07/08/2023
Tra giugno e settembre può permettersi di andare in vacanza soltanto un italiano su due. Anche chi parte, però, fa sempre più fatica a staccare davvero la spina, a cambiare abitudini e a sentirsi altrove, pur trovandosi a centinaia o addirittura migliaia di chilometri da casa. E così, durante e dopo, le vacanze lasciano addosso sempre più un senso di insoddisfazione, come se non riuscissimo davvero a viverle pienamente. Come riscoprirne, allora, il senso profondo?
La vacanza, innanzitutto, è un periodo di interruzione dal lavoro e dalla vita quotidiana in cui si compie un viaggio.
È il tempo dell’interruzione necessaria, della disconnessione dal lavoro, dalla routine e dalla vita ordinaria. "Vacanza", infatti, viene dal latino vacans, che indica l’essere vacante, vuoto, libero, senza impegni e occupazioni.
Oggi facciamo sempre più fatica a liberare davvero il tempo e a non sentire il fiato sul collo della vita ordinaria. Non siamo davvero in vacanza se incombono le mail e le notifiche sul cellulare, e se continuiamo a seguire le solite vite altrui sui social. È come se controllassimo la cassetta della posta di casa ogni giorno, come se un enorme elastico ci tirasse costantemente indietro verso la vita ordinaria.
Viviamo un obbligo alla familiarità che ci maldispone verso le novità. Il nostro ambiente cognitivo rimane sempre lo stesso: a cambiare è soltanto lo sfondo su cui si staglia. Questo provoca un’insoddisfazione diffusa in chi sente di non riuscire davvero a viaggiare, che genera disagio e tristezza.
Oggi, allora, dobbiamo pensare a delle vacanze che siano anche interruzioni della vita online, dagli innumerevoli ma identici stimoli che riceviamo ogni giorno. Un detox digitale che elimini i campanelli ordinari e ci apra realmente verso l’altrove che ci aspetta.
Così da scoprire e capire quelle parti di noi che solo andando oltre la routine, solo staccando le spine fisiche e digitali possono, finalmente, manifestarsi e realizzarsi.