cimbra. Credo che oggi questo aspetto sia vitale, perché una montagna di significati genera l’essenza stessa delle comunità, a partire dalla qualità della consapevolezza e da questa alla qualità delle relazioni sociali. Per contro disconoscere origini e significati ai luoghi di montagna priva le comunità di relazioni significative, di inclusività. Questo processo degenera nell’assenza di una narrazione autentica, aspetto primario del patrimonio culturale delle nostre comunità di montagna.
Andrea Cunico Jegary
Nell'800 l'avvocato Giulio Vescovi (Bishofar) di Asiago non immaginava certo la costituzione del reato di femminicidio e tanto meno la creazione di una giornata internazionale contro la violenza sulle donne. Ma sentite il proverbio da lui raccolto e pubblicato da Lauro Tondello sul numero 65 dei Quaderni.
1522 NUMERO ANTIVIOLENZA E STALKING.
Pàitanten in snea, saibar kontente vor in raifen
(Aspettando la neve siamo contenti della brina).
CHI RICONOSCE LA VETTA?
settimana del venerdì
VRAITA venerdì
settimana del cimbro
FINTZTA giovedì
⛰(EX) CONTRADA MICHELONI
✒️_Dionigi Rizzolo nel suo libro Asiago e le sue contrade riporta il toponimo della contrada Micheloni, oggi scomparsa. Negli anni '30 tra Costa e Ebene (in cimbro ‘pianoro’) fu realizzato l’attuale aeroporto di Asiago inaugurato nel 1936. Quest'opera comportò la demolizione e il sotterramento della contrada Micheloni che si trovava a metà strada circa fra Ebene e Costa, quindi proprio nella parte centrale del campo d'aviazione in costruzione. Nel 1812 i gli atti notarili riportano "Michelloni, zappativo e prati", nella contrada gli abitanti portavano il cognome Carli “Carli Andrea, detto Michelob". Micheloni era dunque il soprannome attribuito a un ramo dell'antica e numerosa famiglia Carli, soprannome passato poi ai discendenti. Quella del 1927 è l’utima edizione della carta I.G.M. (Istituto Geografico Militare) a riportare la posizione della contrada Michelon, dal 1961 non apparirà più.
🔺Etimologia_MICHELONI, viene percepito come accrescitivo (dialetto veneto) del nome di persona Michele usato come soprannome. Tuttavia osservo da tempo come il suffisso _ON sia ricorrente per indicare un luogo posto in basso, a valle o in una depressione o sul fondo di un avvallamento. Al contrario il suffisso _INN indica una posizione più elevata.
Così - solo come es. - possiamo confrontare:
-(valle) Mar_ON, Valmaron;
-(contrada) Mar_INN, Marini;
-(campo) Mol_ON Campo Molon;
-(malga) Mol_INN, Malga Moline;
Accade anche nei cognomi che indicano la provenienza, ad es. Michelon o Micheloni / Michelin o Michelini, Zanon / Zanin, Petron / Petrin, Carlini / Carlon…
Andrea Cunico Jegary
foto_cfr Giorgio Spiller
https://www.giorgiospiller.it/argomenti/altopiano/altopiano-2019/617-04-micheloni
settimana del cimbro
MITTA mercoledì
Conoscete Alessandro Anderloni? Per descrivere un uomo come lui servirebbero davvero molti aggettivi. Anderloni è un artista. Un cimbro di Lessinia. Un visionario. Che va nel mondo con una compagnia teatrale formata da un intero paese, dal suo paese, dove è nato e ancora vive. E' un moderno don Chisciotte che ogni anno attira il mondo nelle sua terra di origine organizzando uno dei film festival più importanti nel panorama nazionale e internazionale delle minoranze e delle terre alte.
Venite a incontrarlo oggi, alle ore 18.00, presso la libreria Ancora "Artigianelli" di Trento: ci parlerà del suo suggestivo monologo "Il prete dei castagnari"
Per saperne di più 👉 https://tinyurl.com/j7r3e5au
Zo bizzasan mearar 👉 https://tinyurl.com/mw2m4a83
MMagnifica Comunità degli Altipiani CimbriIIstituto Cimbro Kulturinstitut LusérnCCentro Documentazione LusernaCComune di Luserna-LusérnTTzimbarn - CimbriCCimbri - TzimbarFFilm Festival della LessiniaEEcolessinia - Ecomuseo delle Contrade della LessiniaCCURATORIUM CIMBRICUM VERONENSE ( Cimbri )CCimbri del Cansiglio - APSDDe Zimbar 'un LjetzanFFederazione Cimbri 7CCCIMBERnauti - Comunità dei CimbriCCimbern Kuratorium Bayern e. V.TTor zum Land der Zimbern
PProvincia autonoma di Trento - Pagina Ufficiale
settimana del cimbro a Trento
ERTA martedì
Lusern, ba dar zimbro ist lentikh
LUSERNA, DOVE IL CIMBRO E' VIVO
⛰KLUFT, plurale KLEFE
✒️_Cesare Battisti, Toponom. geografica:
KLUFT_"spaccatura nel terreno, crepa, crepaccio, abisso, frattura, gola, gradino nella roccia"
✒️_ Alberto Baldessarri, I nomi parlano
CLAF_il toponimo deriva dal cimbro "CLAPF che significa "roccia" dal Medio Alto Tedesco KLAPF(E) (G. Mastrelli Anzillotti), e per estensione indica il punto in cui un sentiero attraversa delle rocce oppure un punto pericoloso;
✒️_ Ivo Matteo Slaviero, Rotzo. Toponom. storica:
KLEFE (Pedescala). Ripida costa boscosa sulla Valdassa in corrispondenza delle Oche di Castelletto, ma al di sotto delle rupi. Matteo Dal Pozzo ricorda che si diceva Klefe e anche CAMPI DELLE KLEFE, ma non ne conosce il significato. Tale territorio ora fa parte del comune di Valdastico. Il nome è noto solo nella tradizione orale.
✒️_ Lydia Flöss, Dizionario toponom. trentino:
A Vallarsa troviamo due toponimi Claf, entrambi registrati senza articolo, un Salto del Claf, un Tóvo del Claf e un Tóvo claf. Il Salto del Claf e il Tóvo del Claf, però, sono composti con uno dei due Claf; il che fa dedurre che quel Claf sia maschile. Il nome cimbro claf dell’erba di cui parla Pedrotti dovrebbe invece essere femminile. Potrebbe derivare dal nome dell’erba, dunque solo l’altro toponimo di Vallarsa Claf (che è schedato senza articolo), mentre il Claf che ha prodotto i composti potrebbe derivare, come propone Anzilotti per un omonimo di Noriglio da “Klapf ‘sporgenza di monte’ o dal m.a.t. klapf(e) o da una base prelatina *c(a)lap-“112. Il toponimo Claf è presente infatti in altri posti del Trentino che sono stati oggetto di colonizzazione medievale tedesca, a Nosellari di Folgaria, a Gionghi e Masetti di Lavarone, a Terragnolo, a Pozza di Trambileno e a Noriglio di Rovereto. A Lavarone e a Terragnolo si tratta di Claf con articolo femminile, a Folgaria, Trambileno e Rovereto invece maschile.
🔺TEDESCO
KLUFT «die Kluft zwischen Worten und Realität», italiano "un baratro tra retorica e realtà"
🔺INGLESE
CLIFF |klif| 'scogliera, rupe, dirupo, precipizio, strapiombo': a steep rock face, esp. at the edge of the sea : a path along the top of rugged cliffs | [as adj. ] the cliff face. DERIVATIVES clifflike |-ˌlīk| adjective, cliffy adjective; ORIGIN Old English clif, of Germanic origin; related to Dutch klif.
Andrea Cunico Jegary
IN AUTUNNO
Lèrche anlóan lazzent vallan de péechtar
SOLO I LARICI PERDONO GLI AGH
Chi lo traduce in cimbro di Luserna?
LAI DI LERCH VORLIAN DI ACHLN
VÓAR GAZA Prima di Gaza…
…E un anno prima delle donne dell’Altopiano, andarono profughe in Boemia. Con vecchi, bambini e animali abbandonarono le loro case troppo vicine al fronte nel maggio-giugno del 1915. Erano DI BAIBAR, le donne di Luserna.
BAIP_'donna, femmina, moglie' pl. BAIBAR, diminutivo BAIBL, diminutivo pl. BAIBLEN
||| Schmeller’s Cimbrisches Wörterbuch (1855)
_SELEGEN BAIBLEN, donnette fatue
_BAIBÁTZ ‘femminaccia, femminona’
_BAIBARAR ‘Hurenjäger; bagascione, impudico’
||| A LUSERNA...
VIL PUAM HÅMSE GEBÖLLT HÅM ALZ BAIBE ‘molti ragazzi la volevano in moglie’
BOKHENT KHUMMA BAIB
‘non ho incontrato nessuna donna’
||| TEDESCO_Weib, "donna", "femmina" ndr_in cimbro la W che troviamo oggi nel tedesco è diventata B, ad es. 'acqua’ Wasser -> BASSAR
||| INGLESE_informal a young woman or a person with whom one is having a romantic relationship (often as a form of address): my baby left me for another guy | baby, don't cry! [New Oxford American Dictionar]
||| DICTIONARY_Baby |ˈbābē| noun ( pl. -bies)
1 a very young child, esp. one newly or recently born : his wife's just had a baby |[as adj. ] a baby girl.
• a young or newly born animal
• the youngest member of a family or group : Clara was the baby of the family.
• a timid or childish person : “Don't be such a baby!” she said witheringly
• ( one's baby) figurative one's particular responsibility, achievement, or concern : “This is your baby, Gerry,” she said, handing him the brief
2 informal a young woman or a person with whom one is having a romanticrelationship (often as a form of address): my baby left me for another guy | baby, don't cry!
• a thing regarded with affection or familiarity : this baby can reach speeds of 140 mph.
Andrea Cunico Jegary
DAR ALTE ÓVEN ME PRÒOTE
L'antico forno del pane 'si spiega' ai passanti.
Siamo nell'antica contrada LUCCHETTA di Novale (Valdagno), fino al 1500 LUCCA (forse dal cimbro LUKHA 'apertura, passaggio), in pieno e vitale 'corridoio cimbro'...
LE NOSTRE MALGHE
Dal monte, in mezzo alle trincee, si scorge la Malga. Il 21 maggio del 1916 la brigata Ivrea dovette retrocedere dalle sue posizioni sul COSTESÌN più volte perso e ripreso.
Lusern è vicina (circa 8 km), ma la guerra ce la rese nemica…
⛰ MONTE FERRAGH (Lat: 45° 52' 52.068792" - Lng: 11° 32' 39.336108"). Siamo a Gallio, in via Sacello, località FERRAGH (FERE-ECKH). Nel cimbro dei Sette Comuni questo nome significa ‘dosso dei pini’ (pinus sylvestris). Nella prima citazione notarile (Perli, poi Dall’Oglio) del 1504 è riportato nella forma FERECH. Anche in questo contesto il toponimo (fitonimo in questo caso) ‘fotografa’ l’elemento distintivo del luogo rispetto al paesaggio, si tratta della presenza non frequente, particolare, dunque marcante, del pino silvestre. A 1110 m s.l.m., sulla sommità del Monte Ferragh, sorge dalla fine della Seconda Guerra Mondiale il Sacello votivo dedicato alla Madonna del Carmine. Da qui si domina un ampio paesaggio reso unico dalla continuità di declivi (LEITEN) solcati verso il Sacrario Militare Leiten di Asiago e oltre dal Ghelpach ‘torrente di Gallio’, tra pendii lisci, ondulati, sottratti alla foresta e trasformati nei secoli a prateria con il lavoro di generazioni di coloni bavaresi, come a Marcesina o a Vezzena e in tutta l’area cimbra.
Andrea Cunico Jegary
TOATE NAST. La notte dei morti a Giazza. Alcune immagini della teatralizzata svoltasi ieri sera per le strade ed i sentieri di Giazza. Le anime degli antichi personaggi del paese narrano ai vivi le loro storie scortati in questa "terra di confine" dalle Sealagan Laute, esseri leggendari scesi dalla Val Fraselle.
come ALTABURG
A Punta Altaburg (1301), secondo l'abate Agostino dal Pozzo, lo storico settecentesco dei Sette Comuni (scarico l'immagine del libro da Amazon), riti pagani se ne celebravano davvero prima che il cristianesimo facesse proprio questo luogo. Lo provano la croce posta nel 1900, e rifatta nel 1922 e la targa collocata in occasione della Rogazione del 2001. Nel cimbro della targa la Rogazione è resa con un'espressione che significa pressappoco 'camminar pregando'. Ma la Tanti di Mezzaselva la chiamava semplicemente 'Rogaziuun'.
LUKA (LUKHA) [lùka]
_apertura, varco, breccia, passaggio
KLAMA [clàma]
_strettoia, gola
LAITEN (LEITEN) [làiten]
_plurale di LAITA, pendio, declivio, erta
OBA (OUWA) [òba]
_pianoro
SPILLECHE (SPILL-ÈKKE)
_colle d'osservazione
KAPRUST (KA PRUNST) [caprùst]
_presso il bosco incendiato
RASTA (RAST)
_riposo, sosta, tappa
Mario Rigoni Stern 1983, presentazione del libro fotografico Montagne dell'Altopiano
✒️__ …alla Luka, alla Klama, alle Laiten, all'Oba, allo Spilleche, al Kaprust, al Rasta... un tempo non molto lontano erano i recuperanti di materiali bellico, i pastori, i vaccari, i boscaioli, i cacciatori, i contrabbandieri che conoscevano i segreti e la storia della nostra terra
IL CRISTO "BAVARESE"
Camminando per il centro di San Michele all’Adige in via Biasi scorgo un vecchio tabernacolo.
Si tratta dell’antico capitello all’interno del quale i locali venerano da secoli la statua di Gesù Cristo Flagellato. Il Cristo figura legato ad una colonna con ai lati due angioletti piangenti. La statua di pregevole fattura e risalirebbe alla seconda metà del 600.
Stando ricerche storiche di Zeni Marco (San Michele all’Adige) è da far risalire ad una tipica devozione nordica, probabilmente dovuta in passato alla permanenza in paese di nuclei di famiglie tedesche, nell’ambito del monastero agostiniano. ll convento dei Canonici regolari di Sant'Agostino presso S. Michele all’ Adige, fu fondato nel 1073 dal duca Guelfo IV d'Este e secolarizzato nel 1803. Anche i suoi Preposti ed i suoi monaci provenivano in gran parte dalla Baviera. Infatti, il secolare monastero costituiva la punta più meridionale dell’Impero germanico ed il confine tra la cultura latina e tedesca.
Il capitello è stato eretto in tempi remoti sul fronte strada della storica ed importante ex Via Imperiale (di epoca tirolese). Posto in origine in aperta campagna e su un’importante strada di collegamento, è stato luogo di devozione anche per gli abitanti della vicina Faedo.
La statua sembrerebbe avere un’analogia con quella del Cristo Flagellato (risalente al 1730) che si trova nel Santuario di Wies-Steingaden in Baviera. Nel 1738 alcuni credenti dissero di aver visto lacrime su una statua in legno rappresentante il Cristo flagellato. Questo miracolo fu la causa di un immediato pellegrinaggio da parte di parecchie persone che volevano vedere il fatto coi propri occhi. Nel 1740 venne eretta una piccola ca****la per ospitare la statua, ma si vide subito che essa non sarebbe stata sufficiente per ospitare il numero di pellegrini che giungevano sul posto, così l'abbazia di Steingaden decise la costruzione di un edificio separato. La chiesa venne eretta fra il 1745 e il 1754 ed è vista come il capolavoro dell'architetto tedesco Dominikus Zimmermann. Agli inizi del XIX secolo l'edificio venne secolarizzato e solo le proteste degli agricoltori locali lo salvò dalla vendita e dalla possibile demolizione. Nel 1983 la chiesa del Pellegrinaggio venne inserita nell'elenco dei Patrimoni dell'umanità dell'UNESCO.
Inoltre, le scritte residue e sbiadite a caratteri neri e rossi rimaste sul fronte del basamento all’interno del Capitello del Cristo Flagellato di S.Michele, sempre secondo lo Zeni, appaiono della stessa tipologia di quelle individuate nella chiesa di Rottenbuch, nei pressi di Wies in Germania. Questa chiesa conventuale dedicata alla Natività di Maria, originariamente eretta in stile romanico, venne ricostruita a nuovo tra il 1468 e il 1480. Da notare che L'origine di Rottenbuch (1.800 abitanti) risale al 1073 quando venne fondata l'omonima abbazia dei Canonici Agostiniani dal duca Welf IV von Bayern. Come abbiamo detto agostiniana è anche l’origine del complesso conventuale di San Michele all’Adige, altra significativa analogia.
Consegnato agli alunni di quarta e quinta della scuola monte Ortigara di Asiago
come ALTA KUVALA di Rotzo
KUVALA nei Sette Comuni, KUVAL a Giazza, KUVL a Luserna significa 'grotta, rifugio offerto dalla rientranza di una roccia' dove trovano riparo uomini, animali ma dove abitano anche creature magiche come anguane, fade, seeligen baiblen, e simili…
La parola deriva dal latino CUBARE ‘giacere’, entrata molto presto nei dialetti bavaresi e, quindi, anche nel cimbro, dove è femminile in tutte le varietà. L’aggettivo ALTA si riferisce non tanto all’altezza dell’anfratto, quanto alla sua antichità...
LE NOSTRE FONTANE
A Valdagno, in contrada Cecchetti, costruite con la pietra di Novale, dove troviamo le contrade 'Priari', 'Priara' e, forse in cimbro, 'Cestonare'...
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#Bainachtmaanot Dicembre In clima natalizio, pubblichiamo il Padre Nostro che Vincenzo Dal Bosco (81 anni) recita nel cimbro di Giazza, come l'aveva imparato da bambino.
- Tratto da “Darnaach viartausonk jaar”, di Hugo Resch e Alois Rambold, Curatorium Cimbricum Bavarense, 1980 Gesehen einen Stern am Himmel, drei Mann aus Morgenländern in Gewändern von Königen machen sich auf den Weg. - Dalla preghiera del Padre nostro Padre nostro che sei nei cieli ... önjar Vatar vomme hümmale ... - Dal dizionario dei #settecomuni il cielo è scuro... de bèlt ist tunkhel #siccità #settecomuni #giazza #luserna
28 novembre 2021 bon Marostica ka Rotzo An Minzig Tzimbris Siamo alla seconda lezione del corso di cimbro. Il maestro Lauro Tondello, dopo una breve presentazione degli elementi di fonologia (es. come si legge B, come si legge CH e così via), ci mette subito alla prova nella lettura. I testi scelti si trovano in ℳℯ𝓏𝓏𝒶𝓈ℯ𝓁𝓋𝒶 𝓀𝒶𝓃 𝒯ℴ𝒷𝒶𝓁𝓁ℯ, una successione di racconti per rivivere la Mezzaselva di un tempo attraverso i racconti di Costantina Zotti. Le letture sono state le seguenti: - De Kontrà bon Toballe - De sbestrae Tokhen - In 's haus A fine lezione, il maestro Lauro ha proposto tre canti della tradizione. Il prossimo incontro, previsto per il 4 dicembre, ci vedrà impegnati nella traduzione delle stesse letture e sarà la volta di an minzing ... An gruüss. Effe Di Bi C. Zotti Tanti, Mezzaselva kan Toballe, a cura di A. Bellotto, Istituto di Cultura Cimbra, Roana, 1982.
La bellezza della terra cimbra #NetAnloanCovid (non solo Covid)
Sotto il tetto di legno, alle 17.00 di sabato 14 luglio 2018, la sala consiliare di Canove (Robaan) rimbomba del fragoroso scampanio degli SCHELLATRAGÄR (portatori di campana), uno per ognuna delle sei frazioni del Comune di Roana: Cesuna, Roana, Canove, Treschè Conca, Camporovere, Mezzaselva. Si annuncia una 'buona novella' per la cultura cimbra: è' il dizionario on line del Cimbro dei Sette Comuni, grazie al quale il Cimbro diventa effettivamente patrimonio culturale dell'umanità. Gratuito, completo, con grafia normalizzata, uno strumento moderno per studiosi e appassionati. E non è ancora finita: il data base sarà completo quando saranno inseriti i dati del cimbro di Giazza. Lunga vita a Carlo Zoli e Luca Panieri, responsabili informatico e linguistico dell'opera!
#waur_ljetzan_2017 "...la luna si sposava con il sole, il fuoco si legava all'acqua, la gente danzava attorno a un tiglio e a Ljetzan, dagli scrosci delle cascate di Saigan al mormorio del Pach, da Boscangrobe a Oubere Ljetzan, dalla Sagar Ruan alla Uz èikala che porta in pianura, si sussurravano tradizioni antiche che nei secoli non sono mai state dimenticate, in un miscuglio di credenze che hanno dato origine a miti e a riti...." (dal sito http://www.giazza.it/) Nella portentosa notte di San Giovanni abbiamo partecipato a "Waur Ljetzan", la festa del fuoco dei Cimbri di Giazza, ed è accaduto qualcosa di veramente magico ed antico. Un incanto l'accoglienza semplice, festosa e generosa, salutati con calore da Vito Massalongo. Un incanto lo spettacolo dei trampolieri che ci hanno ammaliato per oltre un'ora con “"Zoè, il principio della vita"”, e il rito finale, apotropaico e viscerale, del fuoco che feconda e purifica. Il mito arcaico di Demetra e Proserpina è stato messo in scena tra fuochi, musiche, danze e rutilanti costumi. Simbolico ed evocativo anche l'arrivo alla spicciolata di ospiti da Recoaro e Valdagno, giunti a piedi per la "Via Visentina": si comprende anche da questi momenti il valore dei legami, dell'eredità di genti arrivate qui quasi un millennio or sono, che vivono ancora nel nostro patrimonio genetico, oltre che culturale.
#Il_cibo #sul_territorio_dei_cimbri: Parte quinta: una digressione all’indietro di secoli, e qualcosa di sostanzioso (prosegue ancora il prossimo lunedì … :-) ) Nelle slide: Abbazia di Benediktbeuern (Baviera); pergamena da Benediktbeuern che si riferisce ad una migrazione verso l'Italia del nord-est;coloni cimbri dal libro di Massimo Paganin "Antiche famiglie di Asiago", 2013; allevamento del maiale; donne che recuperano "i scòri"; quando "se fa su el mas-cio"; la "stanga dei salàdi". Sappiamo che la vita dei nostri antenati dell’area cimbra prealpina non era agiata, ed anche nutrirsi a sufficienza non era per niente scontato. Molti di loro facevano la fame, almeno in certi periodi. Possiamo supporre che, malgrado tutto, stabilirsi in questa zona sia stato un progresso, rispetto ad una situazione di indigenza ancora più nera nei luoghi d’origine. Le famiglie che da Benediktbeuern in Baviera (abbazia fondata nel 739 nel circondario di Bad Tölz-Wolfratshausen) si spostarono all’incirca tra l’XI e XII secolo per raggiungere l’Altopiano dei Sette Comuni e la Lessinia, furono indirizzate qui dagli abati benedettini per salvarle da ricorrenti e devastanti carestie. La documentazione, ora conservata nella Biblioteca di Stato della Baviera, sembra indicare che monaci originari di Benediktbeuern furono abati a Santa Maria in Organo, presso Verona, e questo sostanzierebbe un nesso personale e diretto, come sembra sia accaduto anche per l’Abbazia di Campese, presso Bassano, ai piedi dell’Altopiano dei Sette Comuni. Ad esempio, nel 1041 padre Ingelbero, che aveva preso i voti a Benediktbeuern, fu eletto abate di Santa Maria in Organo. E’ ragionevole pensare che gli abati abbiano fatto partire i più indigenti, quelli che non avevano praticamente nulla da perdere. Avevano però una conoscenza secolare delle risorse naturali, e una feroce volontà di far fruttare una terra quasi disabitata, che era la loro opportunità di sopravvivenza. Possiamo immaginare che portassero con sé q
#Il_cibo. #sul_territorio_dei_cimbri Parte terza: i piatti di tutti i giorni (e non finisce qui! :-) ) Tutti i santi giorni era polenta… polenta e "pòcio", polenta e scopetòn, polenta e “ùvi”, polenta e “cheserle”, polenta e “radìchi”, polenta e “late”, polenta e “salàdo”, polenta e “fasùi”, polenta e "osèi", polenta e “nòse”, polenta e “fighi”, polenta e nespole, polenta "ragno" (impastata con le patate)... I boscaioli e i malgari si portavano in quota un sacco di farina di mais negli zaini, e a metà giornata mettevano un ragazzo a “sfarinare” senza fare grumi, e a rimestare con la lunga “mescola” senza sosta per una buona mezz’ora. La polenta riempiva la pancia, ma non nutriva a sufficienza, e, alle lunghe, faceva ammalare di pellagra. La differenza, in confronto con i contadini di campagna, stava nel fatto che i Cimbri erano relativamente “liberi”, non erano mezzadri, e questo gli permetteva scorribande sulle montagne, nei boschi e nei territori marginali, che servivano ad integrare l’eterna polenta e lo scarso companatico con quello che la natura offriva. I ragazzi portavano a casa trote dai torrenti e dalle pozze rane, gamberi d’acqua dolce, “corgnùi” o "bogoni" (chiocciole), e qualche animaletto preso con le trappole, scoiattoli, mustelidi. Gli uomini cacciavano uccelli e anche selvaggina, caprioli, galli forcelli, tassi, lepri. Carne e proteine, che salvavano dalle carenze drammatiche, dalla stupefazione e dalla follia indotta dalla pellagra. Si racconta che alcuni si spingevano a mangiare “carbonassi” (biacchi) e “polincinke” (orbettini), nonostante l’atavica repellenza per i rettili. Lo scrive anche Sebastiano Vassalli nel suo romanzo del 1992 "Marco e Mattio". Rendere attraenti certi alimenti era un’arte delle donne. Impararono a preparare e cuocere i “corgnùi” e le rane, con laboriose ricette straordinarie e saporite che oggi fanno la fortuna dei ristoranti tipici. Piatti che richiedono qualche giorno tra preparazione e cottura. Ma era nel
IN CIMBRO SI PUO' E SI DEVE DIRE TUTTO. Andrea Nicolussi Golo spiegherà l'importanza del tradurre in lingue minoritarie. Sabato 25 febbraio a Valdagno, Sala Soster.
Uno dei punti più alti del CORRIDOIO CIMBRO che congiunge i tre Altopiani (cimbro HOACHEBANE) sui quali si parla ancora il Cimbro: dal rifugio Fraccaroli (Carega) la strada scende verso capanna Sinèl. Si congiungono qui La Vallarsa (alle spalle) e la Val dei Ronchi (che scende ad Ala). Al Fraccaroli si sale da Giazza o Campogrosso, cioè dalla valle dell'Agno, anch'essa parte del Corridoio Cimbro. Da (Le)sinèl prende il nome la capanna che guarda La Lessinia dove sorge GIAZZA.
Emozionante 'drammatizzazione' dell'evacuazione del paese il 18 maggio del 1916. Ieri pomeriggio a Posina, graziata dai temporali del pomeriggio ma non dalla STRAFEXPEDITION, voci e figuranti ci hanno riportato alle reazioni della gente alle prime notizie dello sfondamento della linea italiana da parte degli Austriaci: prima increduli, poi restii ad abbandonare terre e case per fuggire davanti ad un nemico che non riconoscevano come tale. Tutti i giorni avevano affari con i Trentini della la val Terragnolo, tedeschizzata secoli prima dai Cimbri che risalivano da Posina...
UNA BELLEZZA IN PERICOLO.... Nel video la contrada CENGIATI DI NOVALE; vi si accedeva per una stradina cementata per gli abitanti lungo la val Rossia, prima che il comune transennasse l'accesso alla contrada nel 2015. Fra le sue case minacciate dalle pareti di roccia, la gente riconosce ancora l'insediamento più antico della zona. 'Mio nonnno mi diceva i vèci raccontavano che i Cengiati erano più antichi dei Rossati', racconta il sig Rossato (classe 1937) 'Furono gli Austroungarici a fondare la contrada...' Impossibile, ma nella memoria popolare AUSTROUNGARICO sta per tedesco. Un tedesco più antico, quello dei coloni CIMBRI.
#VIDEOCIMBRO Ecco qui un nuovo video che racconta un episodio della vita di Daniele quando era giovane! Anche a quei tempi c'erano le continue dispute tra guardiacaccia e cacciatori !
#VIDEOCIMBRO Ecco ancora un video sottotitolato che abbiamo visto al corso di lunedì. Nell'ultimo abbiamo avuto modo di trattare l'oro, questa volta invece si parla di muri e soldi....
Chiesa della BASSANELLA, Soave (VR). Benedettina, consacrata nel 1093. Furono portati qui antichissimmi bassorilievi da San Lorenzo fuori le mura, ma, soprattutto, nel luogo si venera una Madonna con Bambino sulla cui provenienza si racconta una bellissima leggenda. Don Fiorente Castagnedo (1898) narra che la statua fu collocata nella chiesa con il viso rivolto a meridione ma 'alla mattina la trovavano rivolta da sè a settentrione, verso cioè alle montagne di Badia Calavena, dalle quali, dicesi, essere partita.' Tutto fa pensare ad una MADONNA CIMBRA 'scivolata' verso le dolci colline di Soave...
Passo XOMO (VI), importante crocevia per le migrazioni dei CIMBRI. A POSINA (VI) si stabilirono alcuni Cimbri, dopo aver lasciato l'Altopiano di Asiago sul quale erano arrivati già nel X secolo portando in Italia una varietà germanica antica (Antico Alto Tedesco). Altri Cimbri da POSINA raggiunsero via Staro Recoaro e Valdagno, altri scesero la val Leogra fino a Schio...
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