11/04/2024
L’Hanami,conosciamolo meglio...
Come ogni anno,qui da noi in Giappone l’arrivo della primavera coincide con l’Hanami 花見, millenaria,tradizione che consiste nell’andare per parchi e giardini ad ammirare lo spettacolo bellissimo e struggente della fioritura dei ciliegi. È una ricorrenza festosa che i giapponesi trascorrono
organizzando pic-nic sui prati e bevendo sake in compagnia di amici e parenti.In giapponese, hana 花 vuol dire “fiori” e mi 見 sta per “guardare”, “osservare”. Quindi,letteralmente, la parola Hanami significa proprio “osservare i fiori”.In Giappone il fiore per eccellenza è quello del ciliegio, chiamato sakura 桜, al punto che con
l’espressione “osservare i fiori” vengono sottintesi proprio i fiori di ciliegio.Le date dell’Hanami variano in funzione del clima della zona considerata, ma nella parte centrale
del Giappone solitamente la fioritura dei ciliegi cade in un periodo compreso tra la fine del mese di
marzo e la prima metà di aprile. Si tratta di un rito millenario ricco di fascino e intriso di
simbolismo, in grado di plasmare l’intera cultura nipponica e di rappresentare perfettamente lo
spirito e l’identità del popolo giapponese. Celebrato nella letteratura, nella poesia e nella pittura, ma
anche, in tempi più recenti, negli anime e nei manga, l’Hanami costituisce una tradizione che
sopravvive alla modernità.Nell’odierna società giapponese, estremamente frenetica e ipertecnologicizzata, è sorprendente
osservare come, in occasione dell’Hanami, centinaia di migliaia di persone si spostino verso le
località più suggestive per fermarsi a contemplare lo sbocciare dei fiori di ciliegio, che
simboleggiano la bellezza, la caducità della vita e la rinascita.L’origine dell’Hanami affonda le sue radici nel passato leggendario del Paese del Sol Levante.
Secondo il Nihon Shoki, il libro degli Annali del Giappone, questo rituale era praticato già nel III
secolo dopo Cristo. Un’altra leggenda narra invece che fu il sacerdote En-no-Ozuno, nel VII secolo,
a piantare gli alberi di ciliegio presso la città di Yoshino, lanciando una maledizione contro
chiunque avesse osato abbatterli. Secondo altri, l’Hanami non sarebbe una tradizione autoctona, ma
un’usanza importata dalla Cina, che all’epoca della dinastia Tang esercitava una notevole influenza
culturale sul Giappone del periodo Nara (710-784).
Inizialmente però l’Hanami non si riferiva ai ciliegi, ma agli ume 梅, vale a dire gli alberi di prugne.
Nel periodo successivo, detto era Heian (794-1185), la corte giapponese si trasferì stabilmente a Kyoto e proprio in quest’epoca, in virtù della loro sfolgorante bellezza, i sakura soppiantarono gli ume.La parola Hanami compare per la prima volta nel racconto Genji Monogatari, scritto dalla dama di corte Murasaki Shikibu intorno all’anno mille e considerato il primo romanzo della storia.In questo periodo, però, l’Hanami era essenzialmente un rito elitario, che consisteva in una cerimonia in cui si beveva sake e si declamavano poesie dedicate alla bellezza dei fiori di ciliegio.L’Hanami è un evento dal simbolismo multiforme, e il fiore di ciliegio, il sakura, rappresenta un elemento cardine della cultura nipponica.Secondo la visione giapponese della vita, la concezione estetica è il principio informatore sia del rapporto con la natura che del comportamento umano.Ogni gesto, ogni azione, si inserisce in un
quadro logico e coerente di armonia e bellezza. Inizialmente, l’Hanami aveva uno scopo
divinatorio, poiché si riteneva che gli Dei della natura (kami 神) vivessero all’interno della corteccia dei ciliegi.Si lasciavano offerte votive ai piedi degli alberi come buon auspicio di prosperità e di raccolti abbondanti. Si pensava che la fioritura indicasse il momento più propizio per la semina,
soprattutto quella del riso. Il fiore di ciliegio, inoltre, ha sempre rappresentato la bellezza, in
particolare la bellezza femminile. Poiché l’Hanami ricorre in primavera, questa celebrazione è
collegata al significato di rinascita, di rinnovamento della natura e dello spirito. In Giappone infatti
la primavera segna anche l’inizio dell’anno fiscale e dell’anno scolastico, per cui il simbolismo
legato al rinnovamento o comunque a un nuovo inizio risulta ancora più evidente. Ma il senso più
profondo dell’Hanami è legato alla fragilità, alla caducità della vita e alla transitorietà delle cose.
La fioritura dei ciliegi è uno spettacolo bellissimo ma destinato a finire presto, proprio quando ha
raggiunto il suo culmine. Esattamente come la vita, che è meravigliosa ma effimera. Così come la
bellezza, anch’essa destinata a sfiorire. Per questo, la contemplazione tipica dell’Hanami è
accompagnata da una vena di tristezza, dalla presa di coscienza che ogni cosa, anche la più bella, è
destinata a finire. In giapponese questo concetto è perfettamente incarnato dall’espressione mono no
aware もののあわれ, che potremmo tradurre come il “sentimento delle cose” o “il pathos delle
cose”. Si tratta di una concezione del mondo influenzata dall’accettazione del fluire implacabile
della vita contenuta nel pensiero taoista cinese, ma plasmata soprattutto dalla consapevolezza
buddista dell’inconsistenza materiale della realtà e dalla naturale impermanenza delle cose.L’Hanami era associato anche ai samurai, la cui vita era intrinsecamente fragile, in quanto la loro
anima poteva essere strappata via dal corpo in qualsiasi momento, portata via proprio come i petali dei fiori di ciliegio.In epoca recente, il fiore di ciliegio è stato collegato anche al nazionalismo e al
militarismo. Durante la II Guerra Mondiale il sakura veniva raffigurato sugli aerei dei kamikaze che
sacrificavano la vita per la patria.
Quindi, l’Hanami rappresenta la bellezza, la gioia della fioritura, della vita che rinasce, della natura
vittoriosa che risorge ogni anno sconfiggendo l’inverno, ma il suo significato più profondo va
ricercato piuttosto nella sfioritura, in quella pioggia incantata di petali rosa che si staccano dagli
alberi, andando a formare dei soffici tappeti floreali sul terreno ai piedi dei ciliegi.
Come detto, nel suo significato più profondo l’Hanami è un momento di introspezione e riflessione,che si traduce però in un evento festoso, in una giornata che i giapponesi trascorrono all’aria aperta,degustando sake e banchettando tra canti e danze tradizionali. In alcuni parchi più frequentati, come il parco Ueno a Tokyo, le persone si radunano già dalla sera prima per assicurarsi i posti migliori,
da cui poter ammirare gli scorci più suggestivi. I Giapponesi stendono tappetini azzurri ai piedi dei
ciliegi e portano il cibo nei bento, i caratteristici vassoi contenitori a scomparti. Il dolce tipico
dell’Hanami è il sakura mochi 桜餅, fatto con pasta di fagioli e riso pressato e avvolto in una foglia
di ciliegio salata. Altro piatto caratteristico dell’Hanami è l‘hanami-dango 花見団子, costituito da polpette di riso servite col tè verde, che in questa occasione vengono realizzate nei tre colori che simboleggiano la primavera (rosa, bianco e verde). Un proverbio molto conosciuto legato a queste polpette è Hana yori dango 花より団子, ovvero ‘”polpette piuttosto che fiori”, che poi è diventato anche il titolo di un manga molto conosciuto. Questo proverbio indica che spesso si preferisce la sostanza materiale delle cose piuttosto che ricercarne l’armonia e la bellezza esteriore. L’Hanami si svolge in un clima festoso per tutta la giornata, innaffiato da fiumi di tè e sake. La festa si conclude di notte, con la cosiddetta yozakura 夜桜 (notte dei ciliegi), quando il buio è rischiarato dai chochin 提灯, le tipiche lanterne colorate fatte di cartone.