27/08/2023
APPENNINO LA DIMORA DELLE ANIME
diario di viaggio
Quanti di noi conoscono davvero bene il nostro Appennino?
L’Appennino è una catena montuosa lunghissima che inizia dal colle di Cadibona in provincia di Savona e corre lungo tutta la pen*sola italiana e termina immergendosi nel mare in provincia di Reggio Calabria.
Guardando una cartina fisica dell’Italia, l’Appennino sembra davvero la spina dorsale del nostro Paese.
Nel mese di maggio, dopo aver scartato la Scozia a causa di un prezzo del volo aereo a dir poco estorsivo, ho iniziato a pensare ad una traversata appenninica.
In tanti lo hanno percorso, chi a piedi, chi a cavallo, alcuni in bici.
Esiste anche una traccia che lo percorre per intero, L’APPENNINICA, ma dopo averla visionata ho subito compreso che non mi piaceva, troppo asfalto, troppi way point scontati, poco o nulla dell’Appennino vero.
Allora durante le sere di tarda primavera ho passato ore a disegnarmi una traccia.
Sarei partito da Bari che avrei raggiunto in aereo, poi dopo un primo trasferimento Matera avrei iniziato la lunga traversata verso casa.
Ho usato due app per tracciare, Komoot e BaseCamp, usandole in maniera semplice e cioè come mappe cartacee, disegnando km dopo km la linea da seguire, il filo di Arianna che mi avrebbe riportato a casa.
Tre regole mi ero dato.
Prima regola: i comuni che avrei toccato non dovevo mai averli sentiti nominare.
Seconda regola: la parte in asfalto della traccia doveva svilupparsi su strade secondarie lontano dal traffico convenzionale.
Terza regola: un terzo del tracciato doveva essere su strade bianche o sterrate.
Ultimare la traccia mi ha impegnato per parecchie sere, una trentina di ore in totale, un lavoro ma che alla fine ha pagato.
Il 4 agosto alle 7:45 il mio volo Easy Jet decollava verso Bari mentre il 22 agosto intorno alle 17 mi appariva davanti agli occhi il cartello di Valenza, casa mia.
Diciamo subito che è stato un viaggio straordinario, una traversata solitaria attraverso un Italia di cui ignoravo l’esistenza, un viaggio tremendamente difficile per il dislivello da dover superare ma che la bellezza di ciò che incontravo ogni giorno ha in qualche modo anestetizzato il dolore e la fatica, si perché dati alla mano è stato uno dei viaggi più impegnativi che abbia mai fatto ma dei numeri parlerò più avanti.
Il mio rientro a casa è iniziato proprio dall’aeroporto Karol Wojtyla di Bari (nota a margine, con mia piacevole sorpresa una volta atterrato ho scoperto che subito fuori dall’aeroporto, appena dietro l’ingresso per la stazione dei treni vi è una postazione per le biciclette con la classica colonnina con attrezzi e p***a).
La prima tappa mi portato fino alla magnifica Matera da dove nella mia testa partiva il km 0 del mio viaggio.
Matera è stato il luogo perfetto per prepararsi mentalmente al viaggio.
Città di rara bellezza dal fascino struggente, vedere i Sassi al tramonto con le luci che lentamente si accendono tra le case è stata un’emozione forte, così come affacciarsi su uno dei tanti terrazzi che danno sulla città vecchia, un presepe millenario, commuovente.
Dal 5 di agosto ho iniziato poi la mia lenta risalita verso nord, seguendo le “mie” strade traverse.
La traccia ha toccato praticamente tutte le regioni dell’Italia peninsulare, infatti escludendo il nord-est e la Calabria ho pedalato tra Puglia, Basilicata, Molise, Campania, Abruzzo, Lazio, Umbria, Toscana, Emilia Romagna, Lombardia ed infine Piemonte dove sono arrivato 18 giorni dopo la mia partenza da Matera.
Ora ripensando a quei faticosi km la sensazione che provo è quella di aver viaggiato non solo in un Italia che non conoscevo ma anche in una splendida realtà totalmente diversa dalla percezione che ho sempre avuto del mio Paese.
Viviamo in un mondo bombardato di informazioni, ogni giorno siamo bersaglio di news, fatti di cronaca, spot pubblicitari, Tg.
Ogni giorno veniamo sommersi da migliaia di input che distorcono completamente la realtà in cui viviamo e ci proietta in un mondo finto, gestito.
La nostra mobilità stessa e ormai distorta ed i nostri percorsi sono tracciati dagli algoritmi di Google Maps, dalle App, o dalle tracce degli “altri”.
Nessuna App mi avrebbe mai portato a Duronia, a Chiauci o Mercatello sul Metauro.
Nessuna App mi avrebbe permesso di dormire con la tenda nei pressi di un lago per la pesca sportiva.
La scoperta e lo stupore sono stati compagni di cammino inseparabili che insieme alle meraviglie sconosciute e alla gente dei luoghi attraversati ha fatto di questo viaggio uno dei più belli che abbia mai vissuto.
E’ stato un viaggio lontano, dal traffico, dal turismo invadente e cafone che ormai come metastasi infetta tutto e tutti, lontano dai luoghi da cartolina e da influencer.
Un viaggio attraverso i dialetti e le usanze di un Paese come l’Italia che ha dentro di se una varietà infinita di accenti, sapori e profumi, costumi e tradizioni, una forma di bio-diversità che andrebbe preservata e protetta e che invece viene triturata ogni giorno da un informazione distorta e criminale, gestita da una politica infame e da una società ormai agonizzante che ci vuole tutti uguali e che rinnega il fatto che l’Italia ha la sua forza a la sua meraviglia proprio nella sua storia contadina.
Quanta gente “vera” incontrata, quanta gentilezza e ospitalità, ovunque ed ogni giorno ho ricevuto attenzioni rare, anche dagli stessi esercenti, che fosse un ristorante, un campeggio o un b&b.
Attenzioni che mai potrei ricevere in quei luoghi ormai invasi dal turismo di massa, chiassoso, arrogante che non da tregua, che non contempla ma fagocita.
Quanto ridere ho fatto quando è uscita la storia dei 2 euro per dividere il toast mentre io ero in un bar in Molise dove ho pagato 1 euro e 20 una birra in bottiglia da 33 cl.
Quanti borghi silenti ho attraversato dove è un piacere sopraffino fermarsi nel bar del centro con i pochi avventori, ascoltare le chiacchiere degli operai o le liti dei vecchietti che giocano a carte, con un dialetto diverso ad ogni tappa o come a Duronia, in Molise, quando dopo aver avuto il permesso direttamente dal vice-sindaco (che stava giocando a carte al bar) di poter piantare la tenda nel campo di calcio comunale mi son incamminato per le viuzze del paese scoprendo che quello che credevo fosse teatro in piazza era in realtà una esibizione commerciale per la vendita di materassi.
Una vera e propria commedia in piazza con battute e doppi sensi tra pubblico e venditori, i primi molisani e i secondi romani, uno spasso.
Risalendo poi verso l’Abruzzo le asperità e le difficoltà sono aumentate di pari passo con la bellezza dei paesaggi, il lago Barrea, la magnifica strada forestale sterrata tra Pescasseroli e Bisegna.
Le strade bianche dell’Umbria e delle Marche, molto più belle, selvagge ed impegnative delle più inflazionate strade bianche della Toscana, qui se non si sta attenti ci si fa male, altro che gravel su , male non solo perché alcuni tratti sono da mtb (tanti) ma anche perché si attraversano zone remote con dislivelli alpini.
Poi che dire dei boschi, delle foreste.
Nel tratto dalle Marche fino a Pontremoli, ho percorso tra asfalto e sterrato quasi 400 km completamente nei boschi, dalle selve dantesche delle foresti Casentinesi alle infinite e meravigliose pinete dell’Appennino tosco-emiliano.
Lo sterrato pur essendo solo un quarto del tracciato, tradotto in tempo pedalato diventa quasi 2/3 della percorrenza di tutto il viaggio, cosa che deve essere attentamente valutata. Lo sterrato cucina a fuoco lento.
Altro splendido passaggio è stato l’arrivo a Campo Felice, dalla galleria, salendo da Rocca di Mezzo, usciti dal tunnel ci si ritrova in un paesaggio mongolo, con prati e monti calvi tutto intorno quasi a formare un cratere.
La salita al Terminillo da Santa Ruffina, una agonia durata ore con strappi di cemento ben oltre il 20% e poi l’interminabile e veloce discesa verso Leonessa.
Le foreste dell’Abetone, salito dalla provinciale di piano degli Ontani, splendida, costante ed all’ombra.
Il passo delle Radici e poi le interminabili sterrate fino al rifugio Segheria, dove i cellulari sono inutili ed il rifugio è un vero rifugio non un hotel per viziati sedentari.
E poi ci sarebbero altre 1000 meraviglie da raccontare ma che mi riservo di fare sulla mia pagina Facebook Esco a Fare Un Giro man mano che i ricordi torneranno a galla.
Quindi se vi interessano aneddoti ed esperienza a tema sul viaggio seguite la pagina.
Siete in tanti a chiedermi le tracce.
Mi permetto di dire che a mio parere la bici più adatta per questo viaggio sia una Monster-Cross, molto più versatile di una gravel bike, le MC digeriscono praticamente tutto specie se cariche. Nel dubbio meglio una MTB adattata magari con gomme per uso misto. (io ho una LOCOMOTIVE Westlander, con doppia 36-22 11-36 e ho utilizzato gomme 700-50).
Durante tutto il viaggio tranne in un paio di occasioni ho sempre trovato acqua sul percorso, molte sono le sorgenti fresche sul tracciato, malgrado questo consiglio vivamente di avere sempre scorte sufficienti di acqua, io avevo con 3 borracce da 0.75 cl. in acciaio.
ORA UN PO DI NUMERI.
APPENNINO la dimora delle anime.
Da Bari a Valenza (AL)
Km 1843,8 dislivello positivo 42.144 m. oltre 135 ore complessive sui pedali.
LE TAPPE
(tappe)
1 Bari (aeroporto)-Matera km 81 dis. 1062 m. tempo in sella 5h 41’ media 14 km/h
2 Matera-Spinazzola km 98.7 dis. 1469 m. tempo in sella 7h 02’ media 14 km/h
3 Spinazzola-Bovino km 114 dis. 1775 m. tempo in sella 7h 24’ media 15.3 km/h
4 Bovino-Decorata km 99.3 dis. 2572 m. tempo in sella 7h 05’ media 14 km/h
5 Decorata-Duronia km 80.6 dis. 2241 m. tempo in sella 6h 07’ media 13.2 km/h
6 Duronia-Civitella Alf. Km 97.3 dis. 1866 m. tempo in sella 6h 44’ media 14.5 km/h
7 Civitella Alf.-Pescina km 70.9 dis. 1680 m. tempo in sella 6h 20’ media 11.2 km/h
8 Pescina-Fiamignano km 110 dis. 2255 m. tempo in sella 7h 49’ media 14.0 km/h
9 Fiamignano-Montefranco km 106 dis. 2358 m. tempo in sella 7h 13 ‘ media 14.7 km/h
10 Montefranco-Foligno km 79.6 dis. 2254 m. tempo in sella 6h 16 media 12.7 km/h
11 Foligno-Piccione km 81.2 dis. 2197 m. tempo in sella 6h 29’ media 12 km/h
12 Piccione-Mercatello sul M. km 104 dis. 2651 m. tempo in sella 7h 39’ media 12.6 km/h
13 Mercatelle sul M.-Badia Prataglia km 86.2 dis. 2364 m. tempo in sella 6h 04’ media 14.2 km/h
14 Badia P.-Barberino d M km 115 dis. 2141 m. tempo in sella 8h 08’ media 14.1 km/h
15 Bareberino-Cutigliano km 105 dis. 2815 m. tempo in sella 8h 35’ media 12.2 km/h
16 Cutigliano-rifugio Segheria km 55 dis. 2003 m. tempo in sella 5h 09’ media 10.7 km/h
17 rif. Segheria-Grondola km 131 dis. 3340 m. tempo in sella 9h38’ media 13.6 km/h
18 Grondola-Zerba km 115 dis. 2747 m. temo in sella 8h05’ media 14.2 km/h
19 Zerba-Valenza km 114 dis. 1328 m. tempo in sella 6h 20’ media 18 km/h
Qui di seguito il links WWikiloc per i dowloads gratuiti da PC.
https://it.wikiloc.com/percorsi-bikepacking/appennino-la-dimora-delle-anime-parte-1-145190474
https://it.wikiloc.com/percorsi-bikepacking/appennino-la-dimora-delle-anime-parte-2-145190645
Qui i links kkomoothttps://www.komoot.com/it-it/tour/1277830773
https://www.komoot.com/it-it/tour/1277834503
“usciamo dalle strade sicure, andiamo oltre quello che ci rassicura, se con noi abbiamo un materassino e un sacco a pelo possiamo dormire anche in un garage, cerchiamo itinerari diversi, strade traverse, incontriamo gente, mangiamo nelle botteghe o nei piccoli bar di paese, ha più calore una piccola pensione isolata che un albergo abituato al flusso del turismo, non permettiamo ad altri di indicarci la via ma creiamo la nostra, prendiamo spunto ma poi modifichiamo.
Non vi è nulla di avventuroso nel fare ciò che fanno tutti, ma l’avventura può essere anche andare a trovare l’amico che vive a 100 km da noi, l’avventura deve essere nostra.
Guardiamo le cartine, disegniamo noi i sogni da percorrere con le nostre bici, non affidiamo agli algoritmi la linea da seguire, costruiamola noi.
Diffidiamo di chi vende e lasciamoci ispirare da chi regala”