Guide In Rete CNA

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Guide In Rete CNA Perché scegliere una Guida in Rete CNA? La risposta è semplice! Siamo una rete di guide turistiche
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Siamo una rete di Guide Turistiche abilitate della Regione Emilia-Romagna associate a CNA Ravenna. Le nostre guide sono unite da un unico grande obbiettivo: la PASSIONE per il mestiere di guida e la convinzione che sia necessario portarlo avanti con il massimo dell QUALITÀ e PROFESSIONALITÀ. Non solo, il nostro amore per il territorio in cui lavoriamo ci spinge a promuoverlo attraverso ITINERARI T

URISTICI rivolti a tutti! Organizziamo momenti di FORMAZIONE e AGGIORNAMENTO per noi guide, cerchiamo sempre nuove idee e proposte di COLLABORAZIONI con musei e istituzioni culturali. Se volete informazioni sulle nostre attività o volete prenotare una visita con noi scriveteci alla mail [email protected]
Saremo felici di condividere con voi il nostro entusiasmo e la nostra preparazione!

Crescono le guide turistiche in CNA.Benvenuta alla nuova rete: Ferrara Tour Guide.
24/06/2022

Crescono le guide turistiche in CNA.
Benvenuta alla nuova rete: Ferrara Tour Guide.

“Ferrara Tour Guide è una rete di guide turistiche e ambientali e di accompagnatori turistici che intende promuovere il territorio e la città di Ferrara. Collaborando con Cna Turismo e Commercio intendiamo proporre nuovi itinerari tematici che valorizzino tutte le specificità del territorio, co...

Quasi quasi mi faccio un'esperienza...
16/06/2022

Quasi quasi mi faccio un'esperienza...

La via digitale per turismo, servizi culturali e commercio.A Ravenna un appuntamento da non perdere.https://www.ravennaw...
10/05/2022

La via digitale per turismo, servizi culturali e commercio.
A Ravenna un appuntamento da non perdere.

https://www.ravennawebtv.it/cnna-digital-way-a-ravenna-la-via-digitale-per-imprese-della-filiera-di-turismo-commercio-e-servizi/

In un mondo dove cambiamento e trasformazione sono le parole d’ordine, anche le imprese della filiera del turismo e del commercio stanno assistendo ad evoluzioni radicali, gran parte dovute all’impatto e all’impiego delle tecnologie digitali nell’esperienza d’acquisto. Che si tratti di un ...

Digital Way a Ravenna (teatro Rasi, 12 maggio) è un'appuntamento imperdibile per chi opera nella filiera del turismo, de...
09/05/2022

Digital Way a Ravenna (teatro Rasi, 12 maggio) è un'appuntamento imperdibile per chi opera nella filiera del turismo, della cultura, del commercio.

Consulta il programma completo e iscriviti gratuitamente all’evento: https://bit.ly/3MqSda2

12/03/2022
Caro bollette e imprese turistiche.Ne parliamo in CNA.
16/02/2022

Caro bollette e imprese turistiche.
Ne parliamo in CNA.

Crisi energetica, bollette e scenari - giovedì 17 febbraio 2022, ore 18.00, CNA Ravenna organizza un webinar sul tema del costo dell'energia

Lotta al caro-energia: Occorre fare di più.
25/01/2022

Lotta al caro-energia: Occorre fare di più.

Caro-energia, 200mila imprese temono di fermare l’attività. Un'indagine realizzata dal Centro Studi della CNA presso circa 2.500 imprese

Provali tutti in Emilia Romagna...https://youtu.be/p4xVgKL5HWg
04/01/2022

Provali tutti in Emilia Romagna...

https://youtu.be/p4xVgKL5HWg

Ce la farà il nostro concorrente Stefano Accorsi a riconoscere tutte le paste fresche dell'Emilia-Romagna in 60 secondi?C'è chi dice impresa impossibile...e ...

Per le guide turistiche, nonostante tutto, sono giornate di lavoro.E si meritano anche i nostri auguri.
27/12/2021

Per le guide turistiche, nonostante tutto, sono giornate di lavoro.
E si meritano anche i nostri auguri.

13/12/2021

Segui in diretta il seminario Promofuffa e Fantavendita? (anche no, grazie!)

Cerchi le migliori promozioni a Ravenna?Eccoti la piazza di Cna Ravenna con dentro le imprese artigiane con le loro offe...
02/12/2021

Cerchi le migliori promozioni a Ravenna?

Eccoti la piazza di Cna Ravenna con dentro le imprese artigiane con le loro offerte scontate ma di qualità.

Questo è link delle meraviglie: https://www.impresecnaravenna.it/Promozioni

🌳L’albero della Libertà🧐Sul finire del 1700 molte città italiane furono travolte dall’ondata rivoluzionaria proveniente ...
12/06/2021

🌳L’albero della Libertà🧐

Sul finire del 1700 molte città italiane furono travolte dall’ondata rivoluzionaria proveniente dalla Francia e dai nuovi valori popolari di libertà, uguaglianza e fratellanza.

Per celebrare quel momento furono piantati al centro delle città i cosiddetti “Alberi della Libertà”. Il primo, fu piantato a Parigi nel 1790 ed era praticamente un palo sormontato dal berretto frigio rosso e adorno di bandiere nazionali.

Il palo (o l'albero) era un'allegoria della libertà, un simbolo rivoluzionario ma ancorato anche alla tradizione popolare contadina del Calendimaggio ( tradizione viva ancor oggi in molte regioni d'Italia come allegoria del ritorno alla vita e della rinascita legata al culto della primavera). La danza che si ballava intorno all'albero era la Carmagnole che era anche il canto della rivoluzione francese.

Ravenna non fu esente da questa ventata rivoluzionaria e con l’arrivo delle truppe francesi in città nel 1797 fu piantato il primo Albero della Libertà.

Generalmente gli alberi della libertà erano piantati nella piazza principale della città e molti di questi alberi furono sradicati una volta passato il periodo rivoluzionario francese, chiaramente osteggiato dal potere pontificio.

Col tempo l'albero assunse anche un’ulteriore valore simbolico; non fu solo l'emblema della libertà, ma anche quello della Repubblica e della rivoluzione sociale, per questo il berretto fu presto sostituito dalla bandiera rossa e fu spesso impiantato in eventi collegati all’ideologia repubblicana.

Al termine delle battaglie risorgimentali del 1849, nella breve parentesi della Repubblica romana, che interessò anche Ravenna, l’albero della libertà distrutto dallo stato pontificio fu presto ripiantato nello stesso posto in cui si trovava il precedente.

Il patriota ravennate Primo Uccellini, quando scrisse le sue memorie riguardo al tempo della Repubblica Romana del 1849 ricordò che il carbonaro Andrea Garavini che nel 1797 aveva piantato in Ravenna il primo albero della libertà, gridava "scavate qui che troverete le radici di quell’albero carbonizzato!”

Nel 1904 per ricordare questi eventi, il Comune di Ravenna pose al cento di Piazza del Popolo una targa commemorativa in marmo, restaurata nel 2016.

🖌Francesco Antonelli

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Cna per le guide turistiche: il rilancio? parte dalla professionalità.Le nostre proposte al Parlamento.
10/06/2021

Cna per le guide turistiche: il rilancio? parte dalla professionalità.
Le nostre proposte al Parlamento.

Nel corso dell’audizione, CNA ha sottolineato l’importanza delle guide turistiche per la ripresa del sistema economico italiano.

📸Un racconto fatto di scatti...con  Oggi vi portiamo alla Basilica di San Giovanni Evangelista a  ...fortemente legata a...
09/06/2021

📸Un racconto fatto di scatti...con
Oggi vi portiamo alla Basilica di San Giovanni Evangelista a ...fortemente legata alla nobilissima Galla Placidia!

Dietro l'obiettivo 👉 Luana Piccinini

Attraverso i nostri scatti vogliamo raccontarvi le nostre città, i nostri paesaggi, i nostri luoghi del cuore, quelli che stuzzicano la nostra curiosità, quelli in cui ci perdiamo per la troppa bellezza e dove dove vogliamo sempre accogliervi, per raccontarveli dal vivo!

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🧐I PRIMI SECOLI DELLA CRISTIANITA’All’interno delle basiliche di Ravenna, non solo i mosaici, ma anche altrioggetti e ar...
05/06/2021

🧐I PRIMI SECOLI DELLA CRISTIANITA’

All’interno delle basiliche di Ravenna, non solo i mosaici, ma anche altri
oggetti e arredi rievocano le liturgie dei primi secoli della cristianità.

Nella cattedrale, per esempio, si conserva un pregevole ambone, attribuito
alla committenza di Agnello, che fu arcivescovo nella seconda metà del VI
sec. La decorazione si compone di una raffinata trama di animali fra cui
agnelli, pavoni, pesci, colombe e anatre, tutti evocazione di una feconda
simbologia.

L’ambone era il luogo da cui veniva annunciata la Parola: esso
rappresentava il sepolcro vuoto da cui l’angelo aveva rivelato la
resurrezione di Cristo. Nelle chiese dei primi secoli spesso ve ne erano
due, e con funzioni diverse.

Da quello posto lungo la navata sud, il lettore, rivolgendosi a nord -
procedendo quindi dalla luce verso le tenebre - proclamava il Vangelo: le
parole di Cristo, simbolicamente, rischiaravano il buio.

L’altro ambone, invece, era riservato alla lettura dei Profeti e delle Lettere.
Tracce piene di suggestione, che sono memoria di antichi gesti e della
densa spiritualità che coinvolgeva le prime comunità cristiane.

Seguiteci per riscoprirla attraverso i nostri racconti.

Luana Piccinini

© Carlo Pelagalli by Wikimedia Commons

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Dopo un lungo periodo di chiusura riapre al pubblico un luogo simbolo della città di Ferrara, Palazzo Schifanoia, capace...
29/05/2021

Dopo un lungo periodo di chiusura riapre al pubblico un luogo simbolo della città di Ferrara, Palazzo Schifanoia, capace di far rivivere a distanza di secoli i fasti rinascimentali della corte estense e di affascinare ancora migliaia di visitatori con la sua magia immutata.

Torna a risplendere di nuova luce, grazie ad un percorso museale innovativo, articolato in 10 sale e composto da circa 170 opere che ci accompagnano in un viaggio indietro nel tempo fino al cuore dell’arte ferrarese.

Residenza di svago immersa nel verde, fu costruita alla fine del’300 per volere del marchese Alberto V d’Este come luogo di riposo, di studio e di divertimento, atto a “schivar la noia” della città.
Schifanoia fu una delle tante “delizie” degli Estensi, ville di campagna disseminate nel territorio del ducato tra la riva destra del Po, la f***a rete di canali navigabili e il mare. Quel paesaggio culturale pianificato ed unico che ha permesso al Parco Delta del Po di entrare nella lista Unesco dal 1999.

Grazie alla carismatica figura di Borso d’Este, signore della città tra il 1450 e il 1471, l’edificio venne ampliato e decorato, assumendo la forma attuale. Nel 1465, infatti, Borso ordina all’architetto Pietro Benvenuti degli Ordini di sopraelevare il fabbricato con un piano nobile destinato ad accogliere gli appartamenti ducali ed un ampio salone di rappresentanza: il Salone dei Mesi. Affrescato da un’équipe di pittori, guidati dall’umanista e astrologo Pellegrino Prisciani, e terminato, come le altre parti dell'edificio, nel 1469-70 rappresenta ancora oggi uno dei più stupefacenti capolavori dell'arte del Rinascimento italiano.

Gli artisti attivi nella decorazione del salone sono quelli dell’Officina Ferrarese, così definita dal Longhi, fra i quali spiccano il genio pittorico di Francesco del Cossa, allievo di Cosmè Tura, e il genio furente del giovanissimo Ercole de’ Roberti. Frutto di tale impresa collettiva, il ciclo dei Mesi diventò così la celebrazione assoluta della casata estense in chiave astrologica e mitologica.
Il risultato è una singolare commistione di divinità pagane classiche, di astrologia di origine araba ed orientale, di mitologia di derivazione medievale e di propaganda politica basate sulle immagini, secondo un articolato programma iconografico volto ad esaltare Borso come abile amministratore della giustizia e del territorio.

Un nuovo e dinamico sistema d’ illuminazione racconta tutto questo in modo sorprendente: le pitture murali si animano per donarci un’esperienza di visita emozionante ed immersiva in un’atmosfera magica.
Il tema della luce è centrale anche nelle altre sale del palazzo quattrocentesco, alcune fruibili per la prima volta, dove una raccolta di opere dei Musei di Arte Antica di Ferrara ripercorre la storia dell’arte locale dal Rinascimento al Neoclassicismo ottocentesco. Dalle straordinarie medaglie di Pisanello e dalle sontuose miniature di Guglielmo Giraldi alle sorprendenti sculture di Niccolò Baroncelli, di Domenico di Paris e di Sperandio Savelli, fino alle vigorose tele di Carlo Bononi e dello Scarsellino, per concludere con i marmi e i bronzi antichi e moderni importati da Roma nel Settecento e il colossale busto di Leopoldo Cicognara di Antonio Canova.

Cosa aspettate a contattarci e fissare un visita guidata al Nuovo Museo Schifanoia?

Post a cura di Eleonora Nura Fortini

«Era in que’ tempi signore di Ravenna, famosa e antica città di Romagna, uno nobile cavaliere, il cui nome era Guido Nov...
22/05/2021

«Era in que’ tempi signore di Ravenna, famosa e antica città di Romagna, uno nobile cavaliere, il cui nome era Guido Novel da Polenta; il quale, ne’ liberali studii ammaestrato, sommamente i valorosi uomini onorava, e massimamente quegli che per iscienza gli altri avanzavano».

Con queste parole Giovanni Boccaccio descrive la situazione politica di Ravenna all'epoca dell'arrivo del Sommo Poeta, nel Trattatello in Laude di Dante, le cui tre redazioni sono collocabili a cavallo fra gli anni 50 e 60 del Trecento.

Guido Novello, discendente dai signori del castello romagnolo di Polenta, presso Bertinoro, apparteneva a quella grande aristocrazia militare dell’Appennino, che dalla seconda metà del Duecento stava imponendo il proprio dominio sui comuni di Romagna. Aveva compiuto il suo apprendistato politico come consigliere e savio del comune di Ravenna, e come capitano del popolo e podestà di Reggio e Cesena, e nel 1316 aveva ottenuto la carica di podestà a vita dopo la morte dello zio.
La prima testimonianza figurativa del Sommo Poeta alla corte di Guido Novello è rappresentata dall’opera realizzata da Andrea Pierini nel 1850 ca., attualmente esposta presso la straordinaria mostra ospitata presso i Musei San Domenico di Forlì, "Dante. la visione dell’arte", e proveniente dalla Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti, a Firenze.
Nella tela Dante è rappresentato in piedi al centro della stanza nell’atto di declamare un testo che sta provocando evidente angoscia presso la corte. Guido Novello, seduto su uno scranno, vestito di rosso e con berretto piumato, rivolge lo sguardo verso lo spettatore e sembra intenzionato con un gesto della mano ad interrompere la struggente lettura.
Al centro della scena è ritratta la moglie di Guido, Caterina Malavicini da Bagnacavallo, sulla cui spalla destra si stringe una fanciulla. Sulla sinistra, una giovane travolta dell'emozione, trova conforto fra le braccia di un’altra donna, in piedi alle sue spalle.
La critica ha interpretato il turbamento generalizzato come conseguenza della lettura del quinto canto dell’Inferno, nel quale si narra della tragica quanto celebre vicenda che vide protagonisti Francesca da Polenta, zia di Guido Novello, e l’amante Paolo Malatesta, che fu capitano del popolo a Firenze fra il 1282 e il 1283.

"Amor, ch’al cor gentil ratto s’apprende
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e ’l modo ancor m’offende.
Amor, ch’a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m’abbandona.
Amor condusse noi ad una morte:
Caina attende chi a vita ci spense».
(Inf. V, 100 - 107)

Francesca, figlia di Guido Minore da Polenta, andò sposa fra gli anni 70 e 80 del Duecento a Gianciotto Malatesta, signore di Rimini nell'ambito di un matrimonio politico, che doveva segnare la riconciliazione fra le due casate dopo un lungo periodo di lotte.
Si innamorò però di Paolo, fratello di Gianciotto, che, scoperto il loro amore, li uccise per vendetta, tanto che nel canto si preannuncia il fatto che dovrà scontare la sua dannazione nella Caina, la zona infernale del IX cerchio destinata ai traditori dei parenti.
Dante costituisce l’unica testimonianza di questo adulterio, e tutto ciò che ne fu scritto nei secoli successivi non è altro che amplificazione leggendaria e romanzesca.

🖊 Sara Baldini

Sulle colline di Cesena (FC) è un piccolo borgo fortificato, di grande suggestione: è  , Bandiera Arancione del Touring ...
15/05/2021

Sulle colline di Cesena (FC) è un piccolo borgo fortificato, di grande suggestione: è , Bandiera Arancione del Touring Club.
Raccolto intorno alla cinta muraria che lo difendeva nel Medioevo,è documentato dal Mille; fu un dominio malatestiano poi concesso dalla Santa sede alla famiglia Ordeaffi di Forlì e ai Montefeltro. Nel 1485 tornò in possesso dell’Arcivescovo Filasio Roverella che lo infeudò alla propria famiglia che lo tenne fino al 1745.
Nel 1745 l’arcivescovo di Ravenna Ferdinando Romauldo Guiccioli lo concesse al fratello Ignazio.
Alessandro Guiccioli, in seguito, lo trasformò in una sorta di “buen retiro” familiare; in questo frangente, il famoso , accasatosi a Ravenna, presso la grande dimora dell’odierna via Cavour vi avrebbe soggiornato in compagnia dell’amata Teresa Gamba, moglie di Alessandro Guiccioli. Il piccolo maniero, fu, inoltre, anche sede di riunioni carbonare.
La piccola piazza antistante è dedicata a George Byron per questa ragione.
Il castello venne, infine, acquistato dalla famiglia Volpe nel 1960 che ne è l’attuale proprietaria.
Il borgo è una vera chicca: piccolo, abitato, in posizione dominante, è al centro di numerosi eventi culturali che vi vengono organizzati durate tutto l’anno.
Alessandra Brocculi


🧐Ravenna: impressioni di viaggio dalla “città del silenzio”Ravenna, “città del silenzio”, come immortalata da D’Annunzio...
08/05/2021

🧐Ravenna: impressioni di viaggio dalla “città del silenzio”

Ravenna, “città del silenzio”, come immortalata da D’Annunzio, da secoli viene cullata dall’eco imperituro del canto del cigno dell’Impero Romano d’Occidente e dei versi di Dante.
Il silenzio, il riflesso degli antichi splendori dell’epoca antica e tardoantica e la voce di Dante emergono come veri e propri leitmotiv dai resoconti di viaggio e dagli scritti delle centinaia di visitatori che dal XVIII al XX secolo hanno varcato le porte di Ravenna, meta imprescindibile di quella particolare esperienza formativa che fu il Grand Tour, alla scoperta della cultura, dell’arte, della storia e delle bellezze d’Italia, e tappa fondamentale del “viaggio dantesco”, un itinerario sulle orme di Dante che, grazie anche all’esempio e alle opere di Byron, divenne di gran moda per il turismo colto tra gli inizi del XIX e parte del XX secolo.

Nel 1819 Lord Byron giunse a Ravenna e della città in cui avrebbe soggiornato per oltre due anni in scrive: “Ravenna conserva del vecchio stile italiano più di qualsiasi altra città”, e ancora nelle sue rime:
“… Più felice Ravenna! oh! di cadente
Impero ultimo avanzo! a te nel grembo
l’esule egregio ebbe riposo. Anch’ella
di polvere immortale Arquà si vanta;
Mentre Fiorenza indarno ognor richiama
La spoglia di Colui che un giorno espulse”
Nella città romagnola Byron ebbe modo di vivere con intensa partecipazione emotiva la sua devozione per Dante, con cui sentiva una profonda consonanza sia per il comune destino dell’“esilio”, sia per l’importanza che entrambi attribuirono al ruolo civile ed etico del poeta:
“Io passo ogni giorno dove giacciono le ossa di Dante: una
piccola cupola più forbuta che solenne protegge le sue ceneri,
ma è la tomba del bardo, non la colonna del guerriero che quivi
è venerata: tempo verrà in cui, subendo entrambe la stessa
sorte, il trofeo del conquistatore e il volume del poeta
scompariranno nella notte che copre i canti e le guerre anteriori alla
morte del Pelide e alla nascita di Omero.”
Notissime le pagine dedicate da Byron alla pineta ravennate, dove amava fare cavalcate solitarie, o inoltrarsi per meditare e trovare l’ispirazione, ricercandovi le suggestioni di Dante e Boccaccio:
“… Dolce ora del crepuscolo! … nella solitudine della Pineta …
sulle rive silenziose cui circoscrive l’immemorabile foresta di
Ravenna che copre quel suolo dove un tempo ruggirono le
onde dell’Adriatico, fino ai luoghi in cui sorgeva l’ultima
fortezza dei Cesari; foresta sempre verde che rendono sacre per
me le pagine di Boccaccio e i canti di Dryden, oh! quanto io
ho amato l’ora del crepuscolo e te!”

Nel 1832 Antoine-Claude Pasquin Valery, nei suoi resoconti di viaggio in Italia, ricordava come “la tomba di Dante è, per l’immaginazione, il primo monumento di Ravenna, e una delle più illustri tombe del mondo”, anche se deluso per “la ca****la meschina e di cattivo gusto (…) ben poco degna di una tale sepoltura”, critica, quest’ultima, assai ricorrente anche nelle memorie dei viaggiatori successivi. Proseguiva descrivendo metaforicamente la pineta attorno a Ravenna come “un velo funebre gettato dalla natura su quello che rimane della città decaduta”.

Jean Jacques Ampère, spinto dal culto di Dante che si stava affermando prepotentemente in tutto l’Occidente, intraprese un viaggio sulle orme del poeta e, nel 1839, pubblicò il suo Voyage dantesque:
“Presso Ravenna, una deserta contrada, vaste e solitarie pianure, un cielo cupo, una luce morta, alla mia destra l’interminabile Pineta, alla sinistra il sole mezzo nascosto fra dense nubi di color rossastro, mi annunziavano la tomba di Dante. Ravenna è degna tomba di un Dante: città malinconica, e già tomba dell’impero romano d’Occidente, impero che nato in una palude venne a spirare in una laguna. La via che conduce a Ravenna costeggia una foresta di pini (...), la quale parvemi un immenso bosco funebre che servisse d’ingresso alla tomba comune a queste due grandi potenze, dinanzi alle cui memorie ogni altra tace.” E descrivendo il momento della visita alla tomba del poeta: “(…) dinanzi alla tomba ove riposa (…) quell’uomo la cui vita fu sì tormentata, la cui memoria è sì grande, (…) non vidi più i difetti dell’edificio, non vidi che l’illustre polve che l’abita, e la mia anima fu assorta interamente da un sentimento confuso di riverenza per la tomba di un amico sventurato, e di tenerezza per l’altare santificato dalle reliquie di un martire”.

Charles du Bois-Melly, nel 1877, riportava come “l’ombra di Dante si presenta ad ogni istante all’immaginazione dello straniero errante nei quartieri solitari di questa città inanimata, e nessuno viene qui senza farsi condurre alla tomba del poeta”.

Dalle molteplici memorie di viaggio su Ravenna l’impressione che maggiormente viene associata alla sua immagine è quella di “antica”, aggettivo spesso accompagnato da altri come “silenziosa”, “solitaria”, “deserta”, “decaduta” “morta”: in tal modo questa aura del passato e dell’antico sembra assumere toni meno glorificanti. In particolar modo l’attributo “morta” diverrà uno stereotipo difficile da eradicare, tuttavia, anche di questa sua atmosfera c’è chi ha colto l’aspetto più suggestivo, intimo e poetico.

Il visconte Eugène Melchior De Vogüé nel 1893 le dedicò un articolo, À Ravenne, sulla famosa R***e des deux mondes che ebbe una notevole eco. Così è descritto il momento del suo arrivo in città:
“Il treno si ferma, si discende in una piazza deserta. Avvolta in questo lenzuolo di vegetazione, una piccola città a tinte rugginose, vuota, silenziosa, emerge come un oggetto antico e disusato, con l’aria di una vecchia d’altri tempi dimenticata insepolta. È Ravenna, la dolce morta, la Bisanzio occidentale”, e per un “inaspettato capriccio della storia (…) la civiltà s’è concentrata per un istante in questo luogo”. Segue la difficoltà nell’inglobarla in un’immagine univoca: “Quello che si vede qui è un resto latino o un promontorio avamposto d’Oriente?”; si tratta di una “città ibrida” dove “l’arte pagana diventa cristiana, l’Augusto italico (…) diviene greco, i re barbari (…) assumono il ruolo di Cesari (…)”. Ma, oramai, nella Ravenna attuale tutto ciò non esiste più, “i secoli l’hanno sommersa insieme a queste terre d’apporto, in cui occorre cercare a due metri di profondità il suolo antico e le basi delle colonne”. Ed è per questa sua caratteristica che, anche il De Vogüé, come tanti altri, la definisce “la tomba delle tombe”, ma non secondo lo stereotipo che la dipinge come funerea o desolata, al contrario: “Ravenna non è lugubre. (…) È la dolce morta. Non c’è orrore intorno a lei, perché non c’è lotta della vita contro la normale dissoluzione; perché non c’è niente di reale, in questo fantasma di un momento storico lontanissimo (…). Non c’è che pace, con un fascino infinito, sopra queste ceneri così poco disturbate”. E’ a Ravenna che “vennero a spirare , annichilirsi e infine riposare le più grandi anime che l’umanità abbia conosciuto, l’anima di Roma, l’anima di Dante, qui esse hanno trovato la pace, come il vicino fiume nel mare”.
E anche De Vogüé non può mancare di fare una visita alla Pineta di Dante e una volta uscito da “questo labirinto” arboreo gli si apre dinnanzi “uno spettacolo magico”. S’intravede tra “le arcate dei grandi pini, immobili e neri (…) una piana indefinibile, steppa, torbiera, palude” che “srotola la sua tela vuota fino alle linee incerte del mare”, e in questo apparente “deserto” dove sembra non vi sia “nessun accadimento, nessun movimento” qualcosa si muove: ”grandi vele, dai vivaci toni arancioni e color zafferano, si spostano lentamente rasoterra, senza che si scorgano le barche che le portano nei canali: un miraggio in più, oltre a quelli che il baluginare di un’aria bruciante fa tremare sui piani lontani di questa solitudine».

Non mancano tra i molteplici visitatori di Ravenna anche quelli d’oltreoceano, tra questi una voce su tutte, quella di Henry James, con ben undici pagine dedicate alla città romagnola, nella sua raccolta Ore italiane, scritta tra il 1872 e il 1909:
“Di Ravenna comunque non ho che da sorridere, di un sorriso grave, meditabondo, filosofico, mi affretto a precisare, così come conviene alla dignità storica (…) del luogo. (…) dovunque (...) scintillio delle volte e delle trabeazioni ricoperte di mosaici più o meno arcaici, ma sempre brillanti ed elaborati; dovunque si sentiva anche lo stesso profondo stupore per il fatto che, mentre i secoli erano trascorsi ed erano caduti e risorti imperi, queste piccole tessere colorate di pasta vitrea rimanevano nelle loro sedi conservando intatta la loro freschezza.” Anche lui rivolge un’attenzione particolare alla foresta ravennate e quando arriva a Classe rimane folgorato dalla splendida e solitaria Basilica di Sant’Apollinare: “Tra la città e la foresta, nel mezzo di un terreno paludoso e malarico, si innalza la più bella delle chiese ravennati, l’imponente tempio di Sant’Apollinare in Classe. (…) La sua posizione di assoluta solitudine ne raddoppia l’effetto. (…) Rimasi lassù in alto per una memorabile mezz’ora, seduto in quell’onda di luce morbida, a guardare in basso la grigia e fredda ampiezza della navata, e poi fuori dalla porta spalancata, verso il verde vivido degli stagni, porgendo l’orecchio a quella quiete malinconica”.

In tempi più recenti Demetrio Merejkowsky (1938) non vede un “luogo migliore, per l’ultimo rifugio di Dante, della vecchia Ravenna, tomba dei secoli, culla dell’eternità”, e Marguerite Yourcenar, in visita a Ravenna nel 1935, le dedica un capitolo che confluirà nella sua raccolta Pellegrina e Straniera:
“Per queste strade fiancheggiate di case basse, dove di tanto in tanto esplode il banale fragore di una fanfara, tra negozi che espongono le loro lusinghe fuori moda, ogni tanto emana il sentore di noia delle giornate troppo lunghe, dei doveri monotoni, e l’Invidia è il più vezzeggiato dei sette vizi capitali. Le sole chiese, nascoste qua e là dietro le loro facciate di mattoni ruvide, quasi sotterranee, accessibili solo attraverso corridoi lunghi e sinuosi, si aprono come spiragli di un mondo dell’anima”.

Non solo viaggiatori e scrittori stranieri, l’esperienza di un viaggio a Ravenna rimane ben viva ed emozionante anche nella memoria dei tanti italiani che l’hanno visitata e vissuta.
Dalla “città solitaria e di grandi memorie” di Carducci, “asilo conveniente a Dante vecchio; (…) qui (…) la pianura, il mare, le tombe de’ Cesari”, passando per “l’antica selva” pascoliana, “sublime cattedrale”, “sul mar, che trema per grida atroci o per melodie sante: in quella selva s’agita il poema sacro di Dante”, fino all’onorifica constatazione dello storico Arnaldo Momigliano, che per “comprendere la storia italiana” prende un treno e viene a Ravenna dove “Lì, tra la tomba di Teodorico e quella di Dante, nella rassicurante vicinanza del miglior manoscritto esistente di Aristofane e in quella meno rassicurante del miglior ritratto dell’imperatrice Teodora, posso cominciare a sentire quel che la storia italiana è stata in realtà».
E tra tutti, il tributo più acuto e imperituro a Ravenna, il canto di D’Annunzio:
“Ravenna, glauca notte rutilante d'oro, sepolcro di violenti custodito da terribili sguardi, cupa carena grave d'un incarco imperiale, ferrea, construtta di quel ferro onde il Fato è invincibile, spinta dal naufragio ai confini del mondo, sopra la riva estrema! (...) Solo si partirà dal tuo sepolcro per vincer solo il furibondo Mare e il ferreo Fato.”

Ravenna, la silenziosa “dolce morta”, malinconico “deserto” senza ombre, città dormiente, “tomba delle tombe” e di se stessa, luogo in cui percorsi pochi scalini verso il sottosuolo avviene la magia: dal silenzio assordante dei suoi spazi esterni e dei suoi vicoli ci si ritrova avvolti dal silente canto di un passato fulgido e imponente, cristallizzatosi nel presente per formare un’unica materia e diventarne sostanza essenziale e quotidiana. E, a firmamento di questa rilucente e possente storia e materia, i versi di Dante a volteggiare in eterno sulla città in cui trovò, finalmente, protezione, accoglienza, affetto e ammirazione negli ultimi anni della sua vita; città, Ravenna, che 700 anni fa il fato volle divenisse la sua ultima dimora terrena.

Viaggiatori del 2021, che stiate percorrendo il vostro personale “Voyage dantesque” in occasione delle celebrazioni del settecentenario della morte di Dante, o un Grand Tour d’Italia, o che siate semplicemente di passaggio, magari per lavoro o diretti verso la nostra bella riviera romagnola, Ravenna è qui, aperta e pronta ad accogliervi con i suoi tesori, la sua luce, i suoi “silenzi” e la sua ospitalità... come la storia insegna.

Testo: Samanta Federici

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📸Un racconto fatto di scatti...con  Oggi vi portiamo al Castello Estense di  ! Baciato da un bellissimo tramonto!Dietro ...
05/05/2021

📸Un racconto fatto di scatti...con
Oggi vi portiamo al Castello Estense di ! Baciato da un bellissimo tramonto!

Dietro l'obiettivo 👉 Eleonora Nura Fortini

Attraverso i nostri scatti vogliamo raccontarvi le nostre città, i nostri paesaggi, i nostri luoghi del cuore, quelli che stuzzicano la nostra curiosità, quelli in cui ci perdiamo per la troppa bellezza e dove dove vogliamo sempre accogliervi, per raccontarveli dal vivo!

inEmiliaRomagna Visit Romagna

Rispettare e valorizzare la professione di guida turistica.
04/05/2021

Rispettare e valorizzare la professione di guida turistica.

All'incontro con il ministro al Turismo, Massimo Garavaglia, CNA ha evidenziato la necessità di tutelare la professione di guida turistica

Da oggi, 1° maggio, è possibile tornare a visitare i siti e monumenti cittadini.Noi  , con entusiasmo e anche un po' di ...
01/05/2021

Da oggi, 1° maggio, è possibile tornare a visitare i siti e monumenti cittadini.
Noi , con entusiasmo e anche un po' di emozione siamo felici di ripartire, dopo un lungo stop, proprio nella giornata che celebra la Festa dei Lavoratori .
Vi aspettiamo per organizzare le vostre visite guidate o tour a tema e accompagnarvi a scoprire tutte le meraviglie del nostro territorio!

📧: [email protected]
📞: 334 3664199

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