10/03/2024
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IL CENTURIONE. LA SPINA DORSALE DELL'ESERCITO ROMANO
Di Francesco Giusti
Il ruolo e le qualità dei centurioni all'interno delle legioni romane erano di cruciale importanza, come descritto con precisione da Polibio, storico greco che ha fornito un'analisi dettagliata della struttura militare romana e del comportamento ideale dei suoi comandanti.
Secondo Polibio, i centurioni dovevano essere figure di comando equilibrate: non semplicemente guerrieri audaci e temerari, ma individui capaci di mantenere la calma, di dimostrare tenacia e capacità di comando, particolarmente nelle situazioni più critiche. Dovevano possedere la fermezza di resistere anche quando messi sotto pressione dal nemico, pronti a sacrificare la propria vita sul campo di battaglia per la causa e l'onore di Roma.
La struttura organizzativa della legione rifletteva questa filosofia. Ogni centurione era a capo di una centuria, l'unità di base dell'esercito romano, la quale variava nel numero di soldati da 80 a 100, e talvolta fino a 160 o, secondo alcune fonti, anche 300.
Le centurie erano raggruppate a coppie per formare i manipoli, strutture flessibili che consentivano una maggiore manovrabilità in battaglia. All'interno di ogni manipolo, i due centurioni avevano ruoli definiti come prior e posterior, con il prior che aveva la precedenza nel comando e si posizionava di fronte al nemico nella prima fila, mentre il posterior era pronto a sostituirlo in caso di necessità.
La capacità di adattamento e la continuità del comando erano aspetti fondamentali della strategia militare romana, come sottolineato da Polibio, che evidenziava come fosse essenziale che il manipolo non rimanesse mai senza guida, indipendentemente dalle circostanze. In battaglia, quando entrambi i centurioni erano presenti, il primo comandava la parte destra del manipolo e il secondo la parte sinistra. Se uno dei due mancava, il centurione rimanente assumeva il comando dell'intero manipolo.
Il primus pilus, il centurione del primo manipolo della prima coorte, rappresentava il grado più elevato tra i centurioni di una legione. Questa posizione non solo offriva un ruolo di prestigio, ma garantiva anche l'accesso al consiglio di guerra della legione, conferendo al primus pilus una responsabilità unica e un ruolo paragonabile a quello di un ufficiale moderno.
Polibio sottolineava come, durante la seconda guerra punica, i centurioni scelti per primi per ciascuna delle prime tre classi entrassero a far parte del consiglio militare, dimostrando l'importanza della loro esperienza e della loro leadership nel processo decisionale strategico.
Attraverso queste disposizioni, i centurioni rappresentavano il cuore pulsante delle legioni romane, pilastri di forza, disciplina e strategia che contribuivano in modo decisivo alla potenza militare di Roma. La loro figura, così come descritta da Polibio, incarna l'ideale del guerriero romano: non solo un combattente valoroso, ma anche un leader saggio e determinato, capace di guidare con esempio e di affrontare con coraggio e dignità le sfide più ardue.
FONTI
- Polibio, VI, 24.9.
- Livio, Ab urbe condita libri, I, 36, 6-8
- Y. Le Bohec, The Roman Army (2000)