06/01/2025
ll 6 gennaio 1878, Mariannina Coffa Caruso, conosciuta come la "Capinera di Noto", è morta a Noto. Ogni anno, in questa data, viene ricordata per il suo contributo alla letteratura siciliana e per il suo coraggio nel superare le difficoltà della sua vita personale. La sua eredità continua a vivere attraverso le sue poesie e il ricordo di chi celebra la sua memoria.
Foto e Articolo Pag FB:Ludium: La poetessa
Mariannina Coffa nacque a Noto (SR) nel 1841. Fin dalla tenera età dimostrò una spiccata sensibilità e un precoce talento poetico. Il padre, noto avvocato e patriota impegnato nelle rivoluzioni del 1848 e del 1860, era solito esibirla nei salotti e nelle accademie, dove la piccola Mariannina recitava poesie improvvisate su temi dettati sul momento.
Dopo alcuni anni trascorsi in collegio, dove apprese le basi della versificazione e un po’ di francese, Mariannina tornò in famiglia. Mentre ai suoi fratelli maschi era riservato lo studio del latino, a lei venne affiancato un precettore, il canonico Corrado Sbano, con il compito di disciplinarne il carattere indipendente e incanalare il suo estro. A 14 anni iniziò a prendere lezioni di pianoforte dal giovane e affascinante Ascenzio Mauceri, e tra i due nacque subito un amore travolgente. Tuttavia, il loro sogno fu infranto dall’opposizione della famiglia di Mariannina.
Il padre, sebbene apparentemente liberale, impose alla figlia di sposare un ricco possidente ragusano, Giorgio Morana. Nonostante la proposta di "fuitina" avanzata da Ascenzio, Mariannina scelse di obbedire alla volontà paterna. Così, nel giorno di Pasqua del 1860, si unì in matrimonio con Giorgio, un uomo rozzo e autoritario che la confinò nella casa paterna. In quell'ambiente oppressivo, Mariannina scriveva poesie e lettere di nascosto, al lume di candela, poiché il marito e il suocero consideravano la scrittura un’attività disonorevole per una donna.
Tra gravidanze difficili, la morte di una figlia, la cura degli altri figli e i pesanti lavori domestici, Mariannina riuscì a tenere viva la sua passione per la poesia. Mantenne una relazione epistolare con Ascenzio, ma lui non le perdonò mai il rifiuto della fuga, e quando Mariannina gli chiese di incontrarla a Ragusa, lui rifiutò.
Nel frattempo, Mariannina si dedicò alla scrittura, pubblicando poesie su riviste come La donna e la famiglia di Genova e partecipando a circoli culturali. Cercò rifugio anche nell’occultismo, frequentando il medico Giuseppe Migneco, un controverso omeopata e magnetista animale accusato di praticare arti proibite.
Colpita da fibromi uterini che le provocavano emorragie debilitanti, Mariannina lasciò la casa del marito e tornò a Noto, sperando di trovare pace e cure adeguate. Tuttavia, i genitori la respinsero per timore del disonore, e Mariannina morì tra fame e stenti, assistita solo da un anziano medico. Nessuno volle pagare l’intervento chirurgico che avrebbe potuto salvarle la vita.
Il 6 gennaio 1878, giorno della sua morte, Noto dichiarò il lutto cittadino per onorare la sua poetessa. La città finanziò i funerali e le dedicò una statua in marmo di Carrara, ancora oggi visibile nella Piazzetta d’Ercole.
Mariannina Coffa è ricordata come un usignolo a cui furono tarpate le ali. Una poetessa intrappolata in una società patriarcale che le impedì di volare verso la libertà che sognava.
"Psiche è il mio nome: ho l’ale e son fanciulla, / Madre ad un tempo e vergine son io. / Patria e gioie non ho, non ebbi culla, / Credo all’amore e a Dio!" – (“Psiche” di Mariannina Coffa)
Fonti: siciliafan .it; Mariannina Coffa di Marinella Fiume; wikipedia. Com