Ipotesi di percorso
Il percorso proposto per la fruizione pubblica della grotta si sviluppa attraverso un sentiero gradonato che scende lungo la falesia fino ad un cancello che immette alla grotta vera e propria. Da qui si snoda lungo la sala subaerea, escludendo il tratto sottomarino che ha restituito numerose testimonianze delle fasi di frequentazione più antica della cavità, attraverso il recup
ero di resti scheletrici e corredi funebri. Come già accennato, la sala di ingresso della grotta è stata oggetto di rinvenimenti sporadici e di scavi stratigrafici che si sono concentrati su alcune aree e saggi. Il percorso si snoda verso Sud-Ovest, attraversando parzialmente quello che è il luogo più pianeggiante della grotta, nel quale furono rinvenute le tracce d’insediamento di epoca neolitica. Nella sala d’ingresso, infatti, nel tratto pianeggiante furono ritrovati resti di focolari, frammenti fittili e strumenti litici. I dati degli scavi del Maxia e del Lilliu e gli scavi clandestini ci hanno dato notizia di focolari sovrapposti di Cultura S. Michele di Ozieri, integrati dalle ricerche stratigrafiche del Loria e del Trump del 1972 che hanno potuto verificare la sovrapposizione stratigrafica della Cultura di Bonu Ighinu ed Ozieri. La visita al sito prevede la possibilità di scegliere un sentiero che costeggia il versante esterno della cavità, restando nel tratto esterno dell’attuale versante a mare. In antico tale lato doveva essere chiuso, dato che l’accesso era situato ad un livello inferiore e che tale apertura è stata causata da uno slittamento di parte della falesia. Nella zona antistante la grotta ed all’imboccatura della stessa, dal lato mare, furono rinvenuti dal Lilliu un muro a secco e ceramiche d’età romana. Questi manufatti supportano la tesi della continuità della frequentazione della grotta a scopo rituale anche in età romana quando, forse, si trovava in loco un luogo di culto per le Ninfe degli antri marini, come sembrerebbe confermare il perpetuarsi del nome nel Portus Ninpharum attribuito dalle fonti a Porto Conte. Appare evidente, dunque, che qualunque intervento in questa prima parte della Grotta Verde abbia necessità di un affiancamento specialistico di un Archeologo che possa, di volta in volta, verificare l’esistenza di lembi di paleosuoli e sequenze stratigrafiche ovvero la presenza di reperti. Al punto 1 di sosta è possibile ammirare il panorama interno ed esterno della grotta. Tale postazione panoramica è posta in corrispondenza dei resti del sacello paleocristiano dedicato a S. In questa zona furono rinvenuti i ruderi di opere murarie, addossati alle rocce. Sarebbe opportuno, dunque, un intervento archeologico che possa almeno mettere in evidenza con chiarezza le tracce della struttura e recuperare eventuali ulteriori informazioni relative a questa fase di occupazione del sito. In prossimità dell’altare, su una roccia, furono rinvenuti i graffiti cruciformi e filiformi che testimoniano l’uso sacro della grotta e che andrebbero opportunamente valorizzati. Dalla parte mediana della cavità il sentiero procede verso Sud-Ovest, con un’acclività che diventa sempre più forte. Sebbene in questo tratto della sala non siano segnalati rinvenimenti archeologici,
niente osta ad ipotizzare una frequentazione, seppur meno intensa, anche di quest’area. E’quindi opportuno che i lavori relativi alla sistemazione di questo tratto del percorso siano ugualmente seguiti da uno specialista. Dopo circa 50-60 m. si giunge al deposito di frana attraverso cui si procede per proseguire fino all’imboccatura del laghetto e della sala sottomarina. In prossimità del cunicolo e sopra e nei depositi di frana furono rinvenuti i livelli di frequentazione della grotta nel neolitico Medio e recente,che sigillavano gli strati di occupazione più antichi. Di conseguenza ogni operazione che avvenga anche sui detriti o la eventuale asportazione di parte di essi è bene che venga preceduta da
un intervento di scavo stratigrafico che recuperi gli eventuali elementi di datazione relativa ed i rispettivi reperti. Nello specifico si raccomanda particolare attenzione nelle fasi di eliminazione di frammenti di gradini in laterizio e dei gradini in cemento posti in prossimità della c.d. “zona archeologica” e dell’altare. Presso la zona archeologica la passerella lambirà l’area interessata dal rinvenimento dei reperti,mentre verranno collocati nella stessa alcuni punti luce che, sebbene non richiedano lavorazioni che alterino la superficie del sito, suggeriscono la presenza di un archeologo durante il loro svolgimento. Massima attenzione e presenza costante di un archeologo sono da prevedere in particolare durante i lavori da effettuare presso l’altare, dove andranno eliminati i gradini in laterizio sostituendoli con la passerella metallica, verrà stabilizzato un muretto mediante interventi di consolidamento consistenti essenzialmente in sottomurazioni armate, e dove saranno apposti due fari della potenza di 12x2W tramite piastra di fissaggio, non invasiva delle superfici sottostanti. In conclusione, si ritiene opportuno che le attività di sistemazione della grotta per la realizzazione di un percorso interno che preveda la fruibilità della sala subaerea siano affiancate da una su pervisione archeologica specialistica che permetta di verificare la necessità di interventi di diversa natura a seconda delle zone interessate e della realtà di ogni singolo intervento.