09/07/2021
È sempre un’emozione trovare la firma del pittore, specialmente quando si mimetizza nel paesaggio. Qui, sulla roccia in primo piano dove si è accomodata la contadina, è scritto: "All'Osteria del fico verso Marino. Ph. Hackert. p. 1789".
Per il vedutista Hackert localizzarsi in modo così preciso, enfatizzando il carattere itinerante e immediato della rappresentazione, significa dichiarare il metodo di lavoro, basato sulla ripresa dal vero e sull’osservazione scientifica della realtà, che nulla toglie alla poesia del paesaggio.
Egli stesso diceva che compito del pittore è comporre “con arte e gusto, senza alterare la verità della natura”.
Il meraviglioso albero sulla destra, indagato in ogni singola foglia, testimonia la passione per l’approccio analitico: e a ritratti di alberi l’artista dedicherà, negli ultimi anni della sua vita, ben due serie di incisioni.
Pittore di sovrani - e non solo, si racconta che Ferdinando IV, se qualche oggetto non funzionava a dovere, diceva “portatelo da Hackert” - amico e maestro di disegno di Goethe, con cui condivise spensierate gite nella campagna romana, la sua vita fu movimentata, come i porti del sud Italia che ritrasse fedelmente, e raggiante, proprio come questo dipinto.
In foto: Jacob Philipp Hackert (Preuzlan 1737 - San Piero di Careggi 1807), Veduta dei Colli Albani e di Ariccia, olio su tela, dipinto non esposto
Crediti fotografici: Gallerie Nazionali di Arte Antica – Biblioteca Hertziana, Enrico Fontolan